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Autore: isabelneville    22/05/2012    1 recensioni
Roma, 1498. Sesto anno di pontificato di Papa Alessandro VI (Rodrigo Borgia).
Lucrezia tentenna, e sussulta leggermente. Il suo tocco riesce ancora a scatenarle dentro passioni mai rivelate, mai lasciate libere. Ha amato Perotto, ha voluto bene a Giovanni Sforza, ma nessuno, lo sapeva, avrebbe mai potuto eguagliare Cesare. Non in potenza, non in forza, non in ingegno, in carattere, in aspetto.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto, vorrei brevemente descrivervi gli avvenimenti precedenti alla storia. Suppongo tutti conosciate la famiglia Borgia.. O sbaglio? In ogni caso, vi rinfresco la memoria. Nel 1492, grazie ad una non proprio velata corruzione, il Cardinale spagnolo - o Catalano, come lo chiamavano a Roma- Rodrigo Lançol de Borja (italianizzato Borgia) diventa Papa con il nome di Alessandro VI. Egli aveva avuto 5 figli dalla sua vecchia amante Giovanna -Vannozza- de' Cattanei: Pedro Luis (deceduto prima dell'inizio della storia), Cesare, Juan (deceduto anch'egli.. per mano di Cesare, molto probabilmente), Lucrezia e Goffredo (secondo molti figlio naturale di Vannozza e del legittimo marito Carlo Canale). Ora, nel 1498, Alessandro VI ha avuto una nuova amante ed una nuova figlia: Giulia La Bella Farnese la prima (..diciamo solo che mentre il Papa aveva quasi settant'anni, lei ne aveva poco più di venti) e Laura la seconda. Ma tranquilli, tra Alessandro e Giulia è già tutto finito. Cesare è un cardinale arrabbiato, con ben poca fede, che non vede l'ora di liberarsi dalla porpora e diventare Capitano Generale delle truppe papaline, com'era stato Juan in vita. Avviso: io sono innamorata di Cesare. Per me era bello, sensuale, scuro.. Si, si, la smetto. E Lucrezia.. Lucrezia? Lei è un personaggio che personalmente adoro, è ambigua e incredibilmente sensuale. Nel 1497 Lucrezia ottenne l'annullamento su base d'impotenza dal primo marito Giovanni Sforza; eppure, in quello stesso anno, qualche mese dopo, venne ritrovato il corpo del giovane Pedro Caldes nel Tevere... Giovane che diceva avesse dato a Lucrezia un bel bambino, Giovanni. L'infante romano, così lo chiamavo: fu detto figlio del Papa o figlio di Cesare, ma che io credo fermamente figlio di Lucrezia. Goffredo, il piccolo e timido Goffredo, era il marito della disinvolta e seducente Sancia d'Aragona, figlia, sorella, nipote di vari re di Napoli e amante di Juan e Cesare (ma prima della storia, eh..). Ebbene, ho un annuncio: tutto ciò che vi ho raccontato è vero. Ora inizierò a mischiare storia e fiction, per il bene del mio cervello e del vostro interesse. Spero vi piaccia.
Ps: per meglio costruirvi l'immagine dei personaggi, ve li elencherò (come noterete, sono quasi tutti rubati al vero cast di The Borgias <3):
Cesare Borgia - François Arnaud
Lucrezia Borgia - Holliday Grainger
Rodrigo Borgia - Jeremy Irons
Alfonso d'Aragona - Chace Crawford
Sancia d'Aragona - Emmanuelle Chiqri
Micheletto Corella - Sean Harris
   In the name of Borgia

Roma, Maggio 1498

Lucrezia è seduta su un largo triclino nella sua camera da letto riccamente ammobiliata, con un libro nella mano destra e con la sinistra che intanto giocherella tra i capelli lunghi, biondi e splendidamente mossi. Ogni tanto sbadiglia: purtroppo non è mai stata un'amante del Petrarca;  ha sempre preferito Dante e la sua Divina Commedia, o il Boccaccio e il Decameron.
-Buongiorno, sorella.-  Cesare entra nella stanza, sorridendo seducente e sistemandosi un riccio ribelle dietro l'orecchio. -Come stai questa mattina?-
Lucrezia alza lo sguardo, e molto stranamente per il suo carattere, non sorride. -Come credi che io stia, fratello caro?- Posa nuovamente gli occhi sul libro, pur sapendo benissimo di non riuscire a prestare la stessa attenzione. Era da un pò ormai che la visione di Cesare la turbava, provocandole una sensazione mai provata prima: paura.
Cesare si accomoda accanto a lei, e le accarezza il viso con il dorso della mano; il suo sorriso ancora non è sparito, eppure un'ombra gli scurisce gli occhi già scuri, scuri come la notte e il suo animo. -Suvvìa, Lucrezia, sorridi! Gioisci! Roma è nostra, finalmente sei riuscita a liberarti di quello sciocco e inutile Sforza, e noi Borgia siamo sempre più potenti! Non voglio vederti mesta, sorella. Sai benissimo che il mio umore dipende dal tuo, non farmi soffrire così. -
-Cesare, per favore, potresti lasciarmi sola? Sto leggendo. - E' arrabbiata Lucrezia, arrabbiata per la perdita del suo giovane amore. Perotto, Pedro, non meritava di morire. Non aveva di certo sedotto Lucrezia! Si erano innamorati mentre lei era al Convento di San Sisto, e lui non era altro che il giovane messo del Papa. Ebbene, un povero ragazzo merita forse una stilettata al cuore per aver messo incinta una fanciulla che gli ha donato il cuore? Ah! Borgia, Borgia, Borgia! Questo nome non procurava che dolore, morte, sofferenza. Quanto avrebbe voluto essere nient'altro che una contadina sposata con il suo amore, invece che una gran signora, figlia del Papa.
Alza un sopracciglio: Cesare è ancora lì, e come aveva immaginato, non si sarebbe mosso. Si alza, posa il libro e si porta accanto alla finestra: è una splendida mattina primaverile, a Roma, il sole splende alto e ancora non c'è quell'afa che solitamente mortifera la capitale dell' Italia, che avrebbe dovuto attendere almeno altri 300 anni per unirsi. -Ebbene, Cesare, se sorrido, tu mi lascerai perdere?-
-No! No, Lucrezia, non potrei mai lasciarti. Tu... Tu lo sai. Sai che non potrei farlo.- Anche il solo pensiero di lasciarla un attimo lo turbava. Sapeva, Cesare, e sa ancora, ha sempre saputo di provare per Lucrezia qualcosa che va ben oltre il sentimento fraterno. Amore proibito, lo chiamano. Incesto. Peccato contro le stesse leggi del Signore.  Eppure lui non può farci nulla: ha tentato di distruggere quell'amore, si è abbandonato a ben più vili piaceri, e ha persino intessuto una relazione sessuale con la moglie del fratello, Sancia. Ma niente di tutto ciò è riuscito, neppure per un attimo, a togliergli dalla testa quei meravigliosi riccioli dorati, quel viso a forma di cuore dall'espressione ancora infantile, quelle labbra dolci e carnose, quel corpo conturbante. -Sorella, vieni con me, andiamo a passeggiare per questa nostra meravigliosa Roma. Il sole splende, la capitale ci attende!- Le si avvicina, le sorride ancora, le sfiora un braccio con la mano, lo accarezza dolcemente.
Lucrezia tentenna, e sussulta leggermente. Il suo tocco riesce ancora a scatenarle dentro passioni mai rivelate, mai lasciate libere. Ha amato Perotto, ha voluto bene a Giovanni Sforza, ma nessuno, lo sapeva, avrebbe mai potuto eguagliare Cesare. Non in potenza, non in forza, non in ingegno, in carattere, in aspetto. Ma no! Mai nessuno avrebbe potuto sapere di questo. Nè Cesare nè nessun altro. Si sarebbe sempre tenuta dentro i suoi sentimenti; sentimenti che ancora non capiva cosa esattamente fossero. Amore? Non credeva fosse davvero questo che provava. Erano cresciuti insieme, si erano sempre supportati a vicenda, ed era per questo che lei era così legata a lui. O meglio, così credeva.
Ancora lontani sono i tempi in cui la verità sarebbe venuta a galla.
Cesare le si avvicina. Stavolta le sue labbra sono sulle guance di Lucrezia. Ma questo gesto, intimo e dolce, la infuria. Non può, non deve lasciarsi andare con lui. Non può tornare tutto come prima, non dopo gli accadimenti dell'ultimo anno.
-No, Cesare, voglio stare da sola. Ne ho bisogno.. Non capisci? Perotto, Cesare! Juan! Giovanni! Li hai allontanati tutti, uno a uno, me li hai portati via.  Comprendo Giovanni, lui per nostro padre non era che un peso. Juan.. Ammetto, posso capire anche lui. Eri geloso, lui, lo sciocco fratello, aveva tutto ciò che volevi tu, si era anche preso Sancia, la tua cara, disponibile Sancia! Ma Perotto. Non lui! Hai ucciso Perotto, e non capisci quanto questo mi faccia stare male? Non desidero averti vicino, non voglio che mi tocchi, che mi sfiori.. Le tue mani sono ancora sporche del suo sangue. Sangue che io amavo. Perchè? Perchè? Era davvero così urgente toglierlo di mezzo? Potevate mandarlo via. Lontano. L'avrei accettato; mi sarei ribellata forse, ma l'avrei accettato. Ma... il suo corpo nel Tevere, infilzato dalla tua spada sullo stesso Trono di San Pietro! Ti odio, fratello. - sputa l'ultima parola. Sente davvero ciò che ha detto, ma non quell'ultimo enunciato. Sa bene che non avrebbe mai potuto odiare Cesare. E come può? Ancora ora, quegli occhi neri la incatenano.  
- Ha osato toccarti. E sapeva troppo. - detto questo, Cesare, anch'egli infuriato, con gli occhi di brace, si allontana ed a passo veloce esce dalla stanza.
Lucrezia ora è sola, ma da fuori la porta si sente un urlo sovrumano, che, ne è sicura, ha fatto girare tutta Roma verso il Palazzo di Santa Maria in Portico. Cade a terra, il viso tra le mani. Trema, e scoppia a piangere.
  
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