TRYING TO SAY
Da un po’ di tempo fervevano
i preparativi per le nozze di Bill Weasley e Fleur Delacour.
Ehm…mi correggo.
Da oltre due settimane
alla Tana regnava il caos.
Tutti i componenti della famiglia erano stati costretti dalla
signora Weasley ad impegnarsi sul serio affinché ogni
cosa fosse andata al proprio posto.
E guai a chi solo osava disobbedirle.
La vulcanica donna aveva
preso tutto sotto il suo più vigile controllo, e c’era da scommettere che i
nervi le sarebbero crollati in un batti baleno al più
banale incidente.
E,
d’altronde, come biasimarla?
Bill
era il suo primogenito, il suo adorato primogenito,e
non c’è da dimenticare che nella stessa notte in cui Silente era stato ucciso, lui
era stato morso da Fenrir Greyback,
il Lupo Mannaro che gli aveva irrimediabilmente sfregiato il bel volto.
Ma alla studentessa di Beauxbatons non era passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di non sposarlo; era rimasta al suo fianco
senza alcun indugio, pur sapendo che Bill sarebbe
stato sfigurato per sempre.
Fleur
aveva dimostrato di amarlo davvero, e aveva convinto alla fine anche la sua
futura suocera, all’inizio un po’ scettica nei confronti di quella ragazza
forse un po’ troppo raffinata.
Ecco dimostrato l’infinito
affannarsi della signora Weasley.
Suo figlio si meritava
tutta la felicità del mondo magico, insieme alla donna che aveva scelto come
sua sposa; e quella felicità sarebbe iniziata proprio con le nozze che, inutile
dirlo, dovevano essere perfette.
Ebbene,
per la pura gioia di tutti, oramai era arrivato il giorno più movimentato in
assoluto…
Quello prima del gran giorno.
Solo qualche ora e Bill e Fleur avrebbero potuto
dire addio alla loro libertà, cinicamente parlando, anche se la cosa non sembrava spaventarli; anzi, li elettrizzava più di quanto
non lo fossero già, questo sempre se possibile, naturalmente.
Non si vedeva più Fleur se non incollata a Bill, e Bill se non appiccicato a Fleur.
Ron
andava ripetendo che quei due si sarebbero fusi come due
gemelli siamesi a furia di stare così vicini…
Parlare in privato con uno
di loro era diventata un’impresa ardua quanto impossibile, e, cosa
assolutamente peggiore, la coppietta elargiva una quantità smisurata di
smancerie che i poveri coinquilini della Tana erano costretti a sorbirsi senza
poter fare nulla.
Stava diventando una
vera tortura.
Soprattutto per Ginny, la più piccola, nonché unica
signorina della famiglia Weasley.
In realtà Fleur non le era mai andata
particolarmente a genio, l’aveva sempre vista come una smorfiosa
antipatica, per non parlare poi di quel detestabile accento francese.
L’aveva rivalutata
ultimamente per lo stesso motivo che aveva spinto sua madre a farlo, certo, ma
continuava a non nutrire quella particolare inclinazione nei suoi confronti.
E, riflettendoci su, Ginny arrivava sempre alla stessa conclusione; insomma, in
fondo Fleur doveva pur avere qualcosa di interessante per piacere a suo fratello…
Nonostante fosse mattino presto la casa era in piena attività già da un paio
d’ ore.
Tutto un miscuglio
confuso e disordinato di persone, di fiori, di eccitazione,
di attesa febbrile; persino il tempo sembrava voler dare il suo contributo ad
un’atmosfera così frizzante.
Il sole era alto e
luminoso nel cielo di quel giorno di fine estate, e una lieve brezza animava il
lavoro rendendolo quasi più piacevole.
In cucina, Charlie Weasley stava spalmando
svogliatamente della marmellata su una fetta di pane tostato, quando si vide
sbucare la madre dalla porta che dava sul cortile.
-Dove
sono Fred e George?- chiese
superandolo veloce.
-Buongiorno a te,
mamma. Splendida giornata oggi.- le rispose sarcastico il ragazzo addentando la
fetta di pane.
-Non ci sono mai quei due quando c’è bisogno di loro…- lo ignorò imperterrita,
allungandosi per cercare qualcosa in uno scaffale un po’ troppo in alto per lei.
Charlie
si alzò dal suo posto per darle una mano.
-Erano qui fino a
cinque minuti fa.- mugugnò lui masticando il boccone e porgendole gli
strofinacci puliti che stava inutilmente cercando di prendere.
-Grazie, caro.-
Molly
gli rivolse un sorriso frettoloso;
-FRED!! GEORGE!!-
Charlie
strizzò gli occhi per l’urlo improvviso e decisamente
poco gradevole della madre.
-Ti risulta
così difficile non sbraitare anche a questa ora del mattino?!- la rimbeccò
infastidito Charlie ritornando al suo posto.
-Oh, per favore, Charlie!-
La sua voce risultò involontariamente isterica.
Il ragazzo guardò in
tralice la signora Weasley che ritornava in giardino
e lanciava un altro acuto richiamo per i gemelli, quando fu distratto da un
affrettato rumore di passi proveniente dalle scale:
-Non sto facendo che
ripetermi che domani tutto questo sarà finito!-
Charlie
riconobbe subito la voce di sua sorella;
-L’unica
cosa che ti trattiene ancora alla Tana, giusto?-
La risposta invece era di Hermione, arrivata due
giorni prima con
-Te l
ho già detto?-
-Almeno un migliaio di
volte.-
Le ragazze fecero il
loro ingresso in cucina con una pila per ciascuna di tovaglie e tovaglioli di
pizzo riesumati per l’occasione dal baule della soffitta.
-Buongiorno, Charlie.- lo salutò Hermione, già
vestita di tutto punto.
-Buongiorno anche te,
dormito bene?-
-Benissimo, grazie.-
Ginny
gli diede invece un buffetto sulle spalle; sapete com’è, i convenevoli fra fratelli non si usano molto.
-Avete già fatto
colazione?-
-Ci siamo svegliate
all’alba, se tanto lo vuoi sapere…o meglio, ci ha svegliate
la mamma. Erano le 5.30 quando ha iniziato ad
armeggiare con scope e palette proprio davanti alla porta della nostra stanza.-
disse seccata Ginny guardandosi intorno.
Charlie
la seguì con lo sguardo:
-Hai perso qualcosa?-
-Dove
sono Harry e Ron?-
-Ho la faccia di chi sa
dove si nascondono tutti?- chiese lui rivolgendosi
asciutto alla sorella.
-Cosa?-
-Niente, lascia perdere. E comunque non lo
so, mi sono appena svegliato e vorrei starmene un po’ in santa pace prima di
cominciare una di quelle giornate che non dimenticherò facilmente…chiaro? Mi meraviglio come mamma non mi abbia ancora detto di sparire
dalla cucina.- commentò mordendo il pane tostato.
Le due ragazze si
scambiarono un’occhiata eloquente, ed entrambe capirono al volo che era il caso
di uscire di lì; giusto il tempo di poggiare
momentaneamente su un ripiano ciò che Molly aveva
chiesto loro di prendere per imbandire i tavoli, che raggiunsero il cortile
assolato e ancora disordinato…
-Queste nozze stanno andando alla testa un po’ a tutti.- constatò Hermione raccogliendosi i capelli ondulati in una morbida
crocchia sulla nuca.
-Hai visto che non esageravo affatto nell’ultima lettera? Eppure non credevo che i miei andassero in tilt per così
poco!-
-Solo un giorno…uno
solo.- scherzò Hermione facendola sorridere.
All’improvviso un
sibilo sospetto ma fin troppo conosciuto…
-ATTENTA!-
Ginny
si abbassò in fretta afferrando in tempo Hermione per
il lembo della maglietta.
Un oggetto tondo
attraversò tutto il cortile designando un ampio semicerchio: per un pelo non
centrò in pieno il maestoso arco di fiori bianchi sistemato in giardino proprio
la sera prima, e il povero Leo che volava tranquillo da quelle parti ci avrebbe
sul serio rimesso le penne se non avesse deviato immediatamente con un verso
stizzito.
Fortuna che era un gufetto sveglio.
-Ma
che diavolo…?-
Ginny
strattonò giù Hermione che aveva allungato il collo per
capire cosa stava succedendo; e fu solo quando videro
sfrecciare la sfera assassina verso il retro del casolare che si affrettarono
in quella direzione, dove Ginny trovò esattamente chi
si era aspettata di trovare.
In
effetti non ci aveva messo tanto per capire che si
trattava di un bolide…
E
a chi poteva saltare in mente di mettersi a giocare a Quidditch
in un momento così poco opportuno?
Naturalmente ai
ragazzi.
Ron
e Harry, insieme a Fred e a
George, erano accalcati attorno alla custodia delle
palle da gioco; erano riusciti a catturare il bolide irrequieto, che però non ne voleva sapere del cinturino di sicurezza.
Fu Harry
che, alla fine, arrivò a chiudere la custodia con un tonfo deciso…
Fred
si stava asciugando la fronte imperlata di sudore quando
si accorse di presenza femminili che guardavano truci nella loro direzione.
-Ehm…buongiorno,
bellezze.- esordì lui con un sorriso smagliante.
-Fred,
non fare l’idiota.-
Il commento della
sorellina lo fece irrimediabilmente sentire tale.
-Possiamo spiegare
tutto…- cominciò poi George tra l’incerto e il
conciliante, dopo un momento di esitazione.
-MA COSA AVETE TUTTI E
QUATTRO AL POSTO DEL CERVELLO, ME LO SPIEGATE?!-
Hermione
era furente ancora più della sua stessa voce.
Harry
e Ron, che la conoscevano
certo meglio dei gemelli, l’avevano capito subito e avevano avuto almeno il
buon senso di evitare battute stupide.
Non era buon segno quando l’amica si ammutoliva e puntava i piedi per
terra.
-Vi siete resi conto
che ci è mancato poco così per mandare in fumo
settimane intere di preparativi?!-
-Hermione,
cerca di calmarti…-
-Calmarmi, Ronald?- lo
apostrofò immediatamente la ragazza voltandosi verso di lui.
Harry
scambiò un’occhiata preoccupata con Fred e George...
-Se
il bolide avesse distrutto qualcosa…che avreste fatto, eh? Stava per colpire in
pieno l’arco di fiori, per non parlare poi di Leo e del mio collo! Ma cosa? Tu sguinzagli quell’aggeggio
infernale!!-
-Che ti dice che sono stato io a farlo?!- sbottò offeso il ragazzo.
-Sei tu quello che
solitamente ha le trovate più geniali!-
-Vuoi
litigare?- tagliò corto Ron.
Hermione
si trovò inspiegabilmente impreparata ad una domanda così semplice;
-E
va bene. Litighiamo. Tanto la cosa la trovi sempre molto divertente.-
-Io non mi sono mai
divertita a litigare con nessuno, né tanto meno con te!-
Hermione
avanzò di qualche passo nella direzione di Ron, che
nel frattempo si era distanziato dal gruppo ammutolito.
-Ma
sul serio?- chiese retorico però serio lui.
-Avanti, ragazzi, è
normale che siamo tutti un po’ su di giri, ma non mi sembra il cas…-
-Tu non ti intromettere!- esclamarono insieme senza smettere di
scrutarsi con aria di sfida.
Harry
si fece intelligentemente da parte.
Solo allora Ron si rese conto di quanto si fossero avvicinati nella
foga del battibecco…
Qualcuno prima o poi avrebbe dovuto spiegargli perché con quella ragazza
doveva andare a finire sempre alla stessa maniera.
-… non hai più niente
da dire?-
-No.-
Ron
fece per oltrepassarla, esausto.
-Come sarebbe?-
La mano di Hermione sembrò scottargli intorno al polso;
-Sarebbe esattamente
quello che ho detto.-
Ron
si divincolò dalla presa non pensando di riuscire a resistere a lungo a quel
contatto.
Se
solo lei…
-Non la puoi fare
sempre così facile, Ron!-
Il ragazzo si voltò
finalmente per guardarla dritto negli occhi, mentre Hermione
fu costretta ad arrestarsi di colpo per evitare di andargli a finire addosso;
-Io e te ci conosciamo da sette anni.- disse lui deciso.
-Cosa?- farfugliò
confusa lei.
-Non è così?-
-Sì ma che cos…-
-Riesci a spiegarmi
perché non riusciamo a parlare senza litigare?-
Hermione
sollevò un sopracciglio, zittita per la seconda volta dalla stessa persona e
per di più nel giro di pochi minuti.
Si domandò se fosse mai
successo prima.
Ron
interpretò normalmente il suo silenzio come un no.
-Appunto.-
E
stava per andare via, quando si voltò ancora verso di lei;
-Il bolide l’ha
liberato Fred, per tua informazione.-
Hermione
dischiuse le labbra, sorpresa e assalita da un immediato senso di colpa…
Con lo sguardo scattato
verso il basso, incapace di rivolgerlo negli occhi dell’amico, temendo di
scoprirci ormai una delusione che non avrebbe fatto sentirla ancora peggio di
quanto non lo fosse già stata a causa della sua maledetta impulsività, poté
solo concentrarsi su quei passi che calcavano il prato.
Infuriata con se
stessa, si ritrovò a chiedersi perché non contasse mai fino a cento prima di
parlare.
Aveva litigato di nuovo
con Ron, e questa volta la colpa era solo e soltanto
sua.
Aggredirlo così…
Idiota di una Granger.
Doveva assolutamente scusarsi,
almeno provare a parlargli…questo sempre se non le avesse sbattuto
la porta in faccia, ovvio; cosa che le sembrò troppo probabile al momento,
considerata la scenata che le aveva fatto. E, per
quanto potesse detestare ammetterlo, a buona ragione.
Hermione
chiuse gli occhi come a riordinare le idee, e si decise ad allontanarsi da quel
posto…
Le urla di Ginny che minacciava Fred di
fargliela pagare sul serio questa volta stavano
diventando insopportabili.
Ore 24.43.
Una giornata intera e
non era riuscita a trovare uno straccio di occasione
per chiarirsi con Ron.
Hermione
si rigirò nel letto per l’ennesima volta…
-Accidenti a quella
testa rossa!- mormorò contro il cuscino, rannicchiandosi su se stessa, per poi
voltarsi a guardare Ginny che riposava tranquilla,
distesa su un fianco, e coperta dal lenzuolo chiaro fino alle ginocchia;
-Almeno tu riesci a
dormire…- disse con un sospiro rassegnato, mettendosi
a sedere e passandosi una mano tra i capelli che le ricadevano lunghi e un po’
mossi sulla schiena.
Non riusciva a chiudere
occhio che tutto l’accaduto di quella mattina le ritornava alla mente come in
un flashback, Ron infuriato compreso; ma soprattutto
non smetteva di rimbombarle nella testa la domanda che le aveva fatto prima di
lasciarla lì come un’allocca, ovvero, perché loro due
litigassero di continuo.
Hermione
raggiunse il più silenziosamente possibile la finestra spalancata sul giardino delle Tana e sulla campagna circostante; lasciò che una
leggere brezza le accarezzasse il viso accaldato, inspirando a fondo l’aria
pulita della sera.
Il cielo era sereno,
anche se l’aria era umida e si stava avvicinando qualche nuvola da ovest.
Si appoggiò con i
gomiti sul davanzale non riuscendo a trattenere un sorriso che le incurvò un
angolo della bocca…
Lei aveva una risposta
a quella domanda.
Era forse così
difficile capirlo?
Aveva conosciuto Ron e Harry sull’Espresso per Hogwarts il primo giorno del primo anno di scuola, quando
non era che una ragazzina con una massa di capelli crespi e un’insolita
passione per lo studio…beh, forse alla fine le cose non erano cambiate poi così tanto, eccetto i suoi capelli magari, appena più
domabili. Per il resto, era rimasta la stessa ragazzina saccente e ingenua di
allora…spesso si era chiesta se era per quelle sue caratteristiche che non aveva
mai avuto particolare successo con i ragazzi.
A volte si sentiva così
inadeguata…
Solo Ron e Harry la conoscevano
davvero, e l’unica certezza che aveva era che loro la apprezzavano e le
volevano bene così com’era…i suoi migliori amici da sempre, insieme a Ginny naturalmente, anche se con lei la sintonia era stata
meno immediata.
Ron…
Dopo aver condiviso
insieme compiti di Pozioni e di Trasfigurazione e partite a scacchi davanti al
camino della Sala Comune, abbracci forti nei momenti più duri e litigate in grande stile, se ne era irrimediabilmente innamorata…
Un momento.
Hermione
arrestò di colpo quei pensieri sparsi e drizzò le orecchie; le era sembrato di
sentire dei passi.
Restò immobile,
dimenticandosi anche di fiatare, e sperando vivamente di essersi sbagliata…
Uno scricchiolio di ante giù in cucina.
Forse era solo Bill, troppo nervoso per dormire;
o Fleur, in piedi per lo stesso motivo.
Ma
meglio controllare…
Hermione
prese la bacchetta dal baule accanto al letto, lanciò un’occhiata veloce a Ginny, in una catalessi tale che non si sarebbe svegliata
nemmeno con un fuoco di Zonko sparatole in un
orecchio, e uscì dalla stanza socchiudendo la porta.
Scese piano le scale in legno, e strinse più saldamente la bacchetta solo quando
vide una figura alta aggirarsi tra il lavello e la credenza.
-Lumos.-
mormorò appena intimorita la ragazza puntando il fascio di luce nella sua
direzione;
-Hermione!-
Ron
sussultò rischiando di lasciarsi scappare di mano il
bicchiere che aveva preso.
La ragazza abbassò la
bacchetta arrossendo immediatamente, un po’ per la sua eccessiva apprensione
(a pensarci meglio, quale malefico individuo poteva aggirarsi proprio in
cucina?), un po’ perché non ricordava di aver mai visto prima Ron in maglietta e pantaloncini.
-Mi hai
spaventato…- disse lui come impacciato, versandosi finalmente dell’acqua
fresca.
Tenne
gli occhi fissi sull’orlo di vetro per evitare di guardare Hermione
a lungo…se lo avesse fatto, probabilmente avrebbe
versato l’acqua ovunque tranne che in quel bicchiere.
-Scusa, ma avevo sentito dei rumori…-
-Ti ho svegliata?-
-Non riesco
a dormire.- rispose, evitando accuratamente i suoi occhi.
-Posso sapere il
motivo?-
Il ragazzo mandò giù
una lunga sorsata.
-Smettila.-
lo ammonì poi lei con impazienza.
Ron
la guardò perplesso, poggiando giù il bicchiere.
-Smettila di parlarmi
così!-
-Così come?!-
-Non siamo mai stati
formali io e te, o mi sbaglio?-
-No, infatti, ma forse dovremmo
iniziare ad esserlo.-
-Io sto provando…sto
tentando di venirti incontro ma tu parti come al
solito con il piede sbagliato!-
-Piede sbagliato? Ho
sentito bene? HAI DETTO PIEDE SBAGLIATO??-
-Abbassa la voce…-
mormorò con voce strozzata Hermione, guardandosi
intorno come se fosse potuto spuntare qualcuno da un
momento all’altro.
-NON FARMI SENTIRE LA CAUSA DI QUESTA SITUAZIONE,
NON PROVARCI NEMMENO!
Ron
si ritrovò una mano di Hermione premuta contro la
bocca.
-Vuoi svegliare tutti!?-
Mossa sbagliata.
In punta di piedi, Hermione si era avvicinata troppo
al viso di Ron; le iridi celesti appena sgranate per il contatto
improvviso, i muscoli immediatamente contratti per la pelle della ragazza che
ora toccava la sua…
Hermione
cercò di deglutire nonostante la salivazione le si fosse
azzerata come d’incanto.
Il buon odore di Ron sembrò investirla…quel ragazzo alto e dai capelli rossi
le faceva perdere il controllo.
In qualsiasi occasione.
Non era normale, così
come non lo era la voglia che la stava prendendo di sostituire la mano ancora
sulla bocca con le sue labbra…
Un tuono risuonò in
lontananza.
Nella stanza illuminata
dalla luce pallida e fredda della luna ricadde il silenzio animato solo dai
loro respiri.
-D-dicevi?-
Ron
non riuscì a trattenersi oltre…
Erano sufficienti quegli
occhi innocenti e ora un po’ imbarazzati per fargli crollare miseramente ogni proposito di farla restare
un po’ sulle spine, come piccola e innocua rivincita su quel suo caratterino
che, nonostante si scontrasse costantemente con il suo, gli aveva fatto perdere
la testa.
Finì con lo sciogliersi
in un mezzo sorriso nel constatare ormai quanto dipendesse
da lei.
-Ascolta…- iniziò Hermione incoraggiata da quel sorriso; -…devo chiederti
scusa, Ron…per stamattina.-
-Herm…-
-Hai ragione
quando dici che noi due non facciamo che darci addosso…non sai quanto ci
sto male e quante volte ho pianto…sarà patetico…- continuò la ragazza in un
crescendo incontrollabile di parole;
-Ehi…-
-…ma
è così. Odio litigare con le persone, eppure a quanto pare
lo faccio di continuo…non so cosa diavolo mi stia prendendo ma…-
Hermione
trattenne il respiro quando si ritrovò la bocca
morbida di Ron sulla sua.
Fu un semplice sfiorarsi
di labbra, un istintivo sfiorarle le labbra…
Solo allora Ron si rese conto di ciò che aveva effettivamente fatto.
Ron
aveva baciato Hermione.
Ron
aveva baciato Hermione…
Possibile?
Evidentemente sì.
Se un attimo dopo si
fosse ritrovato cinque dita stampate in faccia non si
sarebbe meravigliato…
Ma
quando si scostò appena da Hermione, ciò che vide nei
suoi occhi semi aperti non era indignazione, o rabbia, o umiliazione…solo
sorpresa.
Il ceffone se lo
sarebbe beccato probabilmente un’altra volta, ma non quella.
-Stavo cercando di dirti che non importano le tue scuse…- mormorò Ron carezzandole con la mano appena tremante una guancia
arrossita; -…né tutte le nostre litigate, né tutto il resto…quello che mi
importa ora è solo dirti che ti amo…che ti amo e che voglio restarti accanto…ti
spaventi se ti confesso per tutta la vita?-
Hermione,
illuminata da uno splendido sorriso, intrecciò lentamente con la sua la mano di
Ron che le toccava il viso, per poi lasciarci un
piccolo bacio sul dorso...
La ragazza sperò che
non fosse stato solo un sogno…o, in caso contrario, avrebbe voluto dormire per
sempre.
La ricerca degli Horcrux non era più così lontana...anzi, proprio quella sera forse
sarebbe stata l'ultima prima di un periodo pieno di insidie.
E questo lo sapevano
bene tutti e due.
Si rifugiò tra le sue
braccia con un sospiro carico di speranze;
-…andrà tutto bene,
vero?-
Lui sapeva esattamente
a cosa si riferisse, purtroppo.
-Andrà tutto bene…-
Ron
lo promise alla ragazza che ora stringeva a se, ma soprattutto a se stesso…
-Ripetilo ancora…-
-…che andrà tutto
bene?- scherzò
lui, sollevando ingenuamente un sopracciglio.
-…che
mi ami, Weasley.-
Hermione
gli cinse il collo scompigliandoli i folti capelli rossi, questo prima che Ron glielo sussurrasse
all’orecchio ancora e ancora…
FINE