Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: Demolition Prison_    23/05/2012    3 recensioni
Fra i rumori della folla ce ne stiamo noi due.
Felici di essere insieme, parlando poco, forse nemmeno una parola.
(W.Whitman)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                               Chapter One: Vite parallele.
 


L'estate dei diciotto anni, quella che ogni ragazzo sogna. 
L'estate dopo la maturità, che ti fa sentire libero e adulto. 
Quell'estate non fu come me l'ero sempre immaginata. 
Due giorni dopo aver preso il diploma, mia madre decise semplicemente che era arrivato il momento in cui avrei dovuto prendere in mano le redini della mia vita.
Inizialmente non capii bene  cosa intendesse dire. Ma con i fatti si spiegò più che egregiamente.
'Alzati, Frank!'
'mmmh?' mugolai, con la bocca impastata dal sonno.
Stavo ancora dormendo profondamente. Assaporando le sensazioni e gli odori della vita dopo il liceo.
Mia madre era arrivata nella mia stanza con i suoi passi leggeri e decisi, spalancando le finestre e togliendomi non proprio delicatamente da sotto la testa il mio bellissimo cuscino con Iron Man.
'Mamma!' mi lamentai.
'Frank, dobbiamo parlare'
Guai
Quando esclamava quella frase non c'era mai nulla per cui essere felici.
Mi misi eretto con il busto, pur rimanendo seduto sul mio letto. Alzai gli occhi al cielo, sottolineando il fatto che avrei solo voluto dormire quel giorno e non ascoltare lei e i suoi inutili discorsi.
Ma a mia madre non sembrò interessare poi così tanto.
'Cucciolo, ascolta...'
'Mamma, hai intenzione di metterci tanto? No, perché vorrei solo svenire sul letto e dormire per il resto dell'estate'
'Ecco, è proprio questo il punto, tesoro.' 
Aggrottai le sopracciglia.
'Spiegati' 
'So quanto tu sia affezionato a me e alla nostra città, e non immagini quanto io ti voglia bene Frank, ma...andrai a Parigi. Due settimane.'
'Co-cosa?' chiesi terrorizzato.
No. Non sarebbe dovuta essere così l'estate dei miei diciotto anni. 
'Frank, tuo padre ha voluto farti questo regalo, e sinceramente per la prima volta mi trovo d'accordo con lui... ti serve una vacanza da solo. Hai diciotto anni e fino adesso non sei mai andato oltre il New Jersey. E soprattutto non sei mai andato da nessuna parte senza di me. Frank, tesoro, è un'opportunità d'oro questa. Vedrai che queste due settimane ti faranno maturare.'
Non riuscii ad evitare di abbassare lo sguardo, imbarazzato.
Era vero. Non ero mai andato all'estero, nè mi ero mai allontanato molto da mia madre. 
Avevo sempre vissuto dentro le quattro mura della mia città. Al massimo, andavo alle feste dei miei compagni di scuola e alle gite. 
Ma non ero mai stato uno da 'lascio tutto e me ne vado'.
Ero affezionato alle mie cose, alla mia vita, alla mia routine. 
E soprattutto non volevo che i miei genitori decidessero al posto mio dove avrei dovuto trascorrere le mie vacanze.
Quindi, decisi di utilizzare una controffensiva, non potendo attaccare. 
'Mamma...ti ricordo che a settembre ho il test di ammissione all'università e...'
Mia madre sorrise amorevolmente. In realtà, sapevo che mi stava deridendo. 
'Amore, te l'ho detto, starai solo due settimane a Parigi. Due. Okay?'
Annuii, arrendendomi di fronte alla sconfitta. 
'Quando devo partire?'
'Dopodomani'
Strabuzzai gli occhi fino a quando ebbi la sensazione che le pupille stessero per uscire dalla cornea. 
'Dopo-che?' urlicchiai.
'Dopodomani. Ed ora alza quel bel deretano e inizia a prepararti per il viaggio, non vorrai dimenticarti qualcosa.'
La donna che mi aveva partorito mi accarerezzò una guancia, dandomi un bacio sulla fronte. 
'Vedrai, ti divertirai. Ne sono certa. E poi...Parigi è la città dell'amore, magari incontrerai finalmente qualcuno che ti farà battere questo cuoricino così gelido' mi sussurrò, andando a posare la sua mano sul mio petto.
Poi si diresse verso la porta, sempre con il suo sorriso amabilmente sarcastico, ed uscì.
Mi catapultai di nuovo con la testa sul cuscino e decisi di fare mente locale, prima che il mio cervello iniziasse a percepire i primi sintomi della pazzia.
Sarei dovuto andare a Parigi. Per due settimane. Da solo.
Io, che non sapevo nemmeno cucinarmi un piatto di pasta, avrei dovuto vivere da solo in chissà quale albergo, incontrando chissà quali persone strane. 
E poi...perché proprio Parigi?
Tra tante città, Parigi era l'ultima che avrei voluto visitare.
La città degli innamorati. Stronzate.
Chi si sarebbe mai innamorato in quella città? 
Arrivai alla semplice conclusione che quelle due settimane sarebbero state terribili: un diciottenne a Parigi. 
Sembrava il titolo di un film da quattro soldi.
Ne ero certo: avrei odiato Parigi, i Parigini e chiunque mi avesse detto che quella era la città dell'amore.
Per me, era un invito bello e buono ad entrare nell'Inferno.
 
                                                                                                                                          * * *

Non è mai bello essere svegliati dal trillare assordante del telefono.
La sera precedente mi ero dimenticato di staccarlo, buona abitudine che avevo preso per evitare le chiamate mattutine almeno fino alle undici.
Rotolai giù dal letto grugnendo leggermente e mi trascinai fino all'apparecchio che sembrava voler scatenare l'inferno a partire dalla scrivania della mia stanza.
Gettai un'occhiata veloce alla radiosveglia: i caratteri di un bel verde fluorescente annunciavano le otto e ventisei del mattino. Orario improponibile, dal momento che avevo dipinto fino a notte inoltrata.
-Pronto?- Mi portai una mano ai capelli, scompigliandoli leggermente al passaggio delle mie dita
-Il signor Way?- 
Che domanda idiota, l'elenco telefonico indica distintamente il mio nome e cognome, via e numero di residenza. Chi altro può essere?
-In ossa e pennelli.- 
Sorrisi compiaciuto in un attimo di narcisismo estremo, cosa che non mi capita di rado: il ruolo del bel pittore dannato mi si addice più di quanto sembri.
-Chiamo per la mostra d'arte che si terrà a Parigi tra due settimane. Ci scusiamo per lo scarso anticipo, ma visto il suo recente successo saremmo lieti di averla con noi.-
Spiegazzai alcuni fogli bianchi sulla scrivania, come a sfogliare un'inesistente agenda zeppa d'impegni, canticchiando serenamente.
-Mh si- Commentai vagamente annoiato -Immagino di potervi tenere compagnia per qualche giorno.-
-Oh, bene. Alloggerà all'hotel Excelsior così come gli altri artisti invitati alla mostra, non molto lontano dal luogo dell'evento. Ovviamente, tutte le spese sono a nostro carico.-
Mi piaceva quel tizio: dritto al sodo, poche chiacchere. Dovevo ricordarmi di fargli avere una mancia extra per il poco tempo che mi stava facendo perdere.
-Tutto ciò mi rallegra alquanto.- Scarabocchiai distrattamente una saetta sul palmo della mia mano, incastrando la cornetta tra l'orecchio e la spalla
-La mostra avrà inizio appunto tra due settimane, la preghiamo di selezionare uno stock di massimo 10 opere che gradirebbe sottoporre all'attenzione del pubblico, così che possiamo collocarla all'interno della galleria.-
-Posta prioritaria, piccione viaggiatore o navicella spaziale?-
Il tizio rimase interdetto. Ridacchiai: adoro far impazzire questa gente.
-Temo di non aver capito, signore.- Mormorò mortificato
-Non si preoccupi, umorismo inglese. Vi farò avere i quadri entro breve, grazie per la proposta.- Lasciai cadere la penna sulla scrivania
-Grazie a lei per aver accettato. Buona giornata.-
-Anche a lei.- Sorrisi come se avesse potuto vedermi e attaccai
 
Il fondale di Londra completamente avvolta da una cortina di nuvole e pioggia dietro la finestra non mi turbò più di tanto: ero talmente abituato al tempaccio di quella meravigliosa città, che mi stupivo se c'era il sole.
Misi il caffè sul fuoco e mi avviai in bagno, strascicando i piedi sul pavimento totalmente ingombro di materiale per il disegno, vestiti e reperti vari. Sorrisi: la perfetta casa dell'artista.
Mi lavai distrattamente i denti, esaminando il viso in cerca di eventuali imperfezioni allo stesso tempo. Mi spogliai della canotta e dei pantaloncini che usavo come pigiama, lasciandoli cadere a terra. Una volta in boxer, tirai fuori con il piede la bilancia che dormiva nascosta sotto il termosifone, applicandovi una lieve pressione perchè il sensore si attivasse.
Attesi il 5 secondi che l'apparecchio impiegava per calcolare la mia massa corporea fissandomi nello specchio intero che avevo sistemato lì apposta per lo scopo. Controllai di quanto realmente le ossa del bacino sporgessero, ritenendomi abbastanza soddisfatto. Abbassai lo sguardo:
45kg.
Merda
Aprii il getto freddo della doccia e mi ci cacciai sotto, rabbrividendo violentemente. Me lo meritavo.
Rimasi immobile sotto quella pioggia di aghi gelidi per dieci minuti, lasciando che l'acqua mi scivolasse addosso congelandomi i neuroni e provocandomi un forte mal di testa che si sarebbe accentuato col caffè più tardi.
“E' tutto quello che si meritano le persone come te, Gerard.” Pensai rinfilandomi i vestiti sulla pelle ancora bagnata. Conficcai le unghie nei palmi delle mani, lasciandovi due lunette leggermente sanguinanti. 
“E' questo che si meritano le persone grasse.”


______________________________________________________________

Beh, beh, beh? Insomma, che ne pensate? Personalmente, io adoro questo capitolo LOL (è Rory che parla u.u)
Fatevi sentire, gente! I vostri commenti ci danno la forza e la voglia per continuare a scrivere. 
Speriamo che l'idea vi piaccia, con questo capitolo si è capito già un po' la psicologia dei personaggi, ma ancora c'è taaaaanto da scoprire!
Ma io sono crudele e se volete scoprirlo, dovrete continuare a seguire le nostre menti malvage MUAHAHAHAHAH. 
Un grazie speciale alle sei persone che hanno recensito, e a quelle che hanno inserito questa Fic tra i preferiti, seguite, ecc. 
We love you. 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Demolition Prison_