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Autore: Psiche_delica    21/05/2012    2 recensioni
“Ho sbagliato tutto. Tempo fa ho sbagliato tutto” dico cercando di reggere il suo sguardo, ma è impossibile.
“Si dice che il tempo aiuta a capire, ma tu, cara Petrova, ce ne hai messo troppo ormai sei out”
“Ma…”
“Ma cosa?”
Prendo un una boccata d’aria e lo dico: “Ma ti amo”
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Katherine
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente sua


A te, 
cara amica, che mi sproni a scirvere...
che  mi dai la forza di credere nelle parole e nei sentimenti. 
A te, 
perché ci sei. 






Doppelganger.
E’ questo quello che sono, quello che mi perseguita da tanto tempo.
Forse troppo. Ma non posso sfuggirgli, non posso perché l’unico modo per sfuggire a quello che sono è morire e non voglio. Sono già morta ed ora non voglio andarmene definitivamente.
Non se c’è qualcosa, o meglio qualcuno, che mi tiene ancorata su questo mondo, dentro questo corpo ormai morto.
Ho vissuto da sempre con la convinzione che l’amore sia l’unica cosa per la quale vale la pena vivere, tentare, combattere. Eppure ci fu un periodo in cui odiai l’ amore, odiai il concetto di amore come quello del sacrificarsi per l’altro, questo fin quando non arrivarono loro.
I fratelli Salvatore.
Già, colore che salvarono il mio animo, donando ad una persona come me, una non morta, tutto quello che un uomo può donare ad una donna amata: l’ anima. E io me la presi, anzi la pretesi. Ero così assetata e affamata e volevo per me quell’ amore che da sempre avevo sentito parlare ma che non avevo mai provato.
Pretesi la loro anima, trasformandoli in demoni. Come me, solo per tenerli con me, per poter godere di quelle attenzioni che mi davano, quelle premure e quelle passioni che mi rendeva schiava e bramosa di altro.
Ma loro sono spariti.
Mi hanno abbandonata e capii di nuovo che l’amore era solo una parola, una parola detta al vento.
E’ per questo che ora mi ritrovo qui, dal posto da cui sono fuggita quando capii che io per loro non ero più nulla. Mi ritrovo qui perché dopo anni, troppi anni, ho avuto modo di pensare e capire.
Capire quale scelta, anni fa, avrei dovuto prendere.
Una scelta a volte sembra facile da prendere, ma nel mio caso no. Amavo due persone, contemporaneamente ed ero consapevole di far loro del male, ma egoista e troppo bramosa di averli entrambi, non mi preoccupavo dei loro sentimenti e quando loro lo scoprirono mi abbandonarono perché mi misero dinanzi ad una scelta che non volli fare.
Ma solo ora capisco che avrei dovuto, perché fa male.
Fa male, tanto male non sentire più le sue mani scorrere lungo il mio collo mentre va alla ricerca del mio viso, per accarezzarlo e vezzeggiarlo come solo lui sapeva fare. Fa male non sentire più i suoi occhi posarsi sui miei e ardere di passione, struggente, dolorosa, divampante e piacevole.
Ma più di tutto fa male non aver potuto passare più tempo fra le sue braccia. Quelle braccia che le notti mi tenevano calda, quelle braccia che mi facevano sentire amata e forse lo era davvero. Ero stata davvero amata, incondizionatamente, dal maggiore dei Salvatore, quello che io snobbavo rispetto al minore, ed invece avrei dovuto scegliere lui. Lui, perché sapeva amarmi davvero. Perché il suo sentimento era vero, era ardente e bruciava.
Ci consumava.
Scacciando una lacrima mi avvio con passo cadente verso la casa che tempo addietro mi aveva ospitato.
Cerco di non piangere ma il dolore, non solo fisico, mi atterrisce e si espande come acido nel corpo. Come se questo stesso acido stia mangiando la mia carne, la stia bruciando, dilaniando e lacerando. Soffro così tanto per il mio cuore solo e sanguinante che con la vista appannata mi aggrappo con forza al portone. Spero tanto che ci sia qualcuno dentro e che quel qualcuno sia lui: Damon.
“C’è nessuno?” dico con un filo di voce, troppo bassa da poter essere udita, così con le poche forze che ho ancora do un piccolo pugnetto contro la porta, ma le mie gambe cedono e mi accascio a terra cercando di rimanere sveglia e di non perdere i sensi, perché qualora fosse lui ad aprire la porta vorrei per lo meno guardare i suoi occhi di ghiaccio. Mi porto le mani sul viso e cerco di non tremare, ma ho paura che quello da cui sto fuggendo possa trovarmi e riportarmi via.
Sento la porta aprirsi e la reazione del mio cuore è una sorpresa persino per me. Inizia a battere così furiosamente che me ne vergogno quasi. Di sicuro chiunque abbia aperto la porta avrà sentito lo sfarfallio del mio cuore e abbasso lo sguardo, timorosa.
“Elena?”
Damon. Sì, è la sua voce. La riconoscerei tra milioni. Con un po’ di forza alzo lo sguardo verso di lui e, con terribile vergogna, accenno ad un piccolo sorriso.
“Katherine?” chiede lui, ma non noto sorpresa nei suoi occhi, ne tantomeno piacere.
Vorrei parlare, dirgli che mi è mancato moltissimo, che è bellissimo come quando lo vidi per la prima volta avvolto in un completo elegante mentre si sporgeva verso di me per lasciare un casto bacio sul dorso della mia mano, ma non riesco a fare niente di tutto ciò perché le lacrime escono dai miei occhi e copiose solcano le mie guance.
“Cosa diavolo ti prende?” mi dice con freddezza. E sto male. Quanto vorrei che si chinasse su di me e mi abbracciasse come faceva nelle notti calde dopo aver fatto l’ amore. Quanto vorrei che mi rassicurasse, che mi dicesse che va tutto bene.
Continuo a piangere senza dire nulla, mentre tremo e singhiozzo.
“Hai deciso che non parlerai se non davanti ad un avvocato?” chiede sarcasticamente.
Io abbasso gli occhi e cerco di rialzarmi, ma nel farlo perdo l’ equilibrio e ricado a terra.
No, nessuna scena da film, non si è nemmeno sporto per prendermi. Nemmeno ci ha provato.
“Io…” cerco di parlare ma lo vedo poggiarsi con una spalla con lo stipite della porta e incrociare le braccia al petto.
“Tu cosa?” chiede e deglutendo riprovo a parlare.
Ho… ho bisogno di te” gli dico ma chiudo subito gli occhi, timorosa di sentirlo sbuffare o addirittura ridere delle mie parole.
“Katherine cosa ti serve?”
Lo guardo tristemente e mi rifaccio forza. Questa volta riesco ad alzarmi e mi avvicino un po’ a lui.
“Mi dispiace…” gli dico mentre un singhiozzo mi percuote. “Io… mi vergogno… così tanto. Sc… scusa, io…è te che avrei… dovuto scegliere” gli dico ma so che per lui ormai quelle parole non hanno più alcun valore. Lo so e lo capisco dal modo in cui mi guarda ora.
“Sei fuori” mi dice.
“Mi faresti entrare?” chiedo umilmente, ma lui mi guarda come se avessi bestemmiato. Capisco che non è gradita la mia presenza perciò mi torturo le mani e mi stupisco di me stessa.
Non sono mai stata così, ciò che volevo lo prendevo. Ma ora, dinanzi a lui, dinanzi a questi occhi perdo tutto il mio potere, la mia sfacciataggine.
“Non… fa niente. Scusa… del disturbo” gli dico e mi allontano sperando che lui mi trattenga, ma l’ unica cosa che sento è solo una porta chiudersi alle mie spalle. Una porta che rompe il mio cuore, facendolo sanguinare.
Continuo a piangere e mi accorgo che inizia a piovere. Non posso andare da nessuna parte, così malconcia e con questo tempo. Così mi rintano sotto il portico, sdraiandomi a terra e rannicchiandomi su me stessa.
E non mi rendo conto di perdere i sensi…
 
 
 
C’è caldo.
Ma è un caldo piacevole, è quel calore che ti infonde tranquillità, amore…
Cerco di aggrapparmi a questa fonte di calore e penso a lui. A come era identico il calore che mi trasmetteva quando mi amava a modo suo, quando mi venerava come solo sui poteva fare.
Mi aggrappo con più forza quando realizzo che quello sotto di me è realmente un corpo.
Il suo.
Allarmata e mortificata apro le palpebre e mi allontano, rannicchiandomi in un angolo del letto.
Come ci ero finita lì?
Cerco di regolarizzare il mio respiro, ma è molto difficile. Tante sono le emozioni che tutte insieme sto provando dinanzi a lui, al mio Damon.
“Bel trucco quello di svenire e farti ridurre in poltiglia da qualcuno” dice mentre mi guarda sprezzante, ed io muoio.
“Io…”
“Io, io, io. Non sai dire altro questa sera?” ed ecco la cattiveria e lo sfogo che mi merito. Dopotutto non posso pretendere di essere accolta a braccia aperte se sono stata io la prima a ferirlo.
Stringo un po’ il lenzuolo e noto di essere nuda.
Si è preso cura di me…
“Non mi sono preso cura di te. Ho evitato di sporcare le mie lenzuola” dice e quelle parole mi feriscono.
So che non può leggere la mia mente, ma ormai mi conosce così bene da poter capire cosa pensi.
“Oh…”
“Non fare l’ offesa Katerina. Cosa diamine vuoi da me? O dovrei dire da noi?
Una lacrima esce, fuori dal mio controllo, e lo guardo desiderando solo un abbraccio.
Volevo solo essere… coccolata.
Damon” lo chiamo per la prima volta dopo tanto tempo e lo vedo rabbrividire al suono della mia voce, forse non tutto è perduto.
“Non chiamarmi con quel tono”
“Ho sbagliato tutto. Tempo fa ho sbagliato tutto” dico cercando di reggere il suo sguardo, ma è impossibile.
“Si dice che il tempo aiuta a capire, ma tu, cara Petrova, ce ne hai messo troppo ormai sei out”
“Ma…”
“Ma cosa?”
Prendo un una boccata d’aria e lo dico: “Ma ti amo”
Lo sento ridere e l’ennesima crepa spacca il mio cuore. Perché non mi crede? Perché crede che sia tutto falso?
“Katherine non dire idiozie. Non era Stefan la scelta? Non era lui e per sempre solo lui?”
Mortificata mi mordo un labbro e piango. Piango per tutti i miei sbagli.
Piango perché non ho mai capito quali fossero le cose che veramente mi avrebbero resa felice e Damon era una di queste.
D’ un tratto sento due braccia forti avvolgermi e stringermi.
Ehi…” mormora vicino al mio orecchio ed io mi aggrappo a lui, al suo collo, ai suoi capello.
Dio, quanto mi era mancato.
Sono qui” dice ed io scuoto la testa perché mi sento sporca, mi sento una stupida sgualdrine che si è divertita con lui calpestando il suo cuore. E forse è così che sono ai suoi occhi.
Scusa” dico singhiozzando e sento prendermi il viso tra le sue caldi e forti mani.
“Ehi… guardami” mi dice e faccio fatica, le lacrime sono troppe e il dolore mi consuma, così come l’amore che provo per lui.
“Katherine chi ti ha ridotto così?” mi chiede, ma ora non ho voglia di parlare di questo. Voglio lui, voglio perdermi nei suoi baci, nelle sue carezze… nel suo amore.
“Non ha importanza” dico e mi sento avvolgere di nuovo da quel torpore che mi aveva cullato da prima che mi svegliassi.
“Ne ha invece” sussurra e mi porta a sdraiarmi sotto di se.
“No” dico e affondo il viso nell’incavo del suo collo.
“Katherine…” sussurra e non mi sembra vero. E’ lui ed è qui, con me.
“Damon… mi… mi baceresti?” gli chiedo debolmente.
Lui mi guarda ed ho paura che ritorni ad essere quel vampiro freddo che ho visto poco prima.
“Per tutta la notte” dice e le sento.
Quanto mi erano mancate…
Le nostre labbra si uniscono e si fondono, mentre le nostre lingue si cercano, si accarezzano e si amano. Le sue mani scendono sul mio collo, lo accarezzano e tornano sul mio viso.
“Mi sei mancato” dico e lui sorride.
“Anche voi Miss Katherine” mi dice e riaccolgo le sue labbra sulle mie. La sua lingua nella mia bocca.
Le sue mani, dolci e bramose, scendono e arrivano sui miei seni. Era da tempo che mani così dolci ed attente non mi toccavano, non mi accarezzavano.
“Quanto ti ho desiderata in questi anni” mi dice mentre il suo sguardo si posa sui miei seni.
Si lecca il labbro superiore per poi scendere su di me, sul mio petto, e prendendo in bocca un mio seno. Lo lecca, lo succhia e io mi perdo.
Mi perdo in lui, nel suo amore.
“Ti amo” dico di nuovo e non m’importa d’esser ripetitiva, ma ora che so quello che prova, ora che ho fatto chiarezza vorrei ripeterglielo all’infinito.
Le sue mani vezzeggiano i miei fianchi mentre le sue labbra tornano su, alla ricerca del mio collo.
“Voglio fare l’ amore con te” gli dico, spingendo il mio bacino contro il suo e i suoi occhi, disorientati incontrano i miei.
“Voglio te Damon, nessun altro” e una lacrima esce di nuovo. Una lacrima che lui cattura con le sue labbra.
“Ed io voglio te” mi dice e lo sento liberarsi dei pantaloni e lo aiuto. Non voglio intromissioni tra di noi, non voglio ostacoli. Voglio solo sentirlo su di me, dentro di me.
Con dolcezza e venerazione, forse, mi accarezza ancora i fianchi mentre le labbra scendono sulla pancia lasciando scie di fuoco e lo sento leccare la pelle surriscaldata della mia intimità, mentre io vorrei morire dal troppo piacere. Ha sempre saputo come amarmi ed io lo amavo non solo per questo, ma per tutta la dolcezza con cui mi amava.
Sento ancora la sua lingua nella parte più vulnerabile di me quando in preda al piacere stringo il cuscino sotto la mia testa gemendo il suo nome, urlandolo quasi.
Con lentezza esasperante si riporta su di me e posso ancora vedere le labbra lucide a causa mia. Ma poco importa, perché lo bacio e le lecco. I nostri sapori mischiati…
Mi sanno di unione, di amore.
La sua eccitazione è palpabile e brucia a contatto con la mia, spinge piano verso di me come in tacito permesso che vorrebbe ricevere e annuendo prendo il suo viso tra le mie piccole mani.
“Sono stata stupida” gli dico, mentre lui, mi bacia una guancia e solo ora capisco a cosa sia dovuta questa sua lentezza. Cerca di far piano e di non farmi male. Devo essere veramente uno straccio se mi sfiora quasi, invece di accarezzarmi con passione.
“Shhh” dice e sgrano gli occhi, quando con un’unica leggera spinta è dentro di me.
Il paradiso…
Mi fa scudo con le sue braccia e, poggiandosi al letto, muove il bacino contro il mio. Lo muove lentamente mentre mi dà il tempo di abituarmi a lui.
Si muove delicatamente e lo amo ancora di più, se possibile.
Ci guardiamo negli occhi e gli accarezzo il volto, mentre lui bacia il mio palmo, mentre succhia un mio dito.
E’ così bello il mio Damon che mi chiedo come io abbia fatto a dubitare, a chiedermi chi fosse il migliore tra i due.
Il ritmo delle sue spinte comincia a farsi più forte e incalzante, così come il piacere che dal mio bassoventre invia scosse a tutto il corpo. La sua bocca torna sul mio collo e i suoi gemi saturano l’aria intorno a noi, saturano il mio cuore che da centocinquant’anni è alla ricerca di lui.
Continua a spingere mentre mi aggrappo alle sue spalle e mordo la sua spalla.
La mordo e lui mi guarda. E’ la prima volta che ci uniamo dopo la sua trasformazione e voglio amarlo completamente.
Lui sembra aver capito le mie intenzioni e inizia a spingere di più, ad affondare dentro di me, ed io gemo. Mi dimeno sotto di lui, tirando i suoi capelli e baciandolo ogni tanto.
Spinge ancora quando vedo i suoi occhi scurisci, quando vedo le vene cremisi contornare quel mare di ghiaccio.
Sorride e mostra le sue zanne.
Dio mio…
Sento il piacere sessuale mischiarsi al piacere dell’ unione. Della nostra unione e lascio che anche le mie zanne si allunghino e poi… la pace.
I suoi denti finiscono nel mio collo, come i miei finiscono nella sua spalla, mentre i nostri bacini si uniscono, spinta dopo spinta. E l’ orgasmo ci coglie, entrambi. Mentre ci abbeveriamo del sangue dell’altro, mentre amiamo senza condizione alcune l’altro.
Esausti ci lasciamo andare sul letto e mi volto verso di lui. Vorrei tanto che mi cercasse e che mi tenesse stratta a se, ma le mie preghiere vengono esaudite perché mi afferra e mi porta sopra di se, facendomi allargare le gambe e posizionando a cavalcioni.
“Voglio sentirti su di me” dice e mi accarezza. “Pagherà per quello che ti ha fatto, chiunque esso sia” e si alza leggermente per darmi un bacio.
“Non importa” dico nuovamente.
“Si invece, perché ti amo e perché sei mia, ormai”
E sono felice così.
Felice, finalmente, di essere sua e di sentirglielo dire. 








Perdonate questo mio momento di pazzia, ma quello che mi ha spinto a scrivere questa OS, priva di senso, è il mio stato d' animo. Avevo promesso ad una cara amica che avrei scritto una OS su Katherine e Damon in cui avrebbe regnato la passione, l' amore tavolgente ed erotico, ma non ci sono riuscita. Non quando sono così e quando il personaggio di Katherine mi infonde tanta dolcezza e tenerezza. E' chiaro a tutti che ho preso i personaggi per inserirli in qualcosa che non c' è e non esiste perciò non mi resta altro che dirvi... grazie. 
Grazie di aver letto. 

   
 
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