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Autore: Zomi    25/05/2012    6 recensioni
Ma è tutto perfetto, niente è fuori posto e tutto preannuncia una meravigliosa giornata.
Ma allora cos’è quell’espressione triste e malinconica?
Cos’è quel leggero velo di umida tristezza che bagna il mio sguardo?
Genere: Demenziale, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Nuovo personaggio | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MATRIMONIO DELLA SORELLA DI UN PIRATA
 

 

Mi alzo il leggero velo trasparente di raso dagli occhi, in modo da avere lo sguardo libero da ogni impiccio.
Il delicato tulle bianco ricade silenziosamente all’indietro, appoggiandosi leggero alla mia chioma morbida e violetta di capelli.
Riporto le mani lungo i fianchi e mi guardo fissa sul viso.
La pelle è bronzea, quasi di rame, calda e da baciare.
Le labbra, lievemente colorate da un rossetto color rosa albicocca, sono carnose e lucide, pronte per quella dura giornata.
I capelli, di color lilla e lunghi fino alle spalle, sciolti sulla schiena, liberi da qualsiasi cerchietto o fermaglio.
Il vestito, rigorosamente bianco e molto, molto scolato, scivola incantevolmente lungo il mio corpo, seguendo obbediente ogni mia curva e linea.
È tutto perfetto. Tutto è come dovrebbe essere.
O almeno, così pare. Perché c’è, c’è quel piccolo bagliore umido che si intravede appena nei miei occhi chiari, di un colore simile all’ombretto, che vibra triste in me.
Ma è tutto perfetto, niente è fuori posto e tutto preannuncia una meravigliosa giornata.
Ma allora cos’è quell’espressione triste e malinconica?
Cos’è quel leggero velo di umida tristezza che bagna il mio sguardo?
Perché, nel giorno del mio matrimonio, non sono felice come dovrei essere?
Un leggero bussare alla porta mi fa voltare all’indietro, presa alla sprovvista, abbandonando per un attimo il mio riflesso sullo specchio della scrivania della mia stanza.
-Nojiko? Cara? Posso?-
Tremante e un po’ impacciato, Genzo affaccia il suo bel viso maschile nella mia stanza, facendo fare capolino al suo cappello color beige con la sua bellissima girandola gialla e rossa e al suo viso pieno di cicatrici.
-Si, entra pure Genzo…- sorrido, mentre entra nella stanza richiudendosi dietro le spalle la porta.
-Oh Nojiko…- sussulta, restando a bocca aperta -… sei… sei…-
-Bella? Incantevole? Meravigliosa?- faccio una giravolta, mostrandogli tutto l’abito da sposa che indosso.
-Di più… sei la sposa più bella che si sia mai vista a Coconat Village…- sorride sempre con la bocca aperta, sedendosi sul mio letto.
Rido felice, sedendomi accanto a lui e prendendolo sotto braccio.
-Oh papà…- mi permetto di chiamarlo, facendolo sussultare un poco -… ho il cuore che mi scoppia dall’emozione…-
-Oh suvvia Nokijo cara… stai calma… è… è solo il tuo matrimonio…-
Scoppio a ridere per il suo modo maldestro di tranquillizzarmi, e gli prendo a forza una mano, facendolo alzare.
Canticchiando tra una risata e l’altra, inizio a ballare con lui nella mia stanza, piroettando malamente tra balzi e saltelli, mentre lui protesta borbottando, impegnato a fissare i suoi passi e evitando di calpestare i miei piedi ancora scalzi.
Eh, già, mi sposo.
Io, Nojiko, sorella maggiore di Nami, detta la Gatta Ladra, pericolosa piratessa, navigatrice del temuto pirata Cappello di Paglia, mi sposo.
E indovinate un po’ con chi?
Con un onesto uomo della mia isola? Un marinaio di passaggio su queste spiagge? Un commerciante che viaggia per tutti i mari? Un coltivatore di mandarini, come me?
No, sbagliato in pianta.
Mi sposo con un marine.
Un giovane della mia età, alto occhi azzurri come il cielo, pelle d’avorio e capelli neri come il petrolio. La voce calda e baritonale, e un meraviglioso sorriso che scalda il cuore. Un giovane militare del Governo mondiale. Un uomo della Marina.
Si chiama Darius, è capitano di una delle flotte della Marina che è arrivata qui a Coconat Village dopo che Rufy e i suoi hanno messo al tappeto Aarlong.  Lui e i suoi sottoposti hanno condotto l’uomo pesce e i Pirati del Sushi a  Impel Down, la prigione infernale, dove sono stati abbandonati alla loro amara sorte.
Da quel giorno, in cui una caravella colorata si allontanava dalla spiaggia, scappando dall’arrivo di un’enorme nave militare, sono passati due anni. Da quel giorno in cui ho salutato per l’ultima volta la mia sorellina, lui è entrato a far parte di me, riempiendo, a poco a poco, quel spazio buio e freddo che lei aveva lasciato partendo con i suoi amici.
Ricordo ancora il nostro primo incontro.
Darius stava tentando di rubare un mandarino da una pianta del mio agrumeto, quando io lo fermai con un mio potente pugno, atterrandolo a terra. Furente per il colpo, il militare si era rialzato sbraitandomi in faccia che lui era il capitano della flotta della Marina arrivata nel porto, e che nessuno poteva trattarlo in quel modo.
Un secondo mio colpo lo zittì, mentre gli intimavo di non toccare più alcun mio frutto. Nessuno poteva permettersi di farlo, ne lui, capitano di una nave militare, ne nessun suo sotto posto. Si era messo a ridere, deridendomi del fatto che una dolce fanciulla come me non poteva difendere un agrumeto grande come quello. Che era impossibile. Mi ricordo di avergli grugnito contro, dopo averlo picchiato a dovere, per poi voltargli le spalle e andarmene da lui inveendogli contro. Il giorno dopo era tornato da me, affermando che dal quel giorno in poi sarebbe stato lui a proteggere i miei mandarini e me da qualsiasi pericolo, perché una ragazza che picchia in quel modo doveva averne vissute di ogni tipo ed era ora che qualcuno l’aiutasse a portare ilo peso di tutta quell’amaro vivere, mi disse sorridendomi.
Arrossì indecentemente, imbarazzata da quella promessa.
Da sempre, ancor prima dalla morte di Bellmere, avevo dovuto proteggermi da sola, non contando sull’aiuto di nessun altro se non quello della mia sorellina, che coraggiosa e senza paura aveva promesso di liberare me e la nostra isola.
Nessuno si era mai interessato tanto a me, e fu semplice ritrovarmi innamorata di lui e del suo essere tanto apprensivo e dolce.
Da allora erano passati due anni, ora Darius è riuscito ad ottenere l’avvicinamento del suo plotone sulla mia isola, ottenendo il ruolo di rappresentante ufficiale del Governo Mondiale e della Marina su questo angolo dimenticato di Grande Blu.
Addosso il capo sulla spalla di Genzo, abbandonandomi ai ricordi.
Due anni…
Due anni che non vedo e non so nulla della mia sorellina, se non qualche sprazzo di notizia su di lei e i suoi compagni nelle loro scorribande lungo la Rotta Maggiore, riportate dal giornale.
Nient’altro. Contattarla è impossibile e pericoloso. Se qualcuno intercettasse le nostre comunicazioni, potrebbe anche individuare lei e la sua nave e catturarla.
Vorrei tanto che lei fosse qui con me in questo meraviglioso giorno.
Mi manca così tanto.
Mi manca il suono della sua risata, il suo sguardo malandrino e furbo, il suo caschetto ramato di capelli mosso dal vento, le nostre chiacchiere di sorelle…
Sospiro, perdendo lo sguardo nella stanza.
-Nojiko…- mi accarezza il capo Genzo, alzandomelo delicatamente -… perché piangi, cara? Non sei felice?-
Non mi ero resa conto di piangere, ma è vero. Calde e umide lacrime mi scivolano dagli occhi, bagnandomi il viso. Le labbra mi tremano in una triste smorfia di malinconia.
-Io… io… oh, papà… mi manca così tanto…- piango.
Genzo sorride dolcemente, asciugandomi con la punta delle dita alcune lacrime.
-Lo so piccina… anche a me manca tanto la nostra cara Nami… ma lo sai… è un pirata, e presentarsi qui oggi, per lei e i suoi compagni, sarebbe troppo rischioso… c’è mezza Marina qui… tra superiori vari e colleghi di Darius, ci sono più di duemila marine…-
Annuisco, asciugandomi con il dorso della mano gli occhi, mentre cerco di riprendere il controllo su di me.
-Su Nojiko… sorridi… Bellmere non avrebbe voluto vederti piangere nel giorno del tuo matrimonio, lo sai…-
Sorrido al nome della mia mamma, indirizzando velocemente il mio sguardo su di una foto posata sul mio comodino. Lì, sorridenti e felici, ci siamo io, Bellmere e Nami, tutte introno a un enorme cesto di mandarini. Si, la mia mamma non avrebbe mai voluto vedermi infelice in questo giorno speciale.
Annuisco, muovendo la chioma lilla sotto il velo nuziale, stringendomi contro il muscoloso petto di Genzo, che mi abbraccia teneramente.
-Si… lo so…- mormoro, aspirando il suo buon profumo di tabacco.
-Bene…- mi prende per le spalle e mi fa alzare dal suo torace -… allora, forza… finisci di prepararti che poi dobbiamo andare in Chiesa e lì… oh sigh… lì ti consegnerò a quel… a quel… a quel moccioso…-
Inizia a piangere disperato, non ancora arresosi all’idea che presto sarò moglie di un marine e sua di diritto, e non più la sua dolce e fragile figlia adottiva.
Veloce, mentre Genzo esce dalla stanza, imprecando contro il mio futuro marito, finisco di prepararmi, asciugandomi ben bene il viso dalle ultime lacrime e calzando in una rapida mossa gli stivaletti bianchi con tacco da vertigini.
Con un ultimo sospiro, guardo ancora una volta la foto che campeggia sul mio comodino. Mi avvicino fino a prenderla in mano e osservarla bene. Sembra che sia passato un millennio da quando è stata scattata, anche se in verità sono passati appena che poco più di 10 anni.
-Mamma…- mormoro sorridendole -… proteggici sempre…-
Riappoggio la cornice sul ripiano ed esco sorridente dalla mia stanza.
 

 
-VIVA GLI SPOSI!!!!!!!!-
Un urlo disumano tuona all’uscita dalla chiesa mia e di Darius, e una pioggia di riso ci assale, annaffiandoci completamente.
Lui, protettivo, alza un braccio intorno alla mia testa, proteggendomi dal lancio di chicchi dei suoi commilitoni. Lo abbraccio ridendo, stringendomi forte alla sua vita.
-LASCIA LA MIA NOJIKO!!! LASCIALA MOCCIOSO!!!!- sento urlare Genzo, mentre lancia violentemente una manciata di riso contro il viso di mio marito. Lancerebbe anche altro, tipo le panchine della Chiesa o il sacerdote stesso, ma per fortuna il dottore dell’isola e altri miei conoscenti lo trattengono a forza.
Ridacchiando ci avviamo verso il mio frutteto dove si terrà il ricevimento di nozze. All’aperto e in mezzo ai miei mandarini, in modo che vi sia presente anche Bellmere con noi a festeggiare. Mi scrollo di dosso alcuni chicchi di riso, muovendo un po’ la scollatura dell’abito da sposa.
Non è niente di speciale, solo un semplice abito bianco con strascico lungo, spalle nude e la parte superiore di esso che copre i miei seni, richiudendosi con un delicato nodo sulla mia nuca.
Alcuni chicchi sono entrati proprio nella scollatura e, muovendola un po’, sto tentando di togliermeli di dosso.
-Vuoi che ti aiuti?- ghigna sotto voce Darius al mio orecchio, inchinandosi verso di me.
-No, grazie…- gli tiro una linguaccia, coprendo l’apertura con una mano -… tu quello che c’è qui sotto lo potrai vedere solo stasera…-
I suoi belgi occhi azzurri brillano, e di slancio mi bacia passionale sulla bocca.
-Non vedo l’ora…- sussurra contro le mie labbra, accarezzandomi con una mano una guancia e con l’altra un fianco.
Alzo il viso verso di lui, mentre ci feriamo tra le prime file di mandarini che compongono l’agrumeto, lasciando che i nostri ospiti ci superino e ci lascino soli.
Gli accarezzo il profilo mascolino e maturo del volto, perdendomi nel cielo dei suoi profondi occhi. Poso le mani sulle spalline militari del suo abito ufficiale per le grandi occasioni, mentre dolcemente ci baciamo.
-Ti amo Nojiko…- mugugna lievemente, tra un bacio e l’altro.
-Ti amo anch’io Darius…- inclino la testa all’indietro lasciandogli strada libera sul mio collo. Scende rapido giù per la gola, baciandola dolcemente, iniziando ad avvicinarsi al decoltè, dove rallenta la sua corsa.
Le sue mani, robuste e forti, mi abbracciando per la vita, stringendomi a lui, mentre le nostre bocche tornano a unirsi.
-Sai… non ho molta fame… potremmo saltare il pranzo di matrimonio…- suggerisco, soffiandogli in un orecchio.
-Uhm… perchè no?- sogghigna diabolicamente.
-DARIUS!!!!!- l’urlo idrofobo di Genzo ci fa sobbalzare entrambi, dividendoci rossi in viso per essere stati sorpresi in queste circostanze.
-Lo sapevo che non dovevo lasciarti solo con la mia cara Nojiko… che stavi per fare, eh?!? Allunghi le mani dopo neanche tre secondi che l’hai sposta, eh? Marine allupato, altro che lupo di mare!!!- con passo da bersagliere e sguardo infuocato, prende per un lobo mio marito, strattonandolo via da me verso il ricevimento.
-Tu vieni con me che ora facciamo un bel discorsetto… Nojiko cara, tu intanto vai pure…- mi saluta con una bacio sulla guancia il mio papà, mentre il mio marine mi saluta impaurito muovendo a mezz’aria una mano.
-Ciao…- ridacchio vedendolo sbiancare per ciò che lo aspetta.
Incrocio le braccia al petto, sorridendo per la gelosia di quel padre adottivo che mi ha cresciuta così teneramente. Un lieve venticello mi scompiglia i capelli, alzando nell’aria il velo.
Un dolce aroma di agrumi mi avvolge, riportandomi indietro nel tempo in cui, in mezzo a questi alti alberi, giocavo spensierata con la mia sorellina a nascondino. Alzo il viso verso le loro alte cime, brillanti per il forte sole che le illumina, e dai cui rami, piccoli e appena arancioni mandarini si affacciano sopra di me.
Ne raccolgo uno da un ramo non troppo alto, racchiudendolo nelle mie mani. Aspiro avidamente il suo profumo, chiudendo gli occhi e godendomelo appieno.
Il suo denso odore è uguale a quello di Nami. Aspro all’inizio ma poi dolce e succoso alla fine. Riapro gli occhi osservando dolcemente il chiaro colore del frutto: arancione.
Come i suoi corti capelli,  liberi e scompigliati, ardenti come il fuoco.
Una piccola lacrima affiora dai miei occhi. Quanto vorrei poterla vedere ancora. Mi manca così tanto. Vorrei poterla stingere a me, abbracciarla, dirle che mi manca tantissimo e raccontarle tutto quello che è successo qui a Coconat Village in questi ultimi anni. Vorrei farle conoscere Darius, che sa di lei e del fatto che sia un pirata, ma che mi ha anche promesso di non darle mai la caccia.
Vorrei dirle che sono felice e sapere se lo è anche lei. Vorrei dirle che le voglio un mondo di bene.
-Oh Nami…- sussurro mentre un altro colpo di vento mi investe.
È un forte soffio, così forte da far volar via dai miei capelli il velo di pizzo che vi era appoggiato. Il tulle, leggiadro e malandrino, volteggia nell’aria, trasporto del vento.
-Ehi!!! Torna indietro!!!- abbandono il mandarino a terra, rincorrendo il mio velo.
Ma dimmi te se questo vento dispettoso doveva proprio avercela con il mio velo nuziale.
Gli ordino di atterrare al suolo, ma quello si diverte a prendermi in giro e svolazza lungo i tralci di mandarini, allontanandosi sempre più dallo spazio in cui si sta tenendo il ricevimento.
Gli corro dietro, decisa a riagguantarlo, allontanandomi sempre più da tutti gli invitati. Ormai non sento più il rumoroso vociare dei miei cari, ma solo il silenzio di questa parte lontana di agrumeto.
Finalmente, stanco e mattacchione, il velo scende a terra, fermandosi ai piedi di un vecchio albero, e il vento leggero che l’ha condotto fin qui muore silenziosamente. Afferro con presa forte il velo, così che non possa più scapparmi. Soddisfatta, alzo gli occhi sull’albero e sorrido riconoscendolo. È il piccolo ramoscello che 15 anni fa io e Nami piantammo per il compleanno di Bellmere, battezzandolo con il suo nome. Da allora, è diventato un albero grande e imponente, e dai suoi rami sbocciano migliaia di mandarini verdi e arancioni, il cui peso fa incurvare i tralci fino quasi a toccar terra.
Mi perdo a guardarlo, ricordano quanta fatica io e la mia sorellina abbiamo fatto per scavare il buco in cui piantarlo, e di tutti i giorni in cui venivamo insieme, trasportando un pesante secchio d’acqua, ad annaffiarlo per farlo crescere forte e bello come la nostra mamma. Mi avvicino di un passo, posando il palmo della mia mano sul suo tronco, accarezzandogli la corteccia per ritrovare tutti quei momenti perduti.
Mi sembra quasi di riviverli. Rivedo Nami scivolare sull’erba e bagnarsi completamente con il secchio d’acqua, vedo Bellmere sorridere di gioia nel scoprire il nostro regalo, mi vedo io insieme alla mia sorellina, coprire una piccola piantina verde dalla grandine con un ombrellino rosso, rassicurandola che presto il temporale passerà…
Chiudo gli occhi per non permettere alle lacrime di cadere ancora dai miei occhi, mentre con gesto delicato indosso nuovamente il velo.
Oh Nami, quanto mi manchi…
Un passo dietro di me mi fa sussultare.
Mi volto veloce, trovandomi alle mie spalle una figura incappucciata.
È alta come me, non molto robusta, il capo nascosto sotto il cappuccio del mantello scuro che indossa. È a qualche metro di distanza da me, nascosta dietro un albero, e mi osserva titubante, indecisa se farsi avanti o meno.
-Chi sei?- chiedo fissandola curiosa. Non so perché, ma non ne ho alcuna paura.
La vedo tremare e, incerta, fare un passo avanti. Si porta al centro del sentiero che attraversa il mio agrumeto, cercando di non farsi illuminare dai deboli raggi di sole che filtrano tra i verdi rami dei mandarini. Trema un po’, celando dietro la sua schiena uno strano bastone metallico blu con alcune protuberanze. Si morde il labbro, trattenendo a stento un debole sorriso.
-Chi sei?- domando ancora, avanzando verso lo sconosciuto.
-No-nojiko…- lo sento sussurrare con una leggera voce femminile, simile a piccole campane di cristallo -… sono io… sono Nami…-
Alza un braccio fino al cappuccio calato sul viso, per toglierselo dal capo e lasciarlo scivolare dietro la sua chioma ribelle e infuocata. Le guance rosse d’emozione, mi sorride con le labbra che le tremano di commozione. I suoi grandi e profondi occhi sono lucidi di lacrime di gioia e la sua bocca, spalancata in mute parole, trema di felicità.
Sgrano gli occhi, riconoscendola.
È lei.
È lei.
È Nami.
La mia piccola e indomita sorellina è qui.
È arrivata. È venuta al mio matrimonio.
-N-n-nami…- balbetto sorridendo, mentre inizio a singhiozzare -… Nami… Nami… NAMI!!!-
Mi getto contro di lei, che mi corre in contro percorrendo in un millesimo di secondo quei pochi metri che ci sperano. Allargo le braccia e, appena mi arriva vicino, l’abbraccio con forza, stringendola a me. L’abbraccio per le spalle, mentre lei mi stringe forte a se per la vita.
Il suo denso profumo di mandarino m’investe, inalato a forza nelle mie narici.
-Oh Nojiko…- singhiozza, infossando il viso tra i miei capelli.
Piangiamo entrambe, abbracciandoci singhiozzando e ridendo all’unisono, mentre i nostri petti cozzano tra loro per il nostro respiro accelerato. Sorridiamo tra le lacrime, guardandoci fisse negli occhi. Lei, dolce, mi accarezza il viso, asciugando qualche lacrima, mentre io sono letteralmente pietrificata nel vederla così da vicino.
Mi sembra tutto un sogno, un bellissimo e impossibile sogno.
La bacio sulle tempie e sulle guance, bagnandole il volto con le mie lacrime, mentre lei ridacchia del mio pianto.
-Oh Nami…- la stritolo tra le mie braccia -… mi sei mancata così tanto!!!-
La sento tossicchiare un po’, tra le risate di felicità e le lacrime.
-Nojiko… Nojiko, ti prego… allenta la presa, dai…- ridacchia, indietreggiando di un passo da me.
Rido anch’io, impacciata e incapace di sapere che fare. Le stringo forte le mani nelle mie, mentre le allargo a semi cerchio introno a noi per guardarla meglio.
È molto cresciuta. Ora porta i capelli lunghi fino a metà schiena, il suo corpo, anche se celato dalla mantella che indossa, lo intravedo maturo e adulto, florido nelle sue curve. L’ultima volta che l’ho vista, sorrideva salutandomi con i lacrimosi agli occhi sul castello di poppa della sua nave, sventolando in aria la sua candida mano mentre i suoi compagni sorridevano della sua gioia di vivere.
Mi asciugo le lacrime per avere lo sguardo libero e mi sazio della sua bella visione.
-Oh Nami, come sei cresciuta…- ridacchio, notando il suo seno enorme che alza quasi tutta la mantella.
-Bhè nemmeno tu sei più una ragazzina, eh…- ride chiudendo gli occhi a mezza luna.
Non riesco a trattenermi e trono ad abbracciarla con prepotenza.
-Quando sei arrivata? Come? Perché?- chiedo in una cascata di parole.
Mi distanzia ancora, accarezzandomi il viso.
-Genzo mi ha inviato l’invito del tuo matrimonio… ci teneva che fossi presente per far si che fosse il tuo giorno più bello… sono arrivata poche ore fa e mi sono nascosta qui nell’agrumeto… sono stata io a farti volar via il velo… non sapevo come altro attirare la tua attenzione…- mi mostra la sua arma, ripiegandola velocemente e riaprendola in un sonoro schiocco.
-Forte!!!- gridaccio stupita.
-Volevo vederti e dirti che sono felice per te e per il tuo uomo… ma non potevo avvicinarmi con tutti quei marine… ma anche tu, Nojiko, sposare un marine?!? Con tutti gli uomini che ci sono al mondo?!?- mi fa la ramanzina sorridendomi bonaria.
-All’amore non si comanda…- mormorò arrossendo.
-So cosa intendi…- con una mano rifodera la sua arma allacciandosela alla cintura e, aprendosi la mantella per metterla via, se la sfila totalmente.
Con un leggero sibilo il mantello le scivola giù dalle spalle, cadendo a terra e liberandola dal suo color scuro e occultatore.
Ora riesco a vederla pienamente, con le sue belle e lunghe gambe slanciate, coperte appena da una mini gonna a pieghe bianca, il suo ventre gonfio e il suo florido seno, nascosti dalla leggera maglia verde, e i suoi lunghi capelli che le cadono sul viso imbarazzato.
Sorrido e continuo a studiarla.
Si, la mia sorellina è proprio diventata grande, ma c’è qualcosa che mi sfugge.
Uhm, cos’è che ho detto?
Gambe lunghe… bla bla… mini gonna… bla bla… ventre gonfio… bla bla… un attimo!!!
Ventre gonfio?!?
Sgranando gli occhi, li fisso sulla sua pancia gonfia, dove lei posa leggera una mano e inizia da carezzare il suo gonfiore.
-Nami…- mormoro sorpresa -… sei… sei… sei incinta… !?!-
Lei annuisce dolcemente, arrossendo.
-Quando ho ricevuto l’invito da parte di Genzo il bambino ha sussultato, scalciando per la prima volta…- confessa, guardando con sguardo tenero il suo pancione -… e proprio oggi entro nel settimo mese…-
Spalanco la bocca entusiasta, allungando una mano ad accarezzarle il ventre florido. La mia sorellina presto sarà mamma, incredibile!!!
Poso delicatamente il palmo della mano sul pancione, e subito un calcetto soffice si scontra con la mia pelle. Rido sorpresa, fissando negli occhi stupita Nami.
-È… è meraviglioso…- farfuglio, accarezzandole il volto luminoso di gioia.
-Si, lo è…- annuisce, sorridendomi.
-Maschio o femmina?- domando curiosa.
Lei ridacchia un po’ e, indirizzando lo sguardo alle sue spalle, verso l’albero dietro cui si nascondeva prima di farsi avanti con me, afferma ad alta voce: -Maschio… vero?-
Un brusco movimento di rami trema nella chioma dell’albero, e con un tonfo rumoroso che fa tremare la terra, un’altra figura imponente e robusta salta giù dal mandarino, addossandosi ad esso con le braccia incrociate.
-Femmina…- mugugna con mezzo ghigno.
Guardo dubbiosa la figura, non riconoscendola a causa del mantello che indossa come la mia sorellina.
-Mah… secondo me è un maschio…- lo punzecchia Nami, sorridendogli diabolicamente.
-Femmina… e comunque non mi sembra il luogo per certe discussioni, mocciosa…- ghigna strafottente.
Assottiglio lo sguardo, mettendo ben a fuoco i lineamenti maschili e muscolosi del viso che si cela sotto il cappuccio, intravedendo alcune cicatrici e un accenno di basette verdi.
-Zoro?- tiro a indovinare –Sei tu?-
La figura emerge totalmente dall’ombra dell’albero, avvicinandosi a noi. Con passo strascicato e pigro, si mette dietro a Nami, abbracciandola per la vita e posando, dolcemente nonostante le fattezze callose e rudi dalla sue mani, i palmi sul pancione.
Nami intreccia le sue dita con quelle di lui, sorridendo teneramente.
-Ciao Nojiko…- ghigna Zoro, alzando il cappuccio dal viso e sogghignando come suo solito.
-Bhè, questa è davvero bella…- ridacchio, ricordandomi di quanto quei due fossero ai ferri corti l’ultima volta che gli ho visti.
-L’hai detto tu, Nojiko, no? All’amore non si comanda…- lo bacia sul mento la mia sorellina, facendolo ghignare compiaciuto.
-Vero… sono molto contenta per voi…- sorrido.
-E io per te sorella…- scioglie l’abbraccio con il suo spadaccino, prendendomi di nuovo le mani tra le sue e sorridendomi -… non voglio sapere niente di lui, se non una sola cosa: ti ama?-
Arrossisco abbassando lo sguardo ai miei piedi.
-Si…- ammetto stringendogli le mani.
-E tu lo ami?-
Annuisco. –Si, molto… con lui sono felice…-
Sorride e mi bacia sulla fronte.
-E allora non mi resta che augurarti tutta la felicità di questa terra…-
Abbandona la presa sulle mie mani e indietreggia tra i mandarini con Zoro, che le porge il suo mantello che ha raccolto da terra.
-No!!! Aspetta!!!- la fermo, prendendola per una mano –Non andartene di già…-
Gli occhi ricominciano a inumidirsi e le lacrime a minacciare di scendere ancora.
-È tardi…- sussurra accarezzandomi il viso -… devo ripartire prima che la Marina si accorga della nostra nave… e poi ho lasciato soli Rufy e gli altri, e quelli chissà che mi combinano senza nessuno che gli tenga a bada…-
Ridacchio, ma non riesco a non rattristarmi.
-Tranquilla Nojiko… ti scriverò presto… riusciremo a sentirci comunque… un modo lo troverò…-mi rassicura baciandomi ancora sul viso. Mi accarezza un’ultima volta, per poi prendere per mano il suo spadaccino e scomparire nell’ombra dei mandarini.
Resto ferma immobile tra le onde degli alberi mossi dal vento, aspettando di calmarmi.
Se ne è andata così velocemente che non ho nemmeno avuto l’occasione di dirle quanto le voglio bene. Muovo un passo verso la direzione in cui è scomparsa, sperando di poterla intravedere ancora, ma ormai lei non c’è più.
Mi tremano le mani per la felicità di aver potuto rivederla, e il cuore mi scoppia dalla gioia. Sorrido senza freni, arricciando le mie labbra all’insù, mentre m’incammino verso il prato dove si sta svolgendo il pranzo del mio matrimonio. Cammino, ma è come se stessi volando nel cielo tra mille morbide e bianche nuvole per la contentezza, e non riesco a non sorridere come un ebete.
-Nojiko!!!- mi sento chiamare, e voltandomi vedo correre verso di me Darius accompagnato da altre due figure in divisa militare.
-Darius…- sorrido, abbracciandolo.
-Ma che fai qui? È da mezz’ora che io e Genzo ti cerchiamo… su vieni, ti voglio presentare i miei due superiori…- ci avviciniamo alle due figure militari, mentre con sguardo preoccupato controllo che non vi sia alcuna traccia del passaggio di Nami e Zoro.
-Questo, cara, è il vice ammiraglio Smoker…- un omone grande e grosso, dai capelli grigio-binachi, la camicia che indossa sbottonata per i primi 5 bottoni e con due enormi sigari in bocca, ghigna in mia direzione, stringendo bruscamente la mano che gli offro -… mentre questa è il capitano Tashigi, mia collega…- una ragazza dai capelli scuri e dagli occhi blu, mi sorride cordiale.
-È grazie al vice ammiraglio se sono stato assegnato a quest'isola…- sussurra piano al mio orecchio Darius.
Annuisco.
-Bene, allora, torniamo al banchetto, no?- propone festaiolo il mio marine, mentre ci incamminiamo tra i mandaranci.
So bene chi è questo vice ammiraglio: è il marine che ha giurato di acciuffare Rufy e i suoi, e che gli da la caccia già da Loch Town. Sono certa che sappia già della mia parentela con Nami, e che sia venuto a cercarmi con Darius non per le semplici presentazioni, ma per scoprire ben altro.
Non parliamo molto lungo il tragitto, solo poche frasi di circostanza, ma a pochi metri di distanza dallo spazio verde dove si sta tenendo il pranzo nuziale, Smoker rompe il silenzio e ruggisce astioso.
-Nojiko, giusto?- si indirizza a me, abbracciata al mio sposo, che mi stringe protettivo a lui nel sentire il mio nome pronunciato dalla cavernosa e baritonale voce del suo superiore.
-Ci sono voci sull’isola, che tu sia la sorella della Gatta Ladra, navigatrice di Cappello di Paglia…- gracchia, mentre Tashigi allunga il collo in mia direzione esaminandomi ben bene muovendo gli spessi occhiali da vista che indossa.
-Ah si?- fingo di cadere dalle nuvole –E perché mai? Ci somigliamo?-
Il vice ammiraglio fa roteare tra le sue labbra i suoi sigari, spostandoli dalla sinistra della sua bocca sulla destra, emanando dense nubi color grigio cenere.
-Uhm… no… effettivamente, non vi somigliate per niente…- mugugna assottigliando lo sguardo.
Darius mi stringe maggiormente a lui possessivo, presentendo aria di guai.
-E allora perché doveri essere la sorella di questa… scusi, com’è che si chiama? Cappello di gatto? Paglia Ladra?-
-No…- mi corregge la moretta sapiente –La navigatrice si chiama la Gatta Ladra, mentre il suo capitano Cappello di Paglia…-
-Ah…- annuisco fingendo di capire -… comunque sono nomi che non ho mai sentito pronunciare prima…- e alzando le spalle mi volto ad addossare il capo sulla spalla, ora tranquillizzata dalle mie bugie, di Darius.
-Si…- mugugna poco convinto Smoker, ma per fortuna non ha tempo di interrogarmi oltre, perchè giungiamo alla radura dove c’è il banchetto, il che non è proprio un bene…
 

 
-ACCERCHIATELI SU TUTTI I LATI!!!!- ordina un sotto ufficiale pluri decorato, imponendo a un plotone di soldati di accerchiare un piccolo numero di individui al centro della radura, dove si erge il tavolo del buffet.
Urla e grida si ammassano tra loro, mentre migliaia di passi e corse s’intrecciano veloci. Il cozzare delle armi e dei caricatori m’innervosiscono, e lo sguardo intenso e veloce di Smoker non mi tranquillizza per niente.
-Ma che succede?- domando, stupida nel vedere Genzo in mezzo agli individui accerchiati, mentre sta strozzando uno di essi.
Darius mi abbraccia per le spalle, portandomi al sicuro dietro a un tavolo ribaltato. Estrae da sotto la sua giacca una pistola, e la carica velocemente, digrignando i denti mentre il suo vice ammiraglio e Tashigi si unisco al plotone offensivo che si arma intorno a noi.
-Che succede Darius?- gridacchio impaurita.
-Ehm…- cerca di trattenere le risate lui -… credo che alcuni tuoi parenti si siano aggiunti alla festa senza invito…-
Lo fisso stranita, non capendoci un bel niente, ma quando lui scoppia a ridere e, prendendomi per mano mi fa uscire dal nostro nascondiglio avvicinandoci alle spalle dei suoi commilitoni mi tranquillizzo un po’. Due file di uomini accerchiano il gruppo di figure incappucciate al centro della radura, fissandoli increduli e pronti a far fuoco.
La prima linea è inginocchiata a terra, mentre la seconda, dietro cui io, Darius, Smoker, Tashigi e altri superiori militari restiamo fermi osservando la scena, è in piedi imbracciando ferocemente i calci dei loro fucili.
-LURIDO RORONOA!!!! TI AMMAZZO!!! LO SO CHE SEI STATO TU!!! LO SEMPRE SAPUTO!!! LO VEDEVO IO COME LA GUARDAVI, CON QUEI TUOI OCCHIETTI MANIACI!!! E A FORZA DI GUARDARLA CHE NE HAI PERSO UNO, EH?!? SI, SI LO SO!!! SCHIFOSO SPADACCINO MANIACO!!!-
Papà strattona per il collo una figura incappucciata, facendola inginocchiare a terra e strozzandola con tutta la sua forza.
-Ti ammazzo!!!- ripete continuamente, con il suo unico occhio sano che brilla di fuoco puro di rabbia, mentre lo sconosciuto stringe nelle sue mani quelle assassine di lui, cercando di liberarsi.
-Ge… Gen… zo…- farfuglia in apnea, aggrappandosi alla manica della camicia beige del mio papà, che però serra maggiormente la presa attorno alla sua giugulare.
-Papà smettila!!!!- interviene con un pugno un’altra figura, atterrando a terra il pover uomo, per poi tornare verso un suo compagno seduto a gambe e braccia incrociate in mezzo a loro e picchiarlo duramente sul capo.
-Che avevo detto, eh?!? Che ti avevo detto?!?- grida, trinato per un orecchio il poveretto.
-… mugn… rimas… no tocc…- farfuglia quello.
-Ad alta voce!!!-
-Avevi detto di restare nascosti e di non toccare niente… che ci mettevi poco e che poi avrei mangiato tutto ciò che volevo sulla Sunny…- mugugna imbronciato quello, mostrando due enormi lacrimoni ai lati degli oscuri occhi.
-Ma Nami: io avevo fame!!!- si aggrappa per i bordi della mantella del suo torturatore, che non si lascia impietosire e lo atterra al suolo con un calcio.
-Me ne fotto Rufy!!!-
Con questo assai poco femminile urlo, il cappuccio che cela il suo incantevole viso, si inclina all’indietro, permettendomi di rivedere, funesto e incarognito, il dolce viso della mia sorellina. I lacrimoni di gioia mi salgono agli occhi per l’ennesima volta nell’arco della giornata e, portandomi una mano alla bocca, sussurro ridacchiando il suo nome.
Sposto veloce lo sguardo su tutti i suoi compagni, riconoscendo nella figura stesa a terra e piagnucolante il bel viso sorridente e solare di Rufy, ora libero dall’impiccio del copricapo che lo nascondeva.
-Cappello di Paglia: ti dichiaro in arrest…- tuona sopra il frastuono di mormorii sconvolti dei soldati nel vedere quel pirata pluri ricercato proprio in quest'isola sconosciuta nel vasto mare, ma la mia tenera sorellina lo zittisce fulminandolo con lo sguardo.
-TACI BABBEO!!!- sbraita minacciando il vice ammiraglio con un pugno alzato in aria.
-Su, navigatore… calma… pensa alle tue condizioni…- le accarezza una spalla una dolce donna matura e dai capelli corvini.
-Perché cavolo non lo avete trattenuto dal introfularsi al banchetto voi?!? Si è fatto beccare subito!!!- sbotta indirizzata a due suoi compagni.
-Yohohoho-ho… ero così curioso di vedere la sposa… yohohoho-ho… è proprio bella come te… dev’essere un carattere ereditario di famiglia… YOHOHOHOHO-HO!!!!-  ride uno scheletro dalla pettinatura afro, piroettando e lanciando baci in mai direzione.
-Volevo vedere quel farabutto che sposa la mia Nojiko… non è degno di tale bellezza… sigh… che amarezza…- singhiozza addossato a una spalla di Usop, Sanji, mentre il cecchino lo consola con leggere pacche sulla schiena, alzando al cielo gli occhi.
-Sorella, io volevo solo divertirmi un po’… c’era tanta musica prima che il fratello si facesse beccare…- alza le braccia al cielo un cyborg enorme, muovendo la testa a un ritmo immaginario e facendo oscillare nell’aria un ciuffo azzurro e a banana.
-Ehm… Nami…- picchietta su una spalla di mia sorella una piccola renna, distogliendola dal suo sguardo omicida verso i suoi amici -… Zoro…-
-EH?!? Ah già…- con passo da bersagliere s’indirizza verso Genzo e il suo uomo, picchiando sul capo il verde e abbracciando invece il nostro papà teneramente.
-Oh Nami cara… sigh… sigh…- piagnucola l’uomo -… ma proprio con lui?!? Con così tanti spasimanti che avresti potuto avere, proprio il peggiore... il più idiota e squattrinato?!?-
-EHI!!!! TI SENTO EH?!?- si rialza da terra lo spadaccino, digrignando i denti infuriato –E POI PERCHE’ SONO STATO PICCHIATO ANCH’IO?!? MOCCIOSA!!!-
-Taci… te lo meriti per aver fatto arrabbiare il mio papà…- gli tira una linguaccia Nami, divertita, mentre bacia sulla guancia Genzo, che l’abbraccia teneramente, posando una leggera carezza anche sul suo pancione.
-EHI!!! MA CHE VI SIETE DIMENTICATI DI NOI?!? SIETE CIRCONDATI DALLA MARINA!!!- sbotta infuriato per essere stato ignorato e minacciato Smoker, sputacchiando e fumando acidamente.
-Arrendetevi e gettate le armi!!!- aggiunge Tashigi, sfoderando la sua spada.
Nami e Genzo si sparano, mentre Zoro si arma e si pone davanti alla mia sorellina per proteggerla. Anche il resto dei pirati si arma, pronto per combattere.
-Bene… ci vuole un po’ di movimento dopo mangiato…- sorride Rufy, mentre rotea un braccio nell’aria, alzando un gran polverone.
I miei occhi, bagnati da lacrime di risate, cercano istintivamente quelli di cioccolato di Nami, incontrandoli tra mille teste di marine. I suoi occhi, chiari e aperti, mi scrutano nella mente, leggendomi dentro. Vedo le sue mani accerchiare il suo pancione, sorridendomi, per poi afferrare decisa la sua arma.
-Nami…- mormoro tra le braccia difensive di Darius, che per tutto questo tempo mi ha stretta a lui ridacchiando.
Sento che potrebbe essere l’ultima volta che la vedo, che forse non la vedrò mai più.
Non vedrò mai più i suoi begli occhi, i suoi capelli infuocati e il suo dolce sorriso.
Non vedrò mai il mio nipotino, non saprò mai se aveva ragione Nami o Zoro sul suo sesso.
Mi sporgo verso di lei, fissandola sempre negli occhi.
Non voglio perderla di nuovo, non voglio essere divisa di nuovo da lei.
Avanzo di un passo, mentre lei indietreggia di uno. Mi sorride dolcemente, schiudendo le labbra in un bacio che m’invia con un soffio. Sorrido, mentre trattengo le lacrime, e deglutendo annuisco.
-Ti voglio bene…- sussurro in un sospiro, modellando la mia bocca sulle parole.
Lei annuisce, sorridendomi.
-Anch’io te ne voglio…- parla senza voce.
Bacia in velocità sui baffi Genzo, facendolo arrossire, per poi avvicinarsi al suo capitano, piegato a molla pronto a scattare per menar le mani verso i marine.
-Rufy…- gli mormora piegandosi verso di lui. Il moro alza la testa in sua direzione, capendo il suo sussurro solamente guardandola negli occhi. Sorride, smettendo di roteare il braccio nell’aria.
-Ok!!!!- ride felice prendendola sotto braccio e stampandole un grosso bacio sulla guancia –Per oggi faccio il bravo!!!-
Con un cenno del capo, invita tutti i suoi compagni a rifoderare le armi e poi, sempre sorridente, alza in aria una sua mano.
-INFINITI AUGURI DI BUON MATRIMONIO!!! CHE TU POSSA ESSERE FELICE PER IL RESTO DEI TUOI GIORNI!!!!- urla a perdi fiato, per poi voltarsi e iniziare a incamminarsi verso i mandarini.
-DOVE CREDI DI ANDARE, PIRATA?!? FUOCO, FUOCO, FUOCO!!!-
Smoker, infuriato per essere stato ignorato e per non averci capito un accidente di tutta questa stramba apparsa del pirata, ordina l’attacco contro i fuggiaschi, che corrono veloci verso il margine dell’agrumeto. I marine che componevano la difesa alle  loro spalle sono travolti dalla corsa irruente e sorridente del capitano, spiaccicati al suolo dai potenti zoccoli della renna, e macinati tra la terra dal passaggio dell’urlante cyborg. Gli spari si perdono nell’aria, immersi nel gran polverone alzato dalla fuga dei pirati, mentre i militari cercando di rincorrerli continuando a sparare. Ma la popolazione dell’isola, tutta invitata alle mie nozze, finge il panico, ostacolando i marine e impedendogli di acciuffare i miei amici.
-Maledizione!!!- ringhia inviperito Smoker, partendo anche lui in quarta nel inseguire Cappello di Paglia, seguito a ruota dalla bella Tashigi –Non mi scapperai!!!-
Io resto ferma tra le braccia di Darius, sorridente per tutto quel trambusto.
-Che razza di pirati…- sogghigna.
-Ehi… quella è mia sorella…- lo strattono per la cravatta, avvicinando a me il suo viso. Lui si abbassa volentieri verso le mie labbra e, sfiorate appena con un bacio, ghigna divertito.
-Infatti è pazza come te…-
Sorrido, ridacchiando nel caos più totale di spari, nebbie di polvere alzate da mille corse e urla.
-È un gene di famiglia…- sorrido baciandolo.
 
 

Il sole brilla caldo e lucente nel cielo.
Dondolandomi sulla sedia a dondolo del portico, mi rilasso bevendo un the al mandarino. Soprappensiero, accarezzo il pancione di 4 mesi che mi gonfia sullo stomaco, sorridendogli dolcemente. Sono passati 5 mesi dal matrimonio e Darius e i suoi si sono ben instaurati nella popolazione. Dopo la comparsa dei Mugiwara al ricevimento, Smoker ha messo sotto interrogatori tutti gli abitanti di Coconat Village, non ricavandone però niente. Tutti hanno finto di non conoscere i pirati, mentendo sul loro ostacolare l’intervento militare a causa di puro terrore verso quei malviventi, invece che per amicizia.
Sorrido, al ricordo di quella buffa giornata, abbandonandomi al dolce ricordo del sorriso solare e felice di Nami. Chissà come sta ora, la mia sorellina…
-Nojiko!!! Nojiko!!!-
Genzo, tutto trafelato e con enormi gocciolone di sudore sulla fronte, corre verso di me percorrendo con grandi falcate il ciottolato che conduce la strada principale alla mia casa, passando attraverso tutto l’agrumeto.
-Che succede papà?!?- gli corro incontro.
-G-guarda… l’ha a-appena portata un ga-gabbiano postino…- ansima a corto di fiato, porgendomi una piccola busta gialla.
Prendo tra le mani la busta, aprendola tagliandola per un suo lato. La smuovo un po’, e dal suo interno scivola fuori una piccola foto quadrata.
La stringo tra le mani e la porgo verso Genzo in modo che possiamo vederla entrambi. Su uno sfondo di un'infermeria, seduti su un piccolo lettino ortopedico, 4 enormi paia di occhi ci fissano. Due teste verdi, due rosse.
-Ma tu guarda…- sorrido, mentre Genzo scoppia a piangere commosso, coprendosi con un braccio gli occhi piangenti.
Osservo emozionata la foto: Nami e Zoro sono abbracciati, e tengono in braccio, uno ciascuno due piccoli frugoletti appena nati. Una piccola femminuccia dai grandi occhi color cioccolato e dai capelli smeraldi, è in braccio all’entusiasta padre, mentre un rosso maschietto dai profondi occhi color petrolio, sorride nelle braccia della tenera madre.
1 a1, pareggio, ridacchio pensando ai due neo genitori e ai loro due gemelli.
Volto la foto e, scritto in fetta e con penna tremante, vi si legge: Kuimer e Ryuk roronoa vi salutano. Con affetto mamma Nami e papà Zoro.
Una piccola lacrima mi scivola dagli occhi, mentre sorrido piena di gioia.
-Papà…- prendo sotto braccio Genzo, strattonandolo in casa -… su vieni… ti preparo un bel the al mandarino… e poi rispondiamo a Nami…-
Lui sgrana gli occhi e mi fissa stupito.
-Ti ha detto dov’è?!?- sussurra singhiozzando.
Annuisco, sventolando in aria la busta con scritto l’indirizzo del mittente.
-Si…-
Entriamo in casa e ci sediamo a bere, mentre una piccola foto dei miei due nipotini e dei loro genitori, si va ad aggiungere a quella mia con Nami e Bellmere, sorridente sul mio comodino.
 

   
 
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