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Autore: siemdrew    25/05/2012    6 recensioni
"La mia preda è di fronte a me, ma mi dà le spalle. È così ingenua che non si accorge nemmeno
dell'imminente pericolo. Io.
Il ragazzo, ossia la preda, sa di cannella. Tutti quelli come lui hanno quel profumo addosso. Tra i capelli, sulle labbra, sulle braccia, sulle gambe. Certo, è più facile localizzarli. Le persone normali non profumano di cannella sette giorni su sette. Ma io odio la cannella. Purtroppo però devo ignorarla, perché nonostante tutto amo il mio lavoro. Osservo il ragazzo. Lo tengo d'occhio ormai da due settimane. Eppure non riesco a ricordarne il nome. Alcuni lo chiamano Justin, altri Drew. Altri ancora Biebz o Brò. Ma forse Justin è il suo nome. Gli sta bene. Ha dei lisci capelli biondo scuro e occhi... Non so di che colore sono. A volte mi paiono nocciola, altre miele. Ma io so che hanno sfumature rosse. Tutti loro le hanno."
Per chi vuole una storia d'amore nata tra odio, azione e l'immortalità.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pekaftet

-La Preda.-


La mia preda è di fronte a me, ma mi dà le spalle. È così ingenua che non si accorge nemmeno
dell'imminente pericolo. Io.
Il ragazzo, ossia la preda, sa di cannella. Tutti quelli come lui hanno quel profumo addosso. Tra i capelli, sulle labbra, sulle braccia, sulle gambe. Certo, è più facile localizzarli. Le persone normali non profumano di cannella sette giorni su sette. Ma io odio la cannella. Purtroppo però devo ignorarla, perché nonostante tutto amo il mio lavoro.
Il ragazzo è seduto al tavolo della mensa. Diamine, per portare a termine la mia missione mi sono dovuta infiltrare in una scuola. Avrò sì quasi 18 anni, ma ho mollato il liceo tanto tempo fa. Per il mio lavoro.
Osservo il ragazzo. Lo tengo d'occhio ormai da due settimane. Eppure non riesco a ricordarne il nome. Alcuni lo chiamano Justin, altri Drew. Altri ancora Biebz o Brò. Ma forse Justin è il suo nome. Gli sta bene. Ha dei lisci capelli biondo scuro e occhi... Non so di che colore sono. A volte mi paiono nocciola, altre miele. Ma io so che hanno sfumature rosse. Tutti loro le hanno.
La campanella comincia a suonare. Oggi è sabato e manca il professore di inglese, e ho già deciso che aspetterò che la mia preda esca da scuola, alle 2. Ormai so tutti i suoi orari a memoria. All'ultima ora di sabato ha educazione fisica, quindi lo aspetterò nel boschetto lì vicino. Faremo due chiacchere. E poi, come se non fosse mai esistito sulla terra, svanirà. Per mano mia. Così avrò portato a termine il mio dovere e Nathan sarà fiero di me.
D'accordo. Ora devo nascondermi nel boschetto e osservarlo. Povero idiota. È davvero convinto che gli vada dietro. Ma lui non sa. Lui non sa che nel mio zaino c'è una pistola e che tutte le mattine muoio dalla voglia di puntargliela contro. Ma ho fatto la brava e mi sono attenuta al piano. Come sempre.
E ora sto per eliminarlo. Lui, quell'essere immondo che si nutre di vite e sangue sporco di fango. E terra. E sabbia. Attende su un albero, un tutt’uno con le tenebre, poi balza e atterra una persona. La dilania. La schernisce. E la divora.
In men che non si dica, il coach manda gli allievi negli spogliatoi. Qualche minuto dopo il ragazzo ne esce con lo zaino e un borsone e attraversa il bosco. Lo seguo, silenziosa, saltando di ramo in ramo. Ma lui sente già il mio odore. L'odore degli umani.
«Cibo!», esclama divertito.
Scendo da un albero, finendo dietro di lui.
La cannella è fortissima. Dev'essere antico.
«Hai un pessimo odore», gli dico.
Lui ride di nuovo. «Una cacciatrice di vampiri»
«Un vampiro»
«D'accordo: che ho fatto stavolta?»
«Niente di che. Esisti»
«Senti, cacciatrice. Mi mandano dietro voi assassini quando sgarro. Ora sono legalmente a posto. Quindi gira al largo»
«Sei legalmente a posto?», lo derido. «E cosa te lo fa pensare?»
«Lo so e basta». Mi si avvicina, adottando un tono amichevole. «Le ultime tredici cacciatrici le ho uccise. Prima ci siamo divertiti, poi le ho divorate. Non voglio che accada anche a te. Ergo, bye bye!"
«Ascoltami bene, vampiro. Sono qui per eliminarti, non per scappare a gambe levate. Se mi sfuggirai oggi, ti toccherà passare i prossimi decenni guardandoti alle spalle, nella speranza vana che io non sia lì accanto a te per ucciderti»
Lui riflette per un attimo. «Fai sul serio. Che coraggio. Okay, facciamo così. Non voglio morire qui su due piedi.  Quindi, io scappo e tu mi insegui!»
«Stai scherzando»
«Affatto! Cavoli, è un'idea bellissima! Suvvia, immaginati un'avventura, un film d'azione di cui sei protagonista. Inseguire il cattivo e ucciderlo. È provocante», dice solennemente.
Povero idiota… Il sangue e le ultime tredici cacciatrici gli avranno dato alla follia.
«Ma smettila»
«No, davvero. Sono serio. Se vuoi contare mentre mi nascondo, sarebbe meglio. Detto ciò, VIA!»
Una cosa che odio della loro specie: sono veloci, più della luce. Il vampiro, infatti, non ci mette molto a svanire nel nulla.
Soffocando un'imprecazione, corro in palestra e prendo un borsone poi torno al parcheggio. Davvero pensa che IO abbia intenzione di mettermi a contare? Non gioco a nascondino da secoli e di sicuro non lo farò ora: sono una persona seria, non mi posso distrarre.
Nel parcheggio ci sono due ragazzi, amici del vampiro, che stanno per salire su una Hammer tirata a lucido.
«Hey!», grido. «HEY!»
Si girano a guardarmi.
Quello alto e biondo mi parla.  «Sì?»
«Sapete dov'è.. ehm.. il vostro amico?»
Ecco. Di nuovo. Perché non riesco a ricordarmi del suo nome? “Il vampiro”, è molto più semplice da ricordare.
«Chi, Justin?», mi chiede l'altro ragazzo.
«Esatto»
«È appena andato via. Ci ha detto che passerà il weekend a Savannah»
Oh diamine. Allora era davvero serio quando ha pensato di fuggire!
Ringrazio in fretta i due ragazzi e mi dirigo alla mia auto, una Camaro beige del '69. Passo dal mio appartamento e riempio il borsone di vestiti e cose utili per stare via qualche notte. Perché di sicuro ci vorrà un po' prima di riuscire a trovare... Justin. Il vampiro.
Metto rapidamente delle armi nel portabagagli – una dozzina di coltelli, due paia di pistole, acqua santa, un lanciafiamme e due fucili. Spero non sia così idiota da costringermi a usare il lanciafiamme. Sono stata attaccata da un vampiro ad una festa dello scorso Capodanno, ho usato il lanciafiamme contro quell’essere ed è successo un disastro. In preda alle fiamme, il mostro ha dato fuoco a tutto. Per questo, mentre guido sull'autostrada per Savannah, sto sperando di non doverlo usare.
Per arrivare a Savannah ci vogliono più o meno quattro ore. Sarà la cosa più noiosa della missione. Non ci posso ancora credere! Devo guidare come una matta per raggiungere uno sciagurato! E sborsare soldi, per autostrada e alloggio notturno. A meno che.. magari qualche collega abita in zona e mi può ospitare. Forse anche aiutare.
Guardando la strada, prendo il cellulare dalla borsa e compongo il numero.
«Che vuoi, Dana?».
La voce assonnata di Nathan mi perfora le orecchie, perché il suo tono è sempre squillante, anche se è stanco.
Nathan è il mio superiore e spesso ci chiedono se siamo una coppia. Lo siamo? No. Lui è gay. E mese prossimo dovrò andare in Spagna ad assistere al suo matrimonio con - mi fa orrore dirlo - Noah Amàr: mio fratello.
«Non dirmi che ti sei appena svegliato, Nathan», dico severa.
Nathan Collins sarà anche il mio superiore ma è praticamente uno scansafatiche. Be’, tranne quando si tratta di soldi.
«No, tranquilla», mi rassicura. «Hai preso il vampiro?»
Scoppio a ridere.
«Pensa un po'! L'essere che mi hai appioppato ha ancora l'animo di un bambino!»
«Cosa intendi dire?», chiede lui lentamente. Lo sto facendo preoccupare.
«Diciamo che sta giocando ad acchiapparella e nascondino insieme. Mi ha detto “io scappo, tu m'insegui”. Ed eccomi qui, sulla I-75 ad inseguirlo»
«La I-75?», sbraita lui. «State andando a Savannah? Ma è lontana! Lui di quanto è in vantaggio?»
«Di almeno tre quarti d'ora», rispondo sbuffando. «Ma sai se un tuo dipendente abita lì?»
Sento il solito ticchettio sulla tastiera e il respiro rumoroso di Nathan.
«Uhm.. Ferdinand Bakery abita a Hinesville, a un’ora da Savannah»
Hinesville. No, è a un'ora da Savannah ha detto Nathan e in questo caso è troppo lontana.
«Sfigaaaata», mi deride Nathan con un risolio.
«Ah-Ah», gli rispondo sarcastica terminando la telefonata.
In mensa non ho neanche mangiato, troppo presa per i miei piano diabolici, e mi sta venendo fame. Il problema è che non posso fermarmi in un fast-food sul ciglio della strada, altrimenti quel vampiro chi lo prende più?
Diamine, che situazione. Mi sento umiliata e presa in giro, ma non potevano sbolognarlo a qualcun altro, quel Justin dei miei stivali?!
D'accordo. Devo far sbollire la rabbia, altrimenti rischierò la pelle.
Dopo due ore di guida, sono le cinque del pomeriggio ed essendo inverno sta già imbrunendo. Ora che mi sono calmata, ammiro il lato positivo di questo viaggetto: il paesaggio. Sia a sinistra che a destra ci sono collinette verdi e dietro di me il sole sta calando lentamente, creando striature rosee e rosso sangue. E io non ho ancora mangiato, il mio stomaco è letteralmente vuoto dalle 6 di stamane.
Alle 5 e mezza non resisto più. Mi fermo al primo McDonald's.
Parcheggio la Camaro lontano dal fast-food, perché è pieno, e ficco una Browning Hi-Power nella borsa a tracolla, non si sa mai.
Entro nell'edificio con la M gialla gigante e mi guardo intorno. Il posto non è così grande, e tutti i tavolini sono occupati.
Mi dirigo verso una cassa e faccio la fila. Intanto osservo ciò che mi circonda, poi poso lo sguardo sul menù in alto.
Non ci sono panini o dolci stampati sopra, ma una scritta rossa. Dice "1+l'età del secondo sette gordon s.j."
Ma cos'è? Cosa significa? E... un momento. Il messaggio! Il messaggio è svanito! Com'è possibile? Ah sì...! Il vampiro, quel Justin. I vampiri sono in grado di lasciare tracce, praticamente dei veri e propri messaggi, visibili solo al destinatario e spariscono una volta letti. Nessuno ha ancora capito come possono fare una cosa simile e di sicuro non voglio svelare io il segreto, perché solo i vampiri lo sanno.
Ordino in fretta un Happy Meal e un'insalata da portare via, poi pago e torno alla macchina.
Adesso il cielo è scuro e fa così freddo che vedo il mio respiro condensarsi nell'aria.
Mi infilo nella Camaro e accendo il riscaldamento.
Mi chiedo se il messaggio è per me. Oh, che domanda stupida! Solo il destinatario del messaggio può vederlo, quindi è ovvio che era per me. Per me da un vampiro. Justin. D'accordo la "j" puntata significa Justin. E la "s."? Street? In effetti c'è un "Gordon", nella frase. Quindi Gordon Street. E "1+l'età del secondo sette"? Diciassette? O uno-sette-sette?
Non importa. Pensiamo a gettar nella spazzatura tutti questi involucri da fast-food e a raggiungere Gordon Street.
Navigatore! Vieni a me! imposto la meta e lascio il parcheggio poco illuminato.
Arrivo in Gordon Street verso le sette e mezza. Percorro il viale lentamente, in cerca di qualcosa di particolare o che abbia a che fare con il numero sette. Non c'è niente.
Diamine, sono troppo un'idiota! Come ho fatto a non pensarci prima?! È una trappola. Appena scenderò dalla Camaro mi attaccherà. Mi dilanierà. Strapperà le mie carni e mi priverà del sangue. Sarò un corpo morto, floscio e mezzo divorato, accasciato sulla strada.
Rabbrividisco e faccio retromarcia: anche a costo di rifarmi quattro ore di viaggio, ma io me ne torno a casa.
Faccio retromarcia per tornare indietro e riprendere l'autostrada. Ma l'auto viene colpita, sul tettuccio, e io la fermo di botto, tant'è che vado a sbattere contro il volante, facendomi male. Dopo i miei lamenti, il silenzio. Terrificante. Poco rassicurante. Abbasso subito le sicure. Poi un braccio rompe il mio finestrino, rialza le sicure e spalanca la portiera. Tirandomi per i capelli, il vampiro mi getta in mezzo alla strada.
«Credevi davvero di farla franca?», mi schernisce ridendo come un pazzo. È un pazzo. Un pazzo sadico e masochista.
È anche un idiota. Se continua a far casino così scenderanno in strada e potrò andare via. Inseguirlo. E ucciderlo, alla fine.
«Povera cacciatrice!», continua il suo monologo. Ecco! Un piano si sta già formando nella mia mente.
«Io amo giocare con le mie prede», dice appoggiandosi al cofano della mia Camaro. Intanto, io sono ancora a terra a massaggiarmi le tempie.
«In particolare con le mie amichette. Loro mi rendono tanto felice! Al confronto di voi stupidi cacciatori! È un ruolo ereditario, o sbaglio? Scommetto che tuo padre era cacciatore. Ma scarso, perché tu sei uscita bene, seppur un po’ ingenua»
Si avvicina con passo felpato a me. Io resto immobile, non oso nemmeno respirare e ciò lo fa ridacchiare. Devo solo tener fede al piano. E andrà tutto bene. Non agitarti, mi dico, resta immobile.
Il vampiro immerge il viso nei miei capelli e lo sento respirare profondamente.
«La tua essenza sa di oriente – com'è bello, l'oriente! Eppure tu non sai di Cina. O India»
Mi annusa più a fondo i capelli.
«Uhm», dice annuendo. «Sei israeliana. E dimmi, qual è il tuo nome? Ti sei nascosta così bene, a scuola, che non ho ricordi di te»
«Ehm… Mi chiamo Alyna… Skov», mormoro, inventandomi un nome a caso.
Il vampiro però non è così idiota come sembra. Entra in macchina e dalla mia borsa prende dei documenti.
«Uhm..+, ripete, tornando verso di me e concentrandosi sul tesserino della patente.
«Dana Amàr. Nata il 21 dicembre 1994 a Gerusalemme. Ma residente ad Atlanta dal 1995», aggiunge poi dando un'occhiata alla carta d'identità.
«Interessante! Sai, Dana Amàr, è importante per noi sapere qualcosa delle nostre prede…»
Il suo continuo andare su e giù davanti a me m'innervosisce, ma lo lascio continuare.
«Sono stato con tante israeliane. Sono belle, aggressive e… devote al loro dio. Di solito io»
Batte le mani vivacemente.
«E toccherà anche a te essermi devota. Perché sarò il tuo dio per una notte»
Si gira e va a riprendere la mia borsa. È in questo momento che lo attacco.
Non ho armi adesso, così gli tiro un forte pugno sulla nuca. Lui si accascia a terra, gemendo, e gli conficco un calcio negli stinchi e un altro paio di pugni sul viso. Gli ho spaccato il labbro, che luccica di sangue, e il viso è già viola in pochi secondi. Così corro in macchina e metto in moto.
Mentre percorro Gordon Street a tutto gas, vedo la sua figura alzarsi, senza nessuna ferita addosso. E’ guarito, come se non gli avessi mai fatto del male, in questa strada.

Che ve ne pare :D? Mi è venuto in mente di scriverla perché l'ho sognata e vedere BIEBER con lo sguardo da Jason McCan, tutto sporco di sangue mi ha dato ispirazione (?) E' la mia seconda fanfiction su Justin e spero che comunque sarà seguita tanto quanto Tell Me Your Dreams C: DITEMI CHE NE PENSATE*-*!
Il vostro parere è TUTTO!
Un baaaaaaaaacio,
 SheBecameBelieber

P.S.: "Pekaftet", che è il titolo della storia, in ebraico significa "preda" c:

   
 
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