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Autore: AngelWithoutWings    21/05/2012    5 recensioni
“Ok, basta.” Mi voltai decisa verso di lui “Perché non puoi fare come tutti gli altri?” gesticolai “Avanti, chiedimi come sto e accetta la mia bugia! Così puoi andartene e goderti la tua...”
Non mi lasciò finire, che le sue braccia furono intorno alla mia vita e il mio viso schiacciato sulla sua t-shirt.
Nessuno dei due disse niente. Rimanemmo entrambi immobili e mi lasciai cullare dal suo profumo, dal ritmo regolare del suo petto e dalle sue mani tra i miei capelli.
“Ti odio, Styles.” Brontolai, strinsi la sua t-shirt nel mio pugno.
“Lo so. Perché ti capisco meglio di chiunque altro.” La prese, aprendola per intrecciare le sue dita alle mie “Per questo hai bisogno di me.”
“Non... io sto...” la strinsi, arrendendomi “Ti odio.” Ripetei sbuffando.
Mi scostai, recuperando lo zaino. Guardai la sigaretta che mi aveva rubato ancora tra le mani e feci per riprenderla. Lui strinse il pugno, scuotendo la testa “Ho a cuore la tua salute.”
Sospirai “Fottiti.” Alzai le spalle e cominciai a scendere le scalinate.
"Lee!" mi richiamò "Manca anche a me, sai?"
Quella scena sembrava terribilmente familiare. Terribilmente dolorosa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 – Back to school. Falling into Reality.

Eccoci qui. L’estate è finita e la scuola ricomincerà ufficialmente tra qualche minuto. Il tempo di svoltare l’angolo, passando la mano lungo il muro poroso di mattoni rossi. Si ricomincia.
Per una volta vorrei davvero ricominciare. Tornare alla mia vita. Ma so già che non sarà possibile.
Arrivata al cancello, sentii suonare la campanella. Sospirai. Ero uscita in ritardo apposta ma a quanto pareva, dovevo per forza scontrarmi con l’intero corpo studentesco da subito.
Avrei tanto voluto indossare una di quelle felpe larghe e grigie, provviste di cappuccio, così da essere sicura di risultare invisibile. O almeno, chiunque mi avesse visto, avrebbe capito che era la mia intenzione. Un po’ come le ribelli nei film.
Ma forse era molto meglio il mio berretto rosso dei Red Socks, dal quale spuntava solo una porzione dei miei capelli castani e folti, raccolti in un’alta coda di cavallo e si accostava a quel 15 settembre stranamente caldo per le temperature di Holmes Chappel, dando sicuramente meno nell’occhio.
Tralasciando poi il fatto che questa merda era la mia vita reale e io non ero una ribelle...
Alzai il volume sparando Boulevard of Broken Dreams nell’I-pod, infilando le mani nelle tasche dei pantaloncini di jeans e, con molta calma, mi avviai verso l’entrata.
La massa era già passata, la porta era chiusa e per un attimo pensai di averla scampata. Che stupida...
Quasi che, aprendo la porta, avessi fatto scattare l’allarme antincendio, tutti gli studenti presenti nel corridoio del primo piano, si voltarono nella mia direzione.
Non mi era mai importato molto di quello che pensava la gente di me. Popolare o invisibile non faceva la differenza. Ma adesso era diverso. Sapevo perché mi guardavano e sentivo il peso di quegli sguardi da giudici sulla mia pelle mentre i miei di occhi, cominciavano a pizzicare.
Richiusi la porta, sfruttando il vantaggio della visiera per camminare a testa alta. Tenendo lo sguardo puntato sulle Converse nere e ‘vissute’. Nonostante la musica e nonostante fossi consapevole che era solo nella mia testa, sentivo ingigantito il suono dei campanellini alla mia cavigliera e mi sembrava attirassero ancora più l’attenzione.
“Angy!” Billie Joe fu sovrastato da una voce squillante che non riconobbi subito. Il semplice fatto che mi avesse chiamato in quella maniera significava che non eravamo amiche.
Mi ritrovai stretta dalle braccia magre e abbronzate della bionda Gabbe, soffocata da un insopportabile profumo di gomma da masticare alla fragola “Come stai?”
“Starò bene quando mi lascerai respirare.” Rise, anche se la mia era una battuta assolutamente scontata e non ce ne era bisogno, sistemandosi la gonna da cheerleader.
“Sicura che vada tutto bene?” si finse premurosa, sorridendo.
Annuii, sfoderando quel sorriso che avevo imparato a mostrare, esercitandomi allo specchio.
Alzai le spalle, stringendo la bretella dello zaino fino a far diventare le nocche bianche e la superai, congedandomi con un semplice “Ci vediamo...” La sentii salutarmi, ma non ci feci caso.
Frequentava il mio corso di letteratura, ma a nessuna delle due era mai importato niente l’una dell’altra.
Che schifo, le facevo talmente pena che voleva farsi vedere dagli altri mentre mi aiutava...
Bene, ora avrebbero messo la mia faccia al posto del panda per il WWF!
Peccato che io non volessi essere salvata da nessuno.
Rinunciai a raggiungere il mio armadietto, che mi sembrava lontano chilometri, aprendo con la spalla la porta del bagno.
Sospirai sollevata ma quando mi voltai, scontrai qualcuno “Scusa.”
Il ragazzo aprì la bocca, ma non ne uscì niente. Non lo conoscevo, mi sarei ricordata un viso con dei tratti dolci come il suo, altrimenti; anche se non sembrava un gran che sveglio. E non avevo idea di cosa ci facesse nel bagno delle ragazze. Non ero mai stata una ragazza timida, per cui chiesi diretta “Ti sei perso?”
Alzò un sopracciglio ed indicò la porta blu alle mie spalle “Questo è il bagno dei maschi.”
Mi voltai, controllando e trovai il triangolo con l’omino bianco, al suo posto “Oh... ecco perché puzza qui dentro.”
Rise, alzando le spalle “Tutto ok?”
Repressi la voglia di urlargli contro e sfogarmi con lui sul fatto che era la quarta persona da quando avevo messo piede fuori casa a chiedermi come stavo. Era un povero innocente, malcapitato. Già era imbarazzante essere entrata nel bagno sbagliato, non volevo sembrargli una completa psicopatica.
Annuii, mordicchiandomi quello che rimaneva del mio smalto blu.
“Deve essere l’inizio della scuola...” dondolò sui talloni, in un timido tentativo di rendere quella situazione meno imbarazzante.
Sorrisi, fingendo che fosse stato divertente “Tranquillo, ora me ne vado. Voglio solo aspettare che la campanella suoni e il resto del corpo studentesco si dissolva.”
“Buona idea.” Annuì “Comunque, io sono Liam.” Mi porse la mano, sorridendo.
Date le circostanze, sperai che se la fosse lavata, ma gliela strinsi senza chiederglielo “Angel. Ma non azzardarti a chiamarmi così se vuoi che ti risponda!” lo avvertii.
Lui rise, rimettendo la mano nella tasca dei jeans “Come devo chiamarti allora?”
“Lee.” Guardai il display del Blackberry, tirando un sospiro di sollievo leggendo l’ora.
Mentre il nuovo arrivato stava per parlare, la campanella risuonò nei corridoi ed io recuperai lo zaino, fiondandomi nel caos generale, sicura che nessuno avrebbe più prestato attenzione a me.
“E’ stato un piacere conoscerti!” si sbrigò a salutarmi prima che la porta si richiudesse alle mie spalle.

Entrai in palestra per ultima, ritrovandomi gli sguardi silenziosi di tutti i miei compagni. Persino il prof sembrava mortificato, tenendo gli occhi bassi.
Presi un respiro profondo e scesi le scale per gli spogliatoi. Ero l’ultima ed ero in ritardo, ma nessuno mi urlò di sbrigarmi. Cos’è, avevano paura di farmi piangere?
Slacciai i pantaloncini e li lasciai scivolare fino a terra, mentre mi sfilavo la maglietta. Raccolsi entrambi, buttandoli ciancicati nella sacca, prendendo la tenuta da ginnastica.
Alle mie spalle, sentii un fischio d’ammirazione, che si ampliò per lo spogliatoio vuoto.
“Sei proprio un maniaco, Jawaad!” presi la bottiglietta d’acqua e provai a schizzarlo.
Rise “Ero solo venuto a dirti che la lezione sta iniziando.” Indicò il mio berretto “Lo fai apposta ad abbinarlo al reggiseno o è una coincidenza?”
Gli rifilai un’occhiataccia “Adesso tu evapori. Io mi rivesto e iniziamo la lezione. Che ne dici?” mi avvicinai “E già che ci siamo...” lui si appoggiò allo stipite della porta, sorridendo malizioso “Posso suggerirti un bel posto dove andare nel frattempo?”
Lanciò un bacio con la mano, che deviai spostandomi e se ne andò ridendo.
Sospirai, rimanendo con le spalle alla porta chiusa. Mi scappò un sorriso, forse il primo genuino da quella mattina –se non contiamo la scena di Josh a colazione che cercava di infilarsi un Coco Pops nel naso per non tornare a scuola...-.
Ti pare che l’unico che mi trattava e si comportava in modo normale con me doveva essere quel cretino di Zayn Malik?

Tirai un cazzotto al distributore di merendine, frustrata “Contento? Ti sei appena mangiato i miei soldi e il mio pranzo!”
Cinque dita affusolate e un polso ricoperto da braccialetti si posarono sulla mia, inserendo delle monete “E’ per questo che c’è la mensa, sai?”
Sbuffai, ritirando subito la mano. Feci un passo indietro.
Harry si abbassò, prendendo i cracker che erano caduti con un tonfo. Me li porse.
“Solo che in mensa c’è troppa gente, non è vero?” si passò una mano tra i ricci, probabilmente imbarazzato.
“Grazie. Domani ti ridarò i soldi.” Mi voltai, spingendo la porta antincendio.
Sbucata sul retro della scuola, salii alcuni dei gradoni di pietra di quello che, una volta, doveva essere stato un bel campo da basket. Mi sedetti a gambe incrociate e chiusi gli occhi, sfilandomi il cappello così da sentire il sole sulla pelle.
“E’ una bella giornata.” Constatò Styles qualche minuto dopo “Infondo è strano per il tempo di qui.”
Risi in un sussurro. Non l’avevo visto, ma quando avevo sentito dei passi, non avevo avuto dubbi su chi avesse potuto seguirmi. “Tu sei strano.” Aprii gli occhi, abbassando lo sguardo sui miei cracker.
Stavolta fu lui a ridere, ma la sua era una risata allegra “Anche tu sei strana.”
“Ragione in più per cui dovresti lasciarmi in pace.” Aprii la tasca dello zaino, estraendo il pacchetto di sigarette.
“Chi ti dice che ti stia seguendo?” me la sfilò dalla bocca, tenendola tra le dita per giocherellarci.
“Ok, basta.” Mi voltai decisa verso di lui, incontrando quello sguardo che con tutta quella luce sembrava azzurro “Perché non puoi fare come tutti gli altri?” gesticolai –odiavo ammetterlo ma lo facevo spesso quando ero nervosa. Sempre quando ero con lui, quindi- “Avanti, chiedimi come sto e accetta la mia bugia! Così puoi andartene e goderti la tua vita...”
Non mi lasciò finire, che le sue braccia furono intorno alla mia vita e il mio viso schiacciato sulla sua t-shirt.
Nessuno dei due disse niente. Rimanemmo entrambi immobili e mi lasciai cullare dal suo profumo e dal ritmo regolare del suo petto e le sue mani tra i miei capelli.
“Ti odio, Styles.” Brontolai, posando la mano stretta in un pugno affianco al mio viso.
“Lo so. Perché ti capisco meglio di chiunque altro.” La prese, aprendola per intrecciare le sue dita alle mie “Per questo hai bisogno di me.”
“Non... io sto...” la strinsi, arrendendomi “Ti odio.” Ripetei semplicemente.
La campanella risuonò in lontananza, indicando la fine della ricreazione e arrivò alle mie orecchie come una sveglia. Mi scostai, prendendo lo zaino. Guardai la sigaretta che mi aveva rubato ancora tra le sue mani e mi avvicinai per riprenderla. Lui strinse il pugno, scuotendo la testa “Ho a cuore la tua salute.”
Sospirai “Fottiti.” Alzai le spalle e cominciai a scendere le scalinate.
Quella scena mi sembrava terribilmente familiare. Terribilmente dolorosa.
Quando stavo per raggiungere la porta, mi richiamò. Mi voltai, coprendomi con la mano gli occhi per il sole alle sue spalle “Manca anche a me, sai?” disse.

“Josh, fa quello che ti dice la signora Pat, chiaro?” baciai la fronte di mio fratello, scompigliandogli i capelli “E non andare a dormire dopo le 22:00, ok?” annuì e lo lasciai nel salotto a giocare con la vicina –nonché baby-sitter-.
Scesi i gradini bianchi del portico di casa mia, saltando l’ultimo come d’abitudine e cominciai a camminare verso St Paul Avenue. Svoltai l’angolo, ritrovandomi di fronte due ragazzi che si stavano baciando.
Rimasi pietrificata, rimanendo a guardarli nascosta dietro il muro del discount.
Non avevo idea di chi fosse la mora, ma era impossibile per me, non riconoscere Louis...
Quando i due si allontanarono, tenendosi per mano, io ero ancora con le spalle poggiate al muro, affianco all’enorme e storico graffito ‘That’s a Shit’.
Proprio come nelle mostre ai musei per ogni elemento c’è il proprio cartellino, quello che serve a spiegarlo: bene, quello era il mio cartellino.
Evitai di prendere quella strada, temendo di rivederlo, correndo dritta per fare il giro lungo.
Non smisi di correre neanche al semaforo, svoltando a sinistra. Infondo era sempre servito per sfogarmi.
Avevo appena visto il mio ragazzo baciarsi con un’altra. Avrò pure il diritto di essere scossa, no?
Anche se non l’avevo chiamato, cercato o risposto ai suoi messaggi per tutta l’estate ed era ormai ovvio che non era più il mio ragazzo. Non ero gelosa, infatti. Non mi sentivo tradita.
Lo diceva il cartellino, no? Mi sentivo una merda per il semplice fatto che gli erano bastate un paio di settimane per dimenticarsi di me. Ero così semplice da dimenticare?

Con il fiatone, suonai il campanello di casa Horan e mi posai alla ringhiera di legno verde scuro del portico, per riprendere fiato.
La porta si aprì qualche minuto dopo e comparve quel biondo e irlandese del mio migliore amico.
Avevo quasi temuto che non mi aprisse. Ero arrivata a pensare anche all’ipotesi di ritrovarmi davanti una sconosciuta. Infondo me lo sarei meritata, non avevo sentito neanche lui per tutta l’estate.
Invece mi sorrise come sempre, aprendo un po’ di più la porta “Ancora due minuti e ti saresti persa l’inizio.”
Il cuore si alleggerì, persino il respiro si fece più regolare mentre i muscoli della faccia si azionavano per sorridere. Non mi limitai solo a quello ma, come non facevo da tempo, cominciai a ridere di gusto. Così, senza un motivo.
Solo il fatto che avesse dato per scontato che mi sarei presentata da lui per vedere la partita, come avevamo sempre fatto da quando avevamo dodici anni, per me era un motivo per cui sorridere.
Mi alzai, raggiungendolo e l’abbracciai. Semplicemente, lui mi strinse, senza chiedermi niente.
Sentii un campanello familiare dall’altra stanza e lo lasciai “Pop-corn?” lui annuì, facendomi entrare.

Helloooo! :D
Ecco il primo capitolo della mia nuova FF.
So che è un po' troppo misterioso e malinconico, ma non temete: nel prossimo capitolo -se avrete la pazienza di leggerlo- verra svelata la cosa per cui tutti guardano Lee e il motivo per cui lei evita tutti.
Inoltre le note malinconiche andranno via via scomparendo, lasciando spazio alle risate e al romanticismo, promesso!
Spero che almeno questo vi sia piaciuto e abbia catturato la vostra attenzione abbastanza da leggere i prossimi.
Lasciate una recensione se volete... <3


 

 
Lee in alcune foto scattate da Niall, prima delle vacanze. <3

  
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