Un calore, quasi umano alleggeriva la stanza.
Un musica quasi soave accompagnava il silenzio nel suo corso.
Una luce quasi appariscente contrastava il tenebroso buio.


Temari sentiva qualcosa dentro di lei.
Qualcosa di bello, di dolce, di tenero.
Odiava quando stava così, perché diventava debole, si lasciava trasportare dall’emozioni.
Sapeva il perché di quella sensazione, ma la rinnegava.
Tentava più volte di non pensare a lui.
Eppure, ogni secondo che passava, la sua mente plasmava il suo ponderoso fisico, il suo bellissimo viso.
Temari a vederlo diventava rossa, leggera come l’aria, il suo elemento.
Si lasciava sopraffare dall’emotività di quelle reminescenze.
Navigava con la fantasia per ore, che a lei parevano secondi.
E, quando si svegliava dall’apparente sogno, era troppo tardi.
Troppo tardi perché le immagini erano nitide e chiare, raffiguravano tutte lui.

Perché?
Si chiedeva Temari.
Perché il suo sorriso la faceva sentire così bene?
Perché le sue immagini si stanziavano precise e in successione ordinata nella sua testa?
Perché il suo corpo creava calore dentro di lei?
Perché proprio lui?

Temari non voleva, o non riusciva, mai a darsi risposta, non che non la sapesse, ma era più forte di lei.


Si potevano sentire benissimo quei battiti.
Ma Temari li ignorava...