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Autore: Yuki Delleran    15/12/2006    8 recensioni
Basta un semplice gesto per trasformare la nostalgia in un sentimento struggente per la propria terra d'origine, ma non è possibile tornare indietro nel tempo quindi non rimane altro da fare che rifugiarsi nei sogni. Davanti ad una nuova, inaspettata separazione come reagirà Yugi? E se la soluzione fosse davvero nelle mani di Seto Kaiba?
(Seguito di "L'altra metà dell'anima" ma più o meno leggibile autonomamente)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Seto Kaiba, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dream of the past 1 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Tutti i miei sbagli" è dei © Subsonica
DREAM OF THE PAST

di Yuki Delleran


Prima parte

“Tu affogando per respirare
imparando anche a sanguinare
nel giorno che sfugge
il tempo reale sei tu
A difendermi e farmi male
sezionare la notte e il cuore
per sentirmi vivo
in tutti i miei sbagli…”


***

Era stata una giornata intensa. In negozio era arrivata una partita di nuove carte di Duel Monsters appena prodotte dalla Industrial Illusion quindi dopo aver sopportato l’assalto degli appassionati, ora si trovavano anche a dover mettere tutto in ordine. I due ragazzi si sedettero tra gli scatoloni con un sospiro di stanchezza. Yugi lanciò uno sguardo all’amico e come sempre non riuscì a trattenere un sorriso. La sensazione era simile a quella di guardarsi allo specchio ma con alcuni errori intenzionali e la consapevolezza di avere davanti una persona concreta. Yami non aveva voluto raccontare a Yugi come questo fosse stato possibile e il ragazzino non aveva insistito, soddisfatto solo di riaverlo accanto. Adesso, come un tempo, condividevano tutto, dal tempo libero al lavoro nel negozio del nonno e quando Yugi era a scuola, Yami trascorreva ore al museo tra gli antichi reperti. L’unica differenza era che, essendo ora due persone distinte, non potevano più leggere i pensieri dell’altro, ma bastava comunque una sola occhiata per capirsi. Insomma, erano riusciti a ritagliarsi la loro parentesi di vita tranquilla.
«Forza! » esclamò Yugi alzandosi. «Dobbiamo ancora chiudere questi scatoloni e spazzare il pavimento. »
«Allora al lavoro! » rispose Yami ricevendo al volo dall’amico il rotolo di nastro adesivo e il taglierino.
Si misero all’opera ognuno su uno scatolone mentre Yugi pregustava la cena che il nonno stava preparando.
«Ahio! Accidenti…»
Quell’esclamazione lo fece voltare e vide che Yami stava fissando il proprio dito da cui iniziava a stillare una goccia di sangue.
«Ti sei fato male? » si preoccupò avvicinandosi.
«Cos…? Ah, no. » fece Yami riscuotendosi. «Cioè, è solo un taglietto da nulla però…»
«Aspetta. »
Yugi andò dietro il bancone dove solitamente tenevano la cassetta del pronto soccorso.
«Yugi…»
«Sì? »
«Sto sanguinando…»
«Lo vedo. Adesso ti prendo un cerotto. » disse Yugi continuando a frugare nella cassetta.
«No… intendevo… è il mio sangue. Scorre. Non lo sentivo da millenni. Esiste… Io esisto… sono vivo e questa ne è la prova. »
Yugi tornò sui suoi passi sorridendo dolcemente, prese tra le sue la mano che Yami continuava a fissare e si portò alle labbra la piccola ferita.
«Sì, sei vivo ed è qualcosa di meraviglioso. »
Yami rimase immobile, come stordito da quel gesto. Qualcosa era scattato nella sua memoria e le parole uscirono prima che riuscisse a fermarle.
«Anche Seth…»
Yugi alzò su di lui gli occhioni interrogativi.
«Seth? Intendi il sacerdote dell’antico Egitto? »
Yami scosse la testa per scacciare il pensiero.
«No, scusa, era una sciocchezza. »
«Se hai voglia di parlare del passato, puoi farlo tranquillamente. » disse Yugi con un sorriso rassicurante. «Forse non sarò il massimo come interlocutore ma farò del mio meglio. »
Quando lo sentiva parlare così, Yami ne era quasi commosso quindi decise che per questa volta poteva anche permettersi di rievocare qualche ricordo.
«Il tuo gesto mi ha fatto tornare in mente che anch’io una volta ho fatto una cosa del genere. Tanto tempo fa quando non ero ancora Faraone, dopo un allenamento con le spade, mentre le stavamo riponendo, Seth si è ferito per sbaglio con la lama. In quel momento non c’era nessuno, così l’ho medicato come potevo. Ricordo che lui non voleva. Diceva che il futuro Faraone non doveva fare una cosa del genere. Del resto come potevo lasciarlo così? »
Aveva parlato senza guardare in faccia Yugi e ora ritirò bruscamente la mano ancora tra quelle del ragazzino.
«Oh, è una grossa sciocchezza, te l’avevo detto. » disse alzandosi. « Yugi, ti dispiace spazzare tu il pavimento? Io sono distrutto, penso che andrò subito a letto. »
Senza aspettare la risposta, lasciò il negozio e salì al piano di sopra dove si rifugiò nella stanza che divideva con Yugi. Senza accendere la luce, si sdraiò sul letto completamente vestito. Cosa gli era successo? Cos’era quella struggente nostalgia che lo aveva assalito? Da quando aveva riacquistato i ricordi del suo passato, non ne aveva mai parlato diffusamente con nessuno. Del resto la parte più importante i suoi amici l’avevano vissuta insieme a lui. Ma a parte quei pochi giorni restava comunque una vita di cui loro non sapevano nulla. Improvvisamente si era reso conto di sentire la forte necessità di parlare di quel passato troppo a lungo dimenticato con qualcuno che potesse capirlo. Questo purtroppo con Yugi non era possibile, per quanto si trovasse bene con lui, si trattava comunque di una persona nata nell’epoca moderna che per quanto ne sapesse dell’antico Egitto, non sarebbe mai stata come chi vi era vissuto. Quello era un pensiero piuttosto scoraggiante. Le uniche prove tangibili della verità di quel passato erano chiuse in una scatola sotto il suo letto, ma sapere che non esisteva una sola persona sulla faccia della terra che potesse comprenderne il significato e condividerne con lui l’emozione lo faceva sentire piuttosto giù di morale. Istintivamente allungò un braccio e recuperò la scatola: si trattava di un comune cartone da imballaggio di quelli usati dal nonno in negozio, l’aveva scelto intenzionalmente perché poco appariscente. Quando l’aprì però il contenuto si rivelò tutt’altro che banale: la corta tunica bianca, il morbido mantello di lino blu, i bracciali, la cintura, il collare e gli orecchini d’oro e, sopra a tutto, la tiara reale luccicante. La prova concreta della sua vita da Faraone. Sfiorò con le dita l’occhio sbalzato sul metallo freddo. Nessuno. Non esisteva più nessuno in grado di riconoscere la vera natura regale e divina di quel simbolo. Nessuno che potesse comprendere il suo senso di mancanza.
Sospirando, ripose la corona nella scatola che spinse di nuovo sotto il letto e si abbandonò sul cuscino chiudendo gli occhi.
Quando Yugi andò a chiamarlo per la cena, finse di dormire e lo stesso fece quando lo sentì coricarsi. Venne svegliato la mattina dopo dai movimenti dell’amico che si preparava per andare a scuola, ma rimase immobile fingendo di essere ancora assopito. Quella notte aveva sognato il sole abbagliante del deserto.

Quando Yami uscì di casa, il cielo era plumbeo. La sensazione del sole sulla pelle e del calore della sabbia sotto i piedi che aveva provato nel sogno faticavano ad abbandonarlo rendendogli quell’atmosfera opprimente quasi insopportabile. Decise di allontanare quell’insofferenza recandosi come ogni mattina in visita al museo. Essere circondato da antichi reperti gli dava un senso di familiarità che lo tranquillizzava, come se quegli oggetti gli sussurrassero che anche se era scomparsa, la loro civiltà non era completamente morta.
Quando giunse davanti all’ingresso si stupì di trovare un cartello che annunciava l’apertura di una sala riallestita con nuovi ritrovamenti provenienti da un sito aperto da poco. L’esposizione risultò essere davvero degna di nota, interessante e ricca di oggetti che provocarono in Yami una profonda nostalgia. Frammenti di architetture e affreschi perfettamente conservati, ma anche gioielli e strumenti d’uso quotidiano. Quella spilla assomigliava a quella che gli aveva donato il Faraone suo padre e quel pettine a quello che le ancelle usavano nel vano tentativo di domare la sua chioma ribelle. Ormai perso nel vortice dei ricordi, quasi non si rese conto di essere giunto alla fine della sala. Poco prima dell’uscita, un secondo cartello avvertiva il visitatore che sia gli scavi che l’allestimento della mostra erano finanziati dalla Kaiba Corporation.
Yami sorrise. Yugi gli aveva raccontato tutto quello che era successo in Egitto prima del suo ritorno e ringraziò mentalmente Seto per aver bloccato gli scavi della sua tomba e del tempio della Pietra del Millennio. Il pensiero però evaporò come neve al sole non appena il suo sguardo si posò sull’ultima teca: conteneva un’asta dorata dalla forma inconfondibile.
«La Barra del Millennio?! » esclamò a voce alta prima di riuscire a trattenersi.
Com’era possibile che si trovasse lì? Gli Oggetti Millenari avrebbero dovuto essere andati persi e comunque non erano state compiute esplorazioni del tempio. Non era logico. Non sarebbe dovuto succedere. A meno che…
Appoggiò le mani sul vetro della teca ma non sentì provenire nessuna vibrazione, nessuna forza magica come quando era in possesso di Marik. Tirò un sospiro di sollievo e si lasciò sfuggire un pensiero ironico.
«Un Oggetto del Millennio è tornato in circolazione, quando Yugi lo saprà gli verranno i capelli banchi. Per non parlare di Seto…»
Quella considerazione lo colpì. Forse il ritrovamento della Barra non era stato casuale. Forse era stata la volontà stessa dell’Oggetto che l’aveva spinto a ricongiungersi con il suo guardiano. Seth. Seto.
Colto da un tremito improvviso, Yami si precipitò nella sala principale del museo dove era esposta la stele che rappresentava lo scontro tra il lui stesso del passato, il grande Faraone, e lo stregone Seth. Fissare quelle immagini scolpite nella pietra rese ancora più acuto e bruciante il senso di perdita che provava. Seth era stato il più leale dei suoi guardiani, fedele fino alla fine. La persona per lui più vicina ad essere definita amico. Non l’aveva mai tradito nonostante suo padre Aknadin avesse tentato di tutto per convincerlo ad insediarsi sul trono. Proprio per questa sua fedeltà alla fine quando aveva deciso di rinchiudere il proprio spirito, gli aveva affidato sia il Puzzle del Millennio che la corona d’Egitto. Era sicuro che con un sovrano così il suo regno non avrebbe corso rischi.
Seth… Quanto desiderava rivederlo. La presenza della Barra del Millennio sembrava suggerire proprio quello. Che in realtà la persona che lo aveva protetto gli era sempre stata accanto, anche se inconsapevolmente. Ora la Barra era di nuovo di proprietà di Seto. Significava che non era vero che non esisteva più nulla delle persone che avevano fatto parte della sua antica vita. Seth era tornato e ora aveva la possibilità di rivederlo. Se Seto avesse accettato la realtà del suo passato, avrebbe avuto di nuovo accanto una persona che poteva capirlo pienamente. Si rendeva conto che era una mezza follia anche solo sperarci vista la leggendaria testardaggine del soggetto in questione, ma non poteva farne a meno.
Yami passò il resto della giornata in modo molto inquieto, tanto che il nonno lo invitò gentilmente a stare lontano dal negozio perché trasmetteva la sua ansia anche ai clienti. Quando Yugi tornò da scuola, lo trovò seduto alla scrivania della loro camera intento a fissare la tiara reale posta sul piano davanti a lui.
«E’ successo qualcosa? » chiese il ragazzino percependo subito l’insolita tensione.
Yami scosse leggermente la testa sempre con gli occhi fissi sul gioiello d’oro e rimase in silenzio. Yugi si stava già preparando ad uscire di nuovo pensando che l’amico volesse restare un po’ da solo quando Yami finalmente parlò.
«Sai, stavo pensando… mi sono reso conto che non esistono prove concrete che attestino la realtà del mio passato e della mia esistenza. »
Yugi aprì la bocca per ribattere ma il giovane non gliene diede il tempo.
«I miei ricordi sono tutto ciò che è rimasto. Mana e Mahad, Shimon, Shahda, Iside e… Seth. In un modo o nell’altro tutti sono tornati, persino Bakura, ma io non ho la possibilità di comunicare con nessuno e questo è frustrante. Vedo davanti a me i volti delle persone che conoscevo ma nessuno mi riconosce. »
«Questo perché sono rinati come altre persone. » obiettò Yugi. «Non sono più tuoi sudditi ma tuoi amici. »
«Lo so, ma non è sufficiente. Questo è un senso di mancanza che non riesco a sopprimere e che mi fa sentire fuori posto. »
«Ti sei pentito… di essere tornato? »
Il tono dolente di Yugi fece riscuotere Yami che si alzò di scatto dalla scrivania e si voltò verso il ragazzino.
«No, Yugi, no. Questo mai. » disse appoggiandogli le mani sulle spalle. «Non devi neanche pensarlo. »
Lasciò il compagno e cominciò a camminare su e giù per la stanza.
«Stamattina sono stato al museo. » continuò. «Hanno allestito una nuova sala con i ritrovamenti provenienti dagli scavi della Kaiba Corporation. Non crederesti mai a cosa hanno esposto. »
Yugi rimase in silenzio incuriosito.
«Hanno ritrovato la Barra del Millennio, Yugi. Non emette vibrazioni magiche ma è indubbiamente autentica. »
Quelle parole scatenarono in Yugi una reazione inconsulta.
«Che cosa?! Starai scherzando, spero! Si era detto basta con i Giochi delle Ombre! Erano morti e sepolti, no? Cosa significa questo?! »
Dopo qualche altro minuto di strilli, il ragazzino si interruppe, più che altro per mancanza di fiato.
«Non credo rappresenti una minaccia. » ne approfittò per dire Yami. «Dopotutto è tornata in possesso del suo legittimo proprietario. Comunque sia parlerò con Seto, sono convinto che si tratti di un segno. »
Yugi non capiva.
«Un segno di cosa? Se non si tratta di Giochi delle Ombre…»
«E’ come qualcuno volesse farmi capire che non sono solo. Che Seth è al mio fianco adesso come allora. »
«Se dirai queste cose a Seto, non la prenderà bene. E’ meglio che venga anch’io. »
«No! »
Quella risposta secca fece indietreggiare istintivamente Yugi, che abbassò gli occhi.
«Come vuoi…»
Non si rivolsero la parola fin dopo cena, quando si coricarono. Nella stanza avvolta dall’oscurità aleggiava una strana tensione: ognuno sapeva che l’altro era sveglio e avrebbe voluto dire qualcosa ma temeva di non trovare le parole giuste per farsi capire. Quello che avevano avuto non era esattamente un litigio, più una divergenza di opinioni, ma Yugi sentiva che Yami si stava allontanando da lui. Era una sensazione irrazionale che lo spaventò e lo indusse finalmente a parlare.
«Tu non sei solo. » mormorò. «Ci siamo noi, ci sono…io. Non ti basta? »
L’aveva detto senza staccare gli occhi dal soffitto sopra il suo letto. Dall’altro lato della stanza, Yami rimase rivolto verso la parete, ma la sua voce giunse comunque dolorosamente chiara alle orecchie del ragazzino.
«Mi dispiace, no. »

La mattina dopo pioveva a dirotto e l’umore di Yugi era decisamente peggiorato, particolare che non sfuggì ai suoi amici.
Durante l’intervallo per il pranzo venne raggiunto da Joey, Tea e Tristan sulla scala antincendio, suo rifugio alternativo vista l’inagibilità della terrazza a causa della pioggia.
«Cos’è quel muso lungo? » esordì Joey con il suo consueto sorriso rassicurante. «C’è qualche problema? »
«Se devo essere sincero non ne sono sicuro. Tutto quello che poso dirvi è che non fa piacere sentirsi dire da una persona importante che la propria amicizia non è sufficiente. » mormorò Yugi mestamente.
«Yami ti ha detto una cosa del genere?! » si scandalizzò Tea intuendo subito il nocciolo del problema. «Dopo tutto quello che hai fatto per lui in Egitto? »
«E’ proprio questo il punto. » disse Yugi. «L’Egitto. Lui adesso è qui ed è Yami, ma ha anche la memoria del Faraone Athem. Gli mancano la sua terra e i suoi compagni di un tempo. Fatica ad accettare che siano rinati come altre persone e non lo riconoscano come quello di una volta. Oltretutto gli scavi di Seto hanno riportato alla luce la Barra del Millennio e ho la sensazione che Yami non si darà pace finché lui non ammetterà di essere stato il guardiano Seth. »
Gli amici lo fissavano sbigottiti.
«La Barra del Millennio?! »esclamarono contemporaneamente allarmati.
«Yami dice che non emette vibrazioni magiche. » li tranquillizzò Yugi. «Il punto è che sta soffrendo, lo sento, ma se mi rifiuta come ha fatto non posso aiutarlo. Capisco che si senta solo, ma se non mi permette di stargli vicino come posso farlo sentire meglio? Sono sicuro che non è parlando con Seto che riempirà il suo senso di vuoto, anzi temo che dopo si sentirà peggio. »
«Facciamo così, » propose Tea. «dopo la scuola facciamo tutti un salto da te. Stare un po’ in compagnia aiuterà tutti e due a risollevarvi il morale. »

***

“Non mi importa molto se niente è uguale a prima
le parole su di noi si dissolvono cosi

Tu affogando per respirare
imparando anche a sanguinare
nel giorno che sfugge
il tempo reale sei tu
A difendermi e farmi male
sezionare la notte e il cuore
per sentirmi vivo
in tutti i miei sbagli

Tu il mio orgoglio che può aspettare
e anche quando c'è più dolore
non trovo un rimpianto
non riesco ad arrendermi a tutti i miei sbagli
Sei tutti i miei sbagli…”


***

In quello stesso momento Yami si trovava in piedi davanti all’ingresso della sede principale della Kaiba Corporation. La pioggia gli gocciolava sul viso e sui vestiti appiccicandogli alla fronte le ciocche bionde. Era lì fermo da almeno dieci minuti a chiedersi se stava facendo la cosa giusta. Frugò in tasca ed estrasse le carte del Mago Nero e della Giovane Maga Nera.
«Mahad… Mana… sto sbagliando? Quanto vorrei poter parlare ancora con voi. Almeno lui è vivo, dovrei accontentarmi? Non ci riesco, voglio incontrare Seth ancora una volta. »
Rimise le carte in tasca e alzò il volto in modo che venisse bagnato dalla pioggia, poi si rivolse a una delle due statue del Drago Bianco Occhi Blu che si trovavano ai lati dell’ingresso.
«Kisara… tu che gli stai sempre vicina, se puoi, aiutami almeno un po’…»
Detto questo, prese coraggio e varcò la soglia della porta a vetri automatica.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Eccomiiii!!!! Sono tornata!!
Due parole su questa nuova fic. Fino adesso l'ho sempre presentata come il seguito di "L'altra metà dell'anima", in realtà è nata semplicemente perchè avevo una gran voglia di scrivere ancora su questi personaggi ^_^. Tenendo presente il ritorno di Yami, è più o meno leggibile autonomamente. Originariamente l'ho scritta tutta di seguito, ma ho dovuto spezzarla in capitoli per cause di pubblicazione (per questo forse la divisione sembrerà un po' forzata), quindi sarebbe meglio se la consideraste un tutt'uno. Non credo sia all'altezza della storia precedente, ma spero che possa piacervi almeno un po' anche se non è particolarmente originale...
Un caro saluto a tutti e... spero di riuscire ad aggiornare presto!
YUKI-CHAN





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