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Autore: MegamindArianna    25/05/2012    2 recensioni
Un sogno, un desiderio, una svolta... spero vi piaccia questa mia nuova FF! Da MMA
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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“Chi ha bisogno di lui…” dissi a Megamind riferendomi a Metro Man. “Possiamo battere da soli Titan.”
 
Camminava avanti a me, con le spalle rivolte verso il basso. “Io dico di andare al Covo malvagio, prendere qualche pistola fotonica e puntargliela contro come 60Cent!” dissi mimando una sottospecie di rapper.
 
“Non possiamo” affermò lui freddamente.
 
Mi bloccai “Che vuoi dire? Vuoi mollare tutto?” Voleva arrendersi?
 
Si voltò di scatto, spaventandomi “Io sono il cattivo...” disse socchiudendo gli occhi “… non l’eroe della situazione, io non volo al calar del sole…” poi mi fissò dritto, con uno sguardo da cane bastonato“… e non conquisto… la fanciulla” fece una breve pausa. “Me ne vado a casa…” e si voltò.
 
Aprii la bocca senza dire nulla e poi abbassai lo sguardo. Il mantello di Metro Man che Megamind aveva indossato per puro divertimento mi stava ad un passo più in là. Lo raccolsi per portare la pelliccia morbida al mio volto. Sentii un odore particolare, non quello di Metro Man; quello me lo ricordavo perfettamente.
 
Era fresco, piacevole e non forte. Era delicato. Alzai gli occhi a quella figura che avanzava indecisa ma con passo fulmineo. Mi incamminai dietro di lui tenendo stretto il mantello.
 
Alzò la testa al furgoncino con cui eravamo arrivati e si voltò ringhiando “Che vuoi?”
 
Frenando, sentii una ciabatta scivolare dal mio piede, per poi farmi cadere a terra. Risi come un’idiota, ma lui rimase impassibile.
 
“Non mi dai una mano?” dissi tenendo il più lontano possibile il mantello dal terreno. Lui mi afferrò un polso, tirandomi poi verso di sé con tutta la forza che aveva. Rischiai di andargli addosso, ma mi bloccai. Recuperai la ciabatta e lo ringraziai.
 
Si girò di nuovo “Aspetta!” lo richiamai “Non arrenderti…”
 
“Ma io non mi sto arrendendo. Sto semplicemente dando la possibilità alla mia creatura di distruggere questa città.” E fece un ghigno rumoroso e arrogante.
 
“Ma non pensi alle vite che potrà rovinare? Non pensi ai bambini, agli anziani, alle famiglie?”
 
“Cos’è una famiglia, Roxanne?” domandò scontrosamente. “Io non ricordo più il significato di quella parola. Minion era la mia famiglia e l’ho allontanato per causa tua!” e mi indicò in modo accusatorio. Indietreggiai.
 
“Per causa mia? Cosa c’entro io?” e alzai in aria le mani.
 
“Cosa c’entri? Come, non lo sai?” e alzò un sopracciglio. “Vedo che ora è il tuo turno. Tocca a te sentirti in colpa.” e mise avanti un piede.
 
Non mi rendevo conto di cosa stesse parlando. Abbassai lateralmente la testa, come fanno i cagnolini quando ti vogliono ipnotizzare. “Di cosa parli?”
 
Sospirò “Dopo la nostra ‘serata’ hai per caso più rivisto Minion in mia compagnia?” e alzò un dito.
 
Roteai gli occhi “E io con questo come ci vado di mezzo?”
 
“Come ci vai di mezzo? Semplice! Quella stessa sera litigai con Minion perché non voleva che io venissi al nostro appuntamento poiché aveva paura che qualcosa andasse storto. Così gli dissi che non avevo alcun bisogno della sua presenza da ‘mamma-pesciolino’. Temeva in una tua reazione negativa, Roxanne. Temeva quel che è successo; temeva di vedermi con il cuore spezzato, come tu ora stai vedendo me.” e, abbassando la mano, se la portò al viso premendo gli angoli degli occhi. Vidi una goccia scendere velocemente.
 
Mi si fermò il cuore. Aveva litigato con Minion solo per uscire con me. Deglutii “Si, ma ora dovrebbe consolarti.”
 
Ridacchiò “Non so neanche dove si trova, ti pare che mi può consolare.”
 
Guardai a destra e a sinistra “E ora cosa farai?”
 
“Non senti un briciolo di senso di colpa?” chiese facendomi innervosire.
 
“Ascolta: si, mi sento in colpa! Non pensavo di aver dovuto dichiararlo. Neanche tu mi sembra ti sia sentito in…” ma mi bloccai ripensando a cosa mi aveva detto poco prima.

Tocca a te sentirti in colpa.
 
“Roxanne, quella sera, mi sono paragonato ad un bastardo senza cuore pensando a ciò che avevo fatto. Ma cosa avrei dovuto fare. Inginocchiarmi…” e si inginocchiò “… prenderti una mano…” e mi tolse il mantello dalle mani per appoggiarlo delicatamente a terra. “… e dirti: lo so di essere un criminale ma voglio uscire con te? Sarebbe bastato questo per allontanare i tuoi pregiudizi?”
 
“Forse…” e arrossii. Non lo avevo mai visto sotto quella luce, eppure esisteva; era lì inginocchiato avanti a me. Nessuno aveva fatto un gesto del genere.
 
“Roxanne? Veramente avrebbe funzionato?” e strinse la mia mano nelle sue. Inizialmente volevo levarla, ma non ne ebbi la forza. Un potere invisibile mi teneva bloccata.
 
“Si…” risposi, ma mi tappai la bocca con la mano libera. –Che dico?- Non riuscivo più a controllarmi.
 
“Quindi non hai veramente del rancore nei miei confronti?” e un viola leggero invase le sue guance.
 
“No…” ma in realtà volevo dire molto di più. Non ero io che parlavo.
 
La vista mi si offuscò. Vedevo le immagini sgranate.
 
“Megamind?” chiamai. Non riuscivo a vederlo bene. Andavo a tentoni con la mente, per cercare un minimo suono o movimento.
 
“Si? Sono qui.” e sentii la sua mano stringere di più la mia.
 
Ad un tratto ci fu il buio totale.
 
“Roxanne?” mi chiamò di nuovo. Non riuscivo più a vedere le sue guance viola, la sua pelle azzurrina e i suoi occhioni verdi. Mi infilò qualcosa di circolare all’anulare sinistro: un anello.
 
“Mi vuoi sposare?” disse lui di colpo.
 
“SI!” urlai spalancando gli occhi. Mi tenei la testa con le mani. Scivolai lungo il fianco del letto per sedermi e respirare. Era solo un sogno. Un sogno senza senso.

CONTIUNA
  
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