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Autore: ArcadiaLaNotte    29/05/2012    3 recensioni
Non sapeva quasi nulla di lui.
Eppure si conoscevano da anni, da tanti anni.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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 Un avviso sulle età. Nel mio immaginario è impossibile (non me ne voglia Kurumada) che i Gold Saints abbiano guadagnato le armature a dieci anni o giù di lì... in questa storia parto dal presupposto che fossero almeno ragazzi di diciotto o vent'anni.

 

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Non sapeva quasi nulla di lui.

Eppure si conoscevano da anni, da tanti anni.

 

Non sapeva quasi nulla di lui.

 

Quel “quasi” non erano le voci di corridoio delle ancelle: alle sue orecchie non sarebbero mai arrivati bisbigli tanto pettegoli.

 

Camus di Aquarius riponeva nella conoscenza – nella conoscenza in senso lato – gran parte della sua forza di attacco. Questo significava che avrebbe combattuto le sue migliori battaglie contro nemici sui quali si fosse accuratamente documentato.

 

Nemici.

 

E alleati.

 

Da quando aveva conquistato le Sacre Vestigia d'Oro, si era dedicato, con molta discrezione – e sapeva essere tanto discreto da risultare invisibile – a raccogliere informazioni sui suoi compagni d'arme.

 

Conoscenza era sinonimo di potere.

 

Potere di vittoria.

 

Camus di Aquarius non sarebbe mai stato un combattente da “prime linee”. Era un predatore invisibile, un avversario silenzioso e letale.

 

Sapeva di Mur e del suo fratellino adolescente. Dell'infanzia di Deathmask. Dell'educazione di Shura, del fratello di Aioria, dell'addestramento di Aphrodite.

 

Non sapeva quasi nulla di Milo.

 

I Cavalieri d'Oro in vita avevano fatto tutti ritorno al Grande Tempio, una volta conquistate le Sacre Vestigia.

 

Lui, Camus, era arrivato poco dopo Mur di Aries, che era stato il primo a tornare.

 

Si erano scambiati poche parole. E si che, Camus aveva sempre pensato, aveva in comune con Mur più che con chiunque altro alle Dodici Case.

 

Milo era arrivato per ultimo. Nella Casa dello Scorpione, vuota, buia per decine di anni, erano finalmente risuonati i passi del Custode, e quale strano guerriero...

 

Camus ricordava il giorno in cui quell'uomo era comparso, prendendo possesso dell'Ottavo Tempio.

 

Era il tramonto sanguigno di una stranamente torrida giornata d'autunno. Il caldo vento della Grecia aveva spazzato per ore i prati sui fianchi della collina, placandosi solo al calare del sole, e Camus aveva udito qualcosa, una vibrazione nel cosmo.

 

Così diversa da quella provocata da lui, o da qualunque altro Cavaliere d'Oro.

Era sfacciata, come se promettesse arbitrariamente distruzione. Torbida, pesante. E angosciata, urlante.

 

Camus ne fu turbato.

Lo stava sentendo solo lui? Solo lui percepiva quell'aura così strana, come un grido nella notte?

 

Uscì dall'Undicesimo Tempio ed osservò.

 

Tutto taceva, nell'aria rovente, tutto era stranamente immobile, come se la stessa natura stesse trattenendo il fiato.

 

Poi la vide.

 

Una figura solitaria, impossibile da ignorare, stava salendo i gradini del Grande Tempio. Era un uomo, dai lunghi e ricciuti capelli biondo scuro e dai vestiti logori. Camminava eretto, per nulla curvo sotto il peso del voluminoso scrigno d'oro che portava sulle spalle.

 

Lo scrigno d'oro delle Sacre Vestigia di Scorpio.

 

Scorpio, l'ultimo Cavaliere d'Oro che mancava all'appello del Sacerdote.

 

Era dal guerriero che proveniva quel Cosmo inquietante?

 

Quel cosmo che sembrava gridare tutt'intorno a lui?

 

Camus sbatté le palpebre nell'aria greve, e si rese improvvisamente conto che si, solo a lui, per qualche oscuro motivo, era giunta la vera entità di quel cosmo E solo per pochi, inafferrabili istanti.

Tutto taceva, lungo le Dodici Case. L'aria era immota e tranquilla. Nessuno era uscito dalle proprie stanze in allarme.

 

Il nuovo arrivato, intanto, aveva raggiunto l'Ottavo Tempio e vi era scomparso all'interno.

 

Non ne riemerse, e Camus, rendendosi conto d'un tratto di aver passato almeno una decina di minuti sulla soglia della sua Casa, rientrò tra le sue ombre confortevoli.

 

Non vide in faccia il Cavaliere di Scorpio per mesi.

 

La mattina successiva, infatti, il Grande Sacerdote chiamò a raccolta i Cavalieri del Tempio per comunicare che le loro forze erano finalmente al completo, e che l'Ottavo Guardiano era stato immediatamente inviato in missione.

 

Solo dopo qualche settimana, Camus scoprì che il Cavaliere di Scorpio – Milo, questo era il suo nome – era stato velatamente investito dal Pontefice del ruolo di assassino del Tempio.

  
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