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Autore: Black Lotus    21/05/2012    5 recensioni
Non era un cane, neanche se fosse stato un cannibale con i denti aguzzi gli avrebbero riservato un trattamento simile. No, lui era ben di peggio. Loki, bugiardo, figlio di Laufey, serpe allevata in seno. [...]
“Alza lo sguardo”, disse. Lui lo fece. Occhi verdi si posarono in quel mare azzurro che lo scrutava silente.
Una Thor/Loki nata molto grezza nella mia mente e perfezionata insieme alla cara heiligerShadowfax! Spero vi piaccia quanto è piaciuto a noi scriverla e commentarci a vicenda!
Lokiiiiiiiii'd!!!!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La guerra era finita. La distruzione della Terra era stata sventata: i Vendicatori l'avevano salvata…e Loki aveva perso.
Anche stavolta il suo potere non aveva prevalso, anche stavolta i piani non si erano rivelati efficaci: aveva fallito ed era stato preso.
Rinchiuso in una cella dalle pareti di  indistruttibile vetro, nella stazione aerea dello S.H.I.E.L.D., Loki poteva solo aspettare: aspettare di essere riportato ad Asgard, aspettare di essere processato, aspettare un verdetto che era solo stato rimandato. Ma ciò che più aspettava era che qualcuno gli togliesse quella museruola.
“Una giusta precauzione”.
 Aveva pensato mentre lo tenevano fermo per imbavagliarlo, in quanti uomini c’erano voluti per bloccarlo? Solo uno, solo Thor. Mentre Loki muoveva il capo nel vano e sciocco tentativo di ribellarsi a quella punizione.  Ma l’unica sua soddisfazione era stata quella di vederli indietreggiare di  un passo mentre li fulminava con lo sguardo, con quegli occhi che da verde smeraldo diventavano rossi come il sangue e la pelle grigia e congelata. Fu solo un attimo, ma un attimo da assaporare per il dio degli inganni.
Non era un cane, neanche se fosse stato un cannibale con i denti aguzzi gli avrebbero riservato un trattamento simile. No, lui era ben di peggio. Loki, bugiardo, figlio di Laufey, serpe allevata in seno.
Ma ora il pericoloso dio era inerme, ogni respiro impregnato dall’odore di ferro della maschera, il peso gli faceva dolere la nuca, i bordi del collare gli segavano la pelle.Non poteva parlare, né poteva mimare le parole: una barra di acciaio all’interno della maschera gli premeva la lingua. Non avrebbe potuto formulare nessun incantesimo, gli era stato detto mentre l’avevano costretto ad indossarla. Non avrebbe parlato, né mentito…o detto la verità, anche se dubitava fortemente che qualcuno l’avrebbe chiesta ancora.
Seduto sulla branda, le braccia poggiate sulle ginocchia ed il capo chino, Loki non avrebbe potuto accorgersi che proprio Thor era entrato nella stanza e lo guardava attraverso il doppio vetro. Eppure una qualche voce nella sua mente gli disse di farlo. “Alza lo sguardo”, disse. Lui lo fece. Occhi verdi si posarono in quel mare azzurro che lo scrutava silente.
Thor, nella sua possanza, era imperscrutabile: l'espressione dura non lasciava trasparire alcuna emozione, ma Loki lo conosceva ancora tanto bene da poter capire come si sentiva solo osservando di suoi occhi. E sapeva.
Se non fosse stato per quella maschera il biondo avrebbe potuto vedere le labbra del fratello incurvarsi in un sorriso beffardo, ma bastò il cambiamento espressivo di occhi e sopracciglia per farglielo capire.
« Fratello, perché l'hai fatto? » gli chiese, pur sapendo che non avrebbe ricevuto risposta alcuna dall'altro.
Loki si alzò e con passo lento si avvicinò al vetro. Si avvicinò fino a poggiare la fronte sulla fredda parete. Se non ci fosse stato quel vetro a dividerli…
Gli occhi di Thor erano incatenati ai suoi, perdendosi gli uni negli altri, ma lo sguardo che Loki gli rivolgeva non era più quello di suo fratello, non era più il Loki che conosceva, che amava. "Non sono tuo fratello."
Thor non riuscì a sostenere quello sguardo ancora per molto. Anche imprigionato, reso muto, sconfitto, per Loki sembrava tutto un gioco, Thor lo capiva da come lo fissava, da come gongolasse nel guardare il fratello sconvolto perché… il dio del tuono doveva ammetterlo: vedere Loki ridotto in quello stato lo straziava, e non riusciva ancora a capacitarsi che tutto ciò che era accaduto sulla Terra era stata colpa sua. Ma nemmeno un dio poteva cambiare la realtà e questo gli provocava una rabbia quasi incontrollabile. Forse era così che Bruce si sentiva quando rischiava di trasformarsi. Lui sembrava essere venuto ad un compromesso con quella rabbia…Thor ci sarebbe mai riuscito? Tante persone erano rimaste coinvolte per colpa di Loki, tanti innocenti che non lo meritavano.
Quando gli occhi di Thor risalirono sul viso del fratello quella sua espressione di scherno, quasi malvagia, non era ancora sparita. In effetti, cosa era rimasto a Loki se non guardare il fratellastro soffrire? Il suo tentativo di vendetta era fallito, stavano per riportarlo ad Asgard. Non aveva più nulla da perdere, aveva già perso tutto.
La rabbia montò in Thor, come il cielo che addensa le grigie nuvole prima di una tempesta. Non avrebbe sopportato quell'espressione un momento di più.
Si allontanò dal vetro quel che bastò per raggiungere il pannello di controllo della cella. L'aveva fatto all'improvviso ed in modo brusco, Loki non se l'aspettava così ed era rimasto leggermente perplesso .
Thor azionò i comandi e la porta si aprì: una lieve corrente d'aria attraversò la cella, Loki l'assaporò a pieni polmoni, inspirando profondamente col naso. “Aria…ed insieme l’odore di suo fratello, l’odore della sua collera, tanto dolce e forte da impregnargli il corpo…quella poteva essere considerata una piccola vittoria, nonostante tutto.”
Fu un attimo. In un attimo Thor si avventò su di lui, prendendo il fratello per il bavero della giacca e sbattendolo con la schiena contro la parete dura. La cella vibrò, vibrarono le pareti, il vetro che le ricopriva, la squallida brandina; anche il corpo di Loki vibrò, i suoi polmoni si svuotarono all'impatto, non si aspettava una reazione simile: forse Thor non era cambiato davvero così tanto, l'impulsività sembrava ancora un carattere ben presente nel suo essere.
« Non ti rendi conto del male che hai fatto?? Non pensi a tutte le persone che hanno perso la vita per causa tua?! » la voce di Thor risuonò dirompente nella camera, s'infranse nei timpani di Loki forte e dura.
Nessuna risposta o almeno così il biondo pensava…invece il dio degli inganni tentò di liberarsi dalla sua presa, scattando con una mano verso di lui nel tentativo di sferrargli un pugno. Un gesto inutile perchè le dita di Thor si serrarono attorno al polso del fratellastro e costrinse il braccio oltre il capo scuro, contro il freddo vetro.
Tuttavia Loki non perse tempo e il braccio rimasto libero scattò verso il viso del fratello, colpendolo stavolta in pieno. Il biondo non si aspettava una reazione così repentina e quasi non si accorse della mano pallida che stava per colpirlo; ne rimase un attimo sorpreso mentre Loki lo fissava con astio, intenzionato a colpirlo ancora.
Ma purtroppo per lui non fu possibile, anche l'altro braccio andò a far compagnia al primo contro il vetro. Del tutto bloccato tra il corpo possente da un lato ed il vetro dall'altro per il bruno non c'erano vie di fuga: le braccia erano tenute strettamente per i polsi, una presa tanto stretta che le dita già cominciavano a formicolare.
Ancora una volta gli sguardi dei due si incrociarono, ancora una volta verde nell'azzurro. Thor notò che la spavalderia dell'altro era diminuita: era ancora uno sguardo colmo di astio e risentimento, ma si accorse che l'espressione di Loki sembrava essere cambiata, i lineamenti del viso più rilassati.
« Fratello… » mormorò tentando di nascondere i sentimenti che si palesavano all'interno di quella singola parola.
Sentimenti che il dio degli inganni colse fin troppo bene. Un incredibile senso di colpa si fece strada nel suo animo, un peso gli si poggiò sul petto. Impreparato ad una simile sensazione Loki abbassò il volto, impedendo al fratello di guardarlo negli occhi. Non voleva che lo vedesse così: si sentiva in colpa, ma non verso il mondo o verso Asgard…era per lui che si sentiva in colpa, per quell'unico fratello che soffriva a causa sua. E non voleva permettergli di accorgersene.
Thor rimase in silenzio, studiava ogni singolo movimento del viso e del corpo del fratello, sentiva il suo cuore battere a ritmo cadenzato. Sembrava passato appena un attimo da quando i due vivevano ancora come due fratelli nel palazzo di Asgard, combattendo insieme, non l'uno contro l'altro.
Un moto di pietà per se stesso avviluppò il cuore del dio dei fulmini in una morsa, una piovra nera che avvolge coi suoi tentacoli la sua piccola preda. E Thor sapeva che la piovra era suo fratello e la preda lui, il suo cuore.
Con un sospiro si lasciò poggiare al corpo del bruno, le loro fronti unite. Loki credette di sentire il proprio cuore saltare un battito, per riprendere poi ancora più frenetico. Inerme contro il biondo si rendeva conto che doveva muoversi, poteva approfittare del momento di debolezza per ribellarsi e fuggire. Poteva farlo…ma non si mosse. Restò lì, come paralizzato, permettendosi di assaporare il calore così familiare di quel corpo contro il proprio.
Non c'erano rumori intorno a loro, tutto taceva, solo il flebile suono dei loro respiri, così vicini l'uno all'altro da unirsi in uno solo. Nessuno dei due si rese conto di quanto tempo avevano passato immobili così quando Thor si staccò dal fratello quel che bastava perché le labbra si potessero posare sulla sua fronte. La ricoprì di lenti baci, scendendo lentamente sulle palpebre. Loki chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dal momento; le braccia gli facevano male, le dita si erano completamente addormentate ma non importava: tutto il suo essere era proiettato verso Thor, ai suoi baci.
 
 
Il dio del tuono scese a baciarli la punta del naso, poi la bocca bugiarda. Le loro labbra non potevano toccarsi, come avrebbero potuto? Thor poté solo posare un bacio lì, sul freddo metallo. Restò fermo così, la bocca premuta contro la maschera, il respiro che si condensava sul metallo, tanto pesante che Loki poteva sentire il rumore che faceva l’aria pompata dai suoi polmoni come da dei mantici. Il bacio più casto che entrambi avevano dato in tutta la loro vita. Quando in realtà, di casto, non aveva proprio nulla.
Thor serrò le palpebre, le chiuse ermeticamente, non vide le guance pallide del fratello e la punta delle sue orecchie colorarsi di una tinta di rosso appena accennata. Loki invece aveva gli occhi schiusi, li avrebbe spalancati se avesse potuto, ma una stretta al petto, un macigno pesante quanto il Mjolnir gli toglieva il respiro facendogli male. “Cosa fai? Cosa speri di ottenere?” avrebbe voluto dire. 
Ma nessuna domanda, nessuna risposta. Loki poteva solo aspettare, osservare: la lingua del fratello cominciò a strofinare il ferro della maschera, inumidendolo di saliva. “Toglimela”, pregò all’improvviso Loki in qualche modo, in qualche posto lontano della sua mente. La richiesta non venne ascoltata né esaudita, ma il desiderio inconscio che Thor gli togliesse quell’odiosa maschera lo portò ad aprire la bocca. Nessun inganno questa volta. Voleva solo rispondere a quel bacio disperato.
Tentò, ma cosa poteva fare? Strofinare appena la lingua sulla sbarra di ferro, ed era doloroso. Quella cosa immobile e dura non reggeva il confronto che Loki mentalmente faceva con la lingua morbida e umida che udiva muoversi contro la superficie della maschera. Si arrese dopo qualche secondo, frustrato. Non era la stessa cosa, non era quello che voleva. Non era la sensazione che agognava di provare.
“Mi sta torturando…”
Il corpo di Thor si accostò ancor di più all'altro, un totale contatto che durò solo qualche secondo prima che il bacio finisse. Una nuova frenesia colse Loki ed i movimenti della lingua ripresero più frenetici di prima: l’organo caldo premeva contro quella dannata sbarra, si dibatteva nella saliva sforzandosi ancora e ancora di liberarsi da quella terribile oppressione; ma non successe niente. Solo un’incredibile fitta di dolore che gli trapassò tutta la bocca fino a raggiungere la gola.
Inerme non poté far altro che osservare il volto di Thor staccarsi dal suo, insoddisfatto e frustrato.
 Gli occhi dei due fratelli si incrociarono ancora, si inchiodarono l'uno nell'altro, alla ricerca di parole nascoste che nessuno avrebbe potuto pronunciare …un altro attimo silenzioso solo per loro due. Tutto finì quando Thor gli liberò le braccia dalla sua stretta e gli diede le spalle per andar via.
Il sollievo di sentire finalmente la circolazione del sangue riprendere nelle mani doloranti non lo distrasse dall'osservare la schiena del fratello allontanarsi ed uscire dalla cella. Ancora una volta avrebbe potuto fare qualcosa per uscire da quella gabbia di vetro; ancora una volta, però, non fece nulla. Rimase lì, col cuore che gli batteva frenetico in petto, a guardare l’unica persona che ancora lo amava abbandonarlo lì. Tutto sarebbe tornato com’era prima che Thor entrasse in quella cella: sarebbero tornati ad essere nemici. Il dio degli inganni, il gigante di ghiaccio traditore di Asgard ed il dio dei fulmini, paladino della giustizia, salvatore della Terra.
Solo quando Thor fece richiudere la porta Loki si risvegliò dal torpore nel quale era caduto. Si avvicinò di nuovo al vetro, fino a posare una mano ancora dolorante  su di esso, lasciando che lo sguardo seguisse il corpo di quel dio glorioso, i suoi movimenti.
Il dio dei fulmini si voltò un'ultima volta verso il prigioniero dello S.H.I.E.L.D. prima di uscire da quella stanza, ma non riuscì a sostenere il suo sguardo e gli occhi dei due non si incontrarono. Non avrebbe potuto sostenere quello sguardo nemmeno se avesse voluto: troppo era il dolore che attanagliava il cuore di Thor. Aveva delle responsabilità verso la Terra e verso Asgard, e per quanto amasse il fratello –nonostante non avessero alcun legame di sangue Loki restava sempre suo fratello– non poteva venir meno ai suoi impegni come Vendicatore. Perciò si costrinse a non alzare lo sguardo, a tenere gli occhi bassi, a non soffermarsi oltre le gambe slanciate del bruno.
Sparito dalla sua vista Loki si risedette sulla branda, passandosi una mano fra i capelli scuri prima di chinare il capo ad occhi chiusi.
Tutto tornava come prima…
“Io non sono mai stato tuo fratello…”
Ma era davvero quello che desiderava?
“Io volevo solo essere alla tua altezza…”
Gli stava davvero bene così? Domande che forse non avrebbero trovato risposta in quella cella di vetro.
“Tornare come eravamo prima….”
Il viaggio era quasi finito.
  
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