Zzz – zzz.
Il cellulare squilla. Un messaggio ricevuto. Chi può essere?
- Scritta diversi mesi fa. Ogni riferimento a fatti, cose, persone reali è puramente casuale. -
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Il cellulare squilla. Un messaggio ricevuto. Lo prendo, chiedendomi quasi febbrilmente
chi possa essere. Se è chi spero, Andrea magari, o se è solo mio fratello che mi da
qualcosa da riferire. Attendo. Timorosa? Non lo so. Mi dondolo in quel dolce dubbio, in
quella muta speranza. Ed ecco, premo quel tasto che mi dirà chi è il mittente e qual è
il contenuto del messaggio inviatomi.
Un numero. Non un nome. Un numero. Significa che non ho memorizzato sulla memoria della
Sim e/o del telefono quel numero. Si, lo so che significa. Che stupida che sono. Ma chi
può essere?
E ancora mi dondolo in quel dubbio. Mi trastullo in quella dolce speranza. In quel che
potrebbe essere, che la mia parte più pessimista sa non essere, eppure che una persona
innamorata non può far a meno di sperare. E questo pensiero mi si affaccia alla mente.
Che io sia innamorata? No, non può essere...non amo Andrea. Non amo il mio migliore
amico. Eppure, allora perchè spero così febbrilmente che sia lui, a ogni messaggio
ricevuto sul cellulare? Non lo so. E non ho voglia di pensarci, perchè forse è vero,
forse lo amo. Ma non voglio pensarci, non voglio ammetterlo, che sia vero o meno.
E ora i miei occhi osservano nuovamente il mio amico elettronico. Il mio cellulare.
Quante cose sono connesse a quel semplice telefonino...quanti ricordi, quanti dolci,
teneri messaggi ricevuti in passato, nascosti ora in una cartella dell'archivio, di
modo che non possa vederli tutti i giorni, ma di modo che resti una traccia di loro.
Quanti amori passati a senso unico, sia dati che ricevuti, quante amicizie, quanti
segreti, quanti pensieri. Tutti lì, in un semplice, insignificante aggeggio
elettronico. Un insignificante aggeggio elettronico che racchiude un pezzo della mia
esistenza. Triste forse, in parte. E mi accorgo, in quel momento, ancora una volta di
come la mia vita dipenda in parte da uno stupido cellulare. E so che è una cosa
sbagliata. So che dovrei slegarmene. Ma so anche che non posso farlo, perchè quel
cellulare in fondo è il mio contatto con il mondo...il mio contatto sicuro con il
mondo. Il contatto che nessuno mi potrà mai portar via. So che quel cellulare è
qualcosa di sicuro, che mi permette di comunicare con persone che altrimenti non potrei
neppure mai incontrare. So che, per quanto triste sia, è indispensabile.
E leggo quel semplice messaggio. [Vai al Piper stasera?]. Quattro semplici parole. E un
numero. Che non so di chi sia.
Mi appunto quel numero su un foglietto, quindi lo digito sulla tastiera del cellulare.
A volte capita, che nei messaggi non mostri il nome del mittente anche se ho quel
numero memorizzato. E così premo su “Chiama”. Niente. Non compare nessun nome. Quel
numero proprio non so di chi sia.
Lancio il cellulare sul letto, assieme a me. Distendo le braccia sopra la testa. Quelle
parole, quella domanda che forse potrebbe essere un invito, mi occupa la mente. E, con
essa, l'interrogativo di chi sia il mittente. E la mente vaga, galoppa di nuovo.
E non so cosa desiderare. Da una parte, un nome mi vien alla mente: Andrea.
Andrea. Il mio migliore amico. Strano pensare a come l'ho conosciuto. O meglio...strano
pensare a come l'ho conosciuto veramente.
Andrea è un mio compagno di classe, lì, nella II D del Manzoni. Ha una passione per Che
Guevara, i comunisti in generale, ma non come li ha intesi Marx o come li hanno intesi
i Russi. È un idealista. E uno dei suoi ideali è il comunismo, anche se credo appunto
solo come idea. Non credo vorrebbe realmente il comunismo al potere...sarebbe troppo
estremo. E non è da lui. Ma comunque, è uno di sinistra. Sfegatato. Considera sbagliate
tutte, o quasi, le idee della destra. È di sinistra, e basta. Anche se è un po' presto
per avere delle idee politiche così marcate.
Adora la musica punk e rock, soprattuto del passato, come per esempio i Guns'N Roses o
Bob Dylan. Ma anche i Blink 182, i Sum 41, gli Iron Maiden. Inizialmente l'ho
conosciuto solo perchè condividevamo alcuni gusti musicali. Per il resto, mi sembrava a
volte un po' troppo estremista, o esagerato. In effetti, ancor oggi credo sia un po'
presuntuoso...un po' troppo inflessibile ed estremo, in certi casi. Però gli voglio
bene per ciò che è, ora; prima...diciamo che non lo consideravo il massimo.
Poi...poi non so che è successo. Poco dopo l'inizio della scuola, ricordo che seppi in
giro che si era fatto una mia compagna di classe, tra l'altro antipatica e superba. La
mia opinione di lui scese, forse anche perchè l'avevo saputo da lei, chiacchierando
nello spogliatoio prima di educazione fisica, e non da lui. Lei si vedeva che era
stracotta...continuava a ripetere che presto si sarebbero messi assieme. E così tutte
le altre mie compagne di classe. Eppure, la cosa non continuò, anzi...lei gli correva
dietro, lui cominciava addirittura a considerarla un peso, cominciava addirittura ad
averla antipatica. Era stato solo un bacio, non si erano promessi niente, come mi disse
lui in seguito. E non si sentiva impegnato, né avrebbe dovuto.
In quel periodo, lui aveva un po' di problemi con la matematica. Io ero la migliore in
quella materia. Un giorno, parlando al telefono di un compito di latino, gli offrii il
mio aiuto...sono sempre stata così: quando posso, vorrei aiutare le altre persone. Lui
accettò. Venne a casa mia, studiammo. Telefonò un'altra mia compagna di classe, le
dissi senza problemi che lui era lì: non credevo avrebbe pensato male. Eravamo solo due
amici che studiano insieme. Lei non la pensava allo stesso modo, fraintese. Le
spiegammo durante la telefonata stessa...eppure dopo, non chiuse il telefono
involontariamente. La sentimmo che veniva “presa in giro” dalla sua migliore amica,
perchè anche lei era cotta di Andrea.
Dopo quella telefonata, entrambi eravamo imbarazzati. Non avevo mai pensato a lui in
quel senso, né lui a me. Ma ben presto passò, e riprendemmo a studiare. Non ebbe più
problemi con la matematica, anzi. Diventò persino più bravo di me.
Nei mesi successivi, ci aiutammo sempre, noi due, per quanto riguardava lo
studio...difatti, tutti erano convinti che noi due facessimo storia. Eppure, eravamo
solo buoni amici.
Litigammo, qualche volta. Purtroppo siamo entrambi parecchio impulsivi e delle teste
calde. Saltavano fuori dei litigi paurosi. Ma poi facevamo sempre pace, ci chiarivamo
sempre. Ci arrabbiavamo, anche nel chiarimento, ma poi andava tutto a posto. E
riprendevamo come prima.
Cominciammo a parlare del più e del meno, uscimmo anche qualche volta assieme, con il
resto della compagnia. Ma siamo sempre restati solo buoni, carissimi amici, nonostante
le dicerie degli altri.
A volte restiamo al telefono per ore...finchè mia madre o la sua non ci intimano di
attaccare perchè stiamo troppo al telefono. Ma siamo solo amici, anche se tutti credono
qualcos'altro.
E perchè desidero sia lui? Non so. Forse perchè sono passate due settimane, due
settimane di vacanza sia mia che sua, in cui abbiamo potuto sentirci pochissimo. Sia da
me che da lui il cellulare prendeva poco, così abbiamo potuto mandarci solo messaggi,
nonostante entrambi avessimo tentato ripetutamente di telefonarci. Forse perchè mi
manca la sua compagnia. Gli voglio un bene infinito, profondo, enorme. Non è semplice
affetto, non è solo un voler bene. È qualcosa di molto vicino all'amore. Ma l'amore che
c'è tra fratello e sorella...forse.
E poi, un altro nome mi viene alla mente. Luca.
Luca è un ragazzo, più grande di me, di tre anni. Lui è in quinta, a un istituto
tecnico. Non viene nella mia stessa scuola, al liceo scientifico. Luca è un ragazzo che
ho conosciuto all'oratorio. Quando ero in terza media, mi faceva da animatore, e anche
alle vacanze che il Don organizzava con la parrocchia. Mi piacque da subito...lo
conoscevo già, ma l'avevo conosciuto quando avevo cinque anni. Non me lo ricordavo. Lo
“conobbi” una sera di novembre, due anni fa. Era una serata con il gruppo di
catechismo, avremmo cenato all'oratorio per poi passare una serata tutti assieme,
guardando un film. E c'era anche lui...non so perchè. Noi facevamo catechismo assieme a
quelli di Prima Superiore, non assieme a quelli di Terza, come lui era a quel tempo, e
lui non era un nostro catechista. Ci fece da “animatore”. E mi piacque.
Ebbi l'occasione di riparlargli quell'inverno, a una vacanza organizzata dalla
parrocchia. Era animatore anche lì. E anche lì, mi piacque. Mi piaceva da lontano, non
gli ero molto vicina, non gli parlavo quasi mai. Quando finì il campo scuola, continuò
a piacermi, sebbene non lo vedessi che molto raramente. Una volta, non lo vidi per più
di un mese. Eppure continuò a piacermi.
Iniziò il Cre, cui io avrei partecipato come “ragazza animata” per l'ultimo anno. Non
faceva da animatore al mio gruppo, eppure mi piaceva ancora.
Alla vacanza organizzata dal Don, in estate, c'era ancora. Mi fece nuovamente da
animatore. Mi piaceva. Ricordo che, in quella vacanza, lui strinse amicizia con una che
tutti, e a ragione, consideravano “facile”. Io non ero, e non sono mai stata, nel
gruppo delle “fighe”, e così non ci parlavamo, mai. Lui, era dentro quel gruppo, anche
se non è così “figo”. Ha i modi, del figo; ha gli atteggiamenti. Come comportamento, è
figo. Come fisico, per nulla. E così parlava con questa ragazza. Ricordo che ero
gelosa...la teneva per mano, anche se delle “fighe” teneva praticamente per mano tutte.
Anche questo campo scuola finì, e con questo terminò anche la sua amicizia con questa
ragazza, con mio enorme sollievo. E lui continuò a piacermi.
Al campo scuola successivo, un altro invernale, partecipai per la prima volta come
“animatrice”. Ero nel campo degli adolescenti: non c'erano animatori, dato che dalla
Prima Superiore (e quell'anno io ora lo ero) si faceva da animatori al Cre; eravamo
tutti animatori. Eravamo divisi in gruppi, una serie per preparare i Giochi e le
Attività da fare con gli altri (la cui preparazione era suddivisa in parti uguali tra i
vari gruppi) e una serie per le corvees. Non ero con lui in nessuno dei due gruppi.
Eppure, mi piaceva ancora.
Mi piacque fino a una sera di quel campo. La sera di capodanno. Eravamo in squadra
assieme, per la partecipazione a un gioco. Mi deluse...profondamente. Fece lo stupido,
assieme ad altri due del gruppo, in tutte le varie parti del gioco, facendoci
squalificare. Prese in giro tutti senza motivo, pesantemente. Anche me. Ricordo che mi
prese in giro perchè dopo che loro le avevano sparse in giro stavo aiutando chi teneva
il gioco a rimettere a posto le carte. Mi fece male, molto. E lì smise di piacermi.
Mi aveva deluso. Lo consideravo uno stupido, un'idiota. Non lo ammiravo più. Capii che
a me era piaciuto il Luca animatore. Una sua parte. Non il Luca completo. Il Luca
completo non mi piaceva, anzi, mi irritava alquanto.
E continuai così per tutto l'anno successivo...fino al Cre successivo. Lo rividi in
veste d'animatore, e lì prese a piacermi di nuovo. E, in parte, mi piace ancora. So che
mi piace la sua parte da “animatore”. Si, fa lo scemo, ma è divertente. E non prende in
giro la gente, per lo meno non pesantemente. Lo fa senza cattiveria. Ridendo. E facendo
ridere anche il soggetto della presa in giro. La prende in giro...ma non è pesante. E
se vede che il soggetto si offende, si scusa. Mentre, quando non fa l'animatore, non è
così. E questa sua parte non mi piace.
Mi piace una sua parte...la sua parte da “animatore”. Non mi piace sul serio, perchè
non mi piace tutto ciò che è.
Perchè spero sia lui? Perchè sono fatta così. Ho una specie di debole per lui...spero
che sia lui, nella parte che mi piace. Non so se abbia il mio numero di cellulare; io
non ho il suo. Eppure...spero sia lui.
E resto lì, distesa su quel letto, a guardare il soffitto, per oltre quindici minuti.
Pensando. Fantasticando. Se sia Andrea o Luca. Entrambe le cose mi farebbero immenso
piacere, anche se per diversi motivi.
Zzz – Zzz - Zzz
Il cellulare. Squilla. Mi tiro a sedere di scatto, osservo, in preda ad un'ansia e a
una smania febbrili, lo schermo di quel piccolo, indispensabile aggeggio elettronico
che conserva dentro di sé un pezzetto del mio passato.
Zzz – Zzz – Zzz
È una chiamata. Guardo in basso, dove appare il numero del mittente. Lo confronto, in
qualche breve attimo, con il biglietto su cui ho appuntato il numero di cellulare del
mandante del messaggio. È lo stesso. E il cuore perde un battito.
Zzz – Zzz – Zzz
E, incerta, premo il pulsante per rispondere alla chiamata. Mi porto il cellulare
all'orecchio. E sento una voce.
[Anna, allora?]
Riconosco subito il mittente, dalla voce. La mia smania svanisce. La tristezza
subentra. Malinconia, delusione. Rispondo, strascicata, triste, delusa, lentamente. In
qualche breve istante, la telefonata termina. Avevamo poco da dirci. Premo, giù di
corda, il pulsante per chiudere una conversazione.
Non era Andrea. Triste, lentamente, sfoglio velocemente la rubrica del cellulare, fino
ad arrivare ad Andrea. Premo il pulsante d'avvio della chiamata. Ho voglia di
sentirlo. O, per lo meno, di fargli uno squillo e di vedere una sua chiamata non
risposta sul mio cellulare. Di vedere anche un suo squillo. Per tirarmi un po' su.
Trt – Trt – Trt. T.
Dopo i soliti rumori di composizione del numero, la telefonata parte. E dopo qualche
istante di telefono muto, sento la solita voce pre-registrata. [Tim. Messaggio
Gratuito. ...] Riattacco. Evidentemente, Andrea è ancora in vacanza. E da lui non
prende.
Non era neppure Luca. Probabilmente, non mi pensa neppure. Probabilmente, in questo
senso, non sa nemmeno chi sono. In fondo, non sono neppure sua amica, quasi non mi
conosce. Di sicuro, non ha il mio numero di cellulare. E, se anche l'avesse, non mi
contatterebbe. Tantomeno per invitarmi al Piper stasera.
E, tristemente, guardo il display, che mostra solo l'immagine che ho impostato come
screen – saver. Vado nella lista chiamate. Seleziono chiamate ricevute. Seleziono
l'ultima, quindi scelgo “Salva in Rubrica”. Seleziono il comando che mi permette di
memorizzare il numero nella rubrica. E le mie mani lentamente digitano quindi il nome
“Marco”.
Era solo Marco. Il migliore amico di mio fratello. O meglio, era solo il cellulare di
Marco. Era soltanto mio fratello che chiamava dal cellulare di Marco, per sapere se
questa sera avrò bisogno o meno di essere accompagnata in macchina da lui al Piper.
Era solo mio fratello.