Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: thembra    28/05/2012    5 recensioni
...Quella corolla era l’amore che c’era stato e che tutt’ora esisteva fra la donna più insolente e indifferente che lui avesse mai conosciuto e suo padre...
Sia lui che Inuyasha non avrebbero mai più potuto dimenticare le ultime parole esalate dalle labbra del loro fiero padre morente.
Tre, e tutte uguali.
Rin…Rin…rin
Genere: Erotico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Rin, Sesshoumaru
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Sospirando di noia Rin si guardò attorno.
Che pace.
Che silenzio.
 
La luce pomeridiana che filtrava dalle geometriche linee delle tapparelle si schiantava sulla liscia e chiara superficie del parquet illuminando ancora di più la grande stanza.
Godendosi la pace di casa sua si lasciò cadere sulla stranissima poltrona molliccia che le aveva regalato Kagome. Era strana, ma comodissima.
Lasciandosi coccolare da alcuni raggi di sole chinò all’indietro la testa schiudendo gli occhi, si sentiva già meglio, il pianto assurdamente esagerato di poco prima le aveva davvero fatto bene.
Con le labbra incurvate in un sereno sorriso si addormentò.
 
 
…………..
 
Dopo alcuni minuti di silenzioso cammino giunsero al cospetto di due grandi porte scure.
Appoggiando il palmo aperto su di un anta Sango respirò piano voltandosi per guardarla negli occhi.
 
“Qui nessuno vuole farti del male lo sai vero?”
 
Guardandola diritta negli occhi Kagome annuì in silenzio dando a Sango l’idea di una che sapeva il fatto suo mentre invece dentro, la giovane sacerdotessa stava letteralmente incominciando a farsela sotto.
L’aura spirituale che percepiva al di là della porte era terrificante ed apparteneva solamente ad una delle due presenze che avvertiva.
Diavolo, forse era stata troppo avventata nell’accettare quell’invito, si era buttata da sola in pasto ai leoni.
Il suo istinto magico prese il sopravvento donandole pace, conforto e sicurezza.
 
“Bene, entra pure Kagome-chan.”
 
Salutando la ragazza con un cenno del capo si addentrò all’interno di quella che era un’enorme sala, ma enorme veramente. Dovette girare si sé stessa un paio di volte per rendersi conto di quanto fosse vasta, e soprattutto per individuare l’esatta posizione di coloro che la volevano incontrare.
 
Notandoli comodamente seduti attorno ad un tavolino di cristallo mosse dei passi sicuri verso di loro.
 
Non si scoraggiò quando questi nonostante l’avessero vista dal momento che era entrata non accennarono né ad andarle incontro né a salutarla; woaw, bel modo di cominciare.
 
I loro occhi d’ambrato ghiaccio la scrutavano indifferenti eppure lei l’avvertiva chiaramente la strana inflessione della loro aura.
Sembravano…non spaventati, ma timorosi di qualcosa.
 
Mostrandosi sicura prese posto mettendosi comoda ad un lato del tavolino e nell’attesa si concentrò sul vibrare del loro spirito che per ora era placido e statico nonostante potesse percepire chiaramente delle punte di agitazione…bah
Con un veloce movimento degli occhi scrutò entrambi i fratelli stando attenta ad essere il più discreta possibile.
Notò che i due benché si somigliassero parecchio nell’aspetto che li mostrava come demoni ovvero occhi, capelli e lineamenti affilati del viso, a guardarli bene erano davvero differenti.
L’espressione di Inuyasha era in qualche modo più acerba e non riusciva minimamente ad eguagliare quella perfetta e ormai collaudata dell’impassibile Sesshomaru.
Inuyasha sembrava un bambino cocciuto frettoloso di imitare o compiacere il proprio idolo.
 
Lo sbuffo di Sesshomaru l’allontanò da tutte le sue congetture, lentamente e dopo aver preso un bel respiro lo guardò.
 
“Grazie per aver accettato di…”
“Cosa vuoi?”
 
Lei odiava i preamboli.
 
“Innanzitutto toglimi quest’affare dannata!”
“A cuccia”
 
DONK
 
“Maledetta!”
“A cuccia”
 
SBANF!!
 
“Ti ammazzo!”
“A cuccia”
 
CRACK!!!
 
“Ngrr”
 
SPLOTCH
 
Prima che Inuyasha potesse rialzarsi e tornare all’attacco lo stivale di Sesshomaru lo spiaccicò a terra ponendo fine a quell’assurda scenetta.
 
“Credo tu abbia compreso perfettamente le mie intenzioni signorina Higurashi, e benché non siano affatto affar tuo ho deciso lo stesso di metterti al corrente…”
“Oh ma che gesto nobile!”
 
I suoi occhi indifferenti per un attimo furono attraversati da un lampo d’ira, come si permetteva di fare del sarcasmo a sue spese e in casa sua!?
 
“È mia intenzione riallacciare i rapporti con Rin ” decise di mantenere un tono pacato, per ora.
“Perché?” la voce secca di lei lo troncò subito.
“Perché così avrebbe voluto mio padre…” sospirando le fornì la prima spiegazione che gli venne in mente.
“Sono passati quasi due anni non venire a raccontarmi la storia del caso di coscienza…cosa c’è sotto?” diamine, era furba.
“…posso assicurarti che non…” tentò un nuovo approccio sperando che lo lasciasse finire di parlare almeno.
“In questo caso, fottiti!” speranza vana.
“Prego?” la sua voce s’era fatta un sibilo tagliente, feroce e pericoloso.
“Hai capito bene Sesshomaru no Taisho…fottiti! Effe o ti ti i ti i!!! vuoi che te lo scriva?”
“Ti avverto che stai per entrare in un terreno pericoloso ragazzina …”
 
Abbandonando la sua posa d’elegante immobilità con uno scatto fu in piedi di fronte a lei. La sua anima ribolliva di furia repressa tenuta a freno solamente da un’enorme forza di volontà.
A Kagome venne la pelle d’oca nel saggiarne l’ammontare, ma non avrebbe ceduto, oh no che non lo avrebbe fatto!
 
“Ci sono entrata da che sono salita sulla macchina che avete mandato sotto casa mia! Non avete avuto neanche il coraggio di venire di persona, ma chi diavolo pensate d’essere?”
“Chi diavolo pensi d’essere tu stolta umana, non credere che solamente perché ti ho concesso un’udienza tu abbia il diritto di…”
“Concesso un udienza…? Diritto di cosa?” la voce di lei era una risata isterica.
 
Incavolata più che mai anche lei si alzò in piedi sbattendo un pugno sulla chiara superficie del tavolino.
Per la rabbia anche la sua aura crebbe e scontrandosi con quella demoniaca di Sesshomaru diede origine ad alcune piccole e crepitanti scosse.
Beandosi dell’espressione stupita del suo interlocutore sorridendo continuò.
 
“Te lo ripeto ancora una volta imbecille! FOTTITI!”
 
Alzandosi in piedi si diresse alla porta.
Era pazzesco a come facessero i suoi passi ad essere cosi svelti e decisi, dentro stava letteralmente andando in panico, avrebbero potuto scorticarla che nessuno si sarebbe accorto di nulla, era nella tana di due demoni cane per la miseria! Demoni!
 
“Aspetta!”
 
Lentamente si voltò incenerendo con lo sguardo il minore dei fratelli che aveva deciso di intervenire in soccorso del fratello.
 
“Non vogliamo farle del male, dico sul serio…”
“Non gliene farete perché non la vedrete, mai!”
“…quello che sto cercando di dirti è che vogliamo chiederle perdono per il modo assurdo in cui l’abbiamo trattata…Rin è una persona a posto, e per noi è dura fare i conti tutti i giorni con il senso di colpa che ci-”
 
Ridendo Kagome si voltò del tutto avvicinandosi al mezzo demone.
 
“Ah giusto…i principini si sono pentiti, ma poveri…diamo loro immediatamente la possibilità di chiedere scusa perché hanno i rimorsi, perché altrimenti non riescono a dormire sonni tranquilli…”
 
Avanzava e parlava e parlando faceva loro il verso e più faceva così più dentro si incazzava.
Maledetti bastardi ma sul serio, chi si credevano d’essere?
Una solida presa le bloccò l’incedere.
Abbassando lo sguardo sul proprio avambraccio poté riconoscere la mano artigliata di Sesshomaru sfregiata sul dorso da due strisce color magenta, simbolo del suo essere totalmente demoniaco.
Notò anche che la morsa non era dolorosa ma semplicemente netta.
 
“Lo so che non abbiamo alcun diritto di-?”
“Non mi toccare!”
 
Improvvisamente le giunture gli cedettero e si ritrovò con le ginocchia a terra fissato dai neri occhi di lei.
Avvertiva dentro un’emozione indescrivibile, una pesantezza di cuore che non aveva provato mai.
Inuyasha cercò di avvicinarsi, l’ennesimo a cuccia di lei lo mandò a rovinare sul tappeto.
 
“Lo senti?”
“!?”
“Questo è ciò che era lei quando la conobbi.”
“Nh?”
“Un grumo denso e umido di gelo e orrore; di solitudine e paura; di tristezza, angoscia e tremenda, assoluta disperazione.”
 
Notò solamente in quell’istante Sesshomaru che non era più lui a stringere il braccio di lei, ma viceversa. Quando era successo tutto questo?
 
“Era devastata, a pezzi.
Pian piano io e gli altri abbiamo ricomposto le briciole della sua anima  e la sai una cosa? Non abbiamo ancora finito!” I suoi neri occhi incominciarono a velarsi di rabbiose lacrime. “Ci sono giorni in cui la guardo e tutto ciò che vedo è ombra e lutto e mi chiedo se ne è valsa la pena di provare o tanto valeva  lasciarla morire come mi ha scongiurata di fare la notte che la incontrai…”
“Che co-sa?”
“… Tutto questo grazie a voi due…due idioti che non avevano null’altro da fare che mortificare una povera ragazzina, due…mostri che godevano nel farla sentire una miserabile!” lacrime bollenti le caddero dagli occhi quando con uno scattò passò da Sesshomaru ad Inuyasha che udendo quelle parole aveva perso la voglia di alzarsi.
“Di una cosa però devo darvi atto…avete fatto un ottimo lavoro nel distruggerla, bravi!”
 
Chiudendo gli occhi cercò di ricomporsi e dopo alcuni sospiri ci riuscì. Tornò a guardare Sesshomaru prima di continuare.
 
“È vero che siete pentiti? Beh affari vostri vedetevela fuori tra di voi, vivete con questo perenne rimorso perdete tutte le ore di sonno che ha perso lei, fate quello che volete ma lasciatela fuori!”
“…”
“Non vi lascerò avvicinare a lei, non ve la lascerò neanche guardare maledetti mostri!”
 
Lasciando la presa con una spinta netta si allontanò correndo verso la porta.
Non appena il suo polso fu libero dalla morsa di lei e dall’effetto della sua strana magia, per la sorpresa dell’improvviso distacco Sesshomaru cadde all’indietro, gli occhi puntati sulle mani senza vederle.
 
“Non cercatemi più o giuro che vi rovino! Scriverò ad ogni giornale di che razza di bastardi siete, dovessi andare anche contro la promessa che le ho fatto!!!”
“…?”
 
Il botto della porta che si chiuse lei alle spalle scandì l’epilogo di quell’incontro.
 
Dopo alcuni interminabili minuti di silenzio Sesshomaru si alzò avvicinandosi al fratello per aiutarlo a fare lo stesso.
Il suo cuore che ancora batteva all’impazzata sembrava non essere in grado di pompare abbastanza sangue, sentiva che il plasma schizzava via dal suo cuore come fosse stato olio, troppo viscido e unto per poter essere pompato, troppo inquinato e maledetto.
 
Le emozioni che la sacerdotessa gli aveva trasmesso erano ancora presenti dentro di lui, come aloni sui vetri, come aria gelida sulla pelle dopo un bagno bollente, come eco che infinito risuonava nel canyon dei suoi pensieri.
Ma davvero lei aveva passato quell’inferno?
 
“…Hey Sessho…tutto ok?”
 
Con un colpo di spalla Inuyasha si guadagnò la sua completa attenzione. Fu strano per il minore dei due specchiarsi in due iridi confuse e…corrugò la fronte, spaventate?
 
“Io…”
“Toc Toc…ma ci sentite?”
 
L’intrusione di una terza voce spostò nuovamente l’attenzione generale.
 
“Miroku!?”
“Ciao Inuyasha…Sesshomaru, ho bussato tre volte ma non rispondevate…”  guardando la scena davanti a sé Miroku schiuse gli occhi leggermente sconcertato. Sesshomaru che ci faceva così vicino ad Inuyasha?
 
“Ho interrotto qualcosa?”
 
L’espressione scioccata e furibonda di Inuyasha fu detonatore per le risa dell’investigatore e per la rabbia del demone.
 
“Cosa vuoi Miroku?”
“Ah…hem, ho qui quello che ti interessava sapere…”
“Di già?”
 
Immediatamente Sesshomaru gli fu dinnanzi, la mano stesa reclamava la busta arancio che Miroku stringeva fra le dita.
 
“Sono bravo nel mio lavoro io.”
 
Inuyasha da dietro le spalle di Sesshomaru inarcò un sopracciglio scettico.
 
“Mi è andata di culo e va bene! L’importante è che abbia trovato quello che ti interessava no?”
 
Impercettibilmente Sesshomaru annuì, forse quello era un segno…forse valeva la pena di continuare a provare. La sacerdotessa in fondo in fondo era solo un ostacolo da superare o aggirare non rappresentava affatto un problema, inoltre adesso che sapeva dove trovare Rin non gli era più necessario guadagnarsi la fiducia di lei…sarebbe andato direttamente dalla donna e le avrebbe parlato.
 
…e poi?
 
Finalmente avrebbe potuto dormire senza sognare di loro di quanto fossero uniti e felici e sinceri i loro sentimenti; finalmente avrebbe smesso di provare sulla pelle la delusione che aveva inflitto a suo padre,  il dolore che aveva inflitto a lei.
 
“Ottimo lavoro Miroku, serata libera. Prendi Sango e portala dove vuoi, pago io!”
“Yeah!”
 
 
……..
 
 
“-ma?”
“Nhm…”
“Heey…”
 
Coi pensieri ancora legati al bel sogno che stava facendo lentamente Rin aprì gli occhi focalizzando l’attenzione su due grandi pupille ambrate.
Immediatamente sorrise.
 
“Ciao amore…”
 
Mettendosi a sedere sulla poltrona molliccia distese le sue lunghe e chiare braccia verso la piccola sagoma che le stava di fronte.
 
“Hai fatto il bravo?”
“Ti!”
 
Schioccando un bacio fra i capelli del piccolo richiuse gli occhi beandosi del contatto di quell’abbraccio, del calore che le donava al cuore, della forza che le aveva prestato.
 
“Hai fame?”
“A dire il vero gli ho preso qualcosa per strada…”
 
Finalmente Rin si accorse anche di lei.
 
“Oh ciao Kagome, scusami mi sono appisolata quest’aggeggio è….” Sbuffò un sorriso allegro cercando un aggettivo adatto per descrivere l’oggetto sul quale era comodamente seduta.
“Una figata!?”
“Una figata, ecco!!”
 
Risero entrambe mentre il piccolo le guardava confuso senza capire che cosa si fosse da ridere.
 
“Ti stavo dicendo, ho fatto un po’ tardi perché la macchina ha fatto i capricci ma le maestre si sono trattenute e me lo hanno tenuto fin quando sono arrivata…”
“Oh ma che gentili- tornando a rivolgersi al piccoletto assunse un tono di voce leggero e scherzoso -…allora domani portiamo loro dei biscotti per ringraziarle eh?”
“Ti!”
“…”
 
Kagome sorrise di cuore nel contemplare quella dolce scenetta. Sembrava andare tutto bene finalmente, Rin era serena, era stabile e si era convinta ad andare avanti, non avrebbe permesso a quei due demoni di rovinare tutti i progressi che la sua amica aveva fatto. Col cavolo!
 
 
“ne Kagome?”
“Nh?”
“Tutto bene? Mi sembri preoccupata…”
“Nhm…niente…meglio che torni a casa, stasera c’è il corso di meditazione, il nonno ha bisogno di una mano…”
“Oh…ok, grazie per avermelo portato.”
“Ciao sorellina! Ciao Po-chan!”
 
Come sempre Kagome le baciò la guancia per poi coccolare il piccolo che ridendo del solletico che lei gli faceva agitava gambe e braccia nel disperato tentativo di liberarsi dalla presa.
 
“A domani Kagome…”
 
Non era del tutto convinta ma decise di lasciar perdere, magari non era niente di importante, forse era solo stanca per la lunga giornata.
 
La porta si chiuse che lei ancora guardava il punto ormai vuoto dove prima stava Kagome.
 
“Mama?”
“Dimmi…”
“Oto!”
 
Impaziente il piccolino le indicò la credenza dove stavano i deliziosi biscotti al burro che lei preparava ogni due o tre giorni e che a lui piacevano un sacco, sia inzuppati nel latte tiepido al mattino che da soli, come piccolo spuntino prima di andare a nanna.
 
“Solo un paio però…ecco, come si dice?”
“Ace!”
 
Annuendo gli accarezzò la testa piena di folti e fulgidi capelli color del fuoco sciogliendo il nodo al nastro verde con cui glieli legava sulla nuca tutte le mattine. Erano così belli e lo rendevano così carino che sarebbe stato un peccato tagliarglieli.
 
Dopo aver riposto il contenitore di latta nella credenza lo raggiunse sul divano sedendosi accanto a lui, che intento a masticare il dolcetto s’era incantato a guardare un nuovo episodio di Pocoyo, le guancie piene di briciole, gli occhi verdi che splendevano del riflesso della TV.
Sorridendo di vera e totale serenità Rin prese a fargli le carezze  sotto alla nuca, nel punto che aveva imparato essere il suo preferito. Due minuti dopo quell’angelo le si era addormentato in grembo; ogni tanto muoveva la bocca masticando l’ultimo pezzettino di biscotto che gli era rimasto fra i denti.
La sua candida mano gli scostò un paio di ciocche rosse dalla tempia rivelando un paio di linee chiare e leggermente in rilievo rispetto alla pelle. Dolcemente, come se temesse di ferirlo coi polpastrelli le ripassò chiudendo gli occhi all’improvviso dolore che la pervase.
 
Quelle cicatrici gliele aveva inferte Taisho quando lo aveva letteralmente strappato via dal seggiolino dentro al quale era intrappolato, pochi istanti prima che la macchina su cui viaggiava coi suoi genitori esplodesse.
 
I medici le avevano detto che il blocco in plastica e acciaio delle stringhe gli era rimbalzato in faccia sfregiandogliela, e che se non fosse stato per il fatto che anche il neonato era di natura demoniaca probabilmente il colpo gli avrebbe fracassato il cranio.
Sorridendo tristemente a quella memoria Rin scese con la mano lungo il fianco del piccolo alzandogli la maglietta per rivelare un'altra serie di piccole ferite che apparivano in corrispondenza del costato del bambino.
Erano tre lineette di neanche un centimetro, poste a semicerchio che partivano da poco sotto l’ascella fino a giungere all’ossicino del fianco. Li era dove s’erano conficcate le unghie di Taisho quando l’aveva stretto per allontanarsi dall’auto. L’esplosione e l’onda d’urto da essa causata lo avevano sbalzato in avanti, cadendo, il potente demone aveva appoggiato l’avambraccio per proteggere il piccolo ma l’urto col cemento provocò il contatto forzato fra unghie e pelle e queste gli si erano conficcate dentro per metà.
Ce n’era una ancora più grande ma quella non riusciva proprio a guardarla perché rappresentava una sentenza, se le altre erano guarigione, quella terza cicatrice era pericolo costante, era verdetto definitivo.
Scosse la testa imponendosi di non piangere. Neanche Shippo piangeva mai, quel cucciolo di demone volpe ne aveva passate di tutti i colori eppure ogni giorno era felice, le sorrideva, le stringeva la mano e la chiamava mamma dandole la forza di affrontare un nuovo giorno e di sperare ancora.
Lei apriva gli occhi a mattino perché sapeva che accanto a lei, nel grande letto matrimoniale della sua stanza da letto, c’erano i suoi di occhi, già spalancati e in attesa di guardarle dentro l’anima, già sorridenti e pronti alle mille novità che quel giorno gli avrebbe presentato.

Lei viveva ancora perché lui viveva con lei.
 
 
 
TH
 
 
…doooooooooooooon
…e così adesso Sessho c’ha la pista giusta da seguire…mah, chissà come finirà…
Come sempre grazie a chi segue questa storia, a che la mette nei preferiti, nelle seguite e in quella da ricordare.
Un mega grazie (GRAZIE!!) a chi si prende la briga di commentarla perché mi rende proprio felice… (el me tira su na costa) come diciamo noi montanari xD
Beh, che altro aggiungere? Boh…fatemi sapere da bravi!!!
Ciauz!!! 
  
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