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Autore: elieli9090    21/05/2012    3 recensioni
Nell'estate del quarto anno, Hermione si avvicina a Fred, inizia un'amicizia intensa, fatta di scherzi, litigi, risate e gelosie. Saranno abbastanza maturi per portare il loro rapporto a qualcosa di più maturo? Possono due persone così diverse innamorarsi in modo così imprevedibile? O prevarrà l'abitudine e la comodità?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 1

Un paio di scarpe da tennis un po' sporche, jeans tagliati al ginocchio, maglietta bianca a maniche corte, capelli castani a cespuglio e Grattastinchi sotto il braccio. Hermione Granger non aveva esattamente fatto un ingresso silenzioso e regale a Grimmauld Place, numero dodici, una inquietante palazzina nascosta ai babbani da antiche e potenti magie. Fred e George, che l’avevano accompagnata fin lì con la materializzazione congiunta, le avevano spiegato che quella era l’antica residenza dei Black e nuovo quartier generale dell’Ordine della Fenice. Molly li  aveva terrorizzato a dovere, se avessero fatto un solo scherzo ad Hermione avrebbe tolto loro la bacchetta per un mese e avrebbe chiesto a Silente di mettere un incantesimo antimaterializzazione su tutta la casa. I ragazzi che, da quando avevano passato l’esame, non facevano che materializzarsi da una stanza all’altra, erano rimasti dovutamente impressionati e avevano promesso solennemente sulla loro scorta di Merendine Marinare di non fare nemmeno il più piccolo scherzetto. Il baule di Hermione venne lasciato cadere da due braccia sottili, i gemelli non erano certo dei campioni di cavalleria, con un tonfo spropositato per le dimensioni modeste. In effetti era decisamente più piccolo, e più nuovo, rispetto a quello dell’anno prima. Il suo Incantesimo Estensibile Irriconoscibile, fatto il giorno prima di partire per le vacanze estive, non era fatto troppo bene visto che era riuscita ad espandere il bagaglio solo di un paio di metri e faceva un gran rumore quando lo trascinava: era comunque pesantissimo. Nonostante le limitazioni era comunque riuscita ad infilare tutti i suoi libri, gli appunti di tutti i quattro anni precedenti, il calderone, la divisa, il cappello da mago e i vistiti.

Hermione posò a terra il grosso micio rosso che prese immediatamente a gironzolare con la coda alta per familiarizzare con il nuovo ambiente. Infilò il naso in ogni angolo starnutendo per i nugoli di polvere che si annidavano praticamente ovunque.

“ Mi raccomando Hermione, ricordati di tenere la voce bassa!” sussurrò George all’orecchio della ragazza.

“Perché?”

Le tende di velluto, rovinate dal tempo, si erano aperte di scatto e il quadro a grandezza naturale di una vecchia con una cuffia nera, il naso adunco e gli occhietti cattivi, urlava a squarciagola. Subito i gemelli provarono a chiudere le tende ma la vecchia si sporgeva dal quadro cercando di afferrare i capelli rossi dei due ragazzi con le mani avvizzite. Con le unghie lunghe ed affilate riuscì a graffiare la guancia di Fred che si distrasse per qualche istante, ma abbastanza per l’anziana strega lo afferrasse per le orecchie. Il fratello mollò la tenda per accorrere in soccorso del gemello.   

sozzura! Feccia! Traditori del loro sangue! Abominio aglio occhi dei maghi! Mostri che insudiciate la casa dei miei padri con il vostro fetore.”

Alle urla della ex padrona di casa anche gli altri quadri si svegliarono  e cominciando ad urlare, dando manforte alla vecchiaccia. Tutti i membri della famiglia Black urlavano la loro insoddisfazione nel vedersi la casa invasa da Nati Babbani e Traditori del proprio Sangue, il disonore più grande. Accresciuto dal fatto che ad averlo condotti lì era stato proprio il loro antenato. Carne della loro carne. Hermione, troppo stupita da quello spettacolo per fare qualunque cose, guardava la scena a bocca aperta.

“Taci vecchia strega! Taci!” Ringhiò una voce alle loro spalle che Hermione riconobbe come quella di Sirius. L’uomo con i capelli lunghi, molto più dell’ultima volta che l’aveva visto, afferrò il lembo abbandonato da Fred, che si teneva la guancia dolorante, e con un grande sforzo lui e George chiusero le tende. Immediatamente quella voce acuta e penetrante smise di latrare e, con essa, anche gli altri quadri si acquietarono, lasciando che il silenzio tornasse a regnare nel corridoio.

“Ti chiedo scusa per mia madre Hermione!”

Hermione rimase a bocca aperta. Non si sarebbe mai aspettata che quella strega cattiva e inacidita fosse proprio la madre di quell’uomo dolce e altruista che era il padrino di Harry.

“Eh si, è proprio mia madre. Da non crederci quanto sia dolce quella personcina vero? Vieni con me, Hermione, Ginny e Ron sono di sopra.”  Rise l’uomo indicando il quadro ben nascosto dalla tenda “Baule Locomotor!” Aggiunse puntando la spessa bacchetta verso il baule di Hermione che si sollevò. Un gran rumore all’interno le fece capire che i libri, che aveva pazientemente suddiviso in categorie e ordinati per anno, erano crollati. Hermione gemette al pensiero di come avrebbe trovato i suoi preziosi appunti. Sperò con tutto il cuore che nessuna delle pozioni si fosse rotta rovinando le pagine, frutto di tutti i suoi sforzi durante quei quattro anni, sapeva che per i GUFO le sarebbero state utili.

“Harry?” Chiese Hermione seguendo Sirius.

“Arriverà tra pochi giorni, una settimana al massimo.” Rispose Sirius conducendola attraverso il corridoio.

Faceva veramente venire i brividi quel posto. Non solo per la carta da parati nera e grigia, per le lanterne verdognole che facevano una luce fioca e tremolante e per i pesanti tendaggi di velluto nero alle finestre polverose ma soprattutto per le centinaia di teste di elfi domestici decapitate e appese al muro come trofei. Sotto d’ognuna di queste teste c’era una targa d’ottone annerita dal tempo con l’anno in cui avevano preso servizio presso la famiglia e l’anno in cui erano stati uccisi perché troppo vecchi per lavorare.

Sirius si fermò davanti ad un’imponente scala con il corrimano di pregiato legno intagliato. Nei bassorilievi, dei maghi uccidevano e torturavano babbani. Hermione ne rimase sconvolta.

“Terribile vero?”

Hermione annuì, incapace di togliere gli occhi da quei terribili giochi di legno scolpito. Era talmento concentrata che non si accorse delle due figure, un ragazzo e una ragazza, entrambi con i capelli rosso fuoco, che scendevano le scale saltellando.

La piccoletta rossa getto le braccia al colle di Hermione che distolse lo sguardo dal corrimano per ricambiare la stretta dell’amica. Si lasciò stringere per qualche minuto. Capiva che Ginny aveva sentito parecchio la sua mancanza, chiusa in quella tetra casa con la sola compagnia femminile si sua madre e di Tonks. Che, a quanto pareva dalle lettere che la piccola Weasley le scriveva, quando veniva stava poco e per tutto il tempo in riunione, alla quale per altro non era ammessa.

Hermione sciolse l’abbraccio per stringere anche Ron che arrossì fino alla punta delle orecchie come ogni volta che una ragazza gli si avvicinava a più di mezzo metro.

“Vieni, Hermione” Le disse Ginny prendendola per mano e lanciando un’occhiata a Ron per fargli capire che voleva stare un po' da sola con l’amica “Le nostre stanza sono al terzo piano. Tra quella di Fred e George e quella di Ron e di Harry, quando arriverà. Mamma ha pensato di metterci in mezzo per cercare di… quietare le acque. Sai in modo che non si aizzino a vicenda. Secondo me l’unica cosa che succederà effettivamente sarà trovarci in mezzo a due fuochi.”

“Hai ragione!” Rise Hermione seguendo Ginny su per le scale, evitando accuratamente di guardare di nuovo gli intarsi della scala. “Come minimo i gemelli faranno esplodere la parete che ci divide.”

Ginny annuì con serietà. Dopotutto alla Tana i botti provenienti dalla camera di quei due erano all’ordine del giorno.

Le due ragazze, raggiunto il terzo piano, seguirono il corridoio fino alla penultima porta. Ginny l’aprì rivelando una camera piuttosto grande con due bei letti gemelli affiancati. Uno in ordine er perfettamente rifatto, l’altro disordinato con appoggiato sopra di traverso Mr Stecco, il folletto di peluche senza il quale Ginny non dormiva. La carta da parati era verde e argento, di sicuro chi ci aveva abitato era stato un Serpeverde. Ginny, nelle settimane che era stata lì aveva cercato di coprire le pareti con stendardi di Grifondoro che davano alla stanza un po' di calore in più. Anche le tende e il tappeto erano dello stesso stampo: con il leone rampante in oro su sfondo rosso scuro. Ma, nonostante quelle piccole modifiche, la camera restava comunque tetra, l’atmosfera pesante e deprimente.

“Niente a che fare con la mia stanzetta microscopica vero?” Disse Ginny notando la sguardo di Hermione ma travisandolo in pieno.
“Decisamente. Preferisco la tua.”

“La mia? Ma se è così piccola. Quando mettiamo giù il tuo letto quasi non ci passiamo. Non riusciamo nemmeno ad aprire per intero l’armadio.” Si lagnò la ragazza prendendo un elastico dalla scrivania e raccogliendosi i capelli in una treccia. Hermione le aveva sempre invidiato quei bei capelli lisci.

“Si è vero è piccola ma è calda, accogliente e luminosa. Questa invece è così…”

“…Dreprimente.”

Hermione annuì, spingendo il baule, che aveva fluttuato fin lì, davanti al suo letto. Lo aprì, vi si inginocchiò davanti e si sporse tanto da finirvi dentro con tutto il busto.

“Accidenti dove sono i vestiti? Non vedo l’ora di avere diciassette anni per poter usare la magia anche fuori da scuola. È così scomodo dover fare tutto a mano!”

“Ma quanto è grande quel coso?” Chiese Ginny avvicinandosi ad Hermione, di cui erano visibili solo le gambe e il fondoschiena per aria. Si sporse e sbirciò dentro. Sembrava di guardare dentro una botola che si apriva su una stanzetta quadrata con i lati di un paio di metri ma molto, molto bassa, sessanta, settanta centimetri al massimo. C’erano centinaia di libri e quaderni sparsi un po' ovunque e vestiti buttati qua e là, un paio di scarpe da ginnastica dentro un calderone rovesciato e qualche ampolla infilata in un paio di ballerine.

“Non è da te tutto questo disordine. Sei così ordinata di solito!”

“Era ordinato quando sono partita. Ma nello spostarlo deve essersi rovesciato tutto. Accidenti dovrò rimettere tutto a posto. Credo che chiederò a tua madre delle fascette magiche come quelle che ha messo Ron al Libro Mostro dei Mostri al terzo anno. Così almeno non si sposterà nulla in treno.”

La voce di Hermione arrivava ovattata ancora infilata in quel baule mentre cercava disperatamente una maglietta pulita per cambiare quella tutta sudata che aveva addosso.

“ A proposito com’è andato il viaggio con Fred e George? Ti hanno fatta dannare?”

Hermione emerse finalmente da baule. Il viso arrossato e i capelli ancora più crespi e disordinati del solito. Tra le mani una maglietta nera delle Sorelle Stravagarie che le aveva regalato Ron l’anno prima a Natale. Hermione la metteva si e no una volta ogni sei mesi per far felice Ron, in modo che non capisse che il regalo non le era piaciuto. Incredibilmente quella maglietta aveva avuto mille incidenti ogni volta che l’aveva indossata. Ed ogni volta, incredibilmente, non si era mai rovinata. Ginny sospettava che Ron l’avesse stregata in modo che non si macchiasse, non prendesse fuoco, non venisse mangiata dai Doxy o non soccombesse a nessun altro delle disgrazie che le erano capitate.

“Cosa succederà questa volta?” Chiese Ginny indicando l’orribile t-shirt che l’amica reggeva come una cosa velenosa.

“Avvicinarmi al quadro della mamma di Sirius quando la indosso dici che è troppo?”

“Direi di si. Almeno se vuoi avere ancora qualche ciocca di capelli in testa domani. Quella donna è una pazza sadica e crudele. Hai visto i graffi che ha lasciato sulla guancia di Fred? E ieri ha preso Lupin per il mantello mentre passava, l’ha quasi stritolato prima che papà e Sirius riuscissero a farle mollare la presa. E il giorno prima ha afferrato i capelli di Tonks così forte che l’ha sollevata da terra.”

“ Ma almeno andrei sul sicuro!” Rispose Hermione  e si tolse la maglietta sudata, la butto tra i vestiti sporchi di Ginny, pronti per essere lavati il giorno dopo da Molly. Prese una salviettina umida dal pacco formato famiglia che aveva portato da casa e se la passò sul collo e sotto le ascelle: non ricordava un’estate più calda di quella.

“Fossi in te gli confesserei che non ti piacciono le Sorelle Stravagarie. Io in te lo farei perché per questo Natale ti vuole regalare la felpa coordinata.”

Hermione impallidì e lasciò cadere l’orribile maglietta. “Scherzi vero?” Le venne quasi da piangere quando vide Ginny scuotere la testa con aria sconsolata.

“Beh potrei lasciarla a Fred e George! Di sicuro con loro non c’è pericolo che scampi.”

“Hai ragione! E a proposito di quei due, com’è andato il viaggio? Ti hanno fatto qualche scherzo idiota?”

Hermione scosse la testa. “Hanno stupito anche me. Nessuno scherzo, nessuna battuta, niente ironia! Non sembravano nemmeno loro. Li ha minacciati tua mamma?”

“Ovviamente. Ha detto che avrebbe distrutto loro tutte le Merendine Marinare e le Orecchie Oblunghe?”

“Le che e le cosa?” Chiese Hermione piuttosto sconcertata. Non aveva mai sentito nominare quegli oggetti magici.

“le Orecchie Oblunghe servono per ascoltare anche sotto le porte o comunque da lontano. All’inizio le usavamo per ascoltare le riunioni ma poi la mamma se n’è accorta e hanno cominciato ad Impeturbare la porta. Le Merendine Marinare sono dolcetti che ti fanno venire la febbre, ti fanno svenire,  sanguinare o vomitare. Almeno finchè non prendi l’altra metà.”

“Ma chi può voler star male, volontariamente poi?” Chiese Hermione decisamente sconcertata per le rivelazioni che le stava facendo l’amica.
“Studenti di Hogwarts che vogliono saltare le lezioni, no?”

“Stai scherzando? Ginny potrebbe essere pericoloso!” sbottò Hermione, ancora in reggiseno, incrociando le braccia sul petto. “Fred e George devono essere impazziti!”

CRACK

“Ci hai chiamati Hermione?” Dissero all’unisono i due diretti interessati, materializzandosi all’improvviso nella stanza delle due ragazze.
Hermione rimase per un attimo impalata per la sorpresa. Coperta solo da jeans e reggiseno di pizzo rosa pallido, per di più trasparente. Poi, imbarazzatissima, voltò loro le spalle per infilarsi la maglietta.

Soltanto George, che conosceva il fratello come se stesso, si rese conto che Fred aveva strabuzzato per un istante gli occhi alla vista di Hermione decisamente più scoperta di come fosse abituato a vederla. Quando la ragazza si era girata era rimasto a guardale la schiena magra. Non si era mai accorto – ma come avrebbe potuto saperlo del resto? – che l’amica aveva cinque nei che assomigliavano alla costellazione di Cassiopea.
“Ragazzi non si usa più bussare?” borbottò Hermione una volta rivestita. Si girò e arrossì vistosamente all’idea che l’avessero appena vista con un indumento intimo che non lasciava decisamente nulla all’immaginazione.

“Naaaa” Di nuovo quei due parlavano insieme. Ginny si era sempre chiesta se fosse una cosa che facevano tutti i gemelli o solo quei due. Era un atteggiamento che proprio non sopportava e loro lo sapevano, così si divertivano a farlo sempre più spesso. Hermione invece si chiese come facessero ad essere così coordinati e soprattutto come sapessero sempre cosa stava per dire il fratello. Forse dipendeva dal fatto che erano così uguali dall’essere praticamente una persona sola.

“Hermione dove hai preso quella maglietta?” sghignazzò Fred indicandola. “Stavi decisamente meglio senza.”   Continuò senza nemmeno rendersi conto di quello che stava dicendo. Capì la gaffe che aveva appena fatto solo quando George e Ginny scoppiarono a ridere e la guance di Hermione presero la delicata tonalità di un’aragosta. O un pomodoro molto maturo. E questo li fece ridere ancora di più.

“È  un regalo di Ron, non riconosci lo stile?”  Ginny si teneva lo stomaco per le risate.

“Non hai provato a distruggerla?” chiese George, asciugandosi una lacrima, non appena le risate sguaiate si furono calmate.

“Certo!! Ma devo farlo davanti a lui e questa maglia è indistruttibile!” rispose Hermione mettendosi le mani nei capelli nel tentativo di domarli. Prese un elastico e si fece una coda veloce da cui sfuggirono un mucchio di piccole, disordinate ciocche.

I gemelli ricominciarono a ridere. “Non ti preoccupare ci pensiamo noi!” affermarono i due, nuovamente all’unisono e guadagnandosi uno scappellotto a testa da parte dalla sorella che veramente non li sopportava quando facevano così.

TOC TOC TOC

“Avete imparato a bussare? Siete fuori tempo massimo!” Dichiarò Ginny guardo i due fratelli, convinti che stessero facendo gli spiritosi.
Fred e George si lanciarono uno sguardo  per poi affermare, naturalmente a tempo, di non essere stati loro. Si finsero  anche indignati di una simile, infame accusa da parte delle due.

TOC TOC TOC

“Ragazzi la smettete?” li sgridò Ginny esasperata.

“Ma quella non è Edvige?” Chiese Hermione indicando la finestra, dove una bella civetta bianca, picchiettava il vetro con il bacco.

Hermione la fece entrare e tolse la pergamena arrotolata e legata alla zampina destra. La ragazza la liberò e aprì la missiva da parte di Harry.
Sono appena stato attaccato dai Dissennatori e potrei essere espulso da Hogwarts. Voglio sapere cosa sta succedendo e quando uscirò di qui.
Hermione impallidì leggendo le due righe che le aveva scritto l’amico. Si lasciò cadere sul letto stringendo la pergamena, incapace di pronunciare una sola parola. Incapace anche di spiegare agli amici cosa fosse successo.

“Hermione tutto bene?” Chiese Fred avvicinandosi a lei e poggiando la mano sulla sua, veramente preoccupato che la ragazza fosse caduta in uno stato di shock.

Ron irruppe nella stanza. Sconvolto almeno quanto Hermione ma decisamente più rumoroso.

“Hermione, Harry ha scritto anche a te?”

Hermione assentì, lo sguardo ancora perso nel vuoto, fissava un punto imprecisato della stanza. Le parole che aveva letto le vorticavanoin mente così velocemente da farle girare la testa.

“Pronto?? Qualcuno si degna di dirci cosa sta succedendo?”

“Harry è stato attaccato dai Dissennatori.” Mormorò Hermione con voce incolore. “ Forse verrà espulso!”
 
  
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