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Autore: Kgm92    20/05/2012    2 recensioni
Una song-fic sui passati paralleli di Naruto e Gaara basata sulle versioni italiane ed inglesi dell'omonima canzone Disney de "Il Re leone 2"
Ff nata grazie ad un fantastico video visto su you tube che mi ha fatto nascere l'ispirazione!
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eccomi qua con una song-fic su Gaara e Naruto.
Mi è venuta così, guardando un video su youtube, di cui vi allego il link perchè è stupendo, e ho dovuto scriverla!
Lo so, si capirà lontano un miglio chi preferisco tra i due jinchuriki, ma credo di aver bilanciato abbastanza bene le parti (abbastanza, eh...XD)
Questa ff la dedico alla mia carissima lettrice Hellen Cullen che ringrazio tantissimo e spero che le piaccia anche questa song-fic!^^
Beh, non resta che augurarvi buona lettura e.. recensite numerosi!^^

Link: 
http://www.youtube.com/watch?v=GTd0afjtvT4
 

~ Not one of us ~

 

Inganno, slealtà
Sul viso ha i segni della malvagità

Deception, disgrace
Evil as plain as the scar on his face


Naruto odiava quel piccolo specchio: era sempre stato appeso in salotto, beffardo, quasi a volerlo invitare a guardare la sua immagine riflessa e lui, inspiegabilmente, non aveva mai avuto il coraggio di buttarlo via.
Naruto odiava gli specchi perché riflettevano l’immagine di un estraneo, qualcuno che non avrebbe mai voluto essere: dei capelli biondi spettinati incorniciavano un viso infantile in cui risaltavano due grandi occhi azzurri, sperduti e vuoti, occhi che si riempivano di giorni in giorno di risentimento e odio, occhi che stavano lentamente perdendo la loro luce.
A rendere quel volto tanto strano si aggiungevano quegli strani segni sulle guance, felini, che gli adulti fissavano con sospetto e disprezzo, prima di rivolgergli quei soliti, gelidi sguardi, che tanto detestava.
Sì, Naruto odiava gli specchi…

 

Nessuno avrebbe mai creduto che la persona più temuta e sanguinaria di un villaggio potesse essere un bambino di appena nove anni: sarebbe parso semplicemente assurdo.
Eppure a Sunagakure tutti sapevano che questa era la pura verità: se si voleva sopravvivere era meglio non incrociare mai la strada di Sabaku no Gaara, non uscire di casa la sera, e soprattutto, mai e per nessun motivo, durante le notti di plenilunio.
L’oscurità era la compagna ideale del giovane Jinchuriki: la luce degli astri ne illuminava il volto impassibile, a prima vista innocuo, ma che in realtà nascondeva la letale pazzia del demone monocoda.
Capelli vermigli, come quel liquido caldo di cui Shukaku era ghiotto, incorniciavano un volto pallido dove risaltavano un paio di occhi freddi e taglienti: letali. Un marchio rosso sangue sulla fronte bianca ad identificarne univocamente la natura egoistica.
 

Inganno  (oltraggio!)
Vergogna (viltà!)
Sempre in cerca di ostilità

Deception (An outrage!)
Disgrace (For shame!)
He asked for trouble the moment he came

 
Tutto era iniziato con dei semplici scherzi che pian piano si erano trasformati in vere e proprie bravate, e tutto questo non aveva fatto altro che peggiorare la reputazione di Naruto nel Villaggio.
I cittadini erano esasperati, ma il giovane ninja non era del loro stesso avviso: quando scappava a gambe levate dai cittadini urlanti o quando veniva inseguito dai chunin del villaggio perché aveva, per l’ennesima volta, pitturato i volti di pietra degli Hokage, si sentiva felice.
Sapere che tutte quelle persone conoscevano il suo nome e la consapevolezza che, se non la solitudine, era riuscito per lo meno a sconfiggere l’indifferenza della gente, era una sensazione impagabile a cui mai avrebbe rinunciato.
Con un sogghigno ammirò la sua ultima opera d’arte: il volto del Primo Hokage con i baffi blu e i dentoni viola era semplicemente perfetto!

-NARUTO! Cosa stai facendo?? Pulisci subito!- lo chiamò dall’alto una voce maschile.

Il giovane si fece scivolare velocemente verso terra e cominciò a scappare a gambe levate: vernice alla mano e un sorriso dipinto sul volto.

 

-Ma quel mostro è ancora in giro?-

-Si, il tentativo di eliminarlo è fallito e sembra che dello shinobi a cui era stata affidata la missione non siano rimasti che pochi brandelli-

-E così la città non è ancora sicura.. i nostri bambini non potranno giocare in pace finché Gaara si aggirerà libero per le strade.-

-Hai ragione, il Kazekage avrebbe dovuto ucciderlo quando ancora ne aveva la possibilità. Non c’era alcun bisogno di farlo crescere abbastanza da diventare ingestibile.-

-Non ti preoccupare: sono sicuro che il grande Kazekage non si darà per vinto!-

-Speriamo.. è tutta colpa di quel Gaara se non possiamo vivere la nostra vita in pace, sua e di quella sua sabbia assassina!-
 
Un movimento impercettibile in un piccolo vicolo buio accompagnò il sibilò sinistro di sabbia strusciante.

“Li vedi, piccolo mio? Ricordati bene i loro volti, perché il prossimo sangue di cui voglio nitrirmi è il loro!”

“Certo, madre!” sogghignò Gaara uscendo dal suo nascondiglio nell’ombra e cominciando a seguire i due uomini che camminavano poco più avanti, ancora ignari di aver appena segnato il proprio destino.

 
Inganno (oltraggio!)
Oltraggio (viltà)
(Sempre in cerca di guai!) Sul viso ha i segni della malvagità
(È cattivo e sovversivo)
Inganno (affronto!)
Vergogna (viltà!)
Sempre in cerca di ostilità
(È cattivo e sovversivo)

Deception (An outrage!)
(He can't change his stripes) Disgrace(For shame!)
(You know these Outsider types) Evil as plain as the scar on his face
 (See you later, agitator!)
 Deception (An outrage!)
(Just leave us alone!) Disgrace (For shame!)
(Traitor, go back with your own!) He asked for trouble the moment he came
(See you later, agitator!)


Nel rancore sei cresciuto
Affronterai da solo il fato
Devi andare, vivi e vai
Ma il nostro perdono tu non lo avrai mai!

Born in grief, raised in hate
Helpless to defy his fate
Let him run, let him live
But do not forget what we cannot forgive!


Naruto sbatté la porta di casa violentemente, o almeno con tutta la forza che può metterci un bambino di sette anni. Era stata una giornata come le altre e niente era cambiato: gli sguardi pieni di disprezzo della gente erano sempre lì, in attesa che il giovane alzasse gli occhi per incontrarli.
Naruto si guardò intorno e l’unica cosa che vide furono delle pareti spoglie e una casa buia e malandata.. una casa che lui cominciava ad odiare. Il colore preponderante era il grigio: il colore della solitudine.
Non riceveva mai visite, fatta eccezione per quelle rare volte in cui l’Hokage riusciva a liberarsi dai suoi impegni e a venirlo a trovare. Il vecchietto era l’unico di tutti gli abitanti del villaggio che si era sempre  mostrato gentile nei suoi confronti e questo per Naruto aveva un valore inestimabile.
All’improvviso qualcuno bussò alla porta ed il giovane si ricordò che quello era il giorno in cui un inviato dell’Hokage, ogni volta diverso, veniva a portargli i soldi mensili per il suo sostentamento. Naruto sorrise:  sperava sempre di poter scambiare qualche parola con il ninja di turno.
Corse verso la porta d’ingresso e l’aprì, sfoggiando il suo solito sorriso monello, ma, come ogni mese, dovette arrendersi all’evidenza ed alla delusione: appena aprì la porta si vide consegnare, con fare sprezzante, la busta contenente il denaro, quasi con rabbia, perché quei soldi, se non fossero stati destinati a lui, avrebbero potuto servire per migliorare il villaggio.
Il sorriso del biondo si spense in un attimo e si limitò a ricevere la busta con un cenno della testa. Concluso il suo incarico lo shinobi si affrettò a dileguarsi tra i tetti delle case, lasciando Naruto sull’uscio, senza dire una parola.
Era quello il momento in cui le speranze, coltivate per un intero mese, venivano ridotte in frantumi da un semplice gesto. Era allora che Naruto capiva di essere veramente solo.. e odiava.

 

Temari non capiva come mai quel luogo fosse così caotico: c’erano tante donne vestite di bianco che entravano e uscivano dalla stanza in cui sua mamma era entrata qualche ora prima.
Era nell’ufficio di suo papà a guardarlo mentre lavorava, quando un uomo era entrato di corsa e gli aveva sussurrato qualcosa all’orecchio.
Il padre l’aveva presa per una mano e trascinata in quello strano edificio che puzzava di disinfettante e si era chiuso in una stanza dove, per un attimo, aveva potuto scorgere sua mamma stesa su un letto.
All’improvviso un debole pianto, risuonò dalla stanza chiusa e Temari cominciò ad arricciarsi i capelli con le manine: non le piaceva quel suono, sembrava che qualcuno stesse soffrendo.
Il pianto smise di colpo, così la bambina scivolò giù dal piccolo sgabello che le infermiere le avevano portato ore prima e si avvicinò titubante alla porta.
Non era neanche a metà strada  che questa si aprì di scatto, facendola sobbalzare leggermente, e quello che vide non le piacque neanche un po’.
Suo padre fu il primo ad uscire, dietro di lui tutte quelle donne vestite di bianco; per ultima la Vecchia Chiyo che aveva in braccio un piccolo fagotto dal quale provenivano dei debolissimi gemiti.
Temari spostò l’attenzione sul padre: il suo volto tirato in un’espressione di dolore.
-Temari, andiamo a casa. La mamma non c’è più.-

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Yashamaru osservava da lontano Gaara che si dondolava sull’altalena nel parco giochi deserto e sospirò.
Shukaku diventava di giorno in giorno più instabile e gli incidenti si erano moltiplicati: la gente era sempre più terrorizzata e lui sapeva che non poteva permettersi il lusso di affezionarsi troppo al nipote perché era ormai una questione di giorni prima che il Kazekage gli ordinasse di compiere una missione suicida per testare definitivamente il jinchuriki.
Yashamaru non aveva paura di morire: era uno shinobi, sapeva che la sua vita era nelle mani del Kazekage e a servizio del Villaggio, ma aveva paura per il futuro di quel bambino la cui vita gli era stata affidata. Gaara non meritava tutto quell’odio e quel disprezzo: solo lui, di tutto il villaggio, suo padre compreso, conosceva la vera natura del bambino, dolce e premurosa, e, se solo avesse potuto, non avrebbe esitato a dargli, una vita normale.
Ma non poteva e, ne era certo, sarebbe stato proprio lui a distruggere quell’ultimo barlume di umanità che ancora ardeva nel cuore di Gaara.
 
Il Quarto Kazekage guardava il villaggio deserto dal tetto del palazzo dei Kage: aspettava.
La luna piena brillava minacciosa in cielo, pronta ad illuminare con la sua luce sinistra l’evento che avrebbe portato il Kazekage ad una difficile decisione.
Lo sguardo dell’uomo saettava tra i tetti delle abitazioni, impaziente, quando all’improvviso un grido straziante pervase la notte. Il Kazekage voltò lo sguardo nella direzione di quel suono alieno, appena in tempo per vedere un turbine di sabbia impazzire e vorticare su sé stesso ad una velocità impressionante, per poi addensarsi  nell’immagine di un gigantesco tasso.
Lo Yondaime abbassò lo sguardo, consapevole di ciò che era accaduto: aveva sperato fino all’ultimo che Gaara non si rivelasse un tale fallimento, ma evidentemente si era illuso. Solo ora se ne rendeva conto: il figlio non possedeva alcuna forza particolare e quindi non era altro che un pericolo per l’intero villaggio.

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Kankuro sapeva che Gaara era cambiato; ormai erano passati diversi mesi dall’esame chunin, ma a lui era servito un solo sguardo per capirlo e lo stesso valeva per Temari.
Tutti gli altri, invece, sembravano non aver fatto minimamente caso al fatto che non ci fossero più stati omicidi riconducibili a Shuaku e che le ultime notti di luna piena erano trascorse stranamente tranquille.
Nessuno sembrava notarlo perché nessuno sembrava disposto a perdonare e ad ammettere di aver compiuto delle azioni infami.
Ma Kankuro no: il marionettista aveva capito che anche lui aveva una grossa fetta di responsabilità per quanto era accaduto al fratello negli ultimi anni. Perché, in fondo, Gaara non avrebbe avuto bisogno di molto: l’unica cosa che chiedeva era una semplice possibilità.. una possibilità che lui, Temari, il Kazekage e l’intero villaggio gli avevano sempre negato.
Le cose tra loro erano molto migliorate: finalmente potevano considerarsi una famiglia, ma quello che preoccupava Kankuro era l’assoluta indifferenza degli abitanti; sapeva che per Gaara non sarebbe stato facile, non lo era mai stato, ma non pensava fino a questo punto.. le sue speranze cominciavano a vacillare.

 

Perché non sei come noi
Non sei stato mai come noi
Tu non fai parte di noi
Via da qui!

And he is not one of us
He has never been one of us
He is not part of us
Not our kind!

 

Rabbia, frustrazione, odio, dolore.. tutte queste emozioni ribollivano dentro di lui risvegliando il lato nascosto del suo potere: poteva sentire i canini allungarsi, le unghie trasformarsi in artigli letali, le pupille affilarsi, donandogli una vista ancora più acuta del normale, e poteva quasi vedere le sue stesse iridi colorarsi di un rosso vermiglio.
Il potere cominciò a sgorgare dalla sua pelle, ricoprendolo di uno strato di chakra protettivo e facendogli spuntare due lunghe code arancioni.. un immenso calore lo pervase.
Ma l’ira ed il rancore erano ancora troppo forti e le code diventarono tre e poi quattro: prima di abbandonarsi completamente alla follia poté accorgersi della pelle che cominciava a staccarsi dalla carne, del sangue che iniziava a sgorgare a fiotti per mischiarsi con il chakra. I suoi sensi riuscivano ormai a cogliere ogni movimento, suono e odore nel raggio di parecchi chilometri ed il caldo era soffocante: l’ultima cosa che vide, prima di perdere ogni concezione, fu lo sguardo stupito e terrorizzato di Sakura, la sua Sakura.. ma ormai era troppo tardi e tutto divenne nero.

 
 “Sangue..”

Il richiamo si faceva ogni secondo più insistente.

“Sangue!”

Ma Gaara non poteva accontentarlo, non ancora.. era in missione.

“SANGUE!”

Gaara si accartocciò su sé stesso, come una marionetta a cui hanno tagliato i fili, senza riuscire più a contenere il desiderio del mostro.. che nel frattempo era diventato anche il suo.
Dapprima si ricoprì di sabbia solo il braccio destro, ma in poco tempo anche il sinistro e le gambe vennero ingoiate dal potere di Shukaku e, a prova di questo, una lunga coda giallastra cominciò a sventolare, in attesa.
Man mano che la trasformazione avanzava il suo corpo si ingrandiva sempre di più, così come il suo potere: di Gaara non c’era più traccia e, dove una volta risaltava un paio di occhi cerulei, si stagliavano ora delle pozze nere come la pece con delle strane pupille di un innaturale giallo vivo.

“Forza Gaara, liberami, LIBERAMI!”

Gaara smise di lottare e Shukaku sogghignò: ormai era in suo potere.. erano anni che non riusciva più a prendere il completo controllo, ma questa volta ce l’avrebbe fatta.
Dalla testa sabbiosa cominciò ad emergere la figura magra ed ormai impotente di Gaara: le mani già pronte nella forma di un inconfondibile sigillo.

-Tecnica del falso dormiente!-

I suoi occhi si chiusero ed il corpo si afflosciò, esausto, perdendo la forza di sorreggersi da solo ed un urlo disumano risuonò per la foresta.

 

Già qualcuno ha mentito
Non sarà più così
Non ingannerai mai più nessuno
E sappiamo che non sarai come noi
Tu non sei come noi…

Someone once lied to us
Now we're not so blind
For we knew he would do what he's done
And we know that he'll never be one of us
He is not one of us…

          Iruka stava per svoltare l’angolo quando delle voci familiari lo fecero fermare; decise di appoggiarsi al freddo muro di pietra per ascoltare.

-Tutto questo non mi piace per niente! Abbiamo già avuto abbastanza problemi con Orochimaru.. non capisco perché l’Hokage si ostini a proteggere il jinchuriki della Volpe!-

-Mikoto, abbassa la voce! Lo sai che è proibito parlare di certe cose in pubblico! E comunque sono pienamente d’accordo con te: quel bambino è strano, ha lo sguardo cattivo.. non mi piace neanche un po’! Sono sicuro che il mostro dentro di lui non aspetterà ancora molto per liberarsi.. e allora sì che l’Hokage dovrà capire che razza di errore ha commesso!-

Iruka si trattenne dall’uscire dal proprio nascondiglio e prendere a cazzotti quelle due malelingue, decidendo invece di sfogare la sua rabbia contro il muro.
Mentalmente ringraziò l’Hokage per aver emanato la legge che permettesse a Naruto di vivere una vita, se non normale, almeno tranquilla e capì che gli unici che avrebbero potuto migliorare la sua situazione erano i suoi coetanei, i ninja della nuova generazione che non avevano la più pallida idea del terribile segreto che nascondeva.
Il giovane maestro riprese a camminare senza voltarsi, capendo che era anche compito suo fare in modo che Naruto venisse accettato almeno dai suoi compagni.. perché, se non loro, nessun altro lo avrebbe mai fatto.

           
Quel sorriso, quelle parole apparentemente gentili non l’avrebbero ingannato: no, perché lui poteva vedere la verità dietro quella maschera e ciò che sua sorella stava cercando di nascondere era puro terrore.
Per quella volta, comunque, decise di darle ascolto ed abbassò il braccio, stringendo nel pugno un nuovo tappo per la sua giara.
Con la coda dell’occhio vide Temari tirare un sospiro di sollievo, convinta che lui le avesse obbedito per un qualche motivo particolare.. ma non era così.
Lui e Shukaku erano già stati traditi una volta e di certo non sarebbe bastato qualche falso sorriso o qualche parola gentile a fare breccia nel suo scudo d’odio, indifferenza e violenza.
E sicuramente non sarebbe servito appellarsi al loro legame di sangue.

-              -                -              -                 -                  -                -               -               -                -                -               -

La maschera di Gaara si era rotta, sbriciolata ed il suo cuore stava cercando di aprirsi di nuovo, ma difficilmente le cose sarebbero cambiate: lui era Gaara del Deserto, l’assassino della sabbia, il jinchuriki dal carattere instabile.
-Baki: informa Temari e Kankuro che abbiamo deciso di prendere in considerazione la proposta di eleggere Gaara come nuovo Kazekage.-
Baki annuì, aspettando che il Consigliere finisse il suo discorso:-Crediamo che sia la via più semplice per tenerlo sotto controllo ed evitare nuove catastrofi. Anche se la forza portante sembra aver acquisito un maggiore controllo non dimentichiamoci di chi stiamo parlando!-
Il ninja assentì nuovamente, ingoiando ciò che avrebbe voluto rispondere, e si voltò per lasciare la stanza.
Dopo tutto il sangue versato e tutte quelle vite spezzate, Gaara si era ormai meritato l’appellativo di mostro ed assassino.. e nessuno avrebbe potuto cambiare questa verità.

 

Inganno, slealtà
Inganno, slealtà

Inganno

Deception, disgrace
Deception, disgrace

Deception

  
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