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Autore: Melchan    13/12/2006    2 recensioni
Lui la fissò per un momento, poi scosse la testa e disse: - Al campus non c’ era nessuna ragazza. Comunque mi sembrava che a te i tipi simpatici e spiritosi piacessero. - La ragazza, [...] sorridendo, rispose: - Ti sbagli. I tipi simpatici non mi piacciono. È troppo facile farli ridere, non c’è divertimento. Con te invece è sempre una sfida.- Avvicinò ancora di più il suo viso a quello di Akito e aggiunse: - E poi a me piaci così come sei. Mi sei sempre piaciuto così come sei. - [Riedizione con codice migliorato e modifiche richieste apportate]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SANA’ S Life

SANA’ S Life

A causa di un problema con la cancellazione del primo capitolo della storia, consistente nella –vecchia- prefazione, che mi è stato cheto di cancellare da un amministratore del sito perché contravveniva alla regola del non esserci capitolo con sola introduzione, ho deciso di cancellare la storia (salvando però i numerosi commenti J) e ripostarla con qualche modifica: a) un codice html in semplice Times New Roman che spero non accavalli le lettere come invece faceva il Mangal (modifica che volevo comunque fare da tempo, aspettavo solo l’occasione –e la voglia, lo ammetto :P- ; b) vari capitoli per parte –che dovrebbero essere 3- c) naturalmente, con la modifica che mi era stata richiesta.

Bene, allora buona lettura a tutti, tantopiù che la fic è finita…forse aggiungerò una parte, una specie di prologo, ma solo se mi verrà un po’ d’ispirazione (chiamiamola così, anche se come riferimento ai momenti di piena delle idee della sottoscritta è un po’ esagerato…in particolar modo per questa fic di svariati anni fa XD).

Grazie a tutti quelli che hanno commentato (ho ancora tutto ciò che mi è stato scritto ^^), che commenteranno e anche solo leggono apprezzando –anche se mi piacerebbe molto se me lo facessero :P riguardo alle critiche lo so che questa non è una fic di prima classe –anzi-, ma tenete conto che l’ho scritta quelli che per me sono secoli fa, e adesso ho completamente cambiato stile –e in meglio, si spera-.

Un bacione

Mel-chan

Il ritorno

Erano ormai un po’ di anni che Sana ed Akito stavano insieme ufficialmente, peccato che il ragazzo, un po’ di tempo dopo aver preso il diploma, fosse dovuto partire per un campus di nove mesi con il gruppo di karaté, a 21anni di età. Quando era partito, i suoi amici lo avevano salutato fino a quando il suo aereo non era diventato che un puntino invisibile, nel cielo terso di quella mattina di gennaio.

Il giorno in cui fece ritorno a casa, Akito trovò tutti i suoi amici di sempre ad aspettarlo: Tsuyoshi; Aya, Fuka e Takaschy, il “nuovo acquisto”, nonché ragazzo di Fuka… più Lei.

Non appena fu sceso dall’ aereo tutti gli si buttarono contro ridendo ed abbracciandolo, senza fare caso a tutta la folla che si voltava sorridendo. Akito salutò tutti, poi Fuka fece segno a gli altri di fermarsi e, guardandolo dolcemente, disse:

-Penso che ci sia qualcun altro che ti vuole salutare-;

lui, che fino a quel momento non l’ aveva ancora vista, guardò nella direzione che gli indicava l’ amica: Lei era lì. Portava una gonna di jeans cha arrivava al ginocchio, un maglione bianco perla che gli si posava delicatamente sugli esili fianchi e un paio di sandali celesti senza tacco. I capelli erano sciolti e splendenti ed un tocco di rimmel le allungava gli occhi, mentre il lucidalabbra le faceva brillare quel punto che lui, per due anni (e 3 volte!), aveva avuto il piacere di toccare a sua volta con le proprie labbra.

Si avvicinò a lei senza toccarla, per paura che al solo contatto potesse svanire, come in un sogno dal quale si viene bruscamente svegliati.

Un sogno che faceva dalla prima notte in cui aveva dormito fuori da Tokio.

-Ciao Sana-

disse lui guardandola negli occhi e facendosi scappare uno dei suoi rari sorrisi, della quale lei era sempre stata sia causa che testimone. La ragazza fece un passo verso di lui, lo fissò, e poi sussurrò, senza riuscire ad avere il tono normale e spensierato che sperava:

- Ciao Akito. Sono contenta che tu sia tornato e…-.

Ma lui non le lasciò il tempo di finire la frase, perchè lasciò cadere a terra la borsa da viaggio e la cinse tra le braccia, potendo finalmente accarezzarle nuovamente i lunghi capelli ramati: nel frattempo udì un “click”, ma lo ignorò.

Poi sentì una la giacca inumidirsi: erano lacrime.

– Da quando ti metti a piangere vedendomi? Di solito ti arrabbi non appena apro bocca e mi prendi a martellate (di gomma)! Non mi dirai che sei diventata una piagnona?-

chiese lui col sua solita faccia seria, che nascondeva però una piccola presa in giro.

Lei tolse il viso dalla sua spalla e disse, ridendo e asciugandosi velocemente gli occhi:

- Sei sempre il solito sbruffone. Per fortuna questi nove mesi non ti hanno cambiato. -

Lui la fissò intensamente e rispose:

- Posso dire lo stesso di te. -

Dopodichè avvicinò nuovamente il suo viso a quello di Sana e la baciò, felice come non lo era da tempo, riassaporando quel tocco così leggero e innocente, al quale per nove mesi aveva dovuto rinunciare. Mentre la baciava le spostò i capelli dal viso e glieli appoggiò dietro le orecchie.

In quel mentre sentì altri due “click”, e, innervosito, la lasciò e si voltò per vedere cosa fosse. Anche Sana, avendo sentito quegli ultimi due scatti, si girò: diventò subito rossa e poi mormorò:

-Oh no! È gia arrivato! Eppure gli avevo detto che lo avrei incontrato dopo…-

Akito strinse gli occhi in modo ostile e chiese a Sana:

-Chi è quel tipo con la macchina fotografica? Giuro che se è uno di quei paparazzi rompiscatole gli mostro in anteprima quello che ho imparato al campus…-

fece per andare verso il fotografo, ma Sana lo trattenne per un braccio, sperando di riuscire a fermarlo prima che potesse mettere in atto le sue minacce.

-Lascia perdere Akito! Quello non è un semplice paparazzo, lui è…-

ma la ragazza non riuscì a finire la frase perché il bellissimo e impomatatissimo reporter si avvicinò con un sorriso a 32 denti e, ignorando la faccia ostile di Akito, si mise davanti a lui e gli porse un biglietto da visita.

- Buongiorno, come le stava dicendo Sana-chan io non sono un paparazzo, bensì un reporter dell’ “Actress News”, l’importante rivista cinematografica nipponica. Mi chiamo Tonami Akasaka, sezione “bester reporter”, e sono veramente lieto di lavorare con una ragazza affascinante come Sana- chan. Lei è veramente fortunato. -

detto ciò fece un perfetto inchino giapponese alla ragazza e disse con uno sguardo pieno di ammirazione:

-Sana, sei bella ogni giorno di più. Dico davvero!-

la ragazza rispose con uno di quei sorrisi smaglianti che l’ avevano resa famosa e fece a sua volta un piccolo inchino al reporter. Da quando aveva girato gli ultimi film le sue capacità diplomatiche erano notevolmente migliorate, anche se continuava ad avere sempre quell’ allegria, quell’ entusiasmo e quella schiettezza nel fare ogni cosa che la rendeva così gradita ed ammirata a tutti i suoi fan ed alla critica.

A quel punto Tsuyoschy, conoscendo Akito meglio di chiunque (forse anche dello stesso ragazzo!), si avvicinò all’ amico e gli mise una mano sulla spalla, per intimargli di non dire o fare niente di quello che stava pensando, poi spiegò velocemente: - Akito, il signor Akasaka-kun sta facendo un servizio MOLTO IMPORTANTE su Sana e la sua vita, intitolato“Sana’s life”, un servizio che probabilmente riscuoterà un gran successo e aumenterà ancora di più la popolarità di Sana e le sue proposte di lavoro, se sarà di esito positivo… questo è quello che ci ha detto lei, non è vero Akasaka-kun? - il reporter annuì e, prima che Akito potesse fare qualsiasi commento, strinse vigorosamente la mano al ragazzo, aggiungendo:

- Sono veramente felice di poterla finalmente vedere di persona signor Hayama! Sana mi ha parlato così tanto di lei.-

Quest’ ultimo commento lo aggiunse con un entusiasmo a dir poco eclatante, se non esagerato.

- Spero che non le dispiaccia se prima ho scattato qualche fotografia, ma sa com’è, i lettori sono molto interessati alla vita privata dei loro idoli, soprattutto per quanto riguarda le faccende sentimentali. -

Dopodichè estrasse penna e taccuino preparandosi a fare qualche domanda ad Akito, ma Sana, vedendo l’ espressione furiosa sul viso del ragazzo, si mise davanti a lui allargando le braccia, e disse:

- Senta Tonami-kun, ha gia intervistato tutti i miei amici, quindi non penso ci sia bisogno di fare domande ad Akì, vero?-

subito si pentì di come lo aveva chiamato: Akì era un soprannome con cui lo chiamavano solo loro 5, ma Sana, sbadata com’ era, si era lasciata scappare quel buffo nomignolo che il ragazzo si portava dietro fin dai tempi dell’ asilo.

Ci fu un terribile e imbarazzato silenzio in cui Akito si liberò con facilità dalla stretta di Tsuyoshy e andò verso l’ uscita dell’ aereo porto, con una faccia che convinse tutti, a parte Sana, a non seguirlo.

- Em… mi scusi… potrebbe tralasciare quest’ ultimo particolare nella scrittura dell’ articolo? È una cosa che sarebbe meglio tenere privata. -

chiese Fuka, sperando di convincere il reporter a lasciar perdere quella indiscrezione, anche se sapeva quanto ai lettori quel piccolo particolare sarebbe piaciuto. A dispetto di tutti, il reporter annuì con fare comprensivo e disse:

- Comprendo benissimo. State certi che di -Akì- nessuno a parte voi e me saprà mai niente. -

I quattro ragazzi tirarono un sospiro di sollievo e andarono verso la strada per raggiungere gli amici… ma era troppo tardi perché dei due non c’era più traccia.

Come sei

Casa Hayama poco dopo

Silenziosamente i due ragazzi scesero dal taxi e si diressero verso la porta. Akito non fece in tempo a suonare che, dall’ interno della casa, giunse una voce femminile alquanto raffreddata che disse, starnutendo poco dopo:

- Babà, è ziguramende lui! Gorro ad aprire! Etcì!!! -

Pochi secondo dopo la porta d’ ingresso si aprì e Natsumi (la sorella di Akito, per chi non ricordasse), in pigiama, saltò praticamente in braccio al fratello, il quale seppur essendo più piccolo la superava in altezza di almeno 3cm.

- Akito, mi dispiace moldissimo di non ezzere boduda venire all’ aereo borto, ma burtrobbo mi sono bresa guesto derribile raffreddore e guindi… ma Sana ci sei anghe du! Che bello vederdi! Endra pure cara ma non mi avvicinare droppo, sono contagiosa!-

- Non ti preoccupare, però ti auguro di guarire presto! Anche se, se fossi in te, non mi fiderei troppo delle capacità infermieristiche di Akito!-

Quest’ ultima cosa la disse ridendo, sperano così di alleviare quel silenzio carico di tensione che si era creato poco prima fra lei e il ragazzo, quando lei ad Akito erano saliti sul taxi davanti all’ aereo porto:

- Ti accompagno a casa. Senti mi dispiace per averti chiamato così, non l’ ho fatto apposta. Ma sappi che se continui a non parlarmi vuol dire che sei veramente noioso -

Aveva detto Sana. Il ragazzo non aveva risposto e l’ unica cosa comunicata da lui durante il viaggio era stato il proprio indirizzo di casa all’ autista.

Poco dopo il padre di Akito uscì dalla cucina: indossava un grembiule blu da cucina tutto bruciacchiato sui lati e aveva la faccia annerita dal fumo.

- Ciao figliolo! Sono veramente contento di vederti! Non sono potuto venirti a prendere all’ aereo porto nemmeno io, visto che Natsumi è malata, ma avevo deciso di preparati una bel pranzetto per farmi perdonare, al posto suo…purtroppo non sono mai stato molto bravo in cucina. -

Quindi mostrò una pentola completamente bruciata, contenente qualcosa che, in precedenza, doveva essere stato pollo o un alimento simile.-

- Non importa papà. Apprezzo comunque lo sforzo. -

Il signor Hayama era davanti a lui: era comunque un po’ più alto ma la distanza che sentiva fra loro era enorme: non sapeva cosa il figlio si aspettava da lui dopo nove mesi di assenza, anche perché, pur essendosi sentiti per telefono, era stata soprattutto Natsumi a parlare e chiedergli le condizioni.

Doveva forse abbracciarlo? Oppure, visto che era presente anche Sana, era preferibile stringere la mano e basta. Escludeva a priori la classica pacca sulla spalla: né lui né il figlio erano tipi da quel genere di cose. Intanto Akito si poneva le sue stesse domande, chiedendosi quale reazione il padre sperasse di ricevere da parte sua. Per un secondo desiderò che fosse come Natsumi, ed avesse la stessa natura espansiva ed estroversa. Purtroppo per entrambi, come caratteri si assomigliavano molto ed erano tutti e due altamente introversi se si trattava di dover dimostrare il proprio affetto.

A sdrammatizzare quel silenzio imbarazzante ci pensò Sana: accortasi dell’ aria tesa che tirava prese la piccola, ma inaspettatamente pesante, valigia che Akito aveva lasciato per terra (sperando che le altre fossero state recuperate dagli amici) e la lasciò cadere pesantemente a terra gridando:

- Cavoli, ma quanto pesa! Aky, hai forse cominciato una raccolta di sassi dai cinque chili in su mentre eri al campus? - il ragazzo si girò e corse a prendere la valigia dicendo:

- Sei la solita imbranata! Qui dentro c’è roba fragile, sai?-

per fortuna dalla valigia non era arrivato nessun rumore di oggetti che si rompevano o cose simili.

- Se vuoi bortare la valigia in camera fa bure! Ho ribulito la tua stanza, ma non ho sbostato nulla del mobilio o dei soprammobili. Etciù! -

Akito ringraziò Natsumi, poi prese la valigia e si avviò su per le scale, senza più considerare Sana.

In risposta allo sguardo interrogativo dell’ altra ragazza, la quale si dirigeva in cucina, Sana fece spallucce.

Poi salì in fretta le scale e disse ad Akito, una volta che furono entrati ed ebbero chiuso la porta:

- Se vuoi ti do una mano a sistemare i vestiti e le altre cose, visto che Natsumi è malata.-

- Fa come vuoi.-

rispose con fare indifferente il ragazzo alla gentile offerta di lei. Detto ciò aprì la valigia e cominciò a tirare fuori le magliette. La ragazza, invece, prese i pantaloni e li sistemò nell’ armadio. Ignorò il fatto che Akito continuava a non parlarle, cercando di fare finta di niente. Poi però vide qualcosa che la distolse dai suoi pensieri e lasciò andare le due paia di jeans che teneva in mano.

Corse verso i due piccoli dinosauri appoggiati sul cassettone laterale al letto, e prese in mano quello che lei stessa aveva regalato ad Akito. Era di un bel rosso splendente, segno che era stato ben lucidato da Natsumi nell’ attesa dell’ arrivo del fratello. Lo accarezzò e poi disse, tutta pimpante:

-Ricordi la sera della vigilia in cui te lo ho regalato? Mi sembra che siano passati secoli! Che nostalgia, vero?-

Il ragazzo non rispose, ma prese la borsa di Sana, che era appoggiata sul suo letto, cercò il portafogli ed estrasse dalle tasche per le carte di credito (belle piene, per la cronaca ;-)) la foto che cercava ed era sicuro di trovare.

- Io invece ti ho regalato questo. -

Indicò la foto di un pupazzo di neve un po’ molliccio appoggiato nel frigorifero di casa Kurata.

I due ragazzi rimasero in silenzio qualche minuto a guardare i due regali che si erano fatti a vicenda. Sana fece per appoggiare la testa sulla spalla di Akito, ma il ragazzo, colto da un brutto pensiero, si scostò e chiese, alzando un sopracciglio:

- Immagino che sul “Sana’ s life” sarà scritto anche quello che è successo dopo, non è vero? Mi dispiace solo che il tuo grande reporter-ammiratore, mister “ Sana-sei-bella-ogni-giorno-di-più”, non abbia potuto scattare una bella istantanea del momento. Che peccato, è? -

Per un momento guardò Sana negli occhi, cercando in lei la traccia di uno sguardo colpevole o imbarazzato, del quale però non vide nemmeno l’ ombra.

Si girò immusonito più del solito, deciso a tornare alla sua valigia, ma qualcosa gli colpì la testa: era il cuscino che teneva sul pavimento quando guardava la tv.

Sana, con in mano il cuscino, lo fissava e rideva scuotendo la testa:

- Adesso ho capito tutto! Tu sei geloso, vero? Ammettilo, dai! A te non ha dato noia solo il fatto che ti abbia chiamato -Aky- davanti a lui, bensì tutte le smancerie che mi faceva, sbaglio? Non ci posso credere, Akito che è geloso! Questa si che è una notizia da prima pagina! Adesso chiamo Tonami-kun e gli racconto tutto! -

Akito, felice di non aver dovuto dare lunghe ed imbarazzanti spiegazioni, le diede una piccola strattonata ai capelli e disse, fingendosi arrabbiato:

- Non ti azzardare a farlo, sai!-

Sana gli fece una linguaccia, si girò, e corse verso la sua borsa, appoggiata sopra al letto: prese il cellulare e, girando le spalle al ragazzo, finse di digitare il numero del reporter, poi bisbigliò:

- Non sai che notizia ho da darti! Adesso ti racconto tutto…-

ma non riuscì a continuare perché da dietro due braccia forti e dai muscoli allenati la strinsero forte. Sana si trovò così abbracciata ad Akito, in una morsa piena d’ affetto che le permetteva di sentire il battito del cuore di lui, tanto era meravigliosamente stretta.

- Mi sei mancata, Sana. -

lei si voltò il viso verso di lui e con un sorriso dolcissimo, uno dei più sinceri che faceva da nove mesi a quella parte, rispose:

- Anche tu mi sei mancato, tanto tanto. E stai tranquillo perché di quel giornalista non mi importa assolutamente niente. È un tipo simpatico e spiritoso, ma lo frequento solo per lavoro, niente di più. -

detto ciò liberò una mano dalla sua presa forte e sicura, e la utilizzò per spostargli la frangetta che gli copriva gli occhi.

- Visto che ti conosco da una vita, so che non sai mentire. Però potresti essere migliorata in mia assenza, chi lo sa. -

mormorò Akito, abbozzando una piccola battuta.

Sana lo guardò, leggermente stupita: quei nove mesi lo avevano reso leggermente più “spiritoso” di quando era partito. Al momento sembrava che questo microscopico cambio di personalità prendesse il sopravvento solo quando era con lei, ma le parve comunque una cosa un po’ strana.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, le tornò in mente quando a 12 anni era partita per andare a girare “La villa dell’acqua”, lontano da Tokio, e quello che era successo in sua assenza (leggi: lui si era messo con Fuka); preoccupata, si staccò da lui, lo guardò, e chiese a bruciapelo, senza neanche rendersi di conto di ciò che diceva esattamente:

- Non è successo di nuovo, vero?-

lui la guardò con fare interrogativo e lei mormorò, mordendosi il labbro inferiore:

- Ti ricordi quello che è successo mentre ero a girare “La villa dell’acqua”? Non è che è successo qualcosa di simile mentre eri laggiù? Sembri diverso rispetto a quando sei partito. Cioè, non è che questo sia brutto però… per caso ti piaceva qualche ragazza del campus.. e allora… ti sei messo a fare lo spiritoso per piacerle? -

Dopo quelle poche parole Akito chinò il capo, ma Sana riuscì ugualmente a distinguere un vago rossore sul suo viso. Immediatamente la baldanza di poco prima svanì e lui tornò ad essere il solito, vecchio, taciturno, Akito di sempre, con grande gioia di Sana.

Lui la fissò per un momento, poi scosse la testa e disse:

- Al campus non c’ era nessuna ragazza. Comunque mi sembrava che a te i tipi simpatici e spiritosi piacessero. -

La ragazza, dopo aver finalmente capito come stavano le cose, si avvicinò a lui e gli mise le braccia intorno al collo, poi, sorridendo, rispose:

- Ti sbagli. I tipi simpatici non mi piacciono. È troppo facile farli ridere, non c’è divertimento. Con te invece è sempre una sfida.-

Avvicinò ancora di più il suo viso a quello di Akito e aggiunse:

- E poi a me piaci così come sei. Mi sei sempre piaciuto così come sei. -

Nemmeno lei pensava di essere capace di dire una cosa simile.

Lui, però, ne fu decisamente contento, quindi accostò le sue labbra a quelle di Sana e la baciò. Lei gli accarezzò i capelli, poi si strinse ancora di più a lui e chiese:

- Partirai ancora per un periodo così lungo?-

- No, te lo prometto. E poi questi mesi mi sono serviti a migliorare di molto la mia tecnica di karateka; penso di essere pronto per i campionati che si terranno qui a Tokyo. -

Sana fece per replicare, ma un “piccolo” imprevisto li colse di sorpresa: la porta si aprì e i loro amici, carichi di valige appartenenti ad Akito, si affacciarono alla porta. Nessuno dei due ragazzi aveva fatto attenzione al suono del campanello o alla salita delle scale, essendo troppo “occupati” a parlare, quindi l’ entrata li colse a dir poco di sorpresa…

Per questo motivo Sana ed Akito vennero colti in fragrante mentre stavano abbracciati e, quando il viso perplesso di Fuka, con gli altri dietro, si delineò davanti a loro, Akito sbuffò e si staccò velocemente da lei, mentre Sana alzò le braccia e fece finta di stare stirandosi.

- Ho il sospetto che abbiamo interrotto qualcosa! Scusate ragazzi ma abbiamo bussato e ci ha aperto Natsumi, dicendo che eravate qui a riordinare la roba di Akì. -

disse Aya sorridendo.

Dopodiché entrarono tutti per posare le valige e, in breve tempo, ci fu più confusione nella stanza di Akito che nel quaderno di matematica di Sana (il che è tutto dire!).

- Senti, se vuoi trovo una scusa e ti lascio qui sola con lui. -

Bisbigliò Fuka all’ orecchio di Sana con fare da cospiratrice, mentre tutti davano una mano con le valige (effettivamente c’ erano nove mesi di vestiti ed oggetti vari da risistemare: un compito piuttosto arduo, visto che Natsumi aveva insistito perché il fratello portasse via un sacco di “scorte di sicurezza” in campo di vestiario). Sana scosse la testa e rispose, un po’ imbarazzata, di rimando all’ amica:

- Ok che stiamo insieme, ma lo sai che mi piace quando c’è del movimento… e poi adoro la confusione! -

Fuka rise, e subito dopo il dolce viso di Aya si intromise fra le facce accostate, l’ una vicina all’ altra, delle due amiche, e chiese parlando a voce bassa:

- Vedo che ad Akito è passata l’ arrabbiatura! Che gli hai detto per farlo tornare di buon umore. Insomma, del suo solito umore (finché non ci si parla è difficile capire di che umore è grazie alla faccia, visto che è sempre serio)?-

- Ehi, guarda che Sana si potrebbe arrabbiare se fai allusioni negative rispetto alle espressioni di Aki! -

Sana rispose al tono scherzoso di Fuka dandole una piccola gomitata nei fianchi e ridendo e parlando a voce bassa:

- Senti che parla! Quella che non accetta critiche riguardo al “sensazionale senso dell’ umorismo” di Takaeschy!-

- E di Aya che mi dici? Quando si parla delle “capacità sportive” di Tsoyoschi non ammette repliche sul fatto che…-

- Sul fatto che lui è un tipo intelligente e molto intellettuale, più che un grande sportivo, tutto qui!-

Ribatté violentemente Aya diventando rossa per la foga con cui aveva difeso Tsuyoschi e la sua epica goffaggine.

In quel momento l’ interessato entrò nella stanza (era andato in bagno) e cadde in avanti inciampando nei propri piedi.

Le ragazze, compresa Aya, non poterono fare a meno di scoppiare a ridere. Il poveretto si alzò, rosso in viso per la vergogna, e disse, con fare arrabbiato:

- Non vedo che cosa ci sia da ridire! Non è colpa mia se sono un po’ imbranato. -

Questa risposta fece ridere ancora di più le ragazze, tanto che Fuka dovette aiutare Sana a non cadere a terra dalle risa, ottenendo così di finire sul pavimento tutte e due.

- Certo che l’ estate proprio bella. C’è più gusto a divertirsi!- Sana continuava a ridere, ma si era affacciata alla finestra e guardava fuori… Akito non poté fare a meno di pensare che all’ estate, così vitale e piena di allegria, ma allo stesso dolce e rilassante, Sana gli assomigliava…non era strano se quella era la sua stagione preferita. Poi si accorse di come era sdolcinato quel pensiero e cercò di non pensarci più…ma con scarsi risultati! ^_^

- Certo che le ragazze sono proprio strane! Comunque prima eri “occupato”, vero? Che avete fatto prima che arrivassimo? -

esordì in quel momento Tackaeshy assetato di dettagli, mentre Tsuyoshy li raggiungeva.

- Abbiamo rimesso a posto la roba, che altro avremmo dovuto fare?-

- Buffo. -

Mormorò Tsuyoshy con un sorrisetto sornione, che aveva sentito la domanda di Takaeshy:

- Cosa è che troveresti buffo, sentiamo?-

chiese Akito adirato, il quale desiderava cambiare al più presto argomento.

- No, niente, solo che non sapevo che per rimettere a posto i vestiti si dovessero anche spostare dinosauri e fotografie vecchie di 6 anni, che normalmente stanno da tutt’altra parte. -

- Ma che cavolo dic…?-

Akito e Takaeshy si girarono verso il comodino e videro il dinosauro che Sana aveva preso in mano poco prima, accanto alla fotografia della ragazza traente il pupazzetto di neve nel frigorifero di casa Kurata;

- E quelli da dove saltano fuori? Forza diccelo!-

- Non rompere!-

- Ora sono curioso anch’ io! Come mai avete tirato fuori quella roba?!-

chiesero gli amici di Akito, ridendo e cercando di farlo parlare.

Due chiacchere

Marciapiede di fronte a casa Hayama, dal lato in cui è visibile la finestra di Akito

- In quanto al lavoro, perfetto! Con tutto il materiale che ho scattato adesso, poi, verrà fuori un articolo da prima pagina per qualche altro giornale interessato, oltre che per l’ articolo! … si, certo che prima le farò visionare alla Kurata, mi prendi per scemo?! Nel contratto è scritto a chiare lettere che prima della pubblicazione Sana ha il diritto di visionare ogni cosa, specialmente le fotografie. In ogni caso, sento odor di promozione, il capo sarà entusiasta delle mie proposte …

Si, si, anche l’ altro progettino andrà bene, non ti preoccupare. Ricordati che però mi devi fare quel favorino se vuoi che metta una buona parola per i tuoi articoli! E poi, bella e simpatica com’ è, non è neanche un dispiacere, tutt’ altro…comunque, se ogni cosa va per il verso giusto, penso proprio che lascerò perdere la promozione e ti passerò il testimone e smetterò di lavorare, tanto è ricchissima!

Sicuro, appena so qualcosa in più te lo faccio sapere, stai tranquillo… ok allora ci risentiamo: l’appuntamento sai dov’è. A dopo. -

Akasaka spense il cellulare, con il quale aveva appena chiamato il segretario del capo, nonché aspirante giornalista e suo cugino… visto che doveva scattare delle foto importanti, era meglio che fosse gentile con lui: tanto per esser certo che non si facesse venire scrupoli e cambiasse idea. Quello, d’ altronde, era un mondo fatto così, dove sopravviveva il più forte…e il più forte non era certo il più onesto! Quindi tanto valeva adattarsi.

Guardò le istantanee che aveva appena scattato: Sana che giocava, rideva, scherzava… nessuna foto era adatta a quello che aveva in mente.

Poi, però, ne vide un’ altra molto particolare, e gli occhi gli brillarono di soddisfazione: sarebbe stata quella il modo per introdurre l’ argomento che tanto gli premeva.

Dopodiché prese nuovamente il suo costosissimo e tecnologicissimo cellulare e compose la chiamata rapida numero 3.

- Salve cara… si, sono io. Vorrei discutere di una cosa importante che desidero inserire nell’ articolo… perfetto! Allora fra mezz’ora al Caffè xxx. Ci vediamo fra poco, Sana-chan. -

Poi chiuse la comunicazione e, con un sorriso pieno di soddisfazione, fermò un taxi per andare all’ appuntamento con Sana.

Casa Hayama, pochi minuti dopo

-Mi dispiace ragazzi, ma ho un appuntamento con Akasaka . Che ne dite di andare al ristorante italiano, fra qualche tempo? Tanto per mangiare qualcosa di speciale in onore del ritorno di Akito. Siete tutti d’ accordo?-

I ragazzi presenti nella stanza annuirono entusiasti e Takaeshy aggiunse:

- Evviva! Io adoro la pizza margherita!-

Sana prese il giubbotto e, una volta in strada, chiamò un taxi e partì per andare all’ appuntamento.

Cafè xxx

Non appena entrò nel caffè, vide la mano di Akasaka sventolare verso di lei in segno di saluto. Era seduto su uno dei tavolini in fondo e le sorrideva con aria gioiosa.

- Sana-chan, che piacere vederti! Mi scuso per averti chiesto un appuntamento con così poco preavviso, ma ho un assoluto bisogno di avere un tuo assenso su le fotografie che ho da mostrarti, e che ritengo essenziali per una buona riuscita dell’ articolo. -

Si sedettero al tavolo e subito arrivò un cameriere a prendere le ordinazioni: del sakè per Akasaka e dell’ acqua naturale per lei.

Poi il reporter tirò fuori le foto e le mostrò alla ragazza: rimase immobile, nel vedere le scene che aveva vissuto tranquillamente poco prima impresse sulla pellicola della macchina fotografica di Akasaka.

- Sono venute molto bene, non trovi? Anche perché tu sei molto fotogenica, non c’è che dire. -

Sana, che sfogliava ininterrottamente il mazzetto di istantanee, fermò il proprio sguardo su quelle che la ritraevano con Akito e che erano incorniciate con un tratto di matita rossa; disse, quasi urlando:

- Senti, ma non mi sembra di averti dato il permesso di farmi queste foto. Mi dispiace per te e per l’ articolo, ma puoi scordarti di pubblicare questa roba, in particolar modo quelle con Hayama-kun. -

Lui scosse tristemente la testa e disse:

- Sono veramente dispiaciuto che tu la pensi così. Questo materiale avrebbe contribuito moltissimo ad alzare il grado di interesse del pubblico e dei tuoi fan. Comunque, solo per una cosa non posso contraddirti: le foto con Hayama non sono adatte ad essere pubblicate, era di questo che volevo parlarti, più che altro. Come vedi le ho anche sottolineate. -

- E vorrei ben vedere! Lui è…-

ma prima che potesse finire la frase, il giornalista la interruppe dicendo:

- Lui è il punto debole dell’ articolo! Se non fosse per Hayama verrebbe fuori un lavoro stupendo. Però quello è proprio il tipo di ragazzo che fa una brutta impressione sulla critica. -

- In… in che senso?-

chiese Sana sempre più confusa dalle parole del giornalista, che le gravavano addosso come macigni.

- Vedi, io posso dire solo la verità nell’ articolo, perché la mia professionalità me lo impone. E la verità è che quel ragazzo è un tipo molto problematico. All’ aereo porto si è comportato in modo piuttosto scorretto con me, non credi? E poi mi hai detto tu stessa che in passato è stato un teppista e che ha creato molti problemi a scuola…-

- Ma ho anche ribadito più volte che da anni è molto cambiato e che adesso non farebbe niente a nessuno, se non in caso di grave pericolo. -

- Quello che dici è vero, però io ne dovrò parlare come di un tipo molto chiuso, poco socievole, e questa non sarà una buona pubblicità per te. –

- Ma lui non è così!!! Akito non è un gran parlatore, certo, e ci mette un po’ a fidarsi di chi non conosce, però…-

ma, purtroppo, fu interrotta nuovamente dal reporter:

- Ma, per fare bella figura, tu hai bisogno di un tipo più simile a te, uno che sia gentile, allegro, sociale…un tipo come me, insomma. -

- Che cosa stai insinuando? Ti è andato di volta il cervello?! -

- Sana, ma non lo hai ancora capito? Io e te siamo fatti l’uno per l’ altra! Se ci metteremo insieme stabilmente, riscuoteremo un successo enorme e la tua carriera decollerebbe ancora di più di come non l’abbia gia fatto finora! -

poi le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle, sorridendo. Lei rimase immobile a fissarlo incredula, pensando che, da un momento all’a altro, lui si mettesse a ridere e dicesse che era tutto uno scherzo, anche se di pessimo gusto.

- E poi, al di là della fama, io ti amo. E so che tu ami me. Quindi…-

Poi il reporter schioccò le dita, svegliando Sana dalla specie di trans incredula sotto la quale era caduta.

- Tu sei completamente matto! Io non ti amo e tu non ami me! L’ unico motivo per cui ci frequentiamo è che tu devi scrivere quel maledetto articolo. Io credevo che tu fossi un tipo a posto, ma visto le idee che ti sei fatto su di me e quello che pensi di Hayama, ho capito che mi ero completamente sbagliata sul tuo conto. -

Akasaka la guardò stupito: nei suoi piani, lei avrebbe dovuto cascare ai suoi piedi e dire che si era accorta di amarlo alla follia ma non sapeva come dirglielo. Ma, d’ altronde, lui aveva frequentato quella ragazza solo per un paio di mesi, e non aveva ancora fatto i conti con il suo spirito combattivo e con il profondo affetto che nutriva per Akito.

Sana fece per dire qualcosa, ma dovette rimandare a dopo le sue parole perché, allo schioccare delle dita del giornalista, da dietro una pianta piuttosto lontana dal loro tavolo, era sbucato un ragazzo grasso e brufoloso, che era corso vicino ad Akasaka con delle istantanee in mano. Lui le prese in mano e, mostrandole a Sana, disse:

- Come puoi pensare veramente quello che dici? Guarda queste foto che ho fatto scattare: non vedi che siamo una coppia a dir poco perfetta? Sono queste le foto che meritano di essere pubblicate, non credi?!. -

Sana guardò esterrefatta le fotografie che quel ragazzo aveva appena fatto: in tutte si vedevano lei ed Akasaka che parlavano ed in due di quelle lui aveva il proprio braccio intorno alle sue spalle. Altre due, però, ritraevano lei in piedi che gridava contro di lui, il quale se ne stava immobile e con lo sguardo incredulo a fissarla. Evidentemente il ragazzo- fotografo (quello con cui Akasaka parlava prima al cellulare, per chi non lo avesse capito N.D. Mel-chan) aveva scattato foto a ripetizione, per essere certo di non perdersi niente, e il risultato era che anche le ultime scene erano erroneamente state immortalate.

Senza rispondere alla futile domanda del reporter, Sana strinse forte tra le mani le fotografie e corse via, non prima di aver gridato, furente:

- Sappi che non denuncerò alla rivista quello che hai fatto adesso! Ma l’ unico motivo per cui faccio questo, è che, altrimenti, l’ articolo salterà, e non me lo posso permettere. -

Corse, corse come una forsennata, andando alla ceca, senza rendersi conto di imboccare strade che l’ avrebbero portata ad una casa che conosceva molto bene e che aveva visitato tantissime volte.

Si fermò e cominciò a riprendere fiato solo dopo che fu arrivata: casa Hayama.

Bussò e venne ad aprire Natsumi, sorpresa di quella visita inaspettata.

- Ciao Sana! Mi dispiace, ma, se cerchi Akito, non c’è. È agli allenamenti di karate, oggi è mercoledì, ricordi? Comunque se vuoi puoi entrare lo stesso, è chiaro! Ti va di fare due chiacchiere? -

Sana rifletté per un secondo: in fondo, dopo quello che era accaduto, che male poteva farle una chiacchierata fra amiche? Così fece un bel sorriso e rispose, tutta contenta:

- Volentieri!-

rimase lì per quaranta minuti circa, poi, non sentendosela più di incontrare Akito, tornò a casa.

  
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