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Autore: Chiaky    26/05/2012    2 recensioni
Piccolo racconto nato da un concorso in classe.
Ripensò al sogno che aveva fatto: non riusciva mai a ricordarlo perfettamente, ma ormai aveva abbastanza frammenti da poterlo ricostruire per intero. Appena si addormentava, iniziava a sognare di ritrovarsi in un luogo ampio, probabilmente aperto, ma non era sicura, molto buio. Avvertiva un senso d’inquietudine, e iniziava a chiamare i suoi genitori e le persone che conosceva, ma non riceveva alcuna risposta. L’iniziale senso d’inquietudine diventava sempre più forte, fino a trasformarsi in vera paura.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza si svegliò di soprassalto, con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. Un incubo, ormai ricorrente, l’aveva svegliata anche quella notte. All’inizio aveva pensato che fosse a causa di quello stupido film che i suoi amici l’avevano costretta a guardare, ottenendo il risultato, da loro sperato, di spaventarla a morte; ma poi si ricordò che le era già capitato, in diversi momenti della sua vita di fare strani incubi, ma, in effetti, mai così frequenti.
 Si passò una mano sul volto e guardò la sveglia digitale sul suo comodino: mezzanotte esatta. Non se la sentiva proprio di tornare a dormire, così decise di alzarsi e farsi un giro per casa… Entrò in cucina, accese la luce e si versò un bicchiere d’acqua. La sensazione rinfrescante la fece sentire molto meglio. Ripensò al sogno che aveva fatto: non riusciva mai a ricordarlo perfettamente, ma ormai aveva abbastanza frammenti da poterlo ricostruire per intero. Appena si addormentava, iniziava a sognare di ritrovarsi in un luogo ampio, probabilmente aperto, ma non era sicura, molto buio. Avvertiva un senso d’inquietudine, e iniziava a chiamare i suoi genitori e le persone che conosceva, ma non riceveva alcuna risposta. L’iniziale senso d’inquietudine diventava sempre più forte, fino a trasformarsi in vera paura. Era nervosa, camminava senza meta e chiamava a gran voce ogni persona di cui riusciva a ricordare il nome. Poi, all’improvviso, sentiva un suono, simile ad una risata. Sì, era proprio una risata, una risata gelida, malvagia sicuramente, di qualcuno che sembrasse essere molto divertito dalla sua situazione. Al pensiero di quelle terribili risa un brivido le percorse la schiena. A questo punto diventava tutto molto confuso. Ricordava che la paura diventava terrore, che lei iniziava a correre furiosamente, che la risata era sempre più forte, sembrava avvicinarsi, inseguirla, lei cadeva, la risata la raggiungeva, urlava e poi… poi si risvegliava in un bagno di sudore.
 Non riusciva proprio a capire cosa tutto questo potesse significare e, mentre continuava a rimuginarci sopra, nel silenzio della casa le sembrò di udire una specie di fruscio provenire dalla sala da pranzo. Sgranò occhi e orecchie per cogliere qualcos’altro, ma non le sembrò di percepire nulla. Si disse che doveva essere per forza la suggestione e decise che era il momento di tornarsene a letto e dormire un po’, almeno fino alla mattina successiva. Proprio mentre si dirigeva nella sua stanza, però, sentì quello stesso fruscio e, stavolta, anche più distintamente di prima. Iniziò ad essere seriamente spaventata. Si fermò e prese un profondo respiro, dicendosi che si stava immaginando tutto. Anche se, più cercava di convincersi di questo, più il cuore le batteva e lei si agitava. Poi sentì, alle sue spalle, un tonfo simile a quello di una sedia che cadeva. Non osò, però, girarsi per esserne sicura e corse verso la camera dei suoi genitori: cercò di aprire la porta, ma essa sembrava essere sigillata. Allora urlò e li chiamò, ma essi non risposero e non diedero segno di udirla o di svegliarsi. Mentre urlava, però, sentì un’altra voce sovrapporsi alla sua. Una voce che rideva malvagiamente.
 Non sapendo cosa fare, si mise a correre. E corse, anche se non aveva idea di dove andare. E le sembrava che il proprietario di quella risata fosse proprio alle sue spalle, anche se non osava voltarsi. Doveva uscire da quella casa, chiamare aiuto – ma per essere salvata da cosa? -: si diresse verso l’uscita, ma quando fu in cucina, inciampò in una sedia - chi diavolo l’aveva messa lì? – e cadde. La risata fredda e cattiva la raggiunse e lei lo vide. Vide ciò che la inseguiva, il proprietario di quella terribile voce che ossessionava i suoi incubi. Una figura imponente, avvolta in un mantellaccio nero che lo ricopriva completamente. Il suo volto era coperto da un cappuccio, ma poté intravedere chiaramente i suoi lineamenti malvagi: due occhi piccoli e di un verde scuro e penetrante, che sprizzavano sadismo e cattiveria e una bocca sottile, aperta in un sorriso inquietante. La ragazza era immobilizzata, il terrore le impediva di muoversi e…d’un tratto, si ricordò che tutte queste sensazioni le erano familiari. Era come se tutto questo fosse già successo. Nel suo incubo. Per qualche motivo si ricordò di quella parte che non riusciva a visualizzare, prima che si svegliasse. Era tutto come in quegli incubi. La figura inquietante era sempre davanti a lei, che ormai sperava ardentemente che anche questo fosse solo un altro sogno, un altro terribile incubo che presto sarebbe finito. Il mostro sembrò capire i suoi sentimenti: strinse ancora di più i suoi piccoli occhi malvagi e rise freddamente e spietatamente. Lei urlò e poi… e poi, beh… questa volta, non si svegliò.











Note dell’autrice
Salve a tutti e grazie per aver letto questo mio piccolo racconto! In realtà, è nato da una specie di concorso che abbiamo organizzato in classe e si è guadagnato il terzo posto, pur non soddisfacendomi appieno. Trattandosi anche del mio primo esperimento in questo genere, ho deciso di pubblicarlo per sentire anche una vostra opinione. E poi, boh, era un po’ che non pubblicavo qualcosa…Bene, allora recensite numerosi!!
Saluti.
Chiaki
  
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