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Autore: Ila_Chia_Echelon    22/05/2012    1 recensioni
Cos'è per noi la perfezione? Cosa ci spinge a legarci a tal punto a qualcosa da vivere per essa, da perdere ogni capacità di essere razionali? Questa fanfiction è il grido di una ragazza che sente il bisogno di qualcosa, con tutta se stessa, e si rende conto che quel qualcosa, per lei, può solo essere fatale.
-Chia-
P.S. Ringrazio i Muse, che sono stati una preziosa fonte d'ispirazione.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sentiresti, se chiamassi il tuo nome?

Cammino, l'erba mi pizzica piacevolmente i polpacci; la sfioro delicatamente con le dita e lei ricambia il mio tocco, fresca e primaverile.
Sento i piedi affondare nella terra morbida passo dopo passo, con dei tonfi ovattati, quasi inudibili.
Il sole mi bacia la fronte con i suoi raggi oggi caldissimi, creando su di essa un leggero velo di sudore subito soffiato via dal vento giocoso, il quale spira tra i miei capelli rendendoli lievi e disordinati come non mai. Ma è così che mi piacciono.
Un sorriso distende le mie labbra senza che io lo voglia: è quella sensazione di totale libertà, serenità assoluta e pace con il mondo che mi avvolge ogni volta che corro in questo prato sterminato, è ciò che il vento mi sussurra alle orecchie con la sua voce misteriosa e attraente, ciò che percepisco nel fruscio dei fili d'erba sul mio vestito di lino leggero, nei rami aggrovigliati del mio albero, nei battiti d'ali delle farfalle e nel ronzio delle api sui fiori.
Ne colgo uno, rosso come i miei capelli, e lo appunto su di essi.
Adesso ogni cosa è perfetta, ogni colore sembra concordare con l'aria d'estate che mi abbraccia e il calore non è più soltanto quello del disco arancio che mi sovrasta, ma è dentro di me.
Ormai sono quasi arrivata, faccio una giravolta scompigliando l'erba verde e con un balzo atterro davanti al mio albero. Mi siedo nell'ombra ai suoi piedi e osservo il blu del cielo: non una macchia lo tinge oggi, non uno sbuffo bianco di nuvola.
Eppure affiora, in un angolo remoto, l'atomo di un pensiero negativo, un impercettibile difetto sulla tela dipinta di un allegro giorno di festa.
Stendo su di esso un velo nero come la sua essenza, e spero non sia troppo sottile, spero non lasci che sfugga invadendo così la mia mente e cancellando la perfezione dei colori che vedo.
Scorgo un'ombra accanto a me; poco dopo labbra morbide si posano sulle mie.
Attraverso le palpebre chiuse visualizzo i ricci neri, gli occhi scuri come l'erba su cui siedo, ogni lineamento un ricordo indelebile, per sempre nella mia memoria.
Riconosco il suo sapore fresco e il suo profumo m'inebria e tutto rimpicciolisce di fronte ad esso.
Con la sua voce melodiosa mi parla:

 



-Sei bellissima- dice.
 


Apro gli occhi e lo so, c'è qualcosa di sbagliato.
Il suo sorriso, la sua luce non si riversa tutt'intorno stavolta.
Il suo sorriso, è una voragine imperfetta su un viso che d'imperfetto non ha mai avuto niente, per me.
-Amore- dico,
ma nemmeno io ci credo, nemmeno sento il mio sussurro.
Una foglia cade: sta per posarsi sul suo capo ma un soffio di vento la scosta improvvisamente.
E' salva.
Salva.
-Vattene-
Il suo sguardo si fa serio, le labbra una linea sottile.



-Ma io ti amo- scandisce,
la voce ferma.


 

Sorride, gli occhi s'illuminano.
Sento le mie labbra incurvarsi involontariamente, la mia bocca uno specchio incapace di riflettere a pieno ciò che gli sta davanti, condannato per l'eternità ad incrinare ogni bellissima immagine.
Si avvicina.
Le mie guance s'imporporano, il sorriso si fa più ampio. Non vorrei niente di tutto questo, ma non posso fare a meno che accada.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio, voglio che si allontani, voglio che si avvicini.
Voglio che si avvicini.
Sta per baciarmi di nuovo, già sento la sua bocca sfiorarmi quando getta la maschera, all'improvviso, nel mio più grande momento di debolezza.
La sua mostruosità m'investe come aria gelata che sferza il volto, cerco di scappare, mi afferra un braccio.



-Balliamo- dice.



E per un attimo è di nuovo Lui, il viso non più distorto e scuro; le labbra rosee a tentarmi ancora una volta, lo sguardo magnetico e dolce come un tempo.
Cedo alla sua richiesta, mi attira a sè.
Le sue braccia forti mi stringono ma non mi sento al sicuro.
E ho freddo.
La nostra danza è un infinito vorticare nel vuoto, non c'è musica, non c'è colore. Solo noi due.
La nostra danza è una danza di specchi, è una danza di fughe e abbracci soffocanti, è una danza di lacrime e sorrisi maligni, è una danza di parole non dette e parole che pronuncio e fanno male, male, troppo male...volteggio di nuovo.
Ho paura. Un ghigno malefico, occhi infuocati e terribili, voglio scappare, voglio scappare, voglio scappare...volteggio di nuovo.
No! no, non scapperò, perchè adesso lo vedo, è Lui, i suoi capelli luminosi, la pelle liscia.
Volteggio. Ancora e ancora, sento le sue mani sfiorarmi, o mani sconosciute; sento le note argentee della sua voce, o parole disumane; vedo Lui, o è qualcun'altro?
Volteggio finchè non sento più niente...e mi fermo. Tutto si ferma.
Ed ecco che, nel vuoto totale, metto a fuoco una sola cosa: non so cosa sia, ma so dov'è, e comprendo a cosa serve.
La colgo da terra, adesso so anche dov'è Lui.
No, di Lui non è rimasto più niente, niente, ed è questo che continuo a ripetermi mentre gli trafiggo il cuore.
Il sangue scorre ovunque, rossa l'erba, rosso il mio amato albero, rosse le mie mani.
Niente, niente, niente...
Continuo a ripetermelo, non riesco a pensare ad altro, ma vado avanti, finchè non sento la testa scoppiarmi per le troppe parole, finchè non crollo in ginocchio.
Niente, niente, niente...
E allora, perchè piangi?








   
 
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