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Autore: Marika Grosso    24/05/2012    4 recensioni
Questa fic, che specifico è di due capitoli perchè mi è venuta lunghissima, prende spunto sia da una mia precedente fic "Il Primo Vendicatore" sia da una fic della mia dolce Perv "Gioielli & Portafortuna"
è un seguito di entrambe, che mi son vista bene di far approvare prima dalla mia tesorina xD
Se Tony e Steve sono eccessivamente OOC avvertitemi che lo metto nella descrizione eh ^^
N.B. [Post Avengers] Tony x Steve
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L’aveva persa.
Non poteva crederci, forse in realtà non voleva proprio; ma dopo due intere giornate passate a cercarla in ogni dove ancora non si riusciva a farla saltare fuori.
Facile comprendere poi la disperazione, sentimento assai poco conosciuto, sol volto di Tony Stark; e tutto perché?
Per una semplice figurina che gli aveva regalato il padre.
Ma per lui non lo era proprio, semplice, anzi era importantissima.
Come un talismano che le due generazioni di Stark si erano passati.
Quell’unica figurina, fra le altre che Howard gli aveva regalato, era diventata così indispensabile per lui, si sentiva perso senza.
 
Era da un paio di giorni che tutti gli occupanti della Stark Tower avevano notato gli strani comportamenti del loro presidente, un continuo cercare ovunque, e sospiri sempre più grandi e profondi col passare dei giorni, anche gli stessi Vendicatori avevano notato che il comportamento di Tony era ancora più insolito del normale, che era tutto dire.
“Si può sapere che ti prende ultimamente?”
Tony si voltò improvvisamente ritrovandosi Natasha di fronte, i capelli rossi le ricadevano morbidamente sulle spalle, il miliardario la guardò con aria rassegnata; dietro di lei Bruce stava confabulando con Clint e ogni tanto gli lanciavano occhiatine preoccupate.
Tony riposò lo sguardo sulla donna, sospirando per non si sa quale volta quel giorno.
“L’ho persa.”
Disse, scosse la testa impercettibilmente abbassandola di poco.
Poi la rialzò di scatto e fece uno dei suoi soliti sorrisi agli altri.
“Niente di importante, sono solo un po’ stanco.”
Disse massaggiandosi le tempie e successivamente la fronte alla base degli occhi.
“Solo stanco.” ripeté mentre si allontanava per andarsi a rinchiudere nel suo studio.
 
Steve era su una delle enormi terrazze che si trovavano lungo tutto la Stark Tower, guardava il cielo; era passata solo una settimana da quando Thor se n’era andato prendendo in custodia Loki.
Per un po’ aveva girovagato in moto, il fatto di avere una nuova missione, un nuovo scopo, gli aveva fatto tornare la voglia della vita, voleva scoprire, esplorare, vedere quello che lo circondava. Ma era durata poco questa voglia, una sola settimana e già aveva sentito la sua mancanza, la mancanza di Tony e allora si era affrettato a tornare a quella che adesso considerava casa.
Rivedere gli altri, considerarli quasi una famiglia, rivedere Tony.
Anche adesso, con la paura folle che potesse scoprire i suoi sentimenti, non riusciva a stargli lontano.
Alcune nuvole scorrevano lentamente nel cielo azzurro mentre un leggero venticello gli scompigliava i capelli biondi, ci passò distrattamente una mano per riavviarseli indietro, stavano allungando, molto probabilmente li avrebbe tagliati.
“Guardi il cielo Cap?”
Il biondo per poco non cadde indietro per la sorpresa, non l’aveva sentito arrivare.
“Stark.”
Disse dandogli una leggera occhiata e poi ritornando al cielo.
“Qualcosa di interessante?”
Tony gli si era avvicinato e aveva posato le mani sulla ringhiera, Steve lo guardò di sottecchi, poteva sentire il calore di quel corpo vicino a lui, troppo vicino a lui.
“Cosa vuoi Stark?”
Il biondo cominciava ad innervosirsi, a sentirsi soffocare da quell’uomo al suo fianco, lo guardò ancora con la voglia di toccarlo, di mettere una mano fra i suoi capelli, sfiorare il congegno che portava sul cuore.
Scosse la testa frustrato, niente di tutto quello sarebbe mai potuto succedere; Pepper era un ostacolo troppo grande, un ostacolo che non avrebbe mai voluto e mai potuto scavalcare.
“Parecchio sulla difensiva eh!”
Tony staccò le mani dalla balaustra appoggiandovi la schiena, guardava con insistenza il compagno accanto a lui.
“Volevo solo fare due chiacchiere tutto qui, ma forse è meglio tornare dentro.”
Detto questo si allontanò lasciando Steve di nuovo da solo.
 
Ancora non l’aveva trovata, era pure andato da Cap in persona, sperando in quel bellissimo sorriso che aveva nella figurina, magari vederlo dal vero avrebbe alleviato le sue sofferenze, invece tutto quello che si era ritrovato di fronte era stato un solido muro di silenzio.
Si voltò un attimo indietro per guardare ancora Steve, continuava ad osservare il cielo e sembrava decisamente più rilassato di quando lui gli si era avvicinato, certo non scorreva esattamente buon sangue fra loro ma mai aveva pensato che la sua vicinanza lo infastidisse tanto.
Si avviò nelle sue stanze private, magari avrebbe cercato ancora un po’.
 
Alla fine si decise a rientrare quando già il sole stava per tramontare e aveva iniziato a sentire i primi crampi della fame; nella sala da pranzo ai piani superiori della Torre trovò Bruce intento a fare non sapeva bene quali calcoli, non che avesse poi potuto veramente comprenderli, lo salutò distrattamente e si diresse in cucina.
Non aveva mangiato niente a pranzo, era rimasto semplicemente fuori tutto il giorno ad osservare lo scorrere del tempo attraverso il cielo che cambiava e adesso aveva fame, aprì il frigo cercando qualcosa di commestibile, un invitante panino in un piatto bianco era sul ripiano più alto, lo prese senza preoccuparsi a chi in realtà appartenesse e si diresse in una delle tante stanze adibite a salotto che c’erano.
Si sedette comodamente su una delle poltrone col piatto sulle ginocchia e portò il panino alla bocca, ma prima ancora di addentare il tutto si accorse che un piccolo foglietto era volato via, con uno sbuffo riposò il panino nel piatto e si chinò per raccoglierlo.
La sua faccia sorridente, la sua vera faccia sorridente lo guardava da quella che aveva tutta l’aria di essere una delle sue figurine del tempo in cui i Vendicatori ancora non esistevano; sorrise a sua volta come un ebete ripensando alle innumerevoli foto che gli avevano fatto per quelle figurine, le pose plastiche che aveva dovuto mantenere per ore, i sorrisi finti a trentadue denti.
Quel sorriso che lo guardava invece era speciale, in pochi potevano avere quella figurina, ma dove l’aveva già vista?!
 
“Questa la terrò come ricordo, anche un eroe come te sa ancora sorridere!”
 
Chi gli aveva detto quelle parole?
Cercò di richiamare il volto nella mente ma c’era solo un buco nero, dopo vari minuti di tentativi andati a vuoto si decise a lasciar perdere, mise la figurina nella tasca della giacca di pelle che indossava e finalmente si gustò il meritato pranzo che non aveva avuto il tempo di fare.
Spazzolò il tutto in pochi minuti, si alzò e riportò il piatto in cucina.
La figurina nella sua tasca lo faceva sentire strano, aveva l’impressione che avrebbe dovuto ricordarsi qualcosa ma ancora non riusciva a capire cosa.
Entrò in cucina a testa china, perso fra i suoi pensieri, finendo per sbattere contro qualcuno che sicuramente si trovava lì per lo stesso motivo per cui ci si era diretto poco prima anche lui.
Alzò lo sguardo: capelli neri, aria sfrontata, due leggeri baffi sopra le labbra carnose.
 
“Questa la terrò come ricordo, anche un eroe come te sa ancora sorridere!”
Aveva riso di quella battuta, si erano per un attimo guardati negli occhi, lui e Howard, in uno dei rari momenti in cui a Steve sembrava che si capissero al volo.
“Vuoi pure l’autografo?”
L’aveva schernito.
“Ma neanche morto, non voglio mica che me la scarabocchi eh.”
Avevano riso insieme.
 
“Howard?”
L’uomo di fronte a lui lo guardò perplesso.
“Non sono mio padre.”
Steve sbatté gli occhi energicamente un paio di volte, era vero, non era Howard quello che gli stava davanti, ma Tony.
“Scusa…” fu l’unica cosa che riuscì a dire per far sorvolare l’altro sul malinteso.
“Non fa niente. In un certo senso mi fa piacere somigliargli così tanto da farti confondere.”
Tony lo guardava con aria stranita, un misto fra lo scocciato e il sorpreso, gli poggiò una mano sulla spalla mentre si allontanava da lui e usciva dalla stanza.
Steve si guardò indietro, una porta chiusa aveva preso il posto del moro, come aveva potuto confonderli, istintivamente portò la mano alla figurina in tasca, uno strano calore gli pervase le punte delle dita.
 
Era uscito di tutta fretta dalla cucina, alla fine non aveva neanche preso il panino che si era preparato due sere prima, come se in una Torre piena di gente come quella avesse potuto veramente ritrovarcelo in frigo.
Pensò a Steve, il fatto che l’avesse scambiato per suo padre gli bruciava dentro, ancora, nonostante tutto, non riusciva ad essere semplicemente Tony, era sempre solo il figlio di Howard Stark.
Si maledisse da solo, qualche ora, forse anche qualche giorno rinchiuso in laboratorio gli avrebbe fatto bene.


Ecco qua il primo capitolo, come ho già detto nelal descrizione, la fic si basa su altre due, una mia "Il Primo Vendicatore" e l'altra di Perv "Gioielli & Portafortuna"(cap 2) quindi se non le avete lette forse vi conviene, che magari si potrebbe capire poco sia il comportamento di Steve che il portafortuna di Tony xD
Non so che altro dire, bhò il prossimo capitolo, che sottolineo ho già scritto, lo posterò prossima settimana, perchè, bhò, mi piace veder soffrire la gente aspettando la parte Lemon della fic ahahah
Spero sia di vostro gradimento ^^

Black
   
 
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