Admin-Watching
Il bianco palazzo della
corporazione torreggia sulla piazza affollata. Facendomi strada fra la gente,
raggiungo l’ampia gradinata antistante l’ingresso dell’edificio. Qui la folla è
molto più rada: l’afflusso di persone alla hall del grattacielo è estremamente
ridotto. Strano che un luogo tanto importante sia così poco affollato.
Occasionalmente, uomini eleganti, privi d’espressione, varcano la soglia
dell’atrio ed escono dall’edificio, altri vi entrano. I vetri a specchio si
richiudono immediatamente alle loro spalle, impedendo l’ingresso di chiunque
non sia autorizzato. Le pareti incolori del colosso architettonico salgono
verso il cielo per alcune centinaia di metri, senza mai essere interrotte dai
vetri di una finestra: l’edificio è costituito da un unico candido
parallelepipedo di liscio materiale plastico. L’unica interruzione della sua
superficie è costituita dai pannelli scorrevoli dell’ingresso.
Quando mi trovo a meno di un
metro dalla porta, questa riconosce il mio pass cerebrale e si apre velocemente,
senza produrre alcun suono. Varco la soglia e le porte si chiudono. Mi trovo
nell’ampio atrio dell’edificio: anche negli interni prevale il bianco. Una
tiepida e incorporea voce femminile risuona nella mia mente: Utente sD-12/K3a, la rilevazione dei suoi
dati biometrici è stata completata. I suoi dati biometrici coincidono con le
informazione del suo pass cerebrale. Il suo accesso è stato consentito. Tutti i
dispositivi elettronici che ha con lei sono stati disattivati. In tal modo sarà
garantita l’incolumità degli altri Utenti. Le sue azioni saranno costantemente
monitorate per tutta la sua permanenza presso l’edificio. Buona giornata.
Cammino verso gli ascensori. Il
pavimento dello spazioso atrio è coperto di lucide piastrelle di un color
grigio chiarissimo, che non si discosta più di tanto dal candore accecante
delle pareti e del raro mobilio. Il soffitto è rivestito con una vernice
fotogena la cui intensità di emissione è regolata dal computer centrale. Quando
raggiungo la porta dell’elevatore, quella si apre automaticamente ed io vi
entro, dopodiché ordino all’IA di portarmi al penultimo piano, ossia nel punto
più alto che esso può raggiungere. Il magnete sottostante la cabina si aziona
sospingendo l’abitacolo verso l’alto, e in pochi secondi raggiungo la meta. La
voce incorporea torna ad invadere i miei pensieri: Livello -1. Anticamera. Utente sD-12/K3a, si serva delle scale per
raggiungere il Piano Amministrativo.
Le porte scorrevoli
dell’ascensore si aprono con uno sbuffo ed io muovo un passo verso l’Anticamera
del Piano Amministrativo. Vengo investito da un’inconsueta luce azzurrina.
Aggrotto la fronte, dubbioso: che si divertano a dipingere le stanze con i
colori più disparati? Qui, i muri sono nero pece: l’unica fonte di luce è uno
stretto tubo turchese al neon che corre lungo tutto perimetro del soffitto.
Abbandono l’ascensore e le porte di quest’ultimo si chiudono alle mie spalle.
Allora mi dirigo verso la stretta rampa di scale che porta al Livello 0. La
rampa in questione ha un’inclinazione ottimale di 45° gradi ed è costituita da
numerosi gradini. Di tutti quei gradini, i primi dodici, ossia quelli visibili
stando nell’anticamera, sono spogli; dal tredicesimo in poi, in ogni spigolo è
incorporato un corto neon azzurro che illumina soffusamente l’ambiente. I neon
del trentaduesimo gradino si allungano verso l’alto, seguono verticalmente le
pareti unendosi al centro del soffitto, a formare un arco. Quando supero la
volta luminosa vengo scosso da un brivido che mi attraversa la spina dorsale
dal basso verso l’alto. Ignoro la sgradevole sensazione e salgo i sedici
gradini che mi separano dalla porta nera contrassegnata da uno “zero” blu al neon.
Finalmente
giunto al Livello 0, varco la porta appena aperta e torno ad annegare nel
biancore obliante caratteristico del pianterreno. L’unica differenza è che ora
mi trovo trecento metri più in alto. Mi restano da salire tre gradini, resi
quasi invisibili dall’omogeneità della luce che pervade la stanza. A breve, il
tavolo dei “pezzi grossi” sarà entro il mio campo visivo. Mentre pongo il piede
sul primo dei tre gradini, la voce s’impossessa nuovamente dei miei emisferi
cerebrali: è stato rilevato un errore.
L’Utente sD-12/K3a è già presente presso il Piano Amministrativo.
Nell’edificio è presente un intruso.
Mi
accorgo di aver percepito le ultime parole per mezzo delle orecchie: la voce
non si limita più soltanto alla mia mente, ma sta diffondendosi nell’aria della
stanza per mezzo degli altoparlanti nascosti nelle pareti. Chiunque potrebbe
udire queste parole. Sanno della mia presenza.
L’intruso si trova presso il Piano
Amministrativo.
La voce
si spegne lasciando spazio al fastidioso urlo di una sirena, la vernice
fotogena cambia colore e il soffitto s’illumina di rosso lampeggiando con
insistenza. Fra uno squillo e l’altro, odo alcuni stralci delle imprecazioni
furiose dei “pezzi grossi” che abbandonano il tavolo per mettersi al sicuro. Salgo
rapidamente gli ultimi scalini e mi lancio all’inseguimento delle mie prede.
Attorno al lungo tavolo grigio chiaro, metà delle sedie sono riverse a terra.
Quei codardi degli Amministratori, i cosiddetti “pezzi grossi”, stanno correndo
con evidente agitazione attorno al tavolo. Mi concedo alcuni secondi per godere
delle loro espressioni spaventate, dopodiché estraggo la mia ImmaGun 2200. È
molto gradevole alla vista: l’impugnatura polimerica nera si adatta perfettamente
alla mano e il largo grilletto color antracite è talmente liscio che tenerci
sopra il polpastrello dell’indice è un piacere. La canna zigrinata dell’arma è
leggermente conica e talmente candida da confondersi col biancore delle pareti
e far sembrare che stia impugnando solo il calcio. Due solchi cuneiformi seguono
la canna per tutta la sua lunghezza divenendo più profondi con l’avvicinarsi
dell’impugnatura.
Quando tendo
il braccio destro mirando all’uomo che mi appare più ridicolo, quello alza gli
avambracci per proteggersi il viso e inciampa in una sedia, rischiando
seriamente di cadere a terra. Sorrido e premo il grilletto. L’uomo lancia un
urlo stridulo che non si distingue più di tanto da quello della sirena, poi si
butta volontariamente sul pavimento coprendosi la testa con le mani strette
dietro al nuca.
Soddisfatto
del mio lavoro, rinfodero la mia pistola fotografica e me la do a gambe con un
ghigno stampato in faccia: sto visualizzando la foto nel mio display retinico e
la trovo molto divertente. Gran parte del merito va sicuramente alla mia
ImmaGun di ultima generazione. Il primo modello di IG era nato nell’ambito
giornalistico e non si trovava sul mercato: era utilizzato dai reporter di
guerra che avevano lavorato sui campi di battaglia durante i conflitti
consumatisi in Africa alcuni anni fa. Poi una multinazionale belga aveva
comprato i diritti e rielaborato i progetti originali, adattato le pistole ad
un utilizzo amatoriale e diffuso una grande quantità di queste merci sul mercato
globale. Le ImmaGun erano immediatamente divenute accessori di grande tendenza
e lo erano rimaste per alcune settimane, dopodiché il fenomeno si era
notevolmente ridimensionato, pur non tramontando del tutto. Gli Admin-Watchers
erano nati proprio in quel periodo, come movimento di protesta.
Di questi
tempi, del governo si può dire qualunque cosa tranne che sia trasparente: il
Presidente Supremo sale al potere secondo una procedura sconosciuta e governa
per svariati decenni senza mai rivelare il proprio volto ai cittadini, sceglie
personalmente gli uomini che lo rappresentano in ciascun distretto, e prende
decisioni senza il consenso della cittadinanza. L’elemento più caratteristico
della situazione è l’alone di mistero che avvolge i visi dei governatori:
nessuno sa che aspetto abbiano. Nel linguaggio colloquiale, infatti, la gente
indica l’attuale situazione politica con l’espressione “Regno dei Senza-volto”.
Le uniche persone che osano opporsi siamo proprio noi Admin-Watchers,
costantemente braccati dalle autorità, con le nostre fedeli ImmaGun e con tutto
il resto della nostra strumentazione Hi-Tech.
Certo,
perché l’ImmaGun è solo la punta dell’iceberg: il mio equipaggiamento è
composto da una mezza dozzina di gadget ad alta tecnologia che mi sono
procurato tramite il Mercato Nero. Falsificatore di dati biometrici, per
emulare i dati altrui e far credere al rilevatore che sia realmente la persona
per cui mi sto spacciando, Disturbatore di campo magnetico, per impedire al
sistema di sicurezza di disattivare tutta la mia strumentazione…
Corro più
veloce che posso, ripercorrendo a ritroso la strada che ho fatto per
raggiungere i pezzi grossi: presto il sistema di sicurezza sbarrerà tutte le
porte ed io rimarrò chiuso in qualche stanza, in balia delle mitragliatrici di
sicurezza, e sarò ucciso. Accade quando raggiungo l’Anticamera: bloccato nella
stanza dalle pareti scure, immerso nella luce azzurra dei neon, scalcio
furiosamente contro la porta scorrevole dell’ascensore. Quella non vuole
decidersi a lasciarmi entrare: sono spacciato.
Questo è ciò che vi lascio, amici. La mia
eredità. Il frutto di vari mesi di preparazione e di pochi minuti di pura
adrenalina. Alla faccia vostra: nessuno era ancora riuscito a scattare una foto
così ridicola. Fatevi quattro risate in mio ricordo e continuate a combattere.
Penso a
queste parole mentre, per mezzo del mio DCN (Dispositivo Cerebrale di
Navigazione, ndr) diffondo la foto nella Matrice perché tutti possano vederla. Perché
è questo il compito di noi Admin-Watchers. Un secondo dopo, nel soffitto si apre
una fessura e ne esce una densa nube di nano-macchine, le quali si aggregarono
tra loro a formare la canna di una mitragliatrice di sicurezza. Mostro il dito
medio alle telecamere invisibili che sorvegliano la stanza. Il lampo sulla
bocca di fuoco è l’ultima cosa che vedo. Nessun proiettile, nessun rumore:
perché i proiettili, e anche il suono, sono più lenti della luce.
Luce.
Finalmente la vedo. Vedo la Matrice. Gli schemi di numeri che vorticano
all’impazzata lungo linee rette, su pareti infinite ed infinitamente lontane. Un
IA che ho predisposto quando ero vivo entra in azione proprio in questo momento,
attivata dall’improvviso appiattimento della linea del mio elettroencefalogramma.
E l’IA inizia immediatamente a registrare la mia ultima avventura: scrive, come
se stesse battendo a macchina. Inchiostro virtuale s’imprime su fogli di luce
che sfrecciano verso i limiti della Matrice. E in men che non si dica, la storia
è pronta. Pronta per essere letta. Il reso conto della morte di uno dei più
grandi AW della storia entra così a far parte della letteratura, in un mondo in
cui i testi che parlano di liberta e ribellione vengono cancellati per sempre
dalla Matrice.