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Autore: Alkimia    25/05/2012    14 recensioni
[CONCLUSA]
Ha calcolato ogni cosa, a questo gli è servito quel suo lungo esilio. Per ogni percorso possibile ha trovato almeno due o tre vie di fuga. Aveva messo in conto anche l'eventualità di venire catturato nel caso in cui il suo piano con i Chitauri fosse fallito.
Mentre nella sua mente si dipana una mappa da seguire, Loki sa che non è più un prigioniero. È solo qualcuno in attesa di un'occasione, come lo è stato per il resto della sua vita.

Loki sfugge alla sua prigionia e torna sulla Terra per recuperare un oggetto di cui ha bisogno per riacquistare potere; potrebbe rubarlo o prenderlo con la forza ma quando lo trova, in quella singolare città che è Venezia, scopre che la situazione non è così facilmente risolvibile. Intanto, dal pianeta dei Chitauri arriva la vendetta di Thanos per la mancata promessa della consegna del Tesseract e la cosa finirà per coinvolgere anche i Vendicatori...
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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(Contro)indicazioni per l'uso:
Premetto che dell'universo Marvel conosco solo i film e la fanfiction si basa su quelli (anzi, a partire da quelli), quindi se tra il pubblico dovesse esserci qualche esperto dei fumetti mi perdoni le eventuali boiate.
Nelle indicazioni sul genere non ho voluto inserire "comico", però credo sia impossibile scrivere una fanfiction sui film targati Marvel senza sparare allegre caz... ehm, senza concedersi un po' di "beneducate frivolezze" (citazione colta U_U) mirate a strappare un sorrisetto a chi legge. 
Solitamente, con film come The Avengers regredisco all'età mentale di undici anni, per di più ho malsane ed enfatiche tendenze da fangirl a oltranza per cui se la cosa si facesse troppo evidente nella storia ogni critica (e ogni tentativo di fermare lo scempio che potrebbe venirne fuori) è ben accetta, soprattutto perché questa è la mia prima fanfiction “mainstream” che scrivo, di solito sono abituata a fandom meno frequentanti e a personaggi meno “inflazionati”.

Il titolo della fanfiction è trafugato dal ciclo di romanzi di Lemony Snicket.


***

Prologo


Odino è stanco. Sente la fatica pesargli sul petto, serpeggiargli sotto la pelle fino alle ossa, come una febbre venefica.
Ha combattuto molte battaglie il Padre degli dei, ha avuto tanti momenti di gloria, ma ora ha davanti agli occhi la sua più grande sconfitta, quel figlio che non è riuscito a salvare da se stesso, dall'ossessione che lo ha corrotto.
Si avvicina alla porta della stanza cercando di fare piano, ma il suo passo è pesante – il passo di un vecchio, pensa. Le guardie, armate di lance e spade, sono immobili come statue nelle loro armature scintillanti, pronte a ogni evenienza, ma lui non vuole pensare a ogni evenienza.
Schiude appena l'uscio; i battenti sono bloccati e possono essere aperti solo dall'esterno. Guarda dentro la camera e sente qualcosa di amaro e pungente agitarsi in fondo al suo cuore.
La stanza dai tendaggi dorati è in penombra e sembra troppo grande per una sola persona. O forse è il suo occupante a sembrare per un attimo troppo piccolo sotto lo sguardo velato del dio.
Nel silenzio che regna in quell'ala del palazzo di Asgard, per un istante Odino sente affiorare dai recessi della mente una strana sensazione di pace, quella di un padre che osserva un figlio dormire e si permette di immaginare per lui il futuro migliore che si possa sperare. Poi un'immagine arriva a coprire come un sudario quel sentimento sereno: l'immagine di quello stesso figlio in ceppi, con la bocca imbavagliata e lo sguardo furente. L'immagine di un uomo umiliato e senza alcun futuro in cui sperare.
Che Thor abbia agito a torto o a ragione andando a riprendere Loki e riportandolo a casa da prigioniero, non fa alcuna differenza. Odino sa che ora lui li odierà per sempre, adesso non sono più la sua famiglia, sono diventati i suoi giudici e i suoi carcerieri.
L'odio di un figlio: quale sconfitta peggiore per un padre...
Perché quel ragazzo è suo figlio, qualsiasi cosa creda, qualsiasi follia si sia insinuata nella sua fragile mente.
Ma adesso non ha importanza, adesso Loki sta dormendo, al sicuro – prigioniero – nella casa in cui è cresciuto e Odino è molto molto stanco.
“Cosa farai, ora?”. La voce di Frigga arriva ovattata alle sue spalle.
Il Padre degli dei si volta richiudendo piano la porta. Sua moglie ha occhi che sanno già tutto.
“Non posso permettere che lasci Asgard, che lasci queste stanze” le risponde con una certa amarezza. “Lo priverò dei suoi poteri e lo terrò qui”.
Frigga aggrotta le sopracciglia e c'è qualcosa di profondamente addolorato nel solco che si disegna sulla sua fronte.
“Non puoi tenerlo qui per sempre” osserva cupa.
“Lo so. Ma stavolta non ho un disegno da seguire”. Odino sospira, un sospiro carico di rimpianto, proprio come quello di un vecchio.

*

Nel sogno stava cadendo. Il pavimento di pietra si avvicinava a una velocità vorticosa e lui non poteva fare niente, in mezzo a quel buio non c'era alcun appiglio.
Si sveglia, apre gli occhi per un momento. Non era solo un sogno, è caduto davvero.
Si chiede come diamine sia riuscito ad addormentarsi; ora che è sveglio la rabbia gli fa accelerare il battito, gli pulsa nelle tempie e Loki ha quasi l'impressione di sentire in testa il rombo dei tuoni scatenati dal martello di Thor. Eppure resta immobile perché sa che deve raccogliere le forze e le idee.
Sente i passi di qualcuno avvicinarsi alla porta di quella che una volta era la sua stanza e che ora è la sua prigione, finge di essere ancora addormentato.
Attraverso le palpebre socchiuse vede la porta aprirsi appena e rivelare il profilo di Odino premuto contro il battente a spiare dentro. Non ha alcuna intenzione di far sapere al Padre che è sveglio, non ha alcuna intenzione di parlare con lui, per questo resta abbandonato tra le lenzuola, il volto affondato nel guanciale. Non ha alcuna intenzione di vedere di nuovo la pena nello sguardo del potente re di Asgard.
Da lontano arriva flebile, quasi un soffio, la voce di Frigga. Il pensiero di sua madre gli fa ancora sanguinare il cuore alle volte... un attimo prima di ricordarsi che lui non ha un cuore e che quella donna non è sua madre.
“Cosa farai, ora?” domanda lei.
Sente le loro parole anche attraverso la porta che il Padre ha richiuso piano dietro di sé e per quanto si sforzi di non fare alcun movimento, le labbra di Loki si increspano in un ghigno. Vuole proprio sentirla questa risposta.
“... lo priverò dei suoi poteri e lo terrò qui” conclude Odino.
Certamente. E perché non murarlo vivo in uno dei pilastri del palazzo, già che ci siamo.
“Non puoi tenerlo qui per sempre” replica Frigga. Loki sente il dolore pungere attraverso la sua voce.
“Lo so. Ma stavolta non ho un disegno da seguire”.
Io invece sì.
Loki stringe istintivamente i pugni attorno alle lenzuola. Lui ha molti disegni, in effetti. Fin da quando ha lasciato Asgard la prima volta, dopo lo scontro in cui Thor aveva distrutto il Bifrost, quando tutti lo avevano creduto morto, non ha fatto altro che cercare strade da seguire.
Ha calcolato ogni cosa, a questo gli è servito quel suo lungo esilio. Per ogni percorso possibile ha trovato almeno due o tre vie di fuga. Aveva messo in conto anche l'eventualità di venire catturato nel caso in cui il suo piano con i Chitauri fosse fallito.
Mentre nella sua mente si dipana una mappa da seguire, Loki sa che non è più un prigioniero. È solo qualcuno in attesa di un'occasione, come lo è stato per il resto della sua vita.  
   
 
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