Salvee..
Eccomi con questa storia con protagonisti Bella, Rosalie, Edward ed Emmett..
Come forse avrete capito, ci troviamo in un carcere.. Il perchè? Lo scoprirete..
Spero leggiate questa mia Fan Fiction e che la recensiate..
Non avrò un giorno preciso per aggiornare, ma lo farò ogni quanto sarò libera..
Xoxo Juju

***PROLOGO***


-Signorina Swan, confessi! Ormai sappiamo che è stata lei. Ci serve solo la sua conferma.-
Il detective si passò un fazzoletto sulla fronte scura per asciugarsi il sudore. Volevo raccontargli che non ricordavo nulla dell’incendio e che non avrei mai fatto del male a Benny. Lo amavo troppo, ma dalla mia gola non usciva alcun suono. Quell’uomo mi guardò fisso negli occhi per vedere se nella mia espressione vi era traccia di cedimento. Quei suoi occhi cerulei facevano contrasto con la pelle ambrata; in una strana maniera e combinazione il detective Evans era piuttosto bello. Nella sua espressione c’era un misto di dolore per la condanna che avrei dovuto scontare, ma si vedeva anche l’entusiasmo di aver quasi risolto il caso. Eppure, preferivo trovarmi lì, tra quelle quattro mura senza spiaccicare parola piuttosto che trovarmi nella piazza e vedermi fissare con sguardo accusatorio dalle gente. “E’ lei. E’ l’assassina di Benny”, “Era un così bravo ragazzo, e lei lo ha ucciso”, “Mia figlia era amica di un’assassina”, sembrava che la gente che mi guardava pensasse proprio questo. Era così frustante quella situazione.
-Signorina Swan- mi sollecitò il detective –firmi la deposizione!-
Mi scoppiava la testa e mi sentivo tutta un fremito. Migliaia di emozioni aleggiavano dentro di me. Nervosismo, paura, dolore..
Avvicinai a me il malloppo di fogli in cui vi ero scritto che avevo confessato l’omicidio del mio ragazzo e prendendo la penna che mi porgeva il sig. Evans apposi una firma scarabocchiata.
-Agente Diggory. La signorina Swan ha confessato, la venga a prendere.-
Tra le labbra mugugnai uno “stronzo”, ma lui per mia fortuna non lo sentì. Ci si sarebbe messa anche l’accusa di offesa a pubblico ufficiale. L’agente entrò nella stanzina come un bruto e facendo un leggero cenno al detective mi fece alzare in modo burbero. Mi ammanettò e mi spinse fuori dalla stanza degli interrogatori.
Cosa ne sarebbe stato del mio futuro prossimo? La paura che avevo mi congelava il sangue nelle vene, rendendomi immune a ogni reazione naturale. Ero un manichino nelle loro mani con la testa in fiamme.