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Autore: Lies_Of_My_Mind    20/05/2012    2 recensioni
E allora, se era proprio quello il posto dove lo spirito di mia madre tendeva a manifestarsi a me sotto forma del più flebile respiro e del soffio di vento più caldo e silenzioso, forse era quello il posto migliore per compiere ciò che andava fatto.
Ciò che io, Harry James Potter, agognavo fare da molto tempo ormai, e che solo l’affetto per i miei cari mi aveva convinto a ritardare.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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She would never listen your reasons


 

 

 

 

 

 

She would never let me go

She would never let me die

 

 

Non ricordo esattamente ciò che si prova quando la pelle soffice del palmo di una madre sfiora gentilmente la tua guancia.

Non ricordo esattamente ciò che si prova quando le labbra tiepide e rosse di una madre sfiorano rassicuranti la tua fronte.

A dirla tutta, non ricordo esattamente nemmeno il calore che si prova stretti in un abbraccio materno, né ciò che si prova a ricevere un sorriso sincero dalla donna che ti ha messo al mondo.

Probabilmente nessuno di questi gesti si allontana di molto da un qualsiasi abbraccio o bacio o sorriso di qualsivoglia altra persona. Ma sono sicuro che la scossa che trasmettono non può essere eguagliata da nessun altro gesto d’affetto.

Quando sedevo su quel divano, logoro e sfatto, in mezzo a quella stanza nera di fuliggine e odorosa di morte, lì, nel luogo dove ero nato e dove una parte di me era morta, tutte queste sensazioni, che ormai temevo aver dimenticato, si ripresentavano lievi e tremanti.

Era come se le carezze di Lily Evans mi scaldassero ancora, era come se le sue mani pallide e morbide mi accarezzassero ancora le braccia e poi il collo, il viso, i capelli e le orecchie, come se le dolci e tenere mani di mia madre mi toccassero ancora, come se tutto tornasse a quando avevo ancora un anno e lei mi teneva stretto al suo seno, cullandomi in silenzio.

Era come se le labbra di Lily Evans mi sfiorassero ancora le gote, il naso e le palpebre, dischiuse in un sorriso affettuoso, mentre mi sussurrava all’orecchio rassicurazioni e mi stringeva forte facendomi credere che tutto sarebbe andato bene.

Già… andrà tutto bene.

Quanto deve essere spiritoso il destino. La frase che più di tutte le altre mi ero sentito ripetere, ed anche la frase che fra tutte odiavo di più. Una stupida bugia che ci raccontano per farci sentire felici e tranquilli, per non farci pensare a tutto il male che si nasconde al di fuori delle mura di casa. Non andrà mai tutto bene! Ci sarà sempre qualche stupida questione che manderà tutti i tuoi piani a farsi fottere, che ti dilanierà lo stomaco e ridurrà il tuo cuore a brandelli.

Ci sarà sempre qualcuno che ti odierà e farà di tutto per strapparti dalle braccia ciò che ami di più al mondo. 

Ma nel momento in cui la voce melodiosa e soffice di tua madre ti sussurra queste esatte parole, più convincenti di qualsiasi altra cosa, non puoi fare a meno di crederle, di credere che qualunque cosa lei ti dica con quel tono sincero e apprensivo sia la più fottuta e pura verità. 

Benché tu sappia perfettamente che non è affatto così.

E allora, se era proprio quello il posto dove lo spirito di mia madre tendeva a manifestarsi a me sotto forma del più flebile respiro e del soffio di vento più caldo e silenzioso, forse era quello il posto migliore per compiere ciò che andava fatto.

Ciò che io, Harry James Potter, agognavo fare da molto tempo ormai, e che solo l’affetto per i miei cari mi aveva convinto a ritardare.

Eppure, mi sembrava un posto anche troppo solenne e pieno d’amore per compiere un così vile gesto.

Gli ultimi miei pensieri erano rivolti a tutti tranne che a me stesso. È strano, avevo pensato che una persona prima di togliersi la vita iniziasse a ripensare a tutto ciò che aveva fatto e a tutto ciò che avrebbe potuto fare se non si fosse ucciso.

Avevo creduto che avrei pensato al dolore, chiedendomi se ne avessi provato, e che avrei cercato disperatamente delle ragioni per non farlo.

Eppure tutto ciò a cui riuscivo a pensare erano i volti di Hermione, Ron, Ginny e poi tutti quelli dell’Ordine, ed i bambini che non avrebbero avuto un futuro senza il loro Salvatore, perché Voldemort avrebbe di sicuro preso il sopravvento. 

Potevo saggiare il loro dolore, comprenderlo, compatirlo, ma nulla di tutto questo riusciva a farmi cambiare anche solo vagamente idea.
Era divenuto tutto così terribilmente opprimente e difficile da sopportare, non potevo più andare avanti con la mia vita, una vita schifosa senza futuro e senza prospettive, dedita solamente a combattere e portare a casa quante più anime vive potevo. 

Ora basta, non riuscivo più sopportarlo. Era per questo che il Salvatore del mondo magico aveva deciso di recarsi in quella casa maledetta dal dolore e dai ricordi più cupi. 

Bevvi tutto d’un fiato. 

Il liquido scuro che un tempo era contenuto in una fialetta di vetro con intarsiature d'argento, mi scorse giù per la gola e la trachea, fino allo stomaco, fino all’ultima goccia. 

Strano, avevo sempre pensato che avrei provato almeno un giramento di testa, o del vomito o qualcosa del genere, eppure una calma leggera mi avvolgeva come una coperta calda, dal collo fino alle dita dei piedi. 

Accasciato su quel maledetto divano mi sentivo l’uomo più tranquillo e felice della terra, sicuro di non aver più problemi di cui preoccuparmi, nessuna guerra, nessun dolore, nessuna sensazione o sentimento.

Nulla.

Le palpebre chiuse per sempre, accasciato in modo scomposto e privo di qualsivoglia dignità, giacevo senza sepoltura fino a che qualcuno non mi avrebbe trovato. 

Speranza vana. Un incanto dissimulante avvolgeva l’intera stanza e nessuno si sarebbe accorto del mio corpo nemmeno se mi ci si fosse seduto sopra.

Agghiacciante, già.

Eppure lasciai il mondo senza rimpianti, durante una stellata notte d’Agosto, fresca e limpida, sotto un firmamento risplendente e più luminoso che mai, senza sapere cosa mi avrebbe atteso, con una mano di mia madre a stringere le mie e le sue lacrime a bagnarmi le guance ed il naso.

Lacrime amare e disperate, ma ormai prive di qualunque significato per il cadavere che lì riposava, un cadavere che un tempo era stato un ragazzino sveglio, determinato a finire a Grifondoro, dai capelli selvaggi e gli occhiali rotondi.

Ragazzino che era divenuto un uomo e che aveva portato la speranza a tutti i maghi e le streghe del Mondo Magico.

Ragazzino che ora giaceva freddo sulla stoffa bruciata di un insulso divano e che presto sarebbe divenuto parte di esso.

 

Eppure la madre glielo aveva ripetuto tante volte quando era piccolo, prima di scomparire prematuramente. 

Non lo avrebbe mai lasciato andare, non l’avrebbe mai lasciato morire.

 

 

Un battito lieve di palpebre sembrò riportare vita al salotto di quell’antica e distrutta dimora di Godrics Hollow.

La polvere che accarezzava i mobili era sempre la stessa di prima, le stoviglie, sporche e bruciate, che poggiavano su quel che era rimasto di un lavello, erano ancora lì, immutate. Nulla era cambiato in quella dimora diroccata, perfino l'aria pesante e macabra era rimasta la stessa. Solamente qualche cosa di impercettibile portava scompiglio e un che di disarmonico in quella scena surreale di spettrale immobilità. 

Un lieve e tremante battito di ciglia

Un gemito strozzato parve provenire da un corpo che giaceva da qualche parte nella stanza.

Un ammasso di carne impolverato, come del resto tutta la stanza, era quasi invisibile, ma un occhio attento ne avrebbe notato i contorni e si sarebbe accorto che esso non era un rigonfiamento del divano, dovuto a vecchie molle o quant'altro. 

Era solamente un corpo che era divenuto parte della stanza.

Un respiro soffocato quasi impercettibile, ma presente. 

Troppo presente per i gusti di quello stesso cadavere che ora fletteva le dita scioccato da quanto vedeva. Avrebbe dovuto essere morto, e lo era stato, per venti lunghissimi giorni.

Ma mai una strega fu tanto testarda e determinata come Lily Evans, ed i suoi poteri erano tanto grandi, perfino nella morte, da poter decidere ancora le sorti del figlio, da poter determinare ancora, lei soltanto, la fine.

E così Harry James Potter si ritrovò sdraiato su quel maledetto divano, bianco e sudato, morto per venti giorni, ma ancora vivo per sua sfortuna.

Il fiato corto, le ossa doloranti, occhi gonfi e bocca impastata, possibile che la morte somigliasse così tanto ad una comune malattia? Stessi sintomi, stesse sensazioni, ma dalla prima si guariva, dalla seconda no. 

Una lacrima gli rotolò per tutta la guancia bianca e scavata, fino a cadere sul pavimento impolverato, lasciando un piccolo cerchiolino bagnato sullo spesso strato di fuliggine. 

Lily Evans aveva ancora una volta decretato le regole del gioco, ancora una volta aveva deciso lei le sorti del mondo.

Nella stanza un flebile sussurro si propagò per i muri e quel poco di arredamento che rimaneva.

 

Non ti lascerò mai andare, non ti lascerò mai morire

 

Comunicando al giovane mago la sua decisione. Lui non sarebbe morto, non ancora.

Lo sconforto più totale lo avvolse come un mantello di fuoco, bruciandogli la pelle e ricordandogli come già una volta l’amore di sua madre lo aveva tenuto in vita. Ricordandogli che nemmeno nella morte la sua voce veniva ascoltata, che nemmeno della sua vita poteva decidere le sorti, che era troppo importante per la vita degli altri per potersi strappare la sua. Ricordandogli che per vincere Voldemort avrebbe dovuto sacrificare persino il proprio volere, che non avrebbe potuto prendere una decisione volontaria.

Ora Harry James Potter non poteva più decidere nemmeno di togliersi la vita, non avrebbe potuto decidere di lasciare la guerra agli altri e ritirarsi un un sonno eterno e tranquillo. 

Tutto perchè sua madre aveva deciso di salvarlo, di salvare il suo unico e prezioso figlio, strappandolo dalle braccia della morte non una, ma ben due volte, in un gesto folle che lui avrebbe dovuto reputare come una benedizione, ma che invece era la sua più grande maledizione.

 

 

She would never let me go

She would never let me die

  
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