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Autore: 1Delena    25/05/2012    4 recensioni
One-shot che mi è venuta in mente dopo un pomeriggio di studio.
Kathemon ambientata nel 1864.
I Salvatore sono riusciti a soprenderla e hanno riacceso quei sentimenti che credeva morti ormai da secoli e lei non riesce a pensare di lasciar morire Damon adesso, non per una guerra inutile a cui ha partecipato solo per volere del padre, non per un ideale che non gli appartiene, ma gli è stato imposto.
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce | Coppie: Damon/Katherine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La guerra è il massacro di persone che non si conoscono, per conto di persone che si conoscono ma non si massacrano.
Anonimo

 
Lei è Kathrine Pierce e Kathrine Pierce non ha paura, non ha sentimenti. Allora cos'è questa sensazione che la vampira sta provando mentre sente quelle dannate parole? 
Vostro figlio è stato ferito in guerra. Lo stanno portando a casa, ma non sanno se ce la farà, mi dispiace Signore. sta dicendo un servo a Giuseppe; c'è una porta che li separa da lei, ma può sentirli comunque discutere grazie al suo udito da vampira. Almeno se morirà, morirà per una buona causa. Come può Giuseppe rispondere in questo modo? si chiede la vampira. Fa molta fatica a trattenere la rabbia nel sentire l'indifferenza nella voce dell'uomo, il suo istinto le dice di aprire quella maledetta porta e di dissanguare quell'uomo che sta parlando come se niente fosse della morte del proprio figlio, della morte di Damon, del SUO Damon; ma deve reprimere la sua voglia di uccidere e la sua natura da vampira, non può mandare tutto in aria per un umano.
"Kathrine, state bene?" si sente chiedere da Stefan, il sorriso innocente del giovane la fa sorridere "Si Stefan, scusatemi ma non mi sento molto bene, vado nelle mie stanze" risponde sentendo i passi di Giuseppe che sta tornando, se ne va perchè non vuole sfidare il proprio autocontrollo in un modo così palese, si gode il sorriso di Stefan ancora ignaro, per poco, di cosa stia succedendo alla persona a lui più cara.
 
E' chiusa nella sua stanza e piange. Kathrine Pierce sta piangendo? Non riesce a crederci neanche lei.
"Cosa vi è successo signorina Kathrine?" le chiede Emily entrando nella stanza "Piangete per il signor Salvatore, vero?" aggiunge la strega guardandola in faccia, Kathrine riesce solo ad annuire come risposta "Come fai a saperlo?"
"Anche la servitù parla"
"Cosa sai?" chiede la vampira ansiosa di sapere qualche cosa di più del poco che aveva sentito prima
"So che dovrebbe arrivare alla villa domani mattina, in caso sopravviva"
Dopo queste parole Kathrine pregò per la prima volta da tanto tempo, pregò Dio, o qualunque cosa ci fosse lassù, pregò perchè Damon arrivasse vivo a Villa Salvatore, sarebbe bastato quello, poi lei gli avrebbe dato il suo sangue, l'avrebbe salvato in ogni caso o guarendolo o trasformandolo.
 
Anche quella notte infinita è trascorsa, Damon è arrivato alla villa e adesso Kathrine sta aspettando di poterlo vedere fuori dalla sua stanza, insieme a lei c'è tutta la servitù dei Salvatore e Stefan, Giuseppe non c'è: non poteva aspettarsi di meglio da lui. Se ci fosse stata meno gente lei avrebbe già soggiogato i presenti e sarebbe entrata nella stanza, ma ci sono troppe persone e la vampira non può rischiare di farsi scoprire.
Quando finalmente riesce ad entrare Damon sta dormendo, ma il suo respiro è irregolare e il suo volto innaturalmente pallido, Kathrine tira fuori dalla sua borsetta una siringa che si era portata dietro prevedendo questa situazione, si preleva del sangue dal polso e poi infila l'ago nel braccio del giovane: appena suo sangue entra nel corpo di Damon il ragazzo riacquista un po' di colore.
E' la prima volta dalla sua trasformazione che fa qualcosa che non sia soltanto per sè o per i suoi interessi personali, e lei stessa non riesce a credere a quello che sta rischiando per un semplice umano; ma i Salvatore sono riusciti a soprenderla e hanno riacceso quei sentimenti che credeva morti ormai da secoli e lei non riesce a pensare di lasciar morire Damon adesso, non per una guerra inutile a cui ha partecipato solo per volere del padre, non per un ideale che non gli appartiene, ma gli è stato imposto.
Quando il ragazzo si sveglia e apre debolmente gli occhi lei gli sorride "Siete vera o un angelo?" si sente chiedere
"Damon, sono io e sapete benissimo che sono tutt'altro che un angelo" risponde prendendo la mano del giovane
"Mi avete salvato, gli altri possono chiamarvi vampiro o mostro, per me siete un angelo."
Lo accarezza dolcemente e il ragazzo rilassa sotto il suo tocco.
"Siete stanco?" Il ragazzo annuisce debolmente come risposta e lei gli si avvicina e gli si sdraia accanto, mettendo la testa di Damon sulla sua spalla, togliendogli i capelli dalla fronte sudata e donandogli un bacio su una guancia; sente il profumo del sangue del giovane che sgorga dalla ferita non ancora del tutto cicatrizzata, ma trattiene i suoi istinti e lo stringe a sè.
"Non ve lo meritate" gli sussurra piano
"Cosa?" le chiede lui ingenuamente
"Il modo in cui vi tratta vostro padre, non meritate di dover andare in guerra e dover affrontare tutto questo solo per cercare di compiacerlo"
"Non voglio più tornare in guerra" le sta confessando Damon con le lacrime agli occhi, non si sarebbe mai aspettata di vederlo piangere come non si sarebbe mai aspettata di provare questi sentimenti per un umano "La guerra fa schifo, non c'è nè onore nè gloria solo puzza e cadaveri".
Gli accarezza una guancia per rassicurarlo "Non ci tornerete".
 
Damon chiude gli occhi e si rilassa nonostante il dolore, sa che quello che gli ha detto Kathrine è una bugia e che in guerra ci dovrà tornare, ma adesso vuole solo crederle e godersi questi momenti con il suo angelo.
"C'è una tribù di indigeni nel nord" gli dice lei accarezzandolo dolcemente "si chiamano Inuit. Nella loro lingua ci sono 40 modi per indicare la neve e nemmeno uno che indica la guerra."
"Dev'essere bellissimo." risponde lui sorridendole "Anche se hanno 40 modi per dire neve sono sicuro che non avranno neanche una parola che renda giustizia alla vostra bellezza" aggiunge poi chiudendo gli occhi per la stanchezza.
Lei lo bacia dolcemente sulle labbra, un bacio che sa di conforto, un bacio che significa che lei lo proteggerà e non gli farà più vivere un orrore del genere, anche a costo di uccidere lei stessa tutto l'esercito avversario; in questo momento non le importa di niente: ci sono lei e Damon e non basterebbe un vocabolario di parole per descrivere il sentimento li lega e che la fa sentire viva dopo secoli andando avanti a sopravvivere.

Allora, one-shot fatta con mente non tanto lucida dopo un pomeriggio a studiare geografia, ho letto quella cosa sugli Inuit e mi è venuta in mente questa storia. Premetto che sono una Delena e non avrei mai pensato di scrivere una Kathemon e so che dovrei andare avanti con l'altra storia, ma il capitolo dell'altra è in fase di revisione (prometto che posterò a breve) e quando ti si accende la lampadina è d'obbligo scrivere anche se poi il risultato è questo ;)
Bacioni :)
  
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