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Autore: Ilovewrite    22/05/2012    5 recensioni
Cosa ha spinto Regina ad adottare Henry?
Dal testo
"Forse non era il caso di fidarsi di quell’uomo, forse era meglio annullare il loro accordo. Regina stava già per tirarsi indietro, quando il piccolo le strinse un dito nel suo pugno.
Quel semplice gesto creo un tumulto inspiegabile di sentimenti nel suo cuore"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Regina fissava impaziente il telefono, così intensamente che sembrava volerlo stregare con lo sguardo

The Evil Queen met love..again.

 

 

Regina fissava impaziente il telefono, così intensamente che sembrava poterlo incenerire con lo sguardo. Erano passati tanti anni dall’ultima volta in cui si era sentita così nervosa ed in ansia, quando stava per scappare dalla sua perfida mamma con l’uomo che amava.

 Non le piaceva riportare alla mente quei ricordi, erano troppo dolorosi.

Se si trattava di infliggere dolore agli altri, allora la si poteva chiamare sadica: provava anche un certo gusto nel vedere piangere la povera Ella, nella disperata attesa in attesa di una bambina che non sarebbe mai arrivata; o Geppetto, solo senza il suo inutile marmocchio di legno. Il vero godimento tuttavia, lo provava nel vedere lo squallore della vita di Biancaneve. Era ridotta a fare da maestra ai bambini delle elementari e Regina, ogni qualvolta aveva occasione, le combinava qualche guaio che le creava problemi al lavoro. Per non parlare delle volte in cui la vedeva recarsi in ospedale per il volontariato: assisteva i miseri malati senza speranza, aiutava gli addetti alle pulizie, e portava qualche fiore al suo grande amore in coma senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

 A fine giornata se ne tornava triste e sola nel suo minuscolo appartamento; era questo che portava Regina all’apice del suo piacere, la solitudine di Biancaneve, lei che tanto aveva lottato per amore, tanto aveva rischiato, per alla fine rimanere intrappolata nella solitudine eterna.

E quando un minimo segno di sofferenza traspariva nel viso di Biancaneve Regina toccava il cielo con un dito.

 

Una notte, accadde qualcosa.

Graham dormiva profondamente nel suo letto e le dava le spalle. Avevano fatto l’amore anche quella sera, e come d’abitudine lui era rimasto lì con lei.

Regina si sollevò un poco per osservare il suo viso: Graham era indubbiamente bello, con i suoi ricci castani, il viso rettangolare, lineamenti duri ma indiscutibilmente attraenti.

Eppure più Regina lo guardava più sapeva che l’attrazione che sentiva per lui non andava oltre il livello fisico.

Regina tanto tempo prima aveva conosciuto l’amore, e sapeva cosa si provava: le mani sudavano, le gambe tremavano, e il cuore batteva quasi come  a voler uscire fuori dal petto.

E quella notte, chissà per quale motivo, iniziò a sentire la mancanza di quelle sensazioni.

Lasciò il letto e la stanza silenziosamente e andò in bagno per darsi una sciacquata al viso. Poi si sedette sul bordo della vasca e senza una ragione precisa si porto le mani sul grembo, chiedendosi cosa si provava a sentire una creatura crescerti dentro.

Poi scosse la testa nel tentativo invano di cacciare quei pensieri nati chissà per quale ragione e tornò al fianco di Graham.
Non riuscì a riposare bene per il resto della nottata.

 

 

Era una mattina particolarmente bella. Un sole splendente regnava nel cielo sgombro di nubi. Regina aveva da poco lasciato l’ufficio e aveva deciso di piazzarsi di fronte la scuola di Storybrooke.

Era l’ora della pausa pranzo, e vi erano tanti bambini nel giardino che giocavano a nascondino; gli sventurati che venivano scoperti facevano corse disperate, chi doveva contare si lamentava, e gli altri nascosti sogghignavano alle sue spalle.

Ce ne era uno particolarmente bello nascosto dietro un cespuglio: era biondo, bassino ma robusto, massimo cinque o sei anni. Questo splendore, non appena il cercatore si allontanò, iniziò a correre velocemente verso il muro per liberare se stesso e i suoi compagni, ma all’improvviso inciampò, cadde a terra ed iniziò a piangere e gridare.

Regina scese dalla macchina perché nessun adulto era nei paraggi, ma prima che attraversasse la strada per soccorrerlo, Biancaneve era già uscita dal portone principale ed aveva preso il piccolo infelice tra le sue braccia. Passarono pochi minuti e il bimbo ritornò a sorridere contento. Biancaneve lo lasciò tornare a giocare, felice di averlo consolato.

Regina se ne torno in macchina e per una manciata di minuti rimase li inerme con lo sguardo fisso nel vuoto, scioccata per quello che aveva appena compreso.

Biancaneve non era totalmente infelice, perché anche in quel modo c’era qualcuno che realmente la amava.

 Si, a Storybrooke Biancaneve era conosciuta come Mary Margaret Blanchard, la deliziosa insegnante che tutti adoravano e stimavano.

Mentre l’unica compagnia di Regina era un uomo senza cuore, un burattino tra tanti a disposizione.

Lei non aveva vinto, non finché non ci fosse stato qualcuno che avesse bisogno di lei, che restasse con lei non perché obbligato, ma per amore.

 Il biondino che aveva visto poco prima stava raccogliendo dei fiorellini  dalle aiuole insieme ad un ragazzino di qualche anno più grande di lui.

Una bambina si avvicinò a loro con le mani sui fianchi rimproverandoli severamente per un motivo che Regina a distanza non riusciva a comprendere. La bambina somigliava parecchio al piccolo biondo, sicuramente era sua sorella.

Quando Mary Margaret invitò i tre ad entrare, Regina iniziò a pensare a quanto belli fossero i bambini, e su quanto i genitori fossero fortunati a potersene prendere cura.

Come la sera prima, riporto le mani sul suo grembo che non sarebbe mai cresciuto. E lì, dopo chissà quanto tempo, iniziò a piangere.

 

 

Passò la successiva mezz’ora di fronte a quell’odiato negozio, incerta se entrare o meno.
Era quello che voleva?  Diventare madre non era forse poi così gratificante come immaginava.

Era in grado di essere un buon genitore? Prendersi la responsabilità di un bambino non era una cosa da poco.

La domanda più spinosa che si poneva era se ne era disposta ad arrivare a tanto, a chiedere l’aiuto della persona che più al mondo odiava dopo Biancaneve.

Se persona si poteva definire.

Ma infondo cosa mai avrebbe potuto chiedergli in cambio? Lei era la padrona assoluta della città e non aveva nulla da temere.

Aprì la porta del negozio di pegni e lo trovò come al solito al buio e pieno di polvere.

Lui era girato di spalle intento a lucidare un uncino d’argento.

Non si era voltato nonostante la campanella lo aveva avvisato dell’ingresso di qualcuno nel negozio. Forse immaginava chi fosse: per qualche assurdo motivo, quell’uomo sapeva sempre tutto.

‹‹Salve Mr Gold›› si decise infine Regina timorosa che se avesse aspettato ancora se ne sarebbe pentita.

Finalmente l’uomo la degno di considerazione e disse: ‹‹Salve cara, cosa desidera?››.

 


2.18 P.M.

Nel giro di due minuti avrebbe dovuto telefonare e Regina diveniva sempre più impaziente, nel terrore che qualcosa fosse andato storto.

Quei minuti furono i più lenti della sua vita, ma alla fine passarono e il telefono squillò.

Regina si alzò precipitosamente dal divano per sollevare la cornetta.

Non era necessario chiedere chi fosse; il suo interlocutore si limitò semplicemente a confermare ora e luogo dell’appuntamento.

Regina sorrise mentre rimetteva il telefono a posto. Si mise davanti allo specchio a sistemarsi tranquillamente i capelli. Ora che aveva ricevuto quella rassicurante telefonata, ora che sapeva che tutto era andato come previsto, poteva anche prendersela comoda.

 

Era notte fonda, come da Regina richiesto. Non voleva che ad osservarla ci fossero sguardi indiscreti, anche se di certo la notizia nel giro di pochi giorni sarebbe stata sulla bocca di tutti.

La saracinesca del negozio di pegni era abbassata, segno che Regina doveva accedere dal retro, la cui porta, invece, era aperta.

Poggiò la mano sulla maniglia, e prima di girarla prese un profondo respiro.

Infine, entrò.

Come al solito, era buio, e Regina dovette farsi strada a testoni.

Il vagito di un neonato la fece trasalire, e poi qualcuno accese la luce.

Mr Gold era in piedi a pochi passi da lei, con passeggino al suo fianco.

‹‹Lieta di vedere che è stata puntale›› disse garbato Gold.

‹‹Sappia che io rispetto sempre gli impegni presi›› replicò con un mezzo sorriso Regina. Infondo lei aveva reso Gold l’uomo più potente dopo di lei a Storybrooke, come da accordo stabilito.

‹‹E’ una qualità che apprezzo molto nelle persone›› rispose soddisfatto, poi diede un occhiata dentro il passeggino ‹‹Sta ancora dormendo››.

Regina fece qualche passo avanti desiderosa di vedere il piccolo, ma Gold la fermò additando dei documenti che stavano sul bancone al loro fianco.

‹‹Servono un paio di firme a fine pagina››.

Seccata Regina dette un occhiata fugace alla pila di fogli, firmando dove Gold le aveva indicato.

‹‹Fatto››.

Mr Gold la guardò sorridente e le fece cenno di avvicinarsi.

Regina finalmente poté osservare il bimbo tanto desiderato. Era splendido, più bello del bambino di fronte la scuola che aveva catturato la sua attenzione pochi giorni prima.
Con le mani tremanti per l’emozione Regina prese il bambino in braccio per la prima volta, sentendo nel cuore una gioia infinita.

E non gli importava niente se per ottenerlo era dovuta scendere a patti con quel viscido individuo.

‹‹E’ contenta mia cara?›› chiese cortese Gold.

‹‹Mi è stato utile, lo ammetto. Anche se ancora non so cosa lei vuole da me in cambio››.

Mr Gold avanzò zoppicando col suo bastone e si fece tanto vicino da sfiorare la guancia del piccolo con un dito.

‹‹Vede mia Regina, questo piccolo è stato dato in adozione perché la madre è una ragazza molto giovane e troppo immatura per potersene prenderne cura.

L’unica cosa che desidero è che lei gli dia tutto l’amore possibile››.

 Regina non riusciva a credere alle sue parole: davvero non voleva niente? No, non era possibile. Lui era Tremotino, colui che non regalava niente.

Leggendo il dubbio e l’incertezza nel volto di Regina Gold le diede una semplice spiegazione ‹‹ Lui è troppo speciale per essere cresciuto da una persona qualunque. Perciò lo affido a lei ed alle sue cure ››.

Forse non era il caso di fidarsi di quell’uomo, forse era meglio annullare il loro accordo. Regina stava già per tirarsi indietro, quando il piccolo le strinse un dito nel suo pugno.

Quel semplice gesto creo un tumulto inspiegabile di sentimenti nel suo cuore, tanto da ignorare i dubbi sul patto che la tormentavano fino a poco prima e l’unica cosa che si limitò a dire a Gold fu ‹‹Tenga pure il passeggino››.

Poi uscì fuori dal negozio, con il piccolo avvolto stretto fra le sue braccia.

 

 

La camera da letto era stata accuratamente preparata nei giorni precedenti all’arrivo del piccino. Regina aveva disposto la culla a pochi centimetri dal letto, in modo tale da poter intervenire immediatamente nel caso in cui il piccolo avesse avuto bisogno di lei.

Aveva anche preparato una cameretta a parte per quanto sarebbe cresciuto, dotata di lettino, armadio, scrivania, comodino, e tanti tanti giocattoli.

Posò il piccolo ancora addormentato nella culla, si spogliò velocemente, indossando una camicia di notte e si infilò spossata sotto le coperte.
Non passarono pochi minuti da quel momento che il piccolo si sveglio e incominciò a piangere. Regina accese la bajour che era sul comodino e si alzò per vedere cosa il piccolo avesse da lamentarsi.

In un primo momento dondolò la culla per cercare di addormentarlo; poi, vedendo che il gesto non sortiva alcun effetto, lo prese in braccio ed iniziò a cullarlo e a fargli delle carezze, a dargli dei baci. Aveva una pelle morbidissima e profumatissima, come solo quella dei neonati sa essere.

Vedendo che quei gesti placavano il pianto del piccolo, continuò finche non lo vide addormentarsi di sasso.

Per timore che potesse risvegliarsi e piangere di nuovo, decise di non rimetterlo nella culla.

Lo adagiò delicatamente sul lato del letto solitamente occupato da Graham, lo circondò di cuscini per evitare che qualche improvviso movimento potesse farlo cadere a terra e poi gli si adagiò accanto.

Così trascorse quella notte: ad osservare quella creaturina così perfetta da sembrare uscita da un dipinto ed a ripetere nella sua mente ‹‹ E’ mio, è solo mio››.

Così trascorse la notte più bella della sua vita.

 

 

 

 

 

NdA

 

Salve a tutti popolo di Once Upon addicted.

Ieri sono andata a trovare una mia amica che ha avuto una figlia da un mese, e la bimba è così bella che quasi mi sono commossa solo a guardarla.

E cosa faccio quando provo un emozione così grande? Cerco di ricamarci sopra una fanfiction. Ed essendo OUAT il mio fandom preferito al momento, non potevo che dedicare un po’ di spazio ad Henry e Regina.

Non fraintendetemi: il fatto che qui abbia cercato di fare emergere il lato tenero di Regina, la sua solitudine, ed il suo amore per Henry, non significa che apprezzi da morire questo personaggio, anzi a volte ho imprecato violentemente contro di lei.

Ma è pur sempre una persona con le sue debolezze, prima fra tutte Henry, unica persona in quel mondo che lei ama.

Perciò ho fatto emergere la sua parte buona (se esiste) anche a rischio di approdare all OOC.

Perciò se credete che alla mia fan serva questa etichetta, fatemelo sapere.

Cos’altro aggiungere alle note? Ah, ecco.
Avete presente i tre bambini fuori dalla scuola? Nella mia mente li immaginavo come Gwendi, Gianni e Michele  *_*

Per finire una brava scrittrice/lettrice/OUAT addicted non può non consigliare le storie migliori su questo fandom.

 

 

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