Un bacio, e buona lettura! :)
PS: aggiorno sabato.
Pov Elena
Non poteva essere.
Non era possibile.
Ero impazzita.
Fissai la figura che
avevo davanti, completamente sotto shock.
- Ho notato che ultimamente fai fatica a pronunciare il mio nome.
Dislessia?-
Due occhi di
ghiaccio, una voce sarcastica che tremava, quella voce, quegli
occhi...
Istintivamente
arretrai di un passo, spaventata.
- Sei un fantasma.- sussurrai, senza fiato: incontrai la barriera
fredda della vetrata dietro di me, e mi sentii senza scampo.
Con uno scatto
veloce prese il libro da terra e lo poggiò sulla scrivania.
- Mmm, cos'è, Jeremy ti ha insegnato a vedere le impronte
delle anime dipartite come hobby o è una cosa di famiglia?
Perchè, nel caso, non sei per niente ferrata.- scosse la
testa, contrariato.
- Ti sembro un fantasma?- esclamò, poi, piegando le labbra
in un sorriso - Non so che esperienza tu abbia con le creature
sovrannaturali, e direi parecchia visto che stai parlando con un
vampiro, ma ti posso assicurare che non sono un fantasma.-
Fece una smorfia:
era identico a lui, lo stesso modo di incedere, lo stesso,
caratteristico giubbino di pelle nera in cui teneva, distrattamente,
le mani affondate nelle tasche, la stessa bellezza inconsapevole che,
illuminata da una strana emozione negli occhi e dalla luce del
tramonto morente dietro di noi, mi inchiodava lì,
paralizzata,
sperando che la mia salute mentale non fosse andata in esilio
volontario, seguendo l'esempio del mio sedicente amore per Stefan,
tanto tempo prima.
Non riuscivo a
muovermi.
Fece un passo verso
di me: terrorizzata e con il cuore a mille, mi appiattii ancora di
più contro la parete di vetro, impotente.
Qualcosa attraversò
i suoi occhi, oscurandoli.
- Hai paura di me, Elena?- disse, ferito. - Pensavo che quella fase
l'avessimo superata da un pezzo.-
Con un altro passo
annullò le distanze.
Il suo respiro si
scontrò con il mio.
Quel profumo.
Quegli occhi.
Era
lui.
- Io... non posso
crederci...- lo fissai per qualche istante, incredula, prima di
gettargli le braccia al collo. Affondai la testa nell'incavo della
sua spalla e lo strinsi, piangendo dalla felicità.
Lui non ricambiò
l'abbraccio: si scostò e mi bloccò le mani,
lasciandomi
completamente spiazzata.
- Non ce l'hai più con me, adesso?- mi chiese, risentito.
- Non ce l'ho mai avuta con te...- dissi, prendendogli una mano: avevo
un disperato bisogno di sentire la sua presenza sulla pelle. -... non
troverò mai un modo per farmi perdonare tutto il male che ti
ho fatto... scusami... scusami...- lo abbracciai di nuovo,
aggrappandomi alle sue spalle.
- E a cosa devo questa accoglienza? Che c'è, ti sono mancato?- pronunciò l'ultima parola con un tono
di voce cattivo.
Mi scostai, sorpresa
da quella reazione. - Certo che mi sei mancato, io... sono stata
malissimo... credevo fossi morto, morto per davvero...
- Come va con gli occhi?- mi interruppe, freddo.
- Che cosa?
- Ti ho chiesto come va con gli occhi.- ripetè, seccato. -
Non so se hai problemi di presbiopia già alla tua giovane
età, ma ci tengo a precisare che non sono Stefan.
- Lo so.- mi venne da sorridere - Sei Damon, credi che sia impazzita?
- Allora forse hai subito qualche trauma cerebrale o a livello
psicologico.
Ero allibita. -
Damon, puoi spiegarti per favore? So benissimo chi sei!
- Ah, ho capito, amnesia. Ti rinfresco la memoria, allora. La maledizione non si spezzerà
perchè non è lui che amo! Io amo Stefan, suo
fratello! Va' via, Damon!-
Passarono alcuni
secondi; feci per parlare, ma mi precedette.
-
So che forse ti sentirai confusa... - il suo sguardo si fece
più
serio - ...fino a tre minuti fa mi credevi morto, e non ti biasimo...
ma io non posso dimenticare quello che hai detto. E se fai
così...
mi... illudi...
alquanto...-
Ero senza parole.
- Perchè mi hai
fatto tornare in vita, Elena? Sai, non si stava poi tanto male
dall'altro Lato, e non credo che tu non abbia fatto niente. E poi,
non so se l'avevi capito, ma ho scelto io di farmi uccidere.
Perchè
dovrei continuare a vivere una vita che non ha niente da darmi?-
Sentimmo la porta
aprirsi, e Stefan comparve nella stanza, visibilmente in imbarazzo.
La sua espressione
mutò di colpo nel vedere il fratello.
- Damon...
- Sì, lo so come mi chiamo, cosa c'è?- lo
freddò lui, subito.
- Mi dispiace...- si schiarì la voce -... ma c'è
una persona di sotto.
Pov Damon
Lanciai un'occhiata
di fuoco a mio fratello, prima di scostarmi a malincuore da Elena per
lasciarla passare. Lei si avviò a testa china, evitando il
mio
sguardo.
In pochi secondi
arrivammo di sotto nel giardino. Katherine rimase sotto shock nel
vedermi, ma non fiatò.
- Elijah.-
Sentii la presenza di Elena dietro di me e in un attimo mi piazzai
davanti a lei, fermando i suoi passi con un braccio. - Non. Muoverti.-
le intimai, perentorio.
- Non sono quì per fare del male a nessuno, Damon Salvatore,
tanto meno ad Elena.- Elijah avanzò di un passo verso di
noi, spavaldo, lasciando cadere un accento lieve sul nome della ragazza
- Ero semplicemente venuto per portare le mie... condoglianze, ma dato
quello che vedo non ce n'è più bisogno.-
- Infatti.- sibilai. L'attrazione che quell'uomo provava per Elena e il
modo in cui la guardava mi davano alla testa.
Ci scrutammo per
alcuni istanti.
- Ehi ehi ehi, calma.- Katherine si frappose nella battaglia di sguardi
– Il fatto che tu sia ancora quì implica che tu
debba fare altro.
Elijah posò lo
sguardo su Elena. - Ho bisogno di parlare con te.
- Con me?- domandò lei, sorpresa.
- Sì.
- Non se ne parla.- ringhiai, mettendomi ancora di più
davanti a lei, come uno scudo.
- Damon...
- Non intendo nè rapirla nè procurarle fastidio
in alcun modo, solo avere una semplice conversazione... magari
d'addio.- continuò l'Antico, concludendo con nonchalance la
frase, sapendo che avrebbe avuto il suo effetto.
- Fammi parlare con lui, Damon.
Infatti.
- Devo forse ricordarti cosa ti ha fatto un Antico, tra l'altro suo
fratello, neanche una settimana fa?- dissi, sarcastico.
- Non è Kol. Mi fido di lui.
Passarono alcuni
secondi. - Ah. Bene.- sbottai, lasciandola passare. - Però
poi non
mi chiamare in lacrime quando ti ritroverai mezza morta, aspettando
il mio arrivo per salvarti!-
Lei mi lanciò
un'occhiata profondamente offesa. - Sta' tranquillo, il pensiero di
chiamare te non mi passa neanche per la testa!-
rispose,
voltandomi le spalle e avvicinandosi al vampiro, che assisteva alla
scena, soddisfatto.
Si allontanarono
verso gli alberi, camminando paralleli, e tutta la rabbia che avevo
improvvisamente provato svanì, lasciando il posto alla
preoccupazione.
Feci il giro della
casa e, attento a non farmi vedere, mi inoltrai tra gli alberi e li
seguii a distanza.
Pov Elena
Continuammo a
camminare per un po', mentre mi domandavo cosa volesse dirmi di
così
importante e segreto da allontanarci così tanto. Si
fermò nei
pressi di una piccola radura e si voltò, il volto dai
lineamenti
marcati rischiarato dal poco sole rimasto.
- Non amo i giri di parole. Mi è sempre piaciuto dire le
cose come stanno, nonostante sia difficile.- iniziò, la voce
bassa e profonda, avvicinandosi di un passo.
- La prima volta in cui ti ho vista, credevo fossi Tatia, la prima
doppelganger, il mio amore. Ma non lo sei. Mi rendo conto che tra...
noi...- esitò nel pronunciare quella parola - ... non
c'è mai potuto essere molto contatto, per via di quello che
sono... ma non ti farei mai del male. Il mio primo istinto, quando ti
vedo, è proteggerti.
Vorrei proteggerti perchè vorrei che
fossi solo mia, Elena.-
Rimasi,
completamente spiazzata, a fissare la sua figura immobile davanti a
me.
Lui si avvicinò
ancora di più, e riuscii a percepire il suo profumo
speziato, che
sembrò annebbiarmi la mente.
- So che Damon Salvatore prova qualcosa per te.- continuò,
con una smorfia – Ma lui ti vede solo come la doppelganger di
Katherine, un ripiego al suo essere sempre stato rifiutato. Cos'ha lui
da darti? Niente, a parte della semplice protezione che potresti avere
con qualunque vampiro.-
Feci per parlare, ma lui mi bloccò, prendendomi il viso tra
le mani e guardandomi negli occhi.
- Posso renderti felice, Elena, per l'eternità, se lo
vorrai. Viaggeremo intorno al mondo e vivremo nella ricchezza e nella
spensieratezza, nessun problema potrà mai toccarci.-
iniziò, suadente - Saremo immortali e felici, non ci
sarà niente che non potrai avere. Diventerai la mia regina e
dimenticheremo insieme ogni dolore del passato. Una nuova vita, Elena. -
Sentivo il suo
respiro freddo e il suo sguardo ammaliante su di me, della stessa
sfumatura del miele, non riuscivo a distaccarmene, come se mi stesse
ipnotizzando...
Faceva caldo, lo
sentivo entrarmi fin nelle ossa, ma non mi dava fastidio, era
piacevole.
- Me e la mia voglia di vedere le piramidi. Potevamo restarcene a
Parigi, è così piacevole quella
città...- mi raccolsi i capelli in una coda alta e lanciai
uno sguardo malizioso ad Elijah, che camminava accanto a me, tenendomi
per mano.
Lui si voltò e mi
diede un leggero bacio sulle labbra. - Tra poche ore saremo di nuovo
nella tua amata Francia, sta' tranquilla.-
Camminavamo vicini
per le vie di un colorato mercatino di Sharm el Sheikh, come dei
semplici turisti.
- Hanno aperto un nuovo centro commerciale di alta moda a Tokyo, ieri
sera, ed è un bel po' che non facciamo un salto in Oriente.-
dissi, distrattamente, prendendo tra le mani un lungo pareo tessuto a
mano, dai motivi egiziani. Lui rise, cingendomi la vita con un braccio.
- Sto dilapidando tutto il mio millenario patrimonio in Haute Couture
italiana e francese e poi ti soffermi a guardare queste cianfrusaglie?
Non meritano neanche il tuo sguardo!-
Scoppiai a ridere,
prendendo in mano una miniatura dorata di una piramide.
- Che carina.- dissi, rapita.
- Non c'è bisogno che fai la nostalgica con i souvenir,
torneremo quì appena lo vorrai o, se vuoi, non ce ne andremo
affatto.
- C'è ancora molto da vedere, tra qualche secolo magari
penseremo a dove stabilirci.
- Fammici pensare, stai già pensando a Parigi?-
scherzò lui, affettuosamente.
- Ho un debole per quella città, accettalo!- risposi,
sorridendo. In quegli anni avevamo viaggiato molto, condiviso tutto,
eppure sentivo qualcosa di vuoto dentro di me: avevo acconsentito nel
farmi trasformare in vampiro da lui pochi decenni prima, ma ad un
tratto non ricordavo più niente del mio passato. Sapevo
dentro di me di essere stata, da umana, una semplice adolescente, di
aver incontrato Elijah per caso e accettato la sua natura, senza
lasciarci più. Mi ero chiesta tante volte se mi avesse
soggiogata, ma ogni volta scartavo l'ipotesi a priori: ci amavamo, non
mi avrebbe mai fatto una cosa del genere.
In quel momento qualcosa catturò il mio sguardo: senza
rendermene conto, avevo preso in mano un monile dall'aria antica, un
semplice nastro di raso blu, da cui pendeva un ciondolo ovale, azzurro
come non ne avevo mai visto, il cielo dopo la pioggia, il mare dopo la
tempesta, dove il grigio sembrava combattere per predominare il
turchese.
Un lampo accecante,
e ritornai alla realtà: spalancai gli occhi, in tempo per
vedere due
occhi lucidi di tristezza dello stesso colore scomparire nel buio.
- Solo un breve accenno del nostro splendido futuro, se lo vorrai. Imparerai ad amarmi tanto quanto io amo te adesso, con il tempo.- la voce di Elijah mi giungeva ovattata, lontana, mentre quegli occhi di ghiaccio ormai lontani continuavano ad entrarmi dentro, sempre più in profondità...
- Mamma,
è pronta la torta? E' pronta? E' pronta?
Finii di insaponare
il piatto e lo passai sotto l'acqua, prima di porgerlo alla piccola
me dagli occhi verdi munita di strofinaccio.
- Ancora no, ma manca poco. Un po' di pazienza.- risposi, con calma,
ridendo della sua impazienza.
Caroline sorrise,
asciugando il piatto con le piccole manine accurate, per poi alzarsi
sulle punte e riporlo, facendo ondeggiare i lunghi boccoli color
cioccolato.
Diede uno sguardo
all'orologio appeso alla parete della grande cucina e
sospirò,
contrariata. - Se trovano la torta fredda o non la trovano proprio
peggio per loro, io li avevo avvisati che se facevano tardi me la
mangiavo tutta io!
- Sai come sono tuo padre e tuo fratello. Se poi si ci mette anche lo
zio Stef...
- ... per non parlare della zia Kath! - Katherine entrò
sorridendo in cucina e si sedette al tavolo, prendendo Caroline sulle
ginocchia.
Tolsi la torta dal
forno e la sistemai su un vassoio rialzato, scuotendo la testa.
- Due bambine impazienti, ecco cosa mi sembrate. Mi vergogno per te,
Kath, e dire che ne hai di secoli alle spalle!- la stuzzicai, mentre
preparavo la tavola. Caroline saltò giù e
iniziò ad apparecchiare, mentre la vampira la osservava,
intenerita.
- Novellina!- rispose, lanciandomi una forchetta: l'afferrai al volo,
ricambiando con un'occhiataccia. - C'è Caroline!- la
rimproverai, contrariata dalla sua imprudenza.
- Ma la mia piccina è praticamente indistruttibile!-
commentò lei, dando un buffetto sulla guancia alla bambina.
- E' vero! - continuò lei - Non ho mai preso il raffreddore!
Metto io lo zucchero a velo!- strillò poi, con entusiasmo.
In quel momento due
paia di occhi color ghiaccio fecero la loro entrata in cucina: Damon
mi fu accanto in un attimo e mi posò un bacio sulla guancia.
-
Cos'ha preparato di buono la mia mogliettina, stasera?- mi
sussurrò
all'orecchio, sorridendo.
- L'ha fatta Caroline, io ho solo assistito!- risposi, facendo
l'occhiolino alla bambina.
- Ma come si danno da fare le mie donne di casa! Scommetto che l'unica
a non fare niente è stata zia Katherine!
- Non è vero, io sono l'assaggiatrice ufficiale!-
ribattè lei, fingendosi offesa.
Christian, il vivace
gemello dai capelli corvini, nonchè completamente diverso
dalla dolce
Caroline e versione in minatura di Damon si arrampicò su una
sedia e prese una fetta del dolce -
Mmm... che buona!- e neanche avesse dato il via ad una maratona,
quattro mani lo imitarono, depredando l'eterea perfezione della mia
torta.
- Non pensavo di essere così brava!- dissi, sedendomi di
fronte a Stefan, che era appena entrato.
- Non so se te ne sei resa conto, ma ultimamente io e Stef restiamo in
zona solo per questo!- rispose Katherine, prendendo il bis.
- Simpatici!- commentò Damon, offrendomi galantemente la sua
fetta. - Lo sappiamo benissimo che vi piace da morire stare
quì!
- L'Italia ha il suo fascino!- riprese Stefan, allegramente. - E poi,
avete fatto proprio bene a costruirvi per le vacanze una casa a due
passi dal mare. Potessimo averla noi una vista del genere! Quando mi
affaccio dalla finestra vedo solo taxi gialli e uomini d'affari con la
ventiquattr'ore!-
- La Fifth Avenue è la Fifth Avenue, caro. Vuoi negare il
suo fascino?- ammiccò Katherine.
Incrociai lo sguardo
di Damon, e ci venne da sorridere automaticamente. Sentii la sua mano
prendere la mia da sotto il tavolo, e stringere piano le dita, con
amore.
Mi sentivo a casa.
La
nostra famiglia.
Ritornai frastornata
al presente, sentendo lo sguardo di Elijah scrutarmi, preoccupato.
- Cosa c'è, Elena?
Mi risvegliai da
quel torpore, guardandomi intorno.
Quegli occhi erano
scomparsi.
- Io non ti amo.- affermai, senza esitazioni. Passarono alcuni istanti.
- Non si può... imparare... ad amare una
persona, Elijah! Ci si
innamora e basta!- mi allontanai da lui a grandi passi, ad
un tratto arrabbiata con me stessa e con la mia debolezza mentale nel
farmi ammaliare da lui.
- Dici così perchè sei presa da lui, ma con il tempo...
- Io lo amo, Elijah! Il tempo non
cambierà niente!
Rivolsi lo sguardo
verso di lui, sentendomi vagamente in colpa per quella sfuriata priva
di alcun tatto.
- Mi dispiace che dobbiamo salutarci così.- disse, dopo un
po', cupo.
- Anche a me. Ma ho tutta la mia vita da vivere. - feci una pausa - Ed
ora so benissimo con chi.
Lui annuì, senza
guardarmi.
- Addio, Elena.
Non feci in tempo a
vederlo sparire, che gli avevo già voltato le spalle.
PPS:
i personaggi di Christian e Caroline sono presi dalla mia precedente
fan-fiction, mi dispiaceva cambiarli! :)