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Autore: Claire Marie Blanchard    28/05/2012    17 recensioni
Per essere venerdì, e per non essere in piene vacanze natalizie, il castello era fin troppo quieto. Ma se da un lato potesse sembrare un dettaglio inquietante, dall’altro poteva rilassarsi ancora di più.
Niente primini intenti a violare il regolamento della scuola.
Niente ragazzini desiderosi di schiantarsi l’un l’altro, se non altro per noia.
Niente Serpeverdi che girovagassero per il castello con lo scopo di infastidire il prossimo che, puntualmente, era sempre un Grifondoro.
 
Hermione pensò che, forse, nemmeno Mirtilla Malcontenta avrebbe potuto importunarla.
La giornata era andata benissimo, se non perfettamente: colazione, pranzo e cena nella Sala Grande erano stati ottimi. Aveva potuto cibarsi delle sue pietanze preferite per tutto il giorno.
Ron non le aveva fatto nessuna scena madre colma di preghiere e di richieste di perdono… un perdono che non doveva nemmeno ottenere, né tantomeno chiedere, perché non era colpa di nessuno dei due se aveva capito che non erano fatti per stare insieme. Dopo la guerra, avevano provato ad avere una relazione, ma avevano capito che la loro era solo un’infatuazione adolescenziale. Una di quelle cotte che, col tempo, svaniva. Era più facile essere la migliore amica di Ronald Weasley, piuttosto che la sua ragazza.
La sua migliore amica, Ginny, era sorridente e solare più degli altri giorni… ciò significava che con Harry fosse tutto perfetto.
Quest’ultimo anche sembrava non avere problemi. Sembrava aver capito che, ogni tanto, le regole vanno rispettate, perciò non poteva trovarsi nei guai.
Seamus Finnigan non aveva fatto esplodere nulla, o almeno, non in sua presenza…
Era riuscita a prendere un Oltre ogni previsione in Pozioni con Lumacorno, cosa che non era mai riuscita ad ottenere con Piton.
Una giornata perfetta doveva finire con una serata e – perché no? – una nottata perfette.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Sapori e profumi'
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.
 
 
Premessa: la storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling. (NdA come avrei voluto io, insomma)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
More e muschio
 
 
Se c’era qualcosa che Hermione Jean Granger adorava, quella cosa era il bagno dei Prefetti del quinto piano.
Non c’era nulla di più rilassante di un bagno caldo la sera, dopo cena, prima di andare a dormire.
Fu per questo che prese il suo bagnoschiuma alla mora e al muschio e si diresse nel posto più rilassante che ci potesse essere.
Essere una Caposcuola, portava i suoi vantaggi.
Fece attenzione alle scale, perché si ricordava sempre la frase che Percy Weasley, Prefetto durante il suo primo anno, disse a lei e ai nuovi piccoli Grifondoro che “A loro piaceva cambiare”.
 
Per essere venerdì, e per non essere in piene vacanze natalizie, il castello era fin troppo quieto. Ma se da un lato potesse sembrare un dettaglio inquietante, dall’altro poteva rilassarsi ancora di più.
Niente primini intenti a violare il regolamento della scuola.
Niente ragazzini desiderosi di schiantarsi l’un l’altro, se non altro per noia.
Niente Serpeverdi che girovagassero per il castello con lo scopo di infastidire il prossimo che, puntualmente, era sempre un Grifondoro.
 
Hermione pensò che, forse, nemmeno Mirtilla Malcontenta avrebbe potuto importunarla.
La giornata era andata benissimo, se non perfettamente: colazione, pranzo e cena nella Sala Grande erano stati ottimi. Aveva potuto cibarsi delle sue pietanze preferite per tutto il giorno.
Ron non le aveva fatto nessuna scena madre colma di preghiere e di richieste di perdono… un perdono che non doveva nemmeno ottenere, né tantomeno chiedere, perché non era colpa di nessuno dei due se aveva capito che non erano fatti per stare insieme. Dopo la guerra, avevano provato ad avere una relazione, ma avevano capito che la loro era solo un’infatuazione adolescenziale. Una di quelle cotte che, col tempo, svaniva. Era più facile essere la migliore amica di Ronald Weasley, piuttosto che la sua ragazza.
La sua migliore amica, Ginny, era sorridente e solare più degli altri giorni… ciò significava che con Harry fosse tutto perfetto.
Quest’ultimo anche sembrava non avere problemi. Sembrava aver capito che, ogni tanto, le regole vanno rispettate, perciò non poteva trovarsi nei guai.
Seamus Finnigan non aveva fatto esplodere nulla, o almeno, non in sua presenza…
Era riuscita a prendere un Oltre ogni previsione in Pozioni con Lumacorno, cosa che non era mai riuscita ad ottenere con Piton.
Una giornata perfetta doveva finire con una serata e – perché no? – una nottata perfette.
 
 

********************

 
Mentre il rubinetto liberava quell’elemento accogliente, si raccolse i lunghi capelli castani, infilando tra questi un bastoncino per capelli, e versò nell’acqua la quantità giusta di bagnoschiuma.
Alla mora e al muschio. Perché le ricordava l’estate. Le ricordava le corse, da bambina, nel Mondo babbano… le ricordava la casa in campagna che i suoi genitori possedevano, e le sue passeggiate nei boschi, con suo padre.
Le ricordava l’ottima marmellata che preparava sua madre. La quale, nonostante fosse una dentista come suo padre, amava i dolci.
A pensarci, ultimamente stava mangiando spesso, se non tutti i giorni, la marmellata di more.
Era la sua preferita… ma era l’unica a mangiarla. Come se qualcuno la procurasse appositamente per lei…
Una volta accertatasi che l’acqua fosse calda abbastanza – ma non bollente – per poter immergersi, si tolse l’accappatoio ed entrò nella vasca piano, lentamente.
 
 
La schiuma le copriva i seni nudi e le bolle di sapone volavano libere nell’aria, per farle compagnia.
Era sola. Completamente sola. O, almeno, credeva di esserlo…
Si rilassò ancora di più, a quel pensiero.
Non sentiva nessun rumore, nessun sussurro, solo un rassicurante silenzio.
Lasciò cadere la testa all’indietro, chiudendo gli occhi e godendosi appieno quel momento di totale relax.
Finché…
 
‹‹ Dannazione, Mezzosangue! Dovevi venire proprio ora ad inquinare l’acqua di questa meravigliosa vasca con il tuo sangue sporco? Beh, pazienza… dopotutto, non sei da buttare. Tutt’altro… ››
 
Hermione aprì gli occhi sgranandoli e sobbalzando. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque… anche se le fossero stati bendati gli occhi.
 
‹‹ Malfoy! Esci immediatamente! Se non te ne fossi accorto, non sono vestita! E, tanto per la cronaca: sono arrivata prima io! ››
 
Il biondo ghingò beffardo quando vide le guance della Grifondoro accendersi e diventare rossi come due pomodori.
 
‹‹ Dimenticavo quanto tu fossi pudica. ››
 
‹‹ Malfoy! ››
 
‹‹ Granger… ››
 
Hermione chiuse gli occhi e respirò profondamente per evitare di rispondergli e dargli un’ulteriore soddisfazione.
 
‹‹ Non preoccuparti, me ne vado. Non voglio di certo essere contaminato con la tua stessa acqua facendo il bagno. Anche se, credo che ci saremmo potuti divertire... ››
 
Lo vide tornare verso la porta, aprirla ed uscire. Si voltò di nuovo, guardando dritto di fronte a sé, riscoprendosi nervosa, infastidita, ma soprattutto… imbarazzata e stranamente eccitata.
 
E, così, dovette dire addio alla sua serata e alla sua nottata perfette
 
 

********************


Draco Malfoy tornò nel bagno dei Prefetti circa un’ora dopo.
Il profumo di mora e muschio era ancora fresco.
A malincuore, dovette dire addio al profumo di more, per far rimanere l’altro profumo. Un profumo che si sarebbe confuso con il suo bagnoschiuma.
Muschio bianco.
 
Ci sperava di trovare la Grifondoro. E non solo perché l’aveva seguita, ma anche perché voleva litigarci e vedere quella passione nei suoi occhi color nocciola.
Aveva fatto una fatica indescrivibile andandosene per tornare successivamente.
 
In realtà, aveva aspettato fuori… spiandola, di tanto in tanto. Ma non si era mai fatto vedere.
Quando rientrò in bagno, si accorse che una certa Grifoncina aveva dimenticato uno strano ciondolo… somigliava ad un Giratempo.
Ciò lo fece sorridere, perché significava che avrebbe avuto un’altra possibilità per attirarla.
 
Una volta rientrato nel suo dormitorio, Draco si sedette su una poltrona, vicino al caminetto, e stringendo quello che gli sembrava un Giratempo, iniziò a riflettere.
 
I suoi pensieri erano vaghi e confusi, soprattutto quelli su di lei e quelli sul rapporto, ormai chiaramente cambiato, che aveva con suo padre – ritenuto traditore del Signore Oscuro…
Posò lo sguardò sul suo braccio sinistro, alzandosi la manica per poter osservare quel marchio, ormai sbiadito, che gli era stato obbligatoriamente impresso. Questo perché non voleva perdere la sua famiglia.
Pensò che era stato costretto ad osservare parecchie ingiustizie.
Era stato minacciato ed incaricato di uccidere Silente, e la cosa non gli fece piacere… di fatti, non ebbe il coraggio di commettere quell’atto così orribile e così meschino; dovette rimanere fermo ed inerme, mentre la sua cara zia Bellatrix torturava la Mezzosangue.
La stessa Mezzosangue che poco prima, aveva visto in tutta la sua bellezza – e nudità – nel bagno dei Prefetti.
La stessa Mezzosangue che gli faceva quello strano effetto, ogni volta.
La stessa Mezzosangue che lo faceva incendiare dentro.
La stessa Mezzosangue che lui desiderava tanto.
La stessa Mezzosangue che lo odiava con tutta se stessa.
 
 

********************


La mattina dopo, la Caposcuola della Casa di Grifondoro si svegliò più stanca della sera precedente. Questo, ovviamente, perché non era riuscita a chiudere occhio.
Si vestì con calma, fece due coccole a Grattastinchi e andò a fare colazione.
Era sabato: non ci sarebbe stata alcuna lezione di nessuna materia.
 
La Sala Grande era piena a metà. Probabilmente, molti studenti si stavano alzando proprio in quel momento.
Hermione si stava avviando al suo tavolo, quando si sentì chiamare da dietro.
 
‹‹ Caposcuola Granger! Caposcuola Granger! ››
 
Ciò la fermò e la fece voltare verso la fonte di quella voce.
Un ragazzino del secondo anno di Corvonero correva verso di lei, stringendo in mano un pacchetto.
 
‹‹ Caposcuola Granger… mi hanno incaricato di darle questo.››
 
Il bambino – perché quello non era altro che un bambino – le diede il pacchetto a lei destinato.
Lei, titubante, lo prese, alternando lo sguardo prima sul pacchetto, poi sul giovane studente, poi di nuovo sul pacchetto, sorpresa di riceverlo e curiosa di scoprirne il contenuto ed il mittente.
 
 
‹‹ Chi ti ha… ? ››
‹‹ Non posso dirglielo. L’ho giurato. ››
 
Hermione lo guardò confusa, non capendo perché mai non potesse scoprire il mandante di quel piccolo presente.
 
‹‹ Ora devo andare… buona giornata, Caposcuola Granger! ››
 
Non fece in tempo ad aprire la bocca e ad allungare la mano verso di lui, che quel ragazzino era già scappato via.
 
Si sedette al suo posto, al tavolo, con molta calma.
Una lentezza dovuta alla sua sorpresa.
Ginny la raggiunse qualche secondo dopo.
 
‹‹ Buon giorno! ››
 
La Caposcuola alzò lo sguardo dal pacchetto, come se qualcuno l’avesse risvegliata. Scosse leggermente in capo e si rivolse a lei.
 
‹‹ Buon giorno a te, Ginny! ››
 
La rossa si accorse subito dello strano stato emotivo dell’amica. Fu per questo che arrivò dritta al sodo.
 
‹‹ Beh? Cos’è quella faccia? Di chi è quel pacchetto? ››
 
Lo sguardo di Hermione tornò a poggiarsi su quel regalo, e la testa le si riempì di pensieri e di domande…
 
Cosa poteva esserci in quel pacchetto?
Chi poteva averle mandato un regalo?
Perché sperava che fosse da parte di qualche Serpe?
Ma, soprattutto, perché pensava alle Serpi? O meglio… a quella Serpe?
 
‹‹ Avanti! Aprilo! Che aspetti? ››
 
L’amica la incitò a scoprire cosa potesse nascondersi in quel pacchetto.
La riccia scartò il regalo, trovando una boccetta con un liquido trasparente, tendente al rosa.
La sua amica la osservò dal suo posto e chiese che cosa fosse.
Hermione non rispose e la guardò un po’ spaventata. Dopodiché, aprì la boccetta e annusò.
 
Profumo di more.
 
Fu in quell’istante che la marmellata di more le apparve davanti.
La Caposcuola indietreggiò il capo di pochi centimetri, un po’ sorpresa e tornò a fissare l’amica.
 
‹‹ Beh, Hermione… a quanto pare, qualcuno sa bene che adori le more. Ma la domanda è: chi? Leggi il biglietto! Forse, ha un indizio! ››
 
Solo in quel momento, Hermione notò il piccolo biglietto vicino alla carta che copriva il regalo.
Lo prese velocemente e vi lesse una piccola riga.
 
 
Il loro è un ottimo profumo, oltre che un ottimo sapore, non credi anche tu?
 
 
Non conosceva la calligrafia. Questa era elegante e raffinata… simile alla sua. Ma non le era per niente familiare. Non sembrava quella sbrigativa di Harry, né quella disordinata di Ron.
Ginny non poteva essere… era lì davanti a lei. O, forse, sì?
 
 
‹‹ Ginny… tu c’entri qualcosa? ››
 
La rossa la guardò interrogativa, ma poi si mise a ridere di gusto.
 
‹‹ Perdonami, Hermione… ti voglio bene, sei la mia migliore amica, ma il mio cuore appartiene ad un certo Bambino Sopravvissuto, mi dispiace. ››
 
La riccia la guardò confusa.
 
‹‹ Che intendi dire? ››
 
Ginny le rivolse uno sguardo dolce e divertito, come se, per la prima volta, fosse lei a spiegare un argomento di scuola ad Hermione.
 
‹‹ Intendo dire che non sono interessata a conquistare il tuo cuore, Herm. ››
 
La ragazza sgranò gli occhi.
 
‹‹ Tu credi davvero che… ››
‹‹ Oh, andiamo, Hermione! Sicuramente è interessato a te! Ragiona: tutte le mattine, da una settimana a questa parte, ti arriva della marmellata di more per colazione, una volta addirittura una crostata di more, ed è ovvio che si tratti della stessa persona che ora ti ha regalato un profumo alle more e al muschio… come il tuo bagnoschiuma! Come farebbe a sapere che ti piacciono le more e il loro profumo misto al muschio, se non fosse davvero interessato a te? Solo noi, tuoi amici stretti, conosciamo questo tuo gusto… chi sa, a parte noi, che usi quel bagnoschiuma? ››
 
Hermione provò a rispondere aprendo e richiudendo più volte la bocca, ma non riusciva dire nulla.
Dall’altra parte, Ginny la guardava scettica e chinò il capo in avanti, segno che significava che stava aspettando una sua confessione o, comunque, una sua ammissione.
La ragazza, però, sospirò frustrata e iniziò a mangiare, ignorando quei piccoli pensieri – compresa la marmellata di more.
 
‹‹ Herm… dov’è finito il tuo ciondolo? ››
 
Hermione la fissò stupita, rimanendo immobile per qualche secondo.
All’improvviso, si toccò il collo e scoprì di aver perso il ciondolo Giratempo che la McGranitt le aveva regalato durante il suo terzo anno per poter seguire le lezioni.
E si rese conto di quanto fosse stupida.
Come poteva aver perso il suo ciondolo Giratempo?
 
‹‹ Oh, no… ››
 
Ginny la guardò incuriosita.
 
‹‹ Il bagno dei Prefetti! ›› disse a denti stretti e affondando il viso nelle mani.
 
 
 

********************


Era tornata in camera subito dopo la colazione per cercare quel dannato ciondolo.
Magari, non era nel bagno dei Prefetti… magari, si ricordava male. Magari, lo aveva indossato nuovamente dopo il bagno – più o meno – rilassante della sera precedente, ed era finito tra le coperte, durante il sonno.
Magari.
Magari, invece, era troppo impegnata a pensare – e non in modo casto e puro – ad un certo Furetto Platinato e non si è accorta di averlo lasciato lì.
 
Corse immediatamente al quinto piano con una piccola speranza.
Speranza vana, però. Perché quandò arrivò in quel bagno, non trovò niente.
 
Al massimo dello sconforto, tornò in camera sua e si fiondò sul letto, lasciandosi cadere a peso morto.
 
 
 
Il sole di ottobre splendeva, e non faceva ancora così tanto freddo, ma preferì rintanarsi in camera sua ugualmente.
Magari, Grattastinchi l’avrebbe aiutata a stendere i nervi.
 
‹‹ Grattastinchi… ti prego, dimmi che hai preso e nascosto tu il mio Giratempo. ››
 
Il micio, per tutta risposta, le fece un paio di fusa, le rivolse un dolce miagolio e le si accoccolò sul grembo, mentre lei guardava fuori dalla finestra con un aria più che depressa.
 
Guardando fuori, si accorse di un certo Furetto Platinato seduto sull’erba e pensò a quello che le era capitato nelle ultime ventiquattro ore.
 
Il bagno dei Prefetti del terzo piano… doveva aveva perso il Giratempo.
Il ricordo della schiuma sul proprio corpo.
 
Incontro snervante, ma allo stesso tempo eccitante, con Draco Malfoy.
Il profumo di more e muschio.
 
Notte insonne.
Lenzuola profumate di mora e muschio.
 
Risveglio con sorpresa.
Marmellata e boccetta di profumo alle more.
 
Per quanto le adorasse, Hermione Jean Granger si stava stancando – e spaventando – delle more.
Decise, perciò, di andare nel posto di cui non avrebbe mai avuto paura.
 
 

********************



Draco pensò che sarebbe stato meglio tornare dentro.
Era lì seduto da circa un quarto d’ora. Un po’ troppo per prendere un po’ d’aria… da solo.
Per quanto gli piacesse stare al sole, pensò che sarebbe stato meglio tornare dentro… magari a studiare un po’…
 
Andò nel sua stanza a prendere i libri necessari e si avviò in biblioteca.
Al suo arrivo, non vide nessuna testa castana e cespugliosa. Nessuna testarda signorina so-tutto-io. Nessuna che volesse davvero.
Si sedette in un tavolo nella parte più isolata della biblioteca.
 
Stava iniziando a leggere qualcosa riguardo la Legilimanzia, come ripasso per i M.A.G.O., quando sentì alcuni passi a lui familiari.
Alzò lo sguardo verso la provenienza di quel suono e sorrise compiaciuto.
 
 

********************


Hermione stava cercando un libro di Erbologia, nella sezione della biblioteca più isolata, intenta a ripassare per i M.A.G.O., passandosi la lingua tra le labbra e mordendosi il labbro inferiore e sfiorando i libri uno ad uno con l’indice della mano destra.
Non sapeva che stava accendendo l’animo – e non solo quello – di qualcuno.
 
 
Draco trovò quel gesto così ingenuo tanto quanto sensuale.
Fu una specie di richiamo. Per questo, il più silenziosamente possibile, si alzò dalla sua postazione e la raggiunse senza fare il benché minimo rumore. Senza farsi accorgere da lei.
 
 
Hermione aveva trovato il libro tanto cercato. Lo stava prendendo, quando sentì due mani salde prenderla per i fianchi.
Con spontaneità, sussultò.
 
‹‹ Cosa ci fai qui, Mezzosangue? ››
 
Hermione distinse immediatamente il proprietario di quella voce.
Chiuse gli occhi, come se volesse infondersi coraggio da sola, e respirò profondamente prima di rispondere con voce bassissima.
 
‹‹ Cosa vuoi che ci faccia in una biblioteca, razza di Furetto Platinato? ››
 
Sentì il ghigno del biondo.
 
‹‹Oh, no… non stai facendo nulla di quello che stanno facendo gli altri studenti. ››
 
La ragazza si trattenne dal ridere.
 
‹‹ E, di grazia, cosa starei facendo, Malfoy? ››
 
Il viso del biondo si fece più vicino al suo orecchio. Riusciva a sentire il suo respiro solleticarle il collo.
 
‹‹ Stai facendo una cosa davvero pericolosa, Granger… non osare mettermi alla prova. ››
 
Hermione non riusciva davvero a capire. Per questo pronunciò il suo nome, come fosse un rimprovero.
 
‹‹ Malfoy! ››
 
‹‹ Granger… ››
 
 
Hermione corrugò la fronte confusa e replicò.
 
‹‹ Ti ripeto, Malfoy: non so di cosa tu stia parlando. ››
 
Ed era vero. Non sapeva di averlo, inconsciamente, provocato.
 
‹‹ Non giocare col fuoco, Mezzosangue. Potresti scottarti… ››
 
Con l’indice le accarezzò l’incavo della spalla, per provocarla. Per causarle quei brividi che lei aveva causato a lui.
La ragazza chiuse gli occhi e cerco di nascondere quel brivido appena ricevuto.
 
‹‹ Malfoy! ››
 
Il suo era un tono abbastanza deciso, ma pur sempre tremante.
 
‹‹ Granger… ››
 
La ragazza si staccò le mani di lui dai fianchi, come per sfuggirgli. Prese il libro che aveva davanti e si allontanò.
Peccato, però, che sentì quasi subito qualcuno bloccarle il polso sinistro.
 
Il viso di Malfoy si fece più vicino, quasi a sfiorarle la guancia, per sussurrarle all’orecchio.
 
‹‹ Ci vediamo in giro, Mezzosangue. ››
 
Hermione si sentì sollevata, dopo che lui si allontanò per prendere le sue cose e andarsene.
Lo guardò allontanarsi, sospirando e sentendosi un po’ meglio. Poi, fece per avvicinarsi al tavolo e sedersi. Quando, ad un tratto, il biondo si voltò nuovamente e si rivolse a lei.
 
‹‹ Ah… ci avrei scommesso che lo avresti usato subito. È davvero buono, non credi? ››
 
Hermione lo guardò interrogativa, non capendo a cosa si riferisse.
 
Solo quando lui se ne fu andato, sedendosi, appoggiandosi il mento sul polso e risentendo quel dolce profumo di mora e muschio, capì a cosa si stesse riferendo.
 
Il profumo alle more e al muschio.
 
Improvvisamente, sentì le guance accaldarsi e tingersi di un leggero rosso porpora, pensando che non poteva essere possibile.
Non poteva essere stato Furetto Platinato Malfoy a mandargli quel profumo.
Non poteva essere stato Draco Malfoy a farle avere ogni mattina, a colazione, la marmellata di more.
Non poteva essere la Serpe.
 
E solo in quel momento, si accorse che aveva tra le mani il libro sbagliato.
 

********************


Si era fatto scoprire, lo sapeva benissimo. E, in fondo, era ciò che lui stesso voleva.
Ma sapeva anche che la Mezzosangue si sarebbe fatta viva.
L’avrebbe cercato, lo sapeva.
Per quanto potesse negarlo, lei era attratta da lui. Lo aveva capito già da tempo e quella mattina, in biblioteca, quando aveva intuito che aveva la pelle d’oca, dopo averla sfiorata, ne aveva avuto un’ulteriore conferma.
 
Era soddisfatto. Stava per cedergli, se lo sentiva.
 
 
 
La sera, durante la cena nella Sala Grande, lui la stava aspettando con ansia.
Fissò per tutto il tempo quella porta… quella dalla quale sarebbe entrata, e una volta fatto il suo ingresso, la fissò per tutta la cena, incontrando spesso il suo sguardo imbarazzato.
Sorrise nel vederla arrossire e le lanciò qualche sguardo languido.
 

********************


Era ancora sotto shock per quell’inaspettata scoperta.
Per tutta la sera, sentì di avere i suoi occhi puntati addosso.
Se, da un lato, la cosa la lusingava, dall’altro la infastidiva, la imbarazzava.
Solo Ginny aveva notato il suo imbarazzo.
 
‹‹ Tutto bene, Herm? ››
 
La Caposcuola cercò di sorriderle nel modo più spontaneo possibile.
 
‹‹ Certo, Ginny… ››
 
Durante il dessert, a Hermione venne passato un biglietto da Calì.
 
‹‹ Hermione, credo che questo appartenga a te… me la rifilato una ragazzina di Tassorosso appena sono entrata dicendomi che era destinato a te. ››
 
Certo. Perché Malfoy sfruttava sempre i ragazzini per non venire mai di persona.
Aprì lentamente il biglietto, come se avesse avuto paura di cosa c’era scritto.
 
Il nostro discorsetto non è finito e, inoltre, credo di avere qualcosa di tuo.
Ti aspetto alla Torre di Astronomia alle undici in punto.
 
Lesse più volte quelle due righe, come se non poteva crederci.
Forse, aveva preso lui il suo ciondolo.
Pensò che, con molta probabilità, le avrebbe chiesto qualcosa in cambio, ma che poteva andarci comunque. Almeno per sentire quale assurda richiesta le avrebbe fatto Malferret.
 
Alzò lo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde e, senza alcuna sorpresa, notò che lui la stava fissando nuovamente.
Lo guardò con aria da sfida, come se stesse accettando quell’appuntamento.
 
Un momento… lo stava definendo un appuntamento? Ok… forse, stava studiando troppo. Forse, i suoi neuroni si erano presi una vacanza senza chiederle il permesso o, per lo meno, senza avvertirla.
 
Scosse la testa e tornò a posare lo sguardo sul suo dolce ancora intatto rendendosi conto che, in realtà, non aveva più fame.
 
 

*******************

 
Era arrivato alle dieci e quarantacinque.
Voleva che lei lo trovasse già, non appena fosse arrivata.
Mancavano pochissimi minuti alle undici. Era sicuro che sarebbe venuta e, forse, anche in anticipo.
 
‹‹ Malfoy… ››
 
Per l’appunto. Il suo intuito non sbagliava mai... o quasi mai.
 
Si voltò verso di lei, sorridendo compiaciuto e appoggiando le braccia alla balaustra.
 
‹‹ Mezzosangue… sapevo che saresti venuta. ››
‹‹ Che cosa vuoi, Malfoy? ››
‹‹ Granger, ti ricordo che anch’io ho un nome di battesimo. ››
‹‹ Oh-oh-oh… ma tu senti da che pulpito viene la predica. Io ne ho due di nomi, e non mi sembra tu ti sia mai disturbato ad utilizzarne anche solo uno dei due per chiamarmi. Per te, io ho un altro nome, mi pare. ››
 
Draco la guardava con gli occhi assottigliati, come se la cosa lo infastidisse. Ma la realtà era che era vero che aveva sbagliato di più lui, e non lei… solo che, la verità fa male.
Per questo, non le rispose nemmeno.
 
‹‹ Pertanto, riformulo la domanda. Forse, stavolta mi risponderai: cosa vuoi da me? ››
 
Il Serpeverde staccò le braccia da quel pezzo di ferro e le si avvicinò.
Hermione, per sua risposta, sobbalzò, ma rimase in quella postazione, come se volesse dimostrare che lei fosse più forte di lui.
Il biondo le girò intorno e quando si trovò dietro di lei, avvicinò il suo viso all’orecchio destro della Grifondoro.
 
‹‹ Dimmi, Granger: hai perso qualcosa, di recente? ››
 
Lo sapeva. Se lo sentiva.
Chiuse gli occhi, respirò profondamente, cercando di rimanere calma e tentò di non trasparire alcuna emozione: né rabbia, né timore, nulla.
 
‹‹ So dove vuoi andare a parare, Malferret. Perciò, se hai davvero quello che penso, restituiscimelo e chiudiamola qui. ››
‹‹ Perché, Mezzosangue? Ti spavento così tanto? ››
 
Le aveva spostato i capelli, in modo da poter avere libero accesso all’incavo della spalla.
 
‹‹ Assolutamente… anzi, tutt’altro. ››
‹‹ E, allora, perché scappi? ››
 
Riusciva a sentire il suo respiro sul suo collo. Il suo sfiorarla con il naso la stava confondendo sempre di più.
 
‹‹ Io… io non… non sto fuggendo. ››
 
Il ragazzo si allontanò dal suo collo, solo per tornarle davanti.
 
‹‹ Ti è piaciuta la marmellata di more? ››
‹‹ Come fai a sapere della marmellata? ››
‹‹ E scommetto che adori il profumo che ti ho regalato. Altrimenti, dubito che te lo saresti mai messa. ››
‹‹ Allora, sei stato tu! Sei tu… perché? ››
 
Non seppe come, ma sentì le labbra di lui posarsi sulle sue.
In un primo momento, si trattava di un bacio dolce, morbido, tenero… un bacio che poteva rappresentare – perché no? – amore.
Qualche secondo dopo, il bacio divenne più appassionato, più intenso, più desideroso di entrambi.
Solo quando si staccarono, lei si rese conto di cosa era appena successo.
Draco Malfoy l’aveva baciata.
 
‹‹ Questo è il perché… lo sai? Hai un buon sapore, sai di buono… sai di more. ››
 
Hermione lo guardava sorpresa, con gli occhi sgranati fissi sui suoi.
Ingoiò a vuoto e tentò di chiedergli altro.
 
‹‹ Malfoy… che significa? Cosa… cosa significa tutto ciò? ››
‹‹ Significa che anche a me piacciono le more, Hermione. ››
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
 
Mi sembra giusto presentarmi.
Non ho mai scritto nel fandom di HP. Ho riscoperto l’amore per questa saga solo poco tempo fa.
Adoro scrivere e buttare giù quello che mi passa per la testa. Ma adoro ancora di più mettermi in gioco e provare esperienze nuove. E questa di HP è solo l’ultima di queste.
Grazie a chi mi lascerà un commento, a chi mi lascerà un suggerimento e a chi, semplicemente, leggerà.
 
 
Manu. ;)
 
 
Nel caso in cui vi interessi (ne dubito, ma ci provo ugualmente), potete trovarmi qui e qui. A presto! ;)
  

   
 
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