"Mi ricordo!"- disse emozionato, l'anziano signore dai risvolti sottili e sofisticati da angelo. "Potrei definirla come 'Un ottimo caffè caldo, in una giornata di tempesta'."-continuò egli. "Non ne dubito."-rispose spazientito Mrs. Chandler. "Ma, vorrei ricordarle che, si è offerto di narrarci la faccenda, non di certo le sue giornate."- continuò spazientito l'archeologo. L'anziano signore iniziò ad agitarsi, iniziò a chiedersi il motivo di tutta questa fretta. D'altronde, era la sua storia...se proprio voleva saperne qualcosa, doveva zittire e ascoltare il tutto. "Allora, vuole o non vuole saperne qualcosa?"- disse il vecchio senza timore. Il vecchio signore dal nobile aspetto, riuscì a zittire l'archeologo e tornò alla narrazione della storia. "E' passato tanto tempo ormai...ma riesco a ricordarmi ogni dettaglio, come se fosse parzialmente fondamentale; la vernice fresca, il servizio di porcellana mai utilizzato...persino l'odore del mare, che si sentiva anche lontanamente, affacciandosi sul bordo."- disse commosso l'anziano signore. "Non per nulla, il Titanic veniva chiamato: 'la nave dei sogni', ma non l'ho mai reputata tale." Mentre l'archeologo, e tutta la squadra che lo circondava, aspettava che l'anziano signore continuasse con la narrazione, la mente dell'uomo dai tratti somatici da angelo, iniziava a ripercorrere tutta la storia. Si trovavano a Southampton, in Inghilterra, pronti per salire a bordo del Titanic. C'era il giovane dalla pelle candida, la madre perspicace e una ragazza...o meglio, la sua futura moglie. "Non mi sembra poi così imponente."-disse il giovane con tono quasi di sfida, a sua madre. "Non ti impressiona proprio niente, Kurt, eh?"-rispose lei. "E' la compagnia che fa colpo....".-disse innervosito il ragazzo. "Non rispondermi con quel tono ironico."- rispose la madre. "A me non era mai piaciuta quella nave, la reputavo semplicemente un carico di schiavi...e un viaggio di sola andata per l'America. Gli altri la reputavano meravigliosa, come se fosse stato il sogno di ogni persona...Ma beh, io fui costretto da mia madre a partire, e sembravo anche felice all'idea, in realtà, urlavo dentro dal dolore" -disse l'anziano Kurt, distaccandosi dalla storia. "E nel frattempo, un certo tipo, di nome Blaine Anderson, stava a giocarsi il suo viaggio sul Titanic, con degli amici..per poi salpare in America e 'cambiar vita'. "-continuò entusiasmato. Il giovane Blaine iniziò a correre come un aereo vola ad alta quota nel cielo, con il suo amico Sebastian, alquanto più esaltato di lui! Riuscirono ad ingannare il controllore e salirono a bordo, facendo finta di dire addio a tutto ciò che rimaneva a terra. "A malincuore, il Titanic partì" -disse malinconico Kurt. "Iniziammo a sistemarci e l'avventura ebbe inizio."-continuò con un mini-sorrisetto stampato in viso. La nave iniziò a navigare sulla luga distesa d'oceano, che si estendeva davanti ai loro occhi. Blaine e Sebastian si affacciarono sul bordo della nave, entusiasmandosi per ogni animale acquatico che passava nuotando...come se non ne avessero mai visto uno. Nel frattempo, Kurt e Mia, la sua futura moglie, vennero invitati ad una cena con dei ricchi presuntuosi, a bordo della nave. "Iniziammo a conversare di quanto fosse imponente la struttura della nave o di quanto gli uomini superassero le donne in tutto e per tutto...a quel punto, ero così innervosito che dovetti per forza intervenire! Seppur uomo, non sopporto queste forme di maschilismo! Rimasero scioccati, quasi sbalorditi dal mio intervento."-disse infastidito Kurt. "Quando, finalmente, ebbe fine la cena, mi ritirai sul ponte, ad osservare l'orizzonte"-continuò estasiato Kurt. "Ed è lì che mi accorsi, di aver guardato di sfuggita, l'amore della mia vita"- concluse il giovane innamorato.