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Autore: arib    27/05/2012    6 recensioni
Le riflessioni di Medea a distanza di molti anni dal suo efferato omicidio. Al centro dei suoi pensieri Giasone, l'uomo che ancora ama, e il suo tradimento con Creusa.
La storia parecipa alla Challenge: Amor, ch'a nullo amato amar perdona - threesome II edizione di Mia90.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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SEPOLCRO IMMORTALE

 

Giasone.

Da lunghi mesi ripeto questo nome come una lenta litania che mi salvi dal cieco furore che imperversa inesorabile nel mio animo. Sono passati anni da quando ho posto l’ultima manciata di arida terra sulla cenere della pira dei nostri figli. Da lontano ho visto i tuoi folti capelli diventare canuti e la tua pelle avvizzire in una solitudine desolante.

Giasone.

Sospiro il tuo nome in un vuoto di coscienza che si rinforza scandendo il mio tempo e che scaglia lontano da me ogni scintilla di integrità. Pensi che sia impazzita di dolore tanto da uccidere i tuoi figli. Ti ho sentito per le stanze della tua reggia lanciare grida che ti hanno dato la nomea di pazzo, ho ascoltato le tue parole così poco comprensibili nel turbinio di furia e pianto in cui erano immerse. Ti sbagli, non ho ucciso i miei figli perché folle; tu che ti poni come esempio di razionalità non vedi quella del mio pensiero? Rido, rido delle tue sciocche presunzioni di uomo. Rido della tua inconscia consapevolezza di essere l’unico artefice del tuo stesso male.

Giasone.

La mia lingua lambisce questa parola come se fossi affamata di te. Lo sono, non ho mai smesso di esserlo. Ti ho amato – ti amo tuttora, come quando mi hai strappato l’innocenza spingendomi a tradire la mia famiglia per te; come quando ho ucciso tuo zio per garantirti un futuro; come quando ho ucciso per legarti a me nella distanza.


Tremo all’idea di avere fallito, mi dispero e mi straccio le vesti. Tu che io... Tu, ancora una volta, non stai pensando a me. Mi rimembri con amarezza e con l’affetto che si dedica a un pensiero lontano, che poco ti sfiora. Nei tuoi ricordi inconsistenti rivedo la compassione di quelle donne schiave dei loro mariti che commiseravano la mia sventura, ma non capivano perché avrebbero dovuto avere una barbara come me come regina. Si sono vestite di falsa compassione, mentre tu venivi irretito dalla bella Creusa. Hanno additato me come maga, ma non ho mai imposto sortilegi su di te. Ti ho lasciato la libertà di tradire la mia fiducia innamorandoti di quella. Preferivi all’epoca una che fosse meno donna e più bambina, nei suoi lineamenti acerbi, nel suo seno appena pronunciato? Ho sperato che fosse solo questo il motivo, ma a distanza di così tanto tempo la tua devozione è ancora per lei. Lei, così pura, così innocente. Lei che non ha fatto nulla per te, che non ha rischiato la sua salvezza, che non ha consumato la sua essenza e libertà per te. È stato forse amore, il suo? No, non lo è stato. Ancora ti ostini a pensare a lei, a come sarebbe stato stringerla nel talamo nuziale e i tuoi ultimi guizzi di virilità si spengono in un sogno con lei, anziché nel ricordo concreto di noi.

Pochi mesi ti restano da vivere, ma tu non temi Ade: agogni gli Inferi per stare con lei e riabbracciare i nostri figli, mentre si spalanca innanzi a me l’immortalità della mia ascendenza.

Attendo la tua morte per cadere nella tomba viva della mia incoscienza.

 

 

 

NDA: Non sono molte, se non che spero di aver trasmesso l'amore che provo per Medea e che la storia partecipa alla Challenge Amor, ch'a nulla amato amar perdona

Se lasciate un commento, mi fate felice. Vi ringrazio per aver letto.

Arianna

  
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