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Autore: Mezzo_E_Mezzo    10/12/2006    2 recensioni
La sua lama non osò fendere il buio,
per paura di lacerare
petali perfetti...
Genere: Malinconico, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so precisamente il perché, ma mi sentivo in bisogno di precisare che ho ritrovato ciò che segue in un vecchio quaderno, distante nel tempo.
Forse perché lo sento concretamente diverso da tutto ciò che ho scritto poi, o che scriverò. Il fatto è che sono cambiata. Bah.. succede, dicono. Credo allora di considerarlo come un saluto a quello che sono stata, senza sventolamento di fazzoletti umidi o scintillio di una fiamma obliatrice. All'inferno il tempo!
Che Satana ci si trastulli nel non-eterno.


Aprile


Cade la pioggia, fitta, insistente.
La pioggia che infradicia.
E batte la terra come un tamburo.
(Tu) Fa' finta di niente.
Posato sopra la sorgente
del Nulla, un merlo dipana
il suo rauco verso, cigolando,
negli echi sordi della piana.
Le sue zampette sono già bianchissime.
Tra molto poco cesserà d'esistere.
Il principe dal volto di bambino,
insonne, sul balcone, passa
la notte, ad osservare il cammino
cadenzato, dei freddi pianeti.
Avvolto in candide lenzuola
di carta, sottili, con arieti
e violette ricamati,
che svolazzano, se ne sta immobile.
Vorrebbe ridere fino a crepare
quel cappello di paglia appeso al muro.
Se la luna smettesse d'origliare
i miei intimi pensieri di cartone,
sarei gelosa di chiunque
a sè ne attirasse l'attenzione.
Gli lancerei contro coltelli di nascosto;
mi brucerei i capelli coi fiammiferi.
La pioggia cade, cade,
m'appesantisce,
ma allo stesso tempo mi pulisce
dalla cenere delle strade,
dall'ansia per qualcosa che scade,
le spalle s'incurvano -come sotto una coltre,
oppure all'alba, come un sogno che finisce,
s'accartoccia, s'ingrigisce, e rimangono
solamente le donne coraggiose
che piangono
dall'altra parte degli occhi
per non far vedere,
perché il dolore è sconveniente..
Acqua salata, sotto la pelle,
ossa di corallo splendente,
le mie mani sono scheletri di ragni.
Ogni cosa è seta
che struscia sulle palpebre
ogni cosa è salubre
come erba di palude.
Ecco la tenebra, discreta,
con le lunghissime gambe nude.
E' ubriaca della mia insulsaggine.
Barcolliamo l'una nell'altra
io nella sua ombra, lei nelle mie pagine,
da parte sua s'illude
di essere più scaltra
di me. Di farmi nera.
Di modellarmi come fossi di creta.
Li sento, i miei mondi, adesso,
girano all'indietro,
puntualmente attraversandomi.
Orme di passi di ballerina,
sulla pietra appuntita, come tracce rosa,
lascia che mi parlino
nelle loro lingue intricate,
i fieri spiriti
dal lungo collo,
lascia che mi sussurrino
stregonerie -tra i capelli.
Il guerriero non stava bene nel giardino,
era inquieto, in trappola, e senza
pace. La sua lama non osò fendere il buio,
per paura di lacerare
petali perfetti. Fuori posto
come un'amaca
ritta in mezzo alla battaglia.
E' tempo. Sotto questa quercia, sosto,
tra torpore, e passione, e la pioggia araldica,
e un canto lieve, di neve
e di conchiglia.
Il mio conto chiedetelo al mare.

  
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