Succhiate il mio latte in cambio di fiele.
 
 
      
          
E con l'anima entrerò nella tua casa.
 
Un foglio giallo, con una sola frase, nient’altro.
Nessun nome, nessuna firma.
Solo un foglietto staccato brutalmente da un block notes mai usato, posato sul suo letto.

Victoria sentiva risuonare quelle parole nella sua mente all’impazzata, con le altre che Pauline aveva ripetuto durante l’ora di letteratura, Shakespeare ed il tema sull’amore, poco prima di mandare a farsi fottere la loro professoressa, davanti gli occhi sbalorditi di tutte le loro compagne di lezione.
La prof. Aveva chiesto alle sue ragazze cosa fosse per loro l’amore, e tutte avevano risposto dandole un volto astratto, come “un miraggio nel deserto”.
 
«L'amore è, esiste. E niente di quello che dite può farlo sparire, perché è il motivo per cui noi esistiamo qui. È la vetta più alta, e una volta che l'hai scalata e guardi gli altri da lassù, ci rimani per sempre. Perché se ti muovi, allora.. cadi. Cadi. »
Pauline, infuriata, era scattata in piedi.
I suoi occhi infuriati, come quelli di una poiana affamata, guardavano Victoria, che cercava di nascondersi il più possibile, dopo lo scandalo scatenatosi messa la loro relazione alla luce.
 
«Non avrei dovuto.. »
Le lacrime di Tory scendevano lente e bollenti lungo le sue guance rosee, i suoi occhi brillavano alla luce della signora luna.
Non voleva farsi sentir piangere.
Ma sapeva che Mary la stava ascoltando.. Solo che, per sua “fortuna”, non la poteva vedere, essendo di spalle.
 
La mente di Victioria vagava ai momenti più belli passati con Pauline, durante tutto il suo periodo al collegio; stesa su suo letto, quello di fronte la porta della camera, dalla quale Allison entrò e pose fine a tutto(ma era davvero colpa sua?), lei riusciva a sentirne il profumo di quando, nella notte, Pauly lasciava il suo e andava da lei, travolta da un’ondata di piacere, e l’amore non mancava mai.
 
Momenti che non poteva più portare con sé da quando Pauly si era gettata in volo con la poiana da lei cresciuta, gettandosi dal tetto del convitto, davanti a tutti, citando per l’ultima volta i versi di Shakespeare che aveva inciso a sangue nel suo cuore.

Si girò verso il letto della sua amata, quasi come un gesto masochista.
Era vuoto.
Ma sentiva vuoto anche il suo stesso letto. Brividi di gelo le attraversavano il corpo, nonostante fosse una calda giornata di Maggio.

Il suo pianto si fece sempre più frenetico, Mary lo sentiva benissimo.

Poi un botto.

Il pianto raggiunse il suo massimo.

Infine il silenzio.

Mary B. si alzò, per vedere se la sua amica stava bene e, per posarle una mano sulla testa in segno di carezza, trovò la sua stessa mano ricoperta di una sostanza liquida e scura.
Il terrore s’impadronì del suo corpo.
Accese la luce.

Era sangue.

Victoria aveva anche lei spiccato il volo verso la sua amata Pauline.

Giaceva sopra il letto, in una pozza di sangue che sgorgava dalla tempia sinistra, con un sorriso beato, quasi di liberazione. Nella mano destra reggeva una pistola, presa da chissà dove; nell’altra un telefono, dove era ben visibile il messaggio in cui rompeva la relazione con Jake.

Accanto a lei un foglietto giallo, strappato anch’esso brutalmente da quel vecchio block notes.

Continuerò io a vivere in questo tristo mondo, che di lei privato non è migliore di una stalla?









Angolo dell'autrice:
sono proprio una ragazza triste hahaha
Evviva le storie drammatiche :')
Okay, mi sono immaginata il tutto in mezz'ora ed ecco qui! :3