Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Miza    27/05/2012    19 recensioni
Non sembrò accorgersi di lei, ed il primo istinto di Hermione fu quello di voltarsi ed andare via;
ma qualcosa la tenne lì incollata al pavimento, gli occhi fissi su Ron, la mano che stringeva la bacchetta abbandonata lungo il fianco.
Mille pensieri le affollarono la mente in quel momento, ma uno sembrava più nitido degli altri.
Uno sembrava lottare per venire fuori.
Perché mi hai lasciata sola?
Aveva perso il conto di quante volte quella frase le era affiorata nella mente.
Non poteva calcolare le volte in cui lo aveva pensato, le volte in cui le era salita alle labbra.
Lei ed Harry avevano trascorso settimane d'inferno, di muta solitudine, avevano rischiato la vita a Godric's Hollow.
E lui non c'era stato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


And i will try to Fix You.










Quando ci provi al meglio che puoi, ma non riesci ad ottenere quel che vuoi.
Quando ottieni quel che vuoi, ma non è quello di cui hai bisogno.
Quando ti senti così stanco ma non riesci a dormire.
Bloccato al contrario.




Hermione Granger si tirò su a sedere, di scatto.
Dovette battere le palpebre diverse volte per riuscire ad adattare gli occhi all'oscurità.


Era appena uscita da uno di quegli insopportabili stati di dormiveglia, quelli in cui avverti il peso del sonno, della stanchezza, ma i pensieri continuano a tormentarti.
E di pensieri, in quei giorni, ne aveva anche troppi.


Raccolse le ginocchia al petto, con un sospiro.
L'umidità presente nella tenda fece condensare il suo respiro in una nuvoletta di vapore.
Era una notte fredda, e l'odore del bosco, della neve e della notte si insinuava nelle fessure della vecchia canadese, portato da un venticello leggero ma gelido.


I capelli le ricaddero sul volto, scompigliati.


Da quando Ron era tornato, dopo aver abbandonato lei ed Harry per settimane interminabili, Hermione era in preda a continui e dolorosi conflitti interiori.
Era sollevata, naturalmente, e questo non poteva nasconderlo nemmeno a sé stessa.
Ma la rabbia, la frustrazione, quella sensazione di abbandono sembravano sopraffarla in continuazione.


Giocherellando con un buchino della pesante coperta di pile, voltò lo sguardo verso la brandina di Harry.
L'amico dormiva profondamente, un braccio abbandonato sul pavimento, gli occhiali dimenticati sul naso, storti.
In quel momento sembrava terribilmente vulnerabile.
Hermione si ritrovò a domandarsi che cosa stesse sognando, e sperò che fossero sogni sereni.
Harry meritava un po' di pace, almeno nel sonno.
Lo sguardo le cadde poi sull'altra brandina, quella di Ron; la brandina che era rimasta vuota per notti e notti, che lei aveva evitato accuratamente di guardare.
Era nuovamente vuota, le coperte ammucchiate da una parte.
Ma stavolta Ron era là fuori, intento ad eseguire il proprio turno di guardia.


Con un picco di stizza, Hermione calciò via le coperte, e posò i piedi sul gelido pavimento di tela della tenda.


Era arrabbiata con se stessa perché continuamente, involontariamente, il suo pensiero volgeva comunque a Ron.
Ed invece si era promessa di essere imbestialita con lui per il resto della propria vita.


Irritata, scansò i capelli dal voltò, infilò le scarpe ed indossò un terzo maglione di lana.
Il sonno l'aveva completamente abbandonata.
Inutile restarsene lì distesa: quella insopportabile sensazione di claustrofobia che ogni tanto si impadroniva di lei stava lentamente emergendo.


Si alzò dal letto cigolante, tentando di non far rumore, la bacchetta tesa davanti a sé, e si diresse verso la porzione di tenda adibita a cucina e salotto.
Passando davanti all'ingresso vide un fuocherello danzare attraverso la tela: Ron era lì fuori, ma lei non aveva alcuna intenzione di vederlo o, men che meno, di parlargli.


Raggiunse la stanza sulle gambe malferme, rabbrividendo nei suoi molteplici maglioni.


E quando fece capolino dalla parete di tela, il fiato le si mozzò in gola.


Una figura se ne stava rannicchiata sul pavimento, ingolfata in diversi strati di abiti.
Il lungo naso lentigginoso sbucava fuori dalla sciarpa pesante, e le mani nude cercavano tepore stringendo uno dei barattoli nei quali Hermione evocava le fiamme calde.
La luce del fuoco si rifletteva sui capelli rossi, ed illuminava gli occhi stanchi: era chiaro che Ron non era fuori dalla tenda.




Quando le lacrime si versano sul tuo viso;
Quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare;
Quando ami qualcuno ma tutto va perduto...
potrebbe andar peggio?




Non sembrò accorgersi di lei, ed il primo istinto di Hermione fu quello di voltarsi ed andare via;
ma qualcosa la tenne lì incollata al pavimento, gli occhi fissi su Ron, la mano che stringeva la bacchetta abbandonata lungo il fianco.
Mille pensieri le affollarono la mente in quel momento, ma uno sembrava più nitido degli altri.
Uno sembrava lottare per venire fuori.


Perché mi hai lasciata sola?


Aveva perso il conto di quante volte quella frase le era affiorata nella mente.
Non poteva calcolare le volte in cui lo aveva pensato, le volte in cui le era salita alle labbra.
Lei ed Harry avevano trascorso settimane d'inferno, di muta solitudine, avevano rischiato la vita a Godric's Hollow.


E lui non c'era stato.


Perchè mi hai lasciata sola?


Se lo era domandata continuamente in quel periodo:
nelle lunghe notti di veglia, nei pomeriggi trascorsi a riflettere sul da farsi, nelle mattine nebbiose in cui aveva legato sciarpe ed abiti agli alberi, prima di smaterializzarsi, nella speranza che lui li trovasse e capisse che erano passati di lì.
Speranza che svaniva ogni volta che i loro piedi toccavano il suolo di un nuovo bosco, di un nuovo monte, e che la propria mano lasciava quella di Harry per salire ad asciugare le lacrime che le rigavano le guance.


Ma poi era tornato.
Ed ora che era di nuovo lì, ora che lo guardava alla luce delle fiamme che era tanto brava ad evocare, non poteva fare a meno di domandarselo di nuovo.


Perchè mi hai lasciata sola?


Il cuore martellante, il naso gelato, Hermione sentì un groppo salirle alla gola.
Un groppo di amarezza, di frustrazione, di dolore, quei groppi troppo duri da mandare giù.
Gli occhi le pizzicavano di lacrime di rabbia, e decise di andar via, tornarsene a letto.
Non poteva stare lì a guardarlo, era doloroso e controproducente.
E le faceva venir voglia di lanciargli addosso qualcosa.
La poltrona, magari.


Alzò una mano per avvolgersi meglio la sciarpa attorno al collo, e proprio in quel momento Ron si voltò.
Fece un piccolo sussulto stupito, il barattolo stretto in mano, e per qualche lungo istante si fissarono in silenzio.


Fu quando Hermione fece un passo indietro che lui parlò.
Aveva la voce stanca e roca, ma sicura.


-Puoi restare, se vuoi.-


Hermione inarcò le sopracciglia, colpita.
Restare?
Sapeva benissimo che non era intenzionata a rivolgergli la parola, che senso aveva dirle quella frase?
Stava giusto decidendo se lanciargli un'occhiataccia o ignorarlo deliberatamente quando, come se le avesse letto nel pensiero, Ron parlò di nuovo.

-Non devi parlarmi per forza.- disse piano -Puoi anche... sì insomma, restare qui in silenzio.-


Hermione esitò per qualche istante.
Non vedeva proprio per quale ragione dovesse accontentarlo e restare lì con lui. Non se lo meritava, assolutamente.
Ma allo stesso tempo, non vedeva perché dovesse tornarsene a letto a causa sua, dato che il sonno era ormai lontano anni luce.


Decise di restare, fece un piccolo sospirò e lo aggirò, sedendosi a qualche metro da lui.


Poteva sentire il suo sguardo addosso, nonostante lei si ostinasse a fissare i barattoli con le fiamme.


-Sono forti queste fiamme- disse lui dopo un po' -Sai... tengono caldo. E' una notte fredda.-
Con un verso di stizza, Hermione sollevò appena lo sguardo, posandolo a pochi centimetri dalla spalla destra di Ron.
-Non ti parlerò, Ronald.- affermò gelida -Non sforzarti di fare conversazione.-


Ron le lanciò uno sguardo ferito e si strinse nei propri abiti.


-Non cercavo di far conversazione- disse piano -Stavo soltanto dicendo che fa freddo, stanotte.-
Hermione strinse gli occhi e tirò su col naso.
-Fa freddo tutte le notti- ribatté -Questa tenda è gelida. Ma tu giustamente non puoi saperlo, perché oh, che peccato, nel periodo più freddo dell'anno hai pensato bene di andartene!-


Aveva assunto quel tono sarcastico che lei stessa detestava, ma non riusciva proprio a trattenersi.
Ron aveva la capacità di irritarla più di qualunque altra persona sulla faccia della terra.


Il ragazzo abbassò lo sguardo.
-Hermione- sospirò -Te l'ho già detto che mi dispiace... quante volte ancora devo dirtelo?-


Più di tutto, fu quella frase a mandarla in bestia.
Hermione sentì il viso prenderle fuoco.


-Ti dispiace?!- esclamò, finalmente guardandolo -Certo che ti dispiace! Ci mancherebbe altro! Ma, sai, facile dire mi dispiace a danno fatto, non trovi?!-
Fece una piccola pausa, in cui lo fissò in cagnesco; poi tornò all'attacco.
-Per di più, non vedo per quale motivo tu non sia lì fuori!- continuò puntandogli un dito contro -Io ed Harry abbiamo sempre svolto i nostri turni di guardia fuori dalla tenda, perciò non vedo ragione per cui tu debba startene al caldo!-


Ron parve colpito.
Posò il barattolo con la fiamma e la fissò, gli occhi blu scuri nella penombra.


-Smettila di essere così ostile con me- disse -So di aver sbagliato, l'ho ammesso, l'ho riconosciuto, Hermione. Mi sono comportato malissimo e me ne pento.-
Abbassò li occhi sulle proprie mani, a disagio.
-Capisco che ci vorrà del tempo perché tu possa perdonarmi, è giusto. Ma se solo tu mi lasciassi...-


-Oh, ma certo!- urlò Hermione alzandosi in piedi -Certo, ora tu hai la coscienza a posto, non è vero? Hai ammesso di aver sbagliato e quindi va bene così?!-


Sentì gli occhi pizzicarle di nuovo, le mani strette a pugno tremavano incontrollabilmente.


-Me ne vado a letto, prima di compiere azioni avventate. Non vorrei rischiare di picchiarti di nuovo, Ronald!-



Lassù o laggiù, quando sei troppo innamorato per lasciar andar via tutto.
E se non provi, non saprai mai quali valori hai.




Fece per andar via, il respiro rotto, ma dopo pochi passi si sentì strattonare il braccio.
Si voltò, arrabbiata e sorpresa: Ron l'aveva afferrata con forza, il volto contratto.
Un lampo di incertezza parve attraversargli il viso, ed anche se allentò un po' la presa, non sembrava intenzionato a mollarla.


-Scusami- farfugliò -non volevo tirarti così forte. Però... dobbiamo parlare, Hermione. Ti prego.-


Lei era così agitata, arrabbiata e addolorata, che per un attimo parve intenzionata a mollargli un pugno.
Ma poi abbassò lo sguardo, i capelli disordinati a nasconderle il viso.


-Non ho niente da dirti- mormorò -E non credo di volerti ascoltare.-


-E invece devi!- esclamò Ron con forza -Devi ascoltarmi, Hermione. Concedimi solo questo, poi ti lascerò in pace.-


Hermione rifletté per qualche secondo, osservando quel viso lentigginoso e serio.
Sapeva che le avrebbe parlato comunque, tanto valeva ascoltarlo senza che le stritolasse il braccio.
Fece un minuscolo cenno di assenso, e Ron la lasciò andare.


-Vi ho già spiegato tutto- iniziò con voce incerta – sai già cosa è successo, perché l'ho fatto, in che modo vi ho trovati. Quello che non sai... quello che non sai è come mi sono sentito.-


Fece una pausa, ed Hermione alzò lo sguardo, furiosa.


-Come ti sei sentito tu?- sbottò -Come ti sei sentito tu, Ronald?! Hai idea di quello che abbiamo passato?! Hai idea di quello che io ed Harry...-


-Potresti lasciare Harry fuori da questo discorso?- disse Ron con evidente fatica.


Hermione spalancò gli occhi, sorpresa.
Per lei Harry era un discorso a parte. Ron aveva abbandonato entrambi, ma lei, in maniera anche forse un po' infantile, l'aveva presa un po' sul personale.
Solo che non aveva immaginato che Ron volesse affrontare l'argomento da quel punto di vista.


-Lasciare fuori Harry- ripeté lei con rabbia, osservando le guance del ragazzo avvampare. -D'accordo, lasciamolo fuori. Parliamo di me, Ron.-


Lo fissò, la gola secca, e le orecchie di lui si incendiarono.


-Hermione- tossicchiò -principalmente... principalmente è per te, che sono tornato.-


La sorpresa le fece spalancare la bocca.
Non poteva averlo detto sul serio. Era diventato tutto rosso, ma non poteva averlo detto sul serio.


-E prima che tu mi dica che sono un amico orribile, che non è una cosa bella nei confronti di Harry, che siamo qui per lui, lascia che ti spieghi.-


Rimase zitta, in attesa. Era curiosa e stranamente euforica.
Incrociando le braccia al petto, Hermione lo osservò schiarirsi la voce e passarsi una mano tra i capelli.


-Il fatto è che sapevo che avevate bisogno di me. E io ne avevo di voi, di entrambi. Volevo tornare per aiutare Harry, per esservi vicino... ma la verità -si interruppe e arrossì -è che avevo bisogno di te.-


Ci fu qualche istante di silenzio, in cui entrambi si guardarono bene dall'incrociare gli sguardi.


Hermione era stordita. Non sapeva bene come sentirsi, se lusingata o arrabbiata.
Era sempre così con Ron: sentimenti contrastanti. Il dolce e l'amaro che si fondevano.


-Quando ero qui- continuò Ron -Harry era sempre presissimo dalle sue ricerche e riflessioni, mentre tu... mentre tu sembravi capirmi. Mi parlavi, mi facevi forza, mi bastava la tua voce a star meglio. Credo che sia per questo che è uscita dal deluminatore insieme alla luce. Era... era come se volesse guidarmi qui. Riportarmi da te.-




Le luci ti guideranno a casa, e riscalderanno le tue ossa.

Ed io proverò a ripararti.




Ron fece un piccolo passo in avanti, incerto, e la guardò negli occhi.


-Mi dispiace così tanto, Hermione. Ho rovinato tutto.-


La domanda che Hermione si era tenuta dentro per tutto quel tempo le esplose in gola.
Non poteva più trattenerla, doveva lasciarla uscire fuori.
Fissò Ron, gli occhi pizzicanti di lacrime, e la sua voce suonò molto più flebile di quanto non si aspettasse.


-Perché mi hai lasciata sola?-


Il volto di Ron si contrasse in una smorfia di dolore.
Forse si era aspettato una delle sue solite reazioni da isterica, ma lei non riusciva più a controllarsi, a fare la dura, la sostenuta.
Si era rotto qualcosa, dentro.




Le lacrime rigano il tuo viso,

quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare.

Le lacrime rigano il tuo viso,

ed io...




-Perché lo hai fatto, Ron?- domandò di nuovo.
La voce le tremava in maniera incontrollata.
Non voleva piangere, ma le lacrime scendevano inesorabili sulle guance fredde.
-Sapevi che avevo bisogno di te, e te ne sei andato. Come hai potuto farmi una cosa del genere?-


Ron fece un altro piccolo passo nella sua direzione, addolorato.


-Hermione, non piangere- supplicò -Mi dispiace tantissimo, veramente. Sono stato stupido, egoista, io...-


-Se tu ti sei sentito solo- continuò lei tentando di arginare le lacrime -Hai idea di come mi sia potuta sentire io? Abbandonata, Ron. Sola ed abbandonata. Senza la forza per aiutare Harry, senza la forza per aiutare me stessa. Tradita. E' stato orribile.-


Dovette fermarsi per riprendere fiato, e asciugò gli occhi sulla manica del maglione.




Le lacrime si versano sul tuo viso,
ti prometto che imparerò dai miei errori.
Le lacrime si versano sul tuo viso, ed io...




-Non succederà mai più- disse Ron con voce roca -Non lo farò mai più, Hermione. Te lo giuro.
Cadesse il mondo, non ti lascerò sola. Non potrei. E' stato orrendo anche per me.-


Hermione alzò lo sguardo, gli occhi ancora umidi.
Ron era vicinissimo, il viso sconvolto da un'espressione di autentico dispiacere.
Sembrava molto più grande col viso così stanco, con quelle occhiaie, coi capelli e la barba non curati.


-E' come se si fosse rotto qualcosa, Ron- mormorò lei -Si è rotto qualcosa dentro di me.-


In una frazione di secondo, si ritrovò tra le braccia di Ron.


Il calore del corpo del ragazzo, l'odore della sua pelle, il suo respiro caldo sui capelli le fecero venir voglia di ricominciare a piangere ancora di più.
Ma si limitò a lasciarsi stringere, troppo stordita per fare altro.
Tutto sembrava così caldo, così familiare, così buono.


-Sistemerò tutto- le mormorò lui nei capelli -Mi farò perdonare, te lo prometto.
Aggiusterò le cose. Aggiusterò te.-


Le mani le carezzavano la schiena, sfiorandola appena.
Le braccia la sostenevano, infondendole sicurezza.

Ron la strinse un'ultima volta e poi la lasciò andare, un sorriso triste sulle labbra.


Lei lo guardò, gli occhi scuri stanchi e arrossati.
-Non sarà facile- disse nascondendo le mani nelle maniche del maglione troppo largo -Lo sai questo, vero?-


Ron annuì con aria solenne.


-Mi impegnerò- promise -Mi impegnerò e ci riuscirò, vedrai. Ti renderò fiera di me.-


Hermione fece una risatina.
-Non garantisco niente, Ronald. Ti avverto.-


Lui rise.
-Io invece sì. Garantisco sulla mia testa! Lo prometto.-



Mentre Hermione tornava a letto, i primi raggi di sole fecero capolino nella tenda.


Era l'alba. L'inizio di un nuovo giorno.
L'inizio di qualcosa di nuovo.


Lasciò che un timido raggio di sole le scaldasse il viso, e ripose nella luce tutte le proprie speranze.
Infilandosi sotto le coperte, osservò di nuovo la brandina vuota di Ron.
Il dolore che le aveva serrato il petto per tutto quel periodo iniziò ad allentarsi.
Le sue ferite stavano iniziando a guarire.


Forse quell'alba avrebbe portato qualcosa di buono.
E le cose avrebbero iniziato ad ripararsi per davvero.




Le luci ti guideranno a casa, e riscalderanno le tue ossa.
Ed io proverò a ripararti.











--------------------------------------------------------*

Spulciando nel pc, ho trovato questa vecchia one shot mai pubblicata.
L'avevo scritta per un contest, ma alla fine l'ho accantonata.
E' saltata fuori così di nuovo, all'improvviso. E mi sono sentita un po' in colpa ad averla lasciata marcire tra i documenti.
Così, eccovela qui, nell'attesa del nuovo capitolo di Triwizheart tournament :)

   
 
Leggi le 19 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Miza