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Autore: Martychan Fantasy    28/05/2012    6 recensioni
"Noi non siamo pirati che uccidono, derubano e vivono sul dolore altrui. Noi siamo pirati che credono nella liberà per i mari e gli oceani del mondo, che combattono per i più deboli e proteggono i fratelli. Che sanno amare e piangere per un amico, e combattere fino all'ultimo respiro per il proprio onore ed i propri ideali. Questi siamo noi, e questo è il nostro modo di essere PIRATI" - Ocean J. Eve -
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fight for Fire - Ocean J. Eve -'
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Fight for Fire 2

Ocean J. Eve – Il Ritorno (Parte Prima)

 

Era passato un mese.

Un lungo ed incredibile mese da quando riuscii a mettere piede nel mondo di One Piece attraversando il televisore di casa mia. Da quando riuscii a salvare la vita di Ace. Solo che da quella volta, misteriosamente, per quanto io tentassi di attraversare lo schermo con la mano, questo restava solido e piatto. Un po’ mi dispiaceva, (un po’ tanto direi), ma allo stesso tempo, scoppiavo di felicità. Dopo la mia ‘incursione’, c’era stato parecchio trambusto tra televisioni, radio ed internet. I fan erano impazziti di gioia nel vedere magicamente, che Ace era tornato, o meglio, che non era mai morto, dato che la storia era incredibilmente cambiata. Lo stesso Oda non si spiegava cosa fosse successo, bombardato di interviste da tutto il mondo, rispondeva sempre e solo la stessa cosa:

“Posso solo dirvi, che non sono io l’artefice di questo cambiamento, ma una grande volontà di vita, si è impadronita del destino di Portuguese D. Ace, modificandolo radicalmente..”

Sorrisi tra me, mentre ascoltavo le parole di Oda, distrattamente, senza prestare troppa attenzione, guardando fuori dalla finestra spalancata del salotto, il sole del primo pomeriggio che illuminava caldo, quella bellissima giornata fiorita di primavera. Ormai, in quel mese, ne avevo sentite di tutti i colori, sulla miracolosa nuova vita di Pugno di Fuoco. Tutti all’inizio, pensavano ad un’altra trovata dell’autore d’accordo col regista dell’anime, ma poi, col susseguirsi delle settimane, delle interviste e delle rivelazioni, si era scoperto che in realtà, era accaduto tutto misteriosamente, e per ‘nessuna mano umana’, come si continuava a ripetere.

“Credo che una volontà molto forte, abbia voluto con tutte le sue forze questo cambiamento. Sono cose a cui noi non possiamo dare logiche spiegazioni..”

-Eh!eh!eh!- risi ancora tra me.

Quel mangaka era davvero incredibile. Ci credeva davvero a quello che stava dicendo? Ma del resto, come dargli torto?Di certo, se io mi fossi trovata al suo posto in una situazione surreale come quella, e vedessi il mio lavoro come ribellarsi a me e fare come gli pare b’è..rimarrei parecchio scioccata!. Quell’uomo però, dimostrava un controllo ed una calma davvero incredibile, come se accettasse senza fare storie quello che stava capitando, comprendendo la situazione e basta. Potevo dire che era davvero una persona incredibilmente singolare. Del resto, come sarebbe potuto essere diverso, il creatore di One Piece?.

“Da quel giorno, per quanto io scriva o disegni..i miei personaggi seguono una loro precisa volontà nel portare avanti la loro storia..”

Oddio, ma si sentiva?! Fortuna che stava rilasciando un’intervista ad un’emittente giapponese, rilasciata poi per le altre tv mondiali, o lo avrebbero di sicuro scambiato per un matto!.

Smisi del tutto dopo poco, di ascoltare quel che stava trasmettendo la tv, perdendomi nei miei pensieri, appoggiando il mento sulle mani poste sulla mensola della finestra. Il leggero venticello tiepido, muoveva lentamente i miei capelli, diventati ancor più lunghi in quel mese trascorso. Adesso mi arrivavano quasi al sedere! Ma, avevo deciso di non tagliarli più dal mio incontro incredibile con Ace, come per mantenere costantemente vivo in me, il fatto che non avevo sognato, ma che era tutto successo davvero. Certo, era un po’ sciocco, visto che se accendevo la tv il giorno che trasmettevano One Piece, potevo vederlo avvicendarsi con Rufy in qualche scorribanda, ma preferivo così, per poter mantenere una sorta di contatto con lui.

Arrossì a quel pensiero, e, inevitabilmente, mi tornò alla mente, il calore e l’odore del corpo di quel fireboy che tanto mi faceva stringere, saltare e battere forte il cuore. Non l’avrei rivisto mai più di persona, ma almeno era vivo, ed anche se ero un po’ triste, mi bastava. Mi bastava saperlo vivo e libero.

***

Appoggiato pigramente a braccia conserte ad un cornicione della Moby Dick, Ace lasciava correre lo sguardo sull’infinito orizzonte blu dell’oceano. Ogni tanto, gli spruzzi delle onde che si infrangevano sulla possente nave, gli schizzavano leggermente il viso, e la brezza marina, gli faceva svolazzare i ribelli capelli neri, liberi in quel momento, dal suo inseparabile cappello da cowboy arancione, poggiato sulla sua schiena. Sospirò per l’ennesima volta. Era trascorso un mese dai fatti di Marineford. Un lungo mese, in cui non aveva fatto altro, tra l’essere festeggiato dai compagni e dal fratello Rufy, che pensare alla misteriosa ragazza che l’aveva salvato. Ormai era diventata il suo chiodo fisso. Ci pensava tutto il giorno, sognava quello che era accaduto la notte. Non aveva un secondo di pace.

“-ACE! TU DEVI VIVERE!! DEVI VIVERE AD OGNI COSTO!!!!!!!!!!!!!-“

Sentì il cuore saltargli un battito, ricordando tutta quella foga e tutto quel sentimento che quella sconosciuta aveva messo in gioco per lui. E non solo, ma anche la sua vita. Aveva messo a rischio anche la sua vita per salvarlo.

“-Tu devi vivere Ace! Devi vivere perché sei una persona speciale! Devi vivere perché hai ancora molte, troppe cose da fare! Continua..a seguire i tuoi sogni e la tua libertà!-“

Nascose il viso tra le braccia.

“Vorrei rivederla” si disse sconsolato.

Per poterla ringraziare come si doveva, per tutto quello che aveva fatto. E si, anche per poterla conoscere, per poter sapere il suo nome, da dove proveniva, e tanto altro ancora. Si tirò di nuovo su, aprendo le mani davanti agli occhi, guardandole intensamente. Per quanto fosse apparsa e scomparsa dal nulla in una manciata di minuti, non l’aveva sognata. Il suo calore, il suo corpo esile e snello, quei suoi lunghissimi capelli castani morbidi e profumati.. E poi, quel sorriso così dolce, puro e cristallino, che ricordava tanto il mare.. Non si nascondeva dietro se stesso, quella ragazza l’aveva profondamente colpito coi suoi sentimenti e le sue azioni. Quella ragazza..

>STOMP!

Un pugno improvviso lo colpì con violenza alla nuca, facendogli quasi sbattere il naso sul cornicione, se non si fosse retto con entrambe le mani attutendo l’urto.

-EHI, ACE!! Ancora perso a fantasticare sulla tua misteriosa salvatrice??!!- la voce ironica e divertita della fenice Marco, riempì come una cannonata le orecchie del povero zolfanello, lasciandolo piuttosto stordito.

Ace si prese qualche secondo, ma quando connesse il pensiero con la realtà che lo circondava, una vena grossa e pulsante comparì sulla sua tempia sinistra, mentre tirandosi lentamente su, sia la sua testa, che le sue mani, si accesero di colpo di fuoco. Marco ridacchiò tra sé, pronto all’ennesima sfuriata o meglio sfogo del compagno. Già, perché in tutto quel mese trascorso, si erano tutti resi conto che Ace non era più lo stesso. Se poi si parlava o si scherzava sulla sua misteriosa salvatrice, diventava più irascibile del solito, e si agitava parecchio, più che altro, perché frustrato dal fatto, di non sapere niente di lei, né tanto meno quali motivi l’avevano spinta ad aiutarlo.

-Tu..BRUTTA TESTA D’ANANAS MAL RIUSCITO…!!!!- Ace lanciò una poderosa fiammata contro l’amico che, prontamente la evitò con un agile salto in aria con una trasformazione velocissima di pochi secondi in fenice, per poi tornare normale e planargli di nuovo accanto.

-Eddai, amico! Non te la prendere sempre così tanto! E’ solo..che ci stiamo un po’ tutti preoccupando per te!. Cosa credi..che non lo notiamo quanto sei diventato un’anima in pena per questa storia?!-

-…- a quelle affermazioni, Ace si calmò, spegnendo il suo fuoco, e tornando a chinare il capo sulle braccia di nuovo incrociate, guardando nuovamente l’orizzonte.

-uff..- Marco sospirò con un sorriso rassegnato. Sapeva fin troppo bene, quanto Ace fosse rimasto scosso dagli eventi di Marineford.

-Io dovevo essere morto..- disse improvvisamente il moro, lasciando Marco un attimo sorpreso, anche se non troppo.

Infatti, anche la fenice lo sapeva bene. Sapeva che Ace, doveva essere morto in quel frangente. Tutti, infatti, lo ricordavano bene, come se fosse stata una realtà di pochi istanti, ma lo ricordavano bene, il pugno di Akainu che gli attraversava le membra, e lo portava poi irrimediabilmente alla morte. Poi, con altrettanta velocità, ricordavano invece, la realtà dei fatti cambiare, ed al posto di Ace colpito a morte, c’erano due manine esili ma decise, che bloccavano disperatamente il pugno del malvagio marine.

-Lo so..anche noi ricordiamo quella dolorosa realtà, ma è come se fosse stata un orrido sogno ad occhi aperti!. Tu sei vivo, Ace! La realtà è che tu sei ancora vivo!- Marco lo disse in un modo così intenso, che Ace non potè fare a meno di guardarlo stralunato, ricordando le parole di quella ragazza.

“-Ace…vivi la tua vita al meglio delle tue possibilità, mi raccomando!!^^-“

Sentì un lieve rossore impadronirsi delle sue guance, ricordando quel meraviglioso sorriso dolce e pieno d’affetto per lui, ed il cuore, inevitabilmente, perse un altro battito.

-Terra chiama Ace! Accidenti amico! Sei davvero ridotto uno straccio! Ti ha proprio stregato quella fanciulla!- saltò fuori all’improvviso Halta, muovendo il palmo aperto di una mano, davanti agli occhi sognanti del moro.

-C’è da dire che..per quel poco che l’abbiamo vista..era una signorina niente male!- saltò fuori anche Vista, a braccia conserte che commentava più rivolto a se stesso che agli altri.

Ace si sentì infiammare le guance a tutti quei commenti allusivi, e, di nuovo, perse la calma facendo correre via tutti, che intanto se la ridevano a crepapelle, con potentissime fiammate. L’unico che rimase ancora lì quando tornò nuovamente alla sua postazione di partenza, era Marco, che gli battè una pacca affettuosa su una spalla.

-Non te la prendere! Lo sai che lo fanno solo per cercare di tirarti un po’ su di morale..- ridacchiò la fenice

-Come se la cosa allo stesso tempo non vi divertisse!- lo guardò Ace di sbieco, per poi sospirare e fare un sorriso un po’ triste: -Non la rivedrò mai più? Io..ho davvero bisogno di rivederla! Di ringraziarla! Per me..quello che lei ha fatto..è stato troppo importante!-

Marco gli fece un sorriso gentile : -Per tutti noi, quello che ha fatto è stato importante!. Ti ha salvato la vita, e non è stata un’impresa da poco!. Non preoccuparti..non so il perché..ma sono sicuro che un giorno la rincontrerai!-

I due, guardarono ancora un po’ l’orizzonte insieme, poi Marco se ne andò per sbrigare i suoi affari, ed Ace rimase di nuovo solo coi suoi pensieri.

“Spero tanto..che Marco abbia ragione..” si disse.

***

Passarono altre tre settimane.

Quel giorno, di tardo pomeriggio,stavo tornando dal boschetto dietro casa, con un cesto colmo di erbe medicinali e fiori particolari che mia nonna mi aveva chiesto di raccogliere per i suoi preparati di erboristeria. Vivevo sola da vent’anni ormai, con quell’anziana e buona donna, un po’ misteriosa alle volte, in una casetta di campagna ai margini del bosco, appena fuori dal paese. I miei genitori, mi avevano abbandonata alle sue cure, appena nata, per continuare le loro vite sfarzose e intricate nelle grandi città, non avendo alcuna intenzione di prendersi responsabilità. Per me era come se fossero morti. Non avevo mai provato, cosa voleva dire l’affetto di una madre o di un padre. Mia nonna, amorevole, aveva fatto del suo meglio per riempirmi d’amore, ma era pur sempre una donna anziana e sola, e non poteva certo sostituire l’affetto dei genitori. Non sapevo perché, ma in quel momento, mentre mi avviavo sul sentiero di casa, mi venne alla mente l’espressione amorevole di Newgate verso Ace, e trasalii.

Chissà se Ace stava bene? In quelle tre settimane, non avevo più avuto il coraggio di accendere la tv per guardarlo ancora. Era peggio di quello che avevo creduto, il fatto di non poterlo più incontrare mi faceva troppo male. Arrivai alla porticina di legno antico che portava direttamente nella cucina della nonna, e appoggiai il cesto sul tavolo, sospirando. Guardai dritto davanti a me, oltre un separè di cordini di bambù, c’era il salotto.. Mossi alcuni passi, e mi ritrovai nuovamente davanti al televisore. Tenevo i pugni chiusi lungo i fianchi, leggermente tremanti. No! Non dovevo fare così! Dovevo calmarmi, essere felice, e farmi bastare quello che di già incredibile ero riuscita a fare per lui!. Dovevo accettare, che non l’avrei più rivisto. Allora perché, senza quasi che me ne accorgessi, delle calde lacrime mi rigarono il viso, e mi annebbiarono la vista?Maledizione! Quando ero debole?!. In quel momento, delle piccole fiammelle e scariche gialle, circondarono i miei pugni, facendomi sobbalzare di colpo.

Ancora.

In quel mese trascorso, non solo, avevo preso coscienza di essere davvero riuscita ad entrare in One Piece e salvare Ace, ma mi ero resa conto, che qualcosa in me, era profondamente cambiato, e quelle manifestazioni, come di magia, si erano spesso ripetute in me, quasi involontariamente, quando ero colta da forti emozioni come in quel momento.

-Dablo Tunder Foco-

-!!- mi venne quasi un colpo, quando, nel silenzio totale, la voce roca ma decisa di mia nonna, risuonò nel grande salotto. Mi voltai di scatto a guardarla, ansimando per lo spavento improvviso :-N-Nonna! Accidenti! Mi hai fatto prendere un colpo!-

-Dablo..Tunder…Foco!- ripetè di nuovo lei, mentre dalla penombra della cucina, si avvicinava a me, entrando in salotto.

-C-che?- le chiesi spaesata, anche se quello strano nome mi solleticava l’istinto..

-Hai sentito bene, figliola! Allora dimmi..come mai..sei ancora qui?-

-Eh??- la guardai ancor più perplessa di prima.

Mia nonna, era considerata da tutti, una sorta di strega buona. Non soltanto per gli intrugli erboristici davvero portentosi che sapeva preparare, ma anche, per le sue straordinarie abilità, nel capire le afflizioni delle persone, o leggerne quasi i pensieri. In questi modi, sapeva aiutare la gente del paese, che veniva spesso in gran numero a chiedere il suo consiglio. Lei, sapeva sempre dar loro le risposte o i suggerimenti giusti. Era una specie di sciamano del villaggio, se vogliamo metterla in questi termini. A me, personalmente, ha sempre fatto un po’ agitare, questo suo lato così vicino alle cose sovrannaturali o magiche. Fino al giorno in cui entrai nel televisore, avevo sempre creduto molto fermamente nella realtà in cui viviamo, come unica ed indissolubile, non prendendo mai troppo sul serio, le credenze di mia nonna, circa altri mondi, realtà parallele, magie, forza di volontà o cose simili.. Ma adesso però..

Sapevo fin troppo bene, in quel momento, che mia nonna mi aveva letto dentro. In quel mese, lei si era certamente accorta di cosa mi era capitato, ed aveva capito tutto quanto, senza nemmeno bisogno che io le dicessi o spiegassi niente. Ora, vedendomi sofferente, voleva probabilmente darmi un qualche conforto..o no?

-S-sono ancora qui?Nonna,dai! Non eri tu quella che non voleva che me ne andassi a vivere da sola in paese?- cercai di sdrammatizzare aggirando la sua chiara domanda, ma lei, evidentemente, non aveva alcuna voglia di scherzare in quel momento.

-Lui ti stà cercando lo sai?Come mai, la tua forza di volontà si è così rassegnata? Ti sei fatta bastare il solo fatto di averlo salvato?Ma si, è così certamente! Lo vedo chiaro e tondo nei tuoi occhi!. Sappi..che è questo il motivo per cui non riesci più a raggiungerlo. Ti sei fatta bastare che fosse salvo.-

-…- rimasi scioccata, e continuavo ad aprire e chiudere la bocca a ripetizione come fossi un pesce lesso. Infatti, avvicinandosi completamente a me, mia nonna non perse occasione di farmelo notare, tirandomi poi qualcosa tra le mani:

-Non fare il pesce lesso! Lo sai no, che tua nonna è una persona speciale! Ora, prendi!-

Mi lanciò tra le mani qualcosa. Abbassai lo sguardo, restando nuovamente a bocca aperta. Era un cappello da cowboy nero, con delle perline rosse e gialle intorno al cilindro, alcune a forma di cuore, e, con attaccato al cordoncino, per tenerlo legato al collo, uno stemma di medie dimensioni d’argento, laccato di rosso, raffigurante l’asso di cuori, con una “A” rossa sotto alla punta.

-M-ma questo..è..!!-

Lo riconoscevo fin troppo bene!. Quello era il cappello da capitano di Ocean J. Eve!!. Il mio personaggio..

-Esatto- confermò mia nonna, anche se io non avevo detto parola, mentre in una mano reggeva il mio quadernetto blu, fatto apparire dal nulla. –Lascia qui, in questo mondo il tuo nome e la tua identità, e prendi il tuo nome Ocean J. Eve per fare ritorno nell’altro!- disse solenne.

Scossi un attimo il capo. Chi, al posto mio, non si sentirebbe confuso? Però, da quando avevo attraversato lo schermo tv, avevo iniziato davvero a credere a ciò che aveva sempre affermato quella misteriosa maga di mia nonna, sugli altri modi e cose simili. Ci credevo fermamente, perché la prova era la vita di Ace. Guardai con aria seria, prima il cappello, poi il quadernetto in mano a mia nonna, che intanto, mi sorrideva con quella sua aria di magia e mistero.

-Posso davvero tornare ancora là?- domandai quasi in un sussurro

-Ma certo che puoi! L’hai già fatto una volta! Gli spiriti soli sanno, quanto io ringrazi quanto ti è capitato..Tu non hai mai, MAI vissuto davvero con gioia la tua vita, se non il giorno i cui hai varcato la soglia di un altro mondo per salvare una vita!-

-N-nonna!- bofonchiai arrossendo un po’. In effetti, non aveva tutti i torti. Non ero mai stata viva, o felice davvero, fino a quel giorno. Quando riuscii a realizzare un sogno.

-Per poterci riuscire però, devi ritrovare i sentimenti che ti hanno guidata quella volta, e devi animarli con tutta la tua forza di volontà! Solo così, riuscirai a tornare ancora là!- mi girò attorno alcuni istanti, come studiandomi attentamente, parlando, come se stesse recitando un’antica magia.

-La mia forza di volontà?-

-Si! E’ quella che ti ha mandata laggiù la prima volta! Se ora, abbandoni il nome di Martine Dowall e accogli in te, il nome di Ocean J. Eve, nel quale tu hai riposto tutti i tuoi sogni e le tue speranze..potrai diventare reale in quell’altro mondo, e potrai incontrarlo di nuovo. Sappi però, che da quel momento, non potrai più sapere in anticipo gli eventi come fai ora, ma dovrai vivere e costruire il tuo destino con le tue mani, in funzione delle tue azioni, e della tua volontà!-

Il quadernetto blu, dalle mani di mia nonna, comparì nelle mie, insieme al cappello. Li strinsi entrambi al petto, sentendo di nuovo l’eccitazione della volta precedente, impadronirsi di me, all’idea di poter davvero fare di nuovo, una cosa incredibile come quella!. Mi sorse spontanea una domanda:

-Io..quel giorno ho mangiato un frutto esotico, dalla cesta in cucina..forse..era?-

-Non era! E’! Eh eh eh! Nemmeno io credevo ne esistessero in questo mondo! E nemmeno mi ero resa conto subito di che frutto fosse quando lo comprai al mercato! Ma, a quanto pare, il destino vuole davvero questo cammino per te, mia cara. Tu, hai mangiato un frutto del diavolo, il frutto Dablo Tunder Foco.-

Non l’avevo mai sentito nominare, né nel manga, né nell’anime di One Piece. Mia nonna, sorrise nuovamente enigmatica e misteriosa.

- Ho fatto delle ricerche, analizzando i resti del frutto. Non è nominato da nessuna parte, ma, è sicuramente un incrocio di semi di frutti del diavolo.-

Chissà quali vecchissimi e introvabili tomi, era andata a scovare nella soffitta polverosa di casa, dove lei raccoglieva una grandissima collezione di libri su trattati di diverso genere, riguardo a quel tema. A quanto pareva, la realtà del nostro mondo, e in questo caso, quella di One Piece, non erano poi così distanti tra loro!.

-Dablo Tunder Foco- ripetei io come un mantra.

Mia nonna sorrise in maniera gentile questa volta, avvicinandosi a me, e prendendomi per i polsi, mi guardò dritta negli occhi:

-Il potere di assorbire e doppiare il potere nemico, il potere del fulmine ed il potere del fuoco. Questo è ciò che ti ha donato quel frutto. E’ questo..che tu sei riuscita a fare quel giorno!-

Doppiare, fulminare ed incendiare. Un potere davvero pazzesco, che miscelava tre diverse abilità, con al di sotto, chissà quali altri molteplici poteri. L’eccitazione in me, era cresciuta a dismisura. Il cuore mi galoppava all’impazzata, tutto il corpo tremava carico all’inverosimile. Tornare ancora là?! Potevo veramente??Potevo vivere davvero..la vita libera per mare, che avevo sempre e solo sognato,in quel piccolo e minuscolo paese di campagna, dimenticato da Dio??. POTEVO?!

>CLIK! –Interrompiamo il programma in corso, per una comunicazione appena giunta in redazione..-

Sussultai.

Il televisore si era acceso da solo, mentre il telecomando era ancora al suo posto, sulla mensolina.Guardai mia nonna sconcertata, che invece mi sorrideva di nuovo enigmatica ed incoraggiante. Era stata lei?Oppure no? Non ebbi il tempo di chiederglielo. Le immagini del telegiornale sparirono di colpo, e rimase lo schermo accesso, ma piatto e vuoto, e, terribilmente luminoso. Quella luce bianca e calda, era per me come un invito troppo irresistibile. Mi infilai il cappello, lasciandolo calato sulle mie spalle, e misi il quadernetto in una delle due tasche posteriori dei miei jeans, continuando a guardare quella luce, ormai completamente catturata.

-Addio Martine! Abbi cura ti te, mi raccomando! Ti auguro ogni bene e ogni felicità nella tua nuova vita in quell’altro mondo! Che gli spiriti, ti accompagnino sempre, e veglino su di te!- la voce un po’ commossa di mia nonna, mi distrasse un attimo dalla luce, facendomi volgere verso di lei.

Quella cara, magica e misteriosa vecchina un po’ curvata dai suoi 95 anni, era stata tutta la mia famiglia, e tutta la mia vita sino a quel momento. Come potevo non ringraziarla di tutto cuore?. La abbracciai forte, con le lacrime agli occhi, dicendole all’orecchio di riguardarsi, e che anch’io le volevo un bene infinito. Varcando la soglia di quella luce bianca, non sapevo, se sarei poi potuta tornare indietro e rivederla ancora, ma lei, con una spinta poderosa per la sua età, liberò il nostro abbraccio, dirigendomi ancor più vicino al televisore luminoso. Era un chiaro messaggio ad andare, a non voltarmi più indietro. Così, senza pensarci più, abbandonai il nome di Martine Dowall, e accettai quello di Ocean J. Eve.

-Ora, in quel mondo, tu esisti già come Ocean J. Eve, capitano di una temuta nuova ciurma di pirati che aiuta i deboli contro i malvagi, e schernisce la marina. La storia che tu stessa avevi scritto, prende parte in te, e ti dà la possibilità di vivere in quell’altro mondo!. Vai! E continua il tuo racconto lasciato a metà…secondo i tuoi criteri e le tue convinzioni!-

Furono le ultime parole, che sentii uscire dalla bocca di mia nonna, mentre con un salto deciso, mi gettavo per la seconda volta dopo quasi un mese e mezzo dalla prima, sul televisore del nostro salotto, nella nostra casetta di campagna. E, come la prima volta, provai la stessa forte emozione, la stessa eccitazione, e la stessa gioia immensa, quando il mio corpo lo attraversò.

***

Tre giorni dopo.

Pian piano, sentii che la coscienza tornava in me, come se avessi passato un lungo tempo indefinito in black-out. Percepivo dei suoni attorno a me, dei rumori e delle oscillazioni tipiche di una nave al largo. Conoscevo bene quelle sensazioni, perché, quando ero piccola, e mio nonno era ancora in vita, essendo stato un valente marinaio in gioventù, mi portava spesso per mare, fuori dal nostro buco di campagna, con la sua caletta bianca, la “Withe Fish”. Per me, erano stati gli anni più belli e spensierati, gli anni in cui avevo scoperto il mio immenso amore per il mare, ed il mio naturale portamento per la vita in barca. Ricordavo ancora bene, il sorriso candido di mio nonno, quella sua barba grigia un po’ incolta, i suoi capelli folti, ancora tanti e lisci lungo la nuca,ed il suo sguardo da lupo di mare.

-Dite che si riprenderà?-

-Non lo so, ma Boward dice di si!-

-Speriamo! Ma cosa diamine le può essere capitato?!-

Iniziai a sentire distintamente delle voci, allora, anche se un po’ a fatica, e sentendo la testa vorticare, aprii gli occhi, sbattendoli piano, più volte.

-UHHN???- tre teste a me molto famigliari, si chinarono su di me con aria davvero preoccupata.

-Oh! Finalmente capitano! Ben tornata tra noi!- parlò il primo

-Ci hai fatto morire di paura lo sai??- parlò la seconda

Non diedi al terzo il tempo di dire niente, che scattai automaticamente seduta sul letto, urlando come un’ossessa.

-AAAAAHHHHHHHH!!!!!!!!! NON POSSO CREDERCIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!- la forza del mio urlo doveva esser stata notevole a giudicare dai tre che si tappavano con smorfie di dolore le orecchie.

-Per tutti i mostri marini, EVE!! Che diavolo ti salta in mente?!-

>BONK! Mi arrivò un sonoro pugno in testa, che mi fece parecchio male, arrivato direttamente dalla mano del terzo individuo che prima non avevo lasciato parlare.

“EVE?!” mi dissi incredula.

Allora..era successo veramente?! Li guardai bene, tutti e tre. Prima come fossero degli alieni, e poi, come se il dubbio fosse diventato certezza. Ero tornata! Ero di nuovo nel mondo di One Piece!. E quei tre, che mi guardavano come fossi posseduta dal demonio, erano alcuni dei membri della ciurma dei “Pirati dell’Asso di Cuori” di Ocean J. Eve, rispettivamente Marduk Boward il medico di bordo,un uomo alto, muscoloso e molto affascinante, con quel suo pizzetto nero sotto al mento e i suoi lunghi capelli corvini portati in una bassa treccia dietro alla schiena, anche se alle volte dai modi un po’ duri e spigolosi. La seconda unica donna presente in quel momento nella stanza, era Lucky Bett Mary, una robusta donnona bionda, dall’aria fin troppo sicura di sé, ma con un’animo davvero materno e protettivo, e, per finire,il burbero che mi aveva rifilato il pugno in testa Flangwell Oscar, il cuoco di bordo, un ragazzo dai capelli a spazzola blu notte, che spezzava i cuori di tutte le fanciulle che incontrava sul suo cammino, tanto era possessore di una bellezza maschile assai prepotente.

In genere, quando nel mio racconto, Eve si azzuffava con Oscar, erano fulmini e fiamme per il povero malcapitato cuoco,ma, in quel frangente, in cui dovevo davvero prendere contatto con la mia nuova realtà ed identità, feci un’eccezione.

-Eve?!In nome del cielo! Ma cosa ti succede?- la voce profonda per essere di donna di Bett Mary, mi riportò di nuovo coi piedi per terra.

Li guardai tutti intensamente, uno ad uno, vedendoli preoccupati sul serio. Solo in quel momento, mi resi conto che ero nella mia cabina di capitano, nel mio grande letto a baldacchino dalle lenzuola blu oceano, come il cognome che portavo, e che sia il mio cappello, che il mio quadernetto, erano lì su un comodino antico accanto a me. Sorrisi, portandomi entrambe le mani sul cuore. Avevo preso contatto con la parte di me che avevo racchiuso in quel racconto lasciato a metà, e ci avevo aggiunto anche tutta me stessa. Ero così tremendamente emozionata e felice. Primo, perché potevo parlare con i miei personaggi inventati nel mio racconto, e poi, perché ero davvero tornata nel mondo di Ace.

“Non sono più i miei personaggi adesso! Sono persone reali, perché anch’io ora, faccio parte di questo mondo!”

-Eve?- il richiamo roco dalla voce di Boward mi fece tornare per la seconda volta alla nuova realtà.

Li guardai nuovamente, stavolta con espressione seria. Già, la mia nuova vita cominciava proprio in quel momento, e , come prima cosa, dovevo ai miei compagni delle chiare spiegazioni. Dovevo e volevo, essere pienamente sincera e onesta con loro, o non avrei potuto procedere da nessuna parte.

-Ragazzi..mi dite cos’è successo?- domandai

-Sei svenuta di colpo tre giorni fa, mentre stavamo affrontando una misera nave della marina! Abbiamo creduto fossi morta!- come prevedevo Bett Mary innescò il suo proverbiale lato materno su di me, stringendomi forte tra le sue muscolose braccia, e mettendosi a piangere come una fontana, nel vero senso della parola.

-Si può sapere che ti è preso?- fece serio Oscar appoggiandosi a braccia incrociate al comodino accanto al mio letto. Aveva l’aria davvero preoccupata per me. Ma, del resto, noi due eravamo come fratelli.

-Mi dispiace tanto, di avervi spaventati ragazzi! Ma..vi devo mettere al corrente di una cosa molto importante!- dissi mentre mi apprestavo ad alzarmi dal letto

-Che fai?! Non sei ancora in condizioni per muoverti!- mi rimproverò Oscar

Il giramento di testa era sparito, la vista era tornata da lince come sempre, e mi sentivo scoppiare di salute. Decisamente, lo scossone del mio salto da un mondo ad un altro, aveva avuto i suoi effetti, ma ora, era passato del tutto.

-Stai tranquillo Oscar! Stò benissimo. E devo dare spiegazioni a voi e a tutta la ciurma, circa il mio malore! C’è un motivo, se sono svenuta..- dissi ancora con emozione.

I tre si guardarono perplessi, ma poi, convinti che stavo bene, uscirono per radunare sul ponte principale della grande nave “Fire and Tunder”, tutto il resto della mia ciurma che contava una ventina di uomini tra vice capitani e semplici mozzi. I pirati più importanti del Fire and Tunder erano : Marduk Boward, Lucky Bett Mary, Flangwell Oscar già citati prima e Ninetin Frollo, Supper Tuono, LeinVon Viola e Abigaw O. Neil.

( di questi scoprirete in seguito nd autrice)

Feci alcuni passi, quasi timorosa che tutto potesse svanirmi da davanti gli occhi, ma poi, quando iniziai a toccare con mano, la mia scrivania col calamaio e la penna con la piuma rossa per scrivere, i miei libri e le carte nautiche sparse ovunque da quella solita disordinata navigatrice che era Lein, mi convinsi, che era tutto reale. E scoppiai, a piangere, un pianto liberatorio di gioia e di rinascita. Ero rinata in una nuova vita, in un nuovo mondo, con una nuova identità, per lui. Quando mi calmai e mi diedi un contegno, mi levai la veste da notte, ed indossai la mia solita divisa. O meglio, il mio solito vestiario distintivo!. Si trattava di un paio di jeans neri aderenti che finivano appena sotto al ginocchio con un risvolto fermato da ambo le parti da bottoni d’oro a forma di asso di cuori. Stivali neri a gamba bassa, appena sopra le caviglie, un po’ aperti sul davanti (stile quelli di Ace per capirci^^), Un top blu oceano anche quello aderente , che mi copriva appena sotto al seno, lasciandomi il ventre scoperto, ed anche la schiena, coperta solo da una intricata rete di lacci incrociati tra loro. Sul retro della spalla sinistra, avevo tatuato il simbolo della mia ciurma, l’asso di cuori con sotto alla punta una A rossa.

Per finire, mi legai intorno alla nuca, la mia storica bandana nera dalle lunghe frange che legate dietro al mio capo, finivano quasi al mio fondoschiena. Indossavo quella bandana, calata di molto sugli occhi, per nascondere l’identità del mio volto, non al mondo perché non mi interessava, ma ad Ace. Già, perché nel mio racconto lasciato a metà, l’unico che non associava la piratessa Ocean J. Eve alla sua misteriosa salvatrice, era proprio lui. Ed io per ora, volevo continuare a restare nascosta, per prepararmi al giorno in cui, l’avrei rivisto di nuovo. Presi il mio grande foular di cotone leggero nero con stampate su striature di fuoco rosso e fulmini gialli, me lo passai intorno alle spalle e lo feci girare intorno al collo di poco, perché mi coprisse parte del petto. Ecco, ero pronta. Indossai il mio cappello lasciandolo calato sulle spalle, ed uscii infine sul ponte rialzato di comando.

 

-EVVIVA!! IL CAPITANO SI E’ RIPRESA!!!! YAAAHHH!!!-

Mi accolsero le urla festanti di tutti e venti i pirati del Fire and Tunder, riempiendomi il cuore di emozione profonda. Lottai di nuovo contro le lacrime. Non dovevo piangere in quel momento, non ancora almeno. Mi avvicinai il più possibile alla balaustra, e presi a parlare con voce forte, e un po’ rotta dall’emozione:

-Ragazzi! Vi chiedo scusa..se in questi tre giorni vi ho fatti stare in pena per me! Ma c’è un motivo..se sono svenuta!-

Tutti allora, si zittirono di colpo, prestandomi la loro massima attenzione:

-Il motivo…proviene dal mio cuore!...- continuai decisa, al che, alcuni brusii preoccupati, ipotizzavano una mia malattia cardiaca, o peggio..

Feci un sorriso tra me, e continuai a parlare, con decisione, emozione e sentimento. Parlai loro di tutto quello che mi era successo sino a quel momento. Da dove provenivo, quello che avevo fatto per Ace, il mio racconto a metà, ed il mio ritorno con il riunirmi con la me stessa che avevo lasciato lì. Insomma tutto quanto. Mi ascoltarono tutti senza fiatare, li vidi commuoversi quando raccontai di Marineford, e mi ricordai, che nel mio racconto, loro sapevano dei miei sentimenti per Ace. Ed io, conoscendo molto bene il cuore di ognuno di loro, sapevo che all’inizio sarebbero stati piuttosto confusi ed allibiti,ma che poi avrebbero capito. I miei uomini, erano la mia famiglia, proprio com’era per Ace con Barbabianca e tutti gli altri!. Solo, che in quel momento, diedi loro tutte le informazioni che mancavano alla storia, cioè da dove venissi e cosa avessi fatto contro l’ammiraglio Akainu, come un vero e proprio torrente in piena!. Non potevo fare diversamente però, ero troppo eccitata ed ansiosa di poter iniziare quella mia nuova vita!. Non ci fu bisogno di altre spiegazioni. Quando ebbi finito di dire tutto, lasciai loro il tempo per elaborare quelle nuove informazioni e quelle nuove emozioni, e mi ritirai nuovamente nella mia cabina.

A sera, quando fummo tutti a cena nella grande mensa della nave, al mio tavolo, circondata da tutti e sette i miei vice capitani, riprendemmo l’argomento.

-Quindi,se abbiamo capito bene..tu verresti da un altro mondo, sei passata attraverso una scatola elettronica per arrivare in questo… e hai cambiato il corso della storia, salvando Pugno di Fuco da morte certa??- riassunse Oscar per riaprire il discorso.

-Esatto- annuii io ridacchiando un po’ alla parola “scatola elettronica”. Non c’era niente da fare, la parola tv o televisore non entrava proprio nelle loro teste!.

-Oh! Ma è una storia cosìtremendamente romantica!!- si misero a commentare sognanti in coro, sia Lein von Viola che Lucky Bett Mary.

-Hai mollato tutto e messo in gioco tutta te stessa per quel pirata testa calda, mh?- commentò Boward con un grugnito, anche se non era di disapprovazione.

-Non ti smentisci mai Eve!- fece Tuono entusiasta

-Pugno di Fuoco è in debito di vita con te capitano, perché allora tieni ancora nascosta la tua identità fisica?- Neil mi guardò con quei suoi occhi verde smeraldo intensi e puri che sapevano sempre leggermi dentro.

Io, inevitabilmente, arrossii violentemente a tutti i loro commenti.

-Lo faccio..per poter continuare ad espandere il nome di Ocean J. Eve e i Pirati dell’Asso di Cuori il più possibile! Voglio che il nostro nome arrivi non solo forte e chiaro alle orecchie della Marina, insieme al mio potere del diavolo,ma anche a quelle di Barbabianca. Non me la sento…di presentarmi di colpo a loro senza motivo. Voglio che il nostro nome ci preceda! Voglio che ci presentiamo al cospetto del grande Newgate e dei suoi pirati con un nome di tutti rispetto!- dissi con foga e decisone.

I miei compagni mi guardarono ,prima ad occhi sgranati e poi, scoppiarono tutti a ridere. Lo sapevano, quanto io avessi una profonda ammirazione per il leggendario Barbabianca, e quanto desiderassi da sempre di incontrarlo. Capivano, il mio desiderio di presentarmi a lui con un valente nome e fama. Correre da Ace appena arrivata sarebbe stato troppo bello e troppo facile! No,prima volevo che sentissero parlare per un po’ di me, e poi..

-Ma tu gli hai salvato la vita, e conosciamo tutti molto bene, le regole di famiglia della Moby Dick e quanto Barbabianca tenga a tutti i suoi figli. Potresti presentarti a loro tranquillamente, anche in questo preciso istante! Quel vecchio ti accoglierebbe a braccia aperte!- disse Oscar

-E sono certa..che anche quel ragazzo di fuoco…farebbe altrettanto!- mi provocò apposta la solita maliziosa Viola.

Arrossii pensando al viso di Ace. A come mi aveva guardata quella volta a Marineford. Accidenti! Le battutacce in proposito dei miei compagni non tardarono ad arrivare. Si divertivano da matti a prendermi in giro per come era lampante che fossi pazza di quel fireboy!. Quella sera, decisi che non avrei più fatto eccezioni!! Lasciai che il mio fuoco ed il mio fulmine si scatenassero nel mio corpo, e diedi ai miei cari amici troppo scherzosi, una meritata lezione.

Passò un altro mese.

Ed in quel mese, feci correre più veloce di un fulmine, il nome di Ocean J. Eve, in tutti i mari circostanti al Nuovo Mondo. Soprattutto dove sapevo si doveva trovare ancora Ace ed anche Rufy, nei pressi della rotta di Amazon Lily nell’arcipelago Sabaody. La piratessa e la sua ciurma di Asso di Cuori, dava del filo da torcere alle flotte della Marina, aiutava la gente in difficoltà, e non si faceva scrupolo di scontrarsi con altre flotte pirata, se c’erano innocenti da salvare o aiutare. Correva anche la voce del potere del diavolo di cui disponevo, un rarissimo se non unico, incrocio di semi di frutti, ignoto per altro, l’origine di quell’incrocio, che aveva prodotto il frutto Dablo Tunder Foco. E, quando sia la Marina che i vari pirati, compresi quelli di Barbabianca, sentirono di quel potere particolare, non solo si alzò la mia taglia a 99,000,000 milioni di berri, ma molti pirati, cercarono di incontrarmi per ottenere la mia alleanza nella loro corsa verso il Nuovo Mondo, e verso l’One Piece. Ma io, aspettavo una richiesta sola. Io volevo l’attenzione di Newgate e di nessun altro.

Dopo altre due settimane, mi decisi. Ordinai la rotta verso le coordinate dell’arcipelago Sabaody. Il mio nome e la mia fama, dovevano essere diventati abbastanza conosciuti, da essere arrivati fino a Barbabianca. Se lui avesse saputo che mi dirigevo dalle sue parti, forse, avevo la speranza di ottenere la sua attenzione. Me lo auguravo con tutto il cuore. Non desideravo altro che incontrare lui, Rufy e rivedere soprattutto Ace.

**

La fenice Marco, stava guardando con attenzione quasi maniacale, la nuova taglia messa in circolazione dalla Marina, sulla misteriosa piratessa Ocean J. Eve. Come lei stessa si augurava, il suo nome aveva davvero corso veloce come un fulmine, così come le più svariate informazioni o dicerie sul suo conto. Quando si era sentito, che disponeva di un rarissimo, se non unico potere del diavolo, le orecchie di Barbabianca, si erano inevitabilmente rizzate, ed aveva voluto ottenere più informazioni possibili su quella ragazza.

-Gurararara! Gurararara! A guardare bene questa sua foto…e sentire quanto veloce sia la sua voglia di far baccano..mi fa inevitabilmente venire alla mente te, Ace!. Gurararara! Te lo ricordi, com’eri sventato e smanioso di farti notare ai tempi?!- la risata di Barbabianca riempì l’aria circostante.

In quel momento, lui e alcuni dei suoi uomini si trovavano sul ponte principale della Moby Dick. Newgate era come al solito, seduto sul suo immenso trono, con una bella fiascona di sakè accanto, e il respiratore attaccato al naso, mentre le sue tre infermiere lo guardavano con aria omicida da lontano. Quante volte gli avevano intimato di smettere di bere per la sua salute??!. Non c’era niente da fare però! Quel vecchio era più testardo di un mulo!. Il vecchio pirata, adorava dopo i caotici pasti serali, sedersi sul ponte della sua nave con un bel liquore alla mano, ed ammirare il favoloso spettacolo del cielo stellato.. Ed era ancora più contento, se i suoi figli gli facevano compagnia ogni tanto,proprio come in quel momento. Ace, che era seduto a terra accanto a lui, sgranò gli occhi all’affermazione del padre, tossendo a causa del sakè che anche lui stava bevendo, che gli era inevitabilmente andato di traverso.

-C-che diamine stai dicendo, vecchio?!- si arrabbiò quando si riprese dalla tosse.

-Mmhh…eppure..non so! A guardarla bene..qualcosa mi sembra famigliare!- continuò Marco pensoso, ancora concentrato sulla foto stampata sulla taglia.

L’immagine, ritraeva la piratessa, con una bandana nera calata di molto sugli occhi, e un cappello da cowboy nero, calato a coprire quasi tutto il volto. Si poteva distinguerne di poco una parte del profilo, che mostrava il suo ghigno di scherno, ed il suo sguardo di aperta sfida. Quell’unica ciocca di capelli castano scuro, lunghi e lisci, sfuggita alla bandana, che ricadeva sulla spalla della ragazza, era il particolare oltre allo sguardo, che faceva arrovellare il cervello di Marco.

-Famigliare??Ma se non abbiamo mai avuto a che fare con lei prima d’ora!- si intromise Vista strappando di mano la taglia a Marco e osservandola bene a sua volta.

-Non saprei che dirvi..ma qualcosa di lei mi pare famigliare!- insistette la fenice sedendosi a terra davanti ad Ace e prendendo un bicchiere, servendosi da solo del sakè.

-Vista! Passami di nuovo quella taglia! Fammi vedere!- chiese imperativo Newgate.

Quando il vecchio ebbe tra le mani la taglia, bevve un altro sorso di sakè, e poi, osservò di nuovo la foto della ragazza. Ace, non potè far a meno, di osservare curioso i gesti del padre.

-GURARARARA!- scoppiò di nuovo a ridere lui, dopo averla osservata per un po’ –Non so se ci sia qualcosa di famigliare o meno in lei, ma qualcosa è sicuro! E’ la fotocopia perfetta di Ace di qualche anno fa! Solo che è una donna! GURARARA!- rise forte Barbabianca, riferendosi al passato del figlio.

-GRRR!!Ma la smetti di dire cazzate, vecchio ubriacone?!- si infuriò nuovamente Ace, alzandosi in piedi di colpo, e strappando la taglia di mano al suo vecchio, che intanto, continuava a ridere divertito, contagiando anche gli altri presenti, mettendosi poi ad osservarla a sua volta.

La guardò bene, seriamente. Effettivamente, leggeva parecchia ambizione, e voglia di farsi notare da lei, come se stesse lanciando un chiaro messaggio a qualcuno. Quella ciocca di capelli castani che si intravedeva nella foto poi, gli ricordavano quelli della sua misteriosa salvatrice. Ma no! Doveva essere una coincidenza!.

-Ad ogni modo, figlioli! Questa ragazza ha mangiato un rarissimo, se non addirittura unico, frutto del diavolo! Dalle informazioni che abbiamo, sappiamo che è un frutto portentoso, senza categoria al momento, che combina tre diverse abilità in uno! Il potere di doppiare l’abilità nemica e rivoltarla contro, il potere di creare fulmini, tuoni e saette e scatenare violenti temporali, ed il potere come il tuo Ace, il fuoco puro. Un potere simile…è molto pericoloso! E la Marina o il Governo Mondiale stesso ormai, avranno sicuramente già pensato di darle la caccia!-

-Cosa vuoi dire con questi discorsi, babbo?- domandò Marco, anche se sveglio com’era, aveva già intuito le intenzioni del genitore..

-Gurarara! Voglio dire..che desidero incontrare questa famigerata “Asso di Cuori”!- rise di nuovo Barbabianca

Tutti lo osservarono non troppo stupiti. Probabilmente..per inseguire il suo sogno, Barbabianca voleva cercare in questa giovane piratessa, un nuovo alleato.

-BABBO! MA CHE CAVOLO DICI!!! Non abbiamo bisogno di lei per raggiungere i nostri scopi!!!- scoppiò all’improvviso Ace

-Perché te la prendi tanto figliolo? Un alleato con quel potere..non potrebbe che giovare alla nostra ciurma!- lo guardò sorpreso il vecchio

-Ma!!- Ace non fece in tempo a dire altro, che i suoi compagni presero la palla al balzo per prenderlo in giro un po’..

-Uhmmm..Secondo me..si scalda tanto, perché non ne vuole sapere di un’altra donna a bordo oltre a te, Halta, che non sia la sua misteriosa salvatrice!!- commentò Vista aprendo le danze, lisciandosi uno dei suoi lunghi baffoni..

-Cos’è? Hai paura di una ragazzina per caso??- rincarò la dose Halta, appunto..

-Ma no! Vista ha ragione! Ace non vuole distrazioni, se non si tratta della sua adorata salvatric..- stava sghignazzando Izo, che però, non riuscì a finire la frase, perché delle potenti fiammate scatenate dal corpo di Ace li circondarono tutti, facendoli come al solito, scappare a gambe levate, ridendo a crepapelle, mentre il moro ansimando di rabbia ed imbarazzo, tornava dopo un po’, a sedersi di nuovo a terra accanto al padre.

-Gurararara! Siete sempre i soliti giocherelloni!- rise Barbabianca.

Ma quando notò il viso serio ed un po’ frustrato del figlio accanto a lui, sospirò facendo poi un sorriso paterno, e dandogli una lieve pacca sulla schiena con la sua immensa mano gigante.

-Tutto bene,figliolo?- gli domandò gentile

-Non lo so,babbo..- sospirò Ace depresso

-Mh. Capisco bene, perché tu sia scosso dagli eventi di Marineford. Un po’ tutti lo siamo. Credevamo di averti perso per sempre..e invece..poi..compare dal nulla una misteriosa ragazza che riesce a tenere testa ad Akainu ed anzi, a farlo secco con un solo colpo!- a quella sua stessa affermazione, Newgate ebbe come un’intuizione improvvisa. Guardò d’istinto, la taglia su Ocean J. Eve a terra vicino ad Ace. Già! Quella misteriosa ragazza..aveva sconfitto Akainu con un colpo solo!!. E quella misteriosa Ocean aveva mangiato un raro frutto del diavolo, e stava scorrazzando ovunque per lasciare forte e chiaro il suo segno!. E se fosse??!.

-Babbo..- la voce di Ace distolse il vecchio pirata dalla sua improvvisa illuminazione.

-Mh?- fece verso suo figlio

-..credi che la rivedrò mai un giorno?Ho davvero bisogno, di sapere che lei è vera, che è reale! E non è stata un sogno!. Ho bisogno di guardarla negli occhi, di chiederle tante cose! Ma soprattutto, di sapere perché ha fatto una cosa del genere proprio per me!-

Newgate sospirò sorridendo nuovamente. Sapeva a cosa si stava riferendo Ace. Si chiedeva incredulo, come qualcun altro a parte suo padre, i suoi compagni e Rufy, potesse anche solo pensare di volere il suo bene, sapendo di chi lui era in realtà figlio.

-Quanto sei sciocco,Ace!- commentò con tenerezza il vecchio

-Eh?!- lo guardò stupito il moro non capendo

-Lascia stare! Te lo spiegherò quando sarà il momento!. Ad ogni modo..io sono sicuro che la rincontrerai! Non potrebbe essere diversamente, dopo tutto quello che è stato!E..dopotutto..anch’io la voglio incontrare, per poterla ringraziare di persona, per ciò che ha fatto.-

Ace sorrise lievemente.

Le parole del vecchio padre, lo confortarono un po’. Se era stata mossa da forti sentimenti per salvarlo, lui voleva scoprire perché. Perché la sua vita, poteva essere tanto importante per qualcun altro oltre ai suoi amici.

La risposta che Ace stava aspettando, non tardò molto ad arrivare. Due giorni dopo il suo colloquio col padre, in una limpida e calda mattina, arrivò un messaggio che lasciò la ciurma sorpresa.

-E’ ARRIVATO UN MESSAGGIO DA UNA NOSTRA FLOTTA ALLEATA!!! LA NAVE FIRE AND TUNDER DI OCEAN J. EVE, SI STA’ DIRIGENDO QUI NELL’ARCIPELAGO!!!!!- gridò a squarcia gola un mozzo correndo come un forsennato per tutta la Moby Dick.

-GURARARARA! MA DAVVERO?! Che splendida notizia! L’origine dei nostri interessi che viene direttamente da noi!- scoppiò a ridere Newgate mentre si scolava il primo sakè del mattino sotto lo sguardo furioso delle infermiere che lo circondavano per i controlli mattutini..

-Mozzo! Tra quanto tempo è previsto il suo arrivo?! Si conoscono le coordinate esatte della sua rotta?!- gridò Marco dall’alto di un ponte di vedetta

-Entro questo pomeriggio sarà nel mare dell’arcipelago ,Signore! E pare che la sua direzione sia proprio la nostra!!- rispose il mozzo gridando agitato.

-…- Marco guardò perplesso prima il mozzo e poi verso il ponte principale dove c’era Barbabianca, notando il suo ghigno soddisfatto alla notizia. Gli venne da sorridere divertito, quando vide invece la faccia sorpresa e un po’ infastidita di Ace.

-Quella donna stà venendo verso di noi?! Checosa vorrà?!- si chiese infatti il moro incrociando le braccia al petto

-Gurarara! Qualsiasi cosa voglia, io voglio di sicuro parlare con lei! Mi interessa proprio..quel suo potere!-

-BABBO! Ti ho già detto che…- Ace non finì di parlare sentendo un grido proveniente dal mare

-EEEHHIIII!!!!! AAACCEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!-

Tutti si voltarono verso quell’urlo e quella voce famigliare, vedendo una piccola imbarcazione comune, avvicinarsi alla Moby Dick. A bordo c’era Rufy in compagnia di Silvers Rayleigh, che si sbracciava a più non posso.

-RUFY!!!- gridò felice Ace sporgendosi dal ponte più vicino alla piccola imbarcazione.

-Ehi! Ciao fratellone!- lo salutò felice cappello di paglia, quando saltò sulla Moby Dick aiutato dalle sue braccia di gomma.

-Che ci fai ancora da queste parti?- domandò Ace scompigliandogli i capelli

-Venivo per salutarti! Devo intraprendere un addestramento piuttosto difficile tra non molto..- Rufy si fece un po’ serio, continuando però a sorridere.

-Un addestramento??- lo guardò sorpreso Ace

-Già. Come sai..sono stato diviso dai miei compagni..e durante la battaglia a Marineford mi sono reso conto..di non essere ancora pronto per affrontare il nuovo mondo! Sono ancora troppo debole! Devo assolutamente diventare ancora più forte, per essere in grado di proteggere sempre le persone a me care!!- Rufy lo disse stringendo forte i pugni davanti ai suoi occhi. Ace si fece serio a sua volta, un po’ dispiaciuto per la separazione del fratello dai suoi amici. Rufy gli aveva raccontato, cos’era successo prima che si rincontrassero a Marineford per via di Orso Bartolomew. Leggeva negli occhi del fratello, quanto lo facesse soffrire la separazione imposta dai suoi compagni,ed il fatto di non essere riuscito a fare niente per impedirlo. E certo, per entrare nel Nuovo Mondo, e correre verso il One Piece, bisognava essere davvero molto forti e pronti a tutto.

Gli mise una mano sul capo, scompigliandogliela lievemente, e facendogli un sorriso fraterno. Non voleva vedere il fratellino triste.

-Ehe! Comunque non sono più scoraggiato come prima,non temere! E poi, ho un valente maestro…che mi aiuterà durante i due anni del mio addestramento!!- disse facendo il suo proverbiale sorriso positivo ed indicando con un dito, il vecchio Silvers che in quel momento era salito a sua volta a bordo..

-Ho il permesso di salire anch’io a bordo?- disse Rayligh rivolgendosi alle spalle di Ace, e guardando il suo antico rivale/amico dritto negli occhi con un sorriso

-Gurarara! Certo, mio vecchio amico! E’ un piacere per me, averti come ospite!- lo accolse a braccia aperte Barbabianca –Ma dimmi! Perché sei venuto anche tu?Potevi aspettare il tuo allievo sulla tua isola!-

Rayligh fece il suo inconfondibile sorriso tra l’enigmatico e il misterioso, facendo scintillare con una mossa i suoi tondi occhiali da vista, e guardando prima Barbabianca epoi Ace:

-Sono venuto..per vedere coi miei occhi..la ragazza dall’unico potere del diavolo..che si stà dirigendo qui!- rispose lasciando che si alzassero vari brusii dopo la sua affermazione.

-YAH ah ah ah! Non è un mistero! Si è sparsa immediatamente la voce, appena si è saputo che si è mossa in questa direzione! Ehi, Ace! Non sei ansioso di conoscerla?! Io si!! Ha un potere davvero unico che..!!-

-Basta,Rufy!- lo zittì Ace un po’ nervoso

-??- lo guardò il mugiwara perplesso

-Caro Rufy..devi sapere che tuo fratello è parecchio nervoso, circa il possibile desiderio del babbo di chiedere alleanza a quella piratessa!- Vista si avvicinò di soppiatto abbracciando Rufy per le spalle come per fargli una clamorosa confidenza

-EEhh??- fece infatti Rufy

-Non ne vuole sapere di un’altra donna a bordo..- disse Izo

-Se non si tratta della sua adorata misteriosa salvatrice di Marineford!- concluse Marco beccandosi in piena faccia una potente fiammata di Ace, che, rosso in viso in maniera davvero preoccupante, si scagliò poi contro la fenice, inseguendolo in lungo ed in largo.

Tutti ovviamente, scoppiarono a ridere a crepapelle a quella scenetta divertente.

-…- Silvers osservava con ancora il suo misterioso sorriso, Ace, come se lui in realtà, avesse già capito molto più di quello che si sapeva.

Barbabianca, che lo conosceva come le sue tasche, lo affiancò nell’osservare il figlio che inseguiva ancora Marco ovunque, e infatti gli disse:

-Hai l’aria di chi ha già molte risposte in mano,Ray!- lo guardò di sbieco

-Eh eh eh! Potrei dire la stessa cosa di te, Ed! Hai per caso avuto una delle tue intuizioni in proposito?- lo guardò di sbieco a sua volta Silvers

-Gurararara! Se proprio tu mi dai una conferma come questa..allora..il mio caro figliolo presto, avrà una bella sorpresa!!Gurararara!- scoppiò a ridere il vecchio Newgate.

***

Mi strinsi improvvisamente nelle spalle, avendo avuto un improvviso brivido caldo lungo la schiena. Le guance, mi andarono nuovamente in fiamme, ed il cuore, partì ancora più veloce al galoppo, come se già non stesse facendo abbastanza. Mi trovavo sul ponte di comando della mia nave, ad osservare con ansia e trepidante attesa, il momento in cui io e la mia ciurma, saremmo entrati nel mare dell’arcipelago Sabaody. Speravo con tutta me stessa, di riuscire ad incontrare Barbabianca ed Ace, e speravo anche, di non trovarli ostili alla mia visita. Per Barbabianca nutrivo più speranze. Sapevo bene infatti, che il sapere del mio raro potere, l’avrebbe molto interessato, ma il discorso non credevo potesse valere anche per Ace.

-Ehi,tesoro! Sei ancora qui a struggerti per quel fiammifero?- la voce profonda di Bett Mary mi fece sussultare provocando in me ancor più rossore in volto..

-E-ecco io..sono un po’ agitata!^^- dissi di getto.

Il pensiero di rivedere Ace, nelle vesti a mia volta di pirata, con un potere del diavolo raro se non unico, ed una consistente taglia sulla testa, mi faceva parecchio agitare. Avevo sbagliato con l’idea di nascondere la mia identità presentandomi a lui?.

-Non hai sbagliato, se è questo che stai pensando!- mi sorrise amorevole Bett lasciandomi senza parole – All’inizio sarà sorpreso..ma quando scoprirà chi sei davvero, sono certa sarà felice!-

Lo speravo. Speravo con tutto il cuore, che non si fosse dimenticato di me!. Non credevo potesse averlo fatto in realtà col casino che avevo tirato in piedi!. Sospirai pensando alla sua diffidenza storica, verso le altre persone, se non erano Rufy o i suoi compagni. Mi chiedevo, se con me avrebbe fatto lo stesso, aspettandosi di essere scansato com’era abituato con chiunque sapesse di chi era figlio. Mi misi la testa tra le mani sospirando di nuovo, più che altro, per cercare di calmare il furioso galoppare del mio cuore. Bett mi mise una mano sul capo, carezzandomi un po’ come farebbe una madre, e poi mi parlò ancora :

-Non avere paura, Eve! Se seguirai il tuo cuore così come hai fatto a Marineford e per tornare di nuovo qui..andrà tutto bene!-

Tolsi allora, il capo dalle mani, e mi girai di scatto ad abbracciare Bett con affetto.

-Grazie,Bett!!- le dissi commossa, mentre lei rideva contenta.

-Eve..basta tormentarsi ora! Guarda davanti a te!- mi arrivò alle spalle la voce di Oscar che mi fece sciogliere l’abbraccio da Bett e tornare a guardare il mare

-A quanto pare..è arrivato il momento!- commentò Lein Viola non molto lontana da noi, che teneva il timone per spostare la rotta nella direzione di Sabaody.

Appoggiai le mani tremanti, al cornicione del ponte di comando, guardando l’orizzonte sentendo la mia agitazione crescere a dismisura. Ero arrivata. Dopo diverso tempo, dall’ultima volta, stavo davvero per incontrarlo di nuovo.

Così, le ore restanti che mi dividevano dallo scorgere le isole dell’arcipelago, volarono come fossero manciate di minuti. Saltai senza neanche pensarci l’ora dei pasti, nonostante le insistenze dei miei compagni, restando tutto il tempo aggrappata a quel cornicione, con agitazione e quasi disperazione. Ero così vicina ormai alla realizzazione di un sogno, da non poter pensare o riuscire a far altro.

“Arh! Arh! Arh! Ricordati bene, Martine! I sogni non sono per gli sciocchi, come ci ripete sempre questa nostra società grigia e logora! I sogni sono per tutti coloro che vogliono cambiare in meglio il loro futuro, e credono ancora nell’amore e nell’amicizia!I sogni sono per tutti quelli che non vogliono fermarsi alle restrizioni imposte, ma vogliono realizzare qualcosa di concreto e positivo!. Tu devi sempre credere nei tuoi sogni, bambina mia! E non devi mai, permettere a nessuno di portarteli via!. Vivi per inseguirli e realizzarli al meglio!! Arh! Arh! Arh!”

La particolare risata di mio nonno, e le parole che mi disse un lontano giorno di molti anni fa, quando ero solo una bambina piccola, e soleva portarmi per mare con lui, mi tornarono alla mente, mentre pensavo ad Ace. Uno dei miei sogni più grandi, stava lì a poche leghe da me. Dovevo farmi forza, e non lasciarmi andare all’insicurezza!. Anche se all’inizio avrebbe dubitato di me non riconoscendomi, dovevo credere che poi, sarebbe andato tutto bene. O almeno così si augurava agitato, il mio povero cuore.

-Eve! Ma sei rimasta davvero qui tutto il tempo?- la voce di Oscar che si affiancò a me, mi fece sussultare un poco. Non l’avevo nemmeno sentito arrivare tanto ero persa nei miei pensieri..

-S-si, ecco…io..- balbettai non trovando una risposta sensata da mettere insieme.

-Eh eh eh! Sei davvero cotta a puntino accidenti! Non mi abituerò mai a vederti così!- ridacchiò il mio compagno

Io mi limitai a sorridere, distogliendo lo sguardo al mare per un po’, dandogli anche le spalle, e concentrandomi sul cielo terso, volgendovi il capo con un sospiro.

-In effetti è strano pensandoci. Lo amo così tanto, provo deisentimenti così prepotenti per un ragazzo…che non ho mai incontrato prima di qualche mese fa, e solo per pochi minuti! Eh eh eh! Mi sento un po’ sciocca!-

Oscar non rise con me, anzi, mi guardò con un sorriso davvero bellissimo. Uno di quei sorrisi che mi regalava, quando si comportava con me, come un fratello maggiore. Noi due eravamo cresciuti insieme fino all’età di dodici anni, in una penisola molto povera e quasi dimenticata dal governo, spesso tra fame e continui saccheggi da parte di ogni sorta di bande di briganti. Non eravamo fratelli di sangue, ma era come se lo fossimo, dato il profondo legame di amicizia che univa le nostre madri. Oscar, era stato portato via da una di queste bande una volta, ed io avevo creduto in quel frangente, di averlo perso per sempre, e che non l’avrei più rivisto. Poi, quando compii 17 anni, e abbandonai il mio paese per vivere la mia vita libera per mare, lo ritrovai. Era diventato un ladro davvero temuto, all’inizio era stato difficile interagirci, ma poi, ero riuscita a convincerlo a proseguire le sue avventure insieme a me, diventando pirati.

-Non è sciocco affatto,Eve. A volte non serve incontrare una persona per innamorarsene! Nel tuo caso, è stato speciale. L’hai conosciuto senza che lui sapesse niente di te, attraverso quel tuo coso elettronico,nel tuo mondo d’origine.-

-Appunto,hai detto bene! Lui non sa niente di me! Cosa pretendo di fare, adesso?!- mi agitai improvvisamente, permettendo di nuovo alle mie insicurezze di venire a galla.

Ero sempre la solita, e per fortuna che avevo dei compagni fantastici come loro accanto, o chissà quante volte non avrei agito, o fatto una scelta con sicurezza!.

-Eh! Eh! Eh!- Oscar mi mise una mano sul capo accarezzandomelo con energia – Non lasciarti andare a queste stupide preoccupazioni! Non hai motivo! Adesso, avrà l’occasione di conoscerti, sorellina!^^-

“Sorellina” sorrisi con gratitudine al mio compagno.

Solo quando mi vedeva davvero in difficoltà, mi chiamava così. Stavo per ringraziarlo, quando l’urlo eccitato di Supper Tuono mi fece balzare di alcuni centimetri da terra.

-SIAMO ARRIVATI!!!!! SI VEDE LA MOBY DICK DI BARBABIANCA IN LONTANANZA!!!!-

Sgranai gli occhi a quell’urlo, sentendomi di nuovo divorare dall’eccitazione e dall’agitazione. Il cuore ormai, avevo rinunciato a controllarlo. Le mani tremavano così tanto, che facevano fare al legno del cornicione uno scricchiolio piuttosto forte. Eravamo arrivati, ed io non riuscivo a voltarmi di nuovo verso il mare, per guardare coi miei occhi.

-EVE!!! EVE!!! GUARDA!!!!- gridava ancora Supper dal basso

-Sorellina…penso proprio sia arrivato il tuo momento!-

Fu Oscar, con gentilezza, a prendermi per le spalle e farmi volgere di nuovo al mare. Eccola la, l’immensa e possente Moby Dick, in tutto il suo splendore. Non avrei mai immaginato che un giorno, l’avrei vista davvero coi miei occhi. Eppure era di fronte a me, e diveniva sempre più grande, più ci avvicinavamo. La sua grandezza, mi fece rabbrividire, ma non di paura, di pura esaltazione. Era davvero magnifica, al di là di ogni mia più florida immaginazione. Non avevo parole.

-Capitano! Come intendi procedere ora?- mi gridò Viola dal timone

Già, dovevo decidere come avvicinarmi alla Moby. L’idea di abbassare la nostra bandiera pirata in segno di sottomissione,non mi passò nemmeno un istante per l’anticamera del cervello, anzi!. Un ghigno divertito si fece largo sul mio viso, facendo sorridere Oscar allo stesso modo, dato che aveva capito all’istante le mie intenzioni. Lo spazio per l’imbarazzo ed il sentimento, l’avrei riservato per dopo, quando sarei stata faccia a faccia con Ace, ma adesso, Ocean J. Eve, doveva presentarsi al meglio al grande Barbabianca!.

Feci un balzo, portentoso, saltando dal cornicione del ponte di comando, ad una delle scalette dell’albero maestro, aggrappandomi ad alcune funi sporgenti.

-PROSEGUIAMO A TUTTA DRITTA!!!- gridai esaltata al massimo, sentendo il fuoco e il fulmine dentro di me, fremere per esplodere.

-NAVE A DRITTA!! NAVE A DRITTA!!!- gridarono dalla vedetta della Moby Dick.

Barbabianca si alzò subito in piedi a quell’urlo, mentre Ace, insieme a Marco e gli altri comandanti, si sporgeva dal ponte di comando. Quando videro il vessillo pirata e riconobbero la Fire and Tunder, il rombo della risata di Barbabianca, si fece sentire per tutta la sua nave.

-GUURARARARA! GURARARARA! Finalmente sei arrivata! Ti stavamo aspettando!-

Silvers, da un lato della prua della Moby insieme a Rufy, osservava col suo solito sorriso enigmatico, l’avvicinamento dell’Asso di Cuori, mentre il mugiwara si agitava come un’esaltato .

-YAH AH AH AH AH! Finalmente, eccola!! Non vedo l’ora di conoscere questa famosa piratessa!! Chissà quali sono i suoi poteri!- era il solito curioso Rufy

Dall’alto del ponte di comando invece, Ace non era dello stesso avviso del fratello, anzi.

-Come osa puntare dritta verso di noi senza dare nemmeno un segnale di permesso?!- si scaldò lo zolfanello accendendo all’istante un pugno col suo fuoco.

-Datti una calmata,Ace! Il babbo vuole parlare con lei, lo sai!- cercò di fermarlo Marco, ma ormai il moro era partito alla carica, e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo.

-TsK! Prima di poter sperare di mettere i piedi sulla nostra nave…deve dimostrarmi quanto vale!!- sbraitò, gettandosi poi a capo fitto verso il pennone principale, afferrando una fune, rimase appeso ad un’altezza impressionante, infiammando con ancor più forza la parte libera del suo corpo. Era un chiaro segno di sfida, un segno di sfida per me.

Lo guardai, dall’alto del mio albero maestro, sovrastata dall’altezza al quale lui invece si trovava. La grandezza della Moby Dick era tale, che al confronto la Fire and Tunder sembrava una piccola imbarcazione da pesca, nonostante anche la mia nave, avesse delle dimensioni piuttosto notevoli. Quando vidi il braccio di Ace infiammarsi ancora di più, capii che mi stava lanciando un’aperta sfida, a dimostrargli quanto era il mio valore. Come temevo, la sua diffidenza era entrata in azione, ma non mi aspettavo niente di diverso, dal comandante della seconda flotta dei pirati di Barbabianca. Sorrisi tra me, e decisi di assecondarlo. Ero ansiosa anch’io di mostrare a tutti ciò che il mio frutto del diavolo mi permetteva di fare. Ero ansiosa di mostrare a Newgate il mio valore, ed ero ansiosa di mostrare ad Ace, che non ero affatto una donna debole, ma forte e degna della sua fiducia!.

Allora, accesi a mia volta il mio pugno ed il mio braccio libero, facendoli risplendere al massimo lasciando che ampie fiammate ardessero alte nel cielo. Avevo deciso di iniziare, rispondendo alla sua provocazione, utilizzando il suo stesso potere, il fuoco. La Fire and Tunder ormai era ad una ventina di metri dalla Moby Dick, e tutti i pirati compreso Barbabianca, potevano vedermi bene. Ace ghignò divertito dalla mia risposta alla sua sfida.

-Lo stesso fuoco eh? Devo ammettere, che sei una tipa piuttosto divertente!-

Sentii distintamente le sue parole, e sentii di nuovo un intenso brivido caldo percorrermi veloce la schiena. Quel ragazzo mi avrebbe fatta impazzire!. Solo la sua voce, in quel momento provocatoria, riusciva a provocarmi profondi sussulti!. Non risposi, calandomi bene il mio cappello sul viso, preparandomi a saltare verso di lui. Ace fece altrettanto, caricando le gambe al massimo, e tendendo di molto i muscoli delle sue spalle, si lanciò velocissimo verso di me. Io, attesi qualche secondo in più, dandogli quasi una sorta di vantaggio, ma poi, saltai a mia volta, andandogli dritta contro. In pochi secondi, eravamo in aria, coi nostri pugni di fuoco che si scontravano con forza. Nessuno dei due però aveva la meglio, e così, decisi di essere un po’ disonesta, attivando anche il potere del fulmine unendolo al fuoco e scaricandolo nel braccio sinistro di Ace, facendolo vacillare. Non ci misi molta potenza, non volevo certo fargli del male! Ma solo intorpidirlo un po’, quanto bastava per farlo fermare. Quel nuovo spostamento d’aria, fece cadere il mio cappello sulle mie spalle, lasciando più visibile di prima il mio volto. Fortunatamente avevo in testa la mia bandana nera a coprirmi, ma notai comunque una certa perplessità nel moro, quando il cappello mi saltò via. Non volevo combattere contro di lui, non era per quello che ero lì. Sorpreso da quel colpo improvviso, Ace balzò sull’albero maestro della mia nave, per poi darsi la spinta e atterrare sul cornicione di prua, sulla fiancata destra della Moby, rivolta verso di noi, tenendosi il braccio colpito dal mio fulmine, massaggiandolo un po’, sentendo un lieve dolore. Sapendo bene che fosse un ragazzo sveglio, e che quindi avrebbe capito quel mio gesto, balzai nuovamente sull’albero maestro della mia nave, guardandolo alcuni istanti in faccia, facendogli un sorriso gentile, per poi atterrare sulla prua della mia nave. Ace infatti, si era come chetato, non provando più ad attaccarci, ma restando immobile sul cornicione, continuava a fissarmi. Cosa poteva aver visto?! Ero sicura che con la mia larga bandana in capo, non avrebbe potuto riconoscermi, allora perché mi fissava in maniera tanto perplessa?!.

“Il suo profumo!” stava intanto pensando pugno di fuoco “Il profumo di quella ragazza!”.

Non potevo certo immaginare, che Ace si ricordasse addirittura del profumo dei miei capelli!. Continuavo a fissarlo, stupita da quel suo repentino cambiamento d’azione, e, mentre i miei uomini mi venivano tutti attorno, sentii nuovamente la voce del grande Newgate..

-GURARARARA! BENVENUTA AL COSPETTO DELLA MOBY DICK! GURARARA!-

Gli occhi magnetici di Ace, mi stavano scrutando profondamente.

 

Fight for Fire2 (Prima Parte) –Fine.

 

   
 
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