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Autore: Polar    08/05/2004    2 recensioni
Dopo un allenamento, gli ultimi attimi prima di una partita importante
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo scuro manto della notte stava calando i suoi ultimi raggi su quello che restava della neve caduta durante il giorno il cui

Una  vita sul campo

 

Lo scuro manto della notte stava calando i suoi ultimi raggi su quello che restava della neve caduta durante il giorno il cui candore contrastava con i neri drappi di quella strana serata. L’ombra, proiettata dal castello sul campo, stava lentamente sparendo lasciando il posto alla totale oscurità della notte e lentamente, un po’ in tutto il parco, si andavano accendendo le luci che segnavano, per i ritardatari, la strada per tornare all’interno del maniero. Dalla foresta, resa meno cupa dalla presenza di quel soffice manto bianco, si levavano lentamente e alternatamene suoni lugubri o melodie che riscaldavano il cuore.

Nella notte spiccava la figura di una ragazza ancora in sella alla sua scopa; i lunghi capelli, normalmente di un vivace rosso fuoco, ora svolazzavano nel vento incupiti dalla notte liberando, così, il giovane viso di donna che appariva molto concentrato a chiunque si fosse fermato ad osservarlo. La lunga veste rossa bordata d’oro che indossava le ricadeva dalle spalle direttamente sulla scopa perché troppo larga, ma questo non le impediva di volare velocemente e molto agilmente.

La ragazza chiuse gli occhi mentre faceva dolcemente posare la sua scopa sul freddo terreno e si immagino di sentire nuovamente le urla, le grida di incitamento che durante ogni partita si levavano dagli spalti sopraelevati posti tutt’intorno al campo, la tensione di quei momenti passati in sella al suo manico di scopa  mentre cercava di dare il meglio di se stessa per sorpassare i suoi avversari e magari per farsi notare da qualcuno veramente importante per lei. Cercando con lo sguardo i riflessi luccicanti del boccino per tentare di riprenderlo e poterlo così riporre insieme alla bluffa che quella sera aveva utilizzato, pensò agli infruttuosi tentativi del nuovo cercatore della squadra che quell’anno aveva sostituito Harry che le aveva anche ceduto il ruolo di capitano. Quella sera si era fermata più del solito ad allenarsi in vista della partita che si sarebbe svolta il giorno dopo e ogni momento in più che passava su quel campo lo trascorreva pensando sempre e solo a lui, a quei suoi occhi penetranti che per molti anni si erano presi gioco di lei fino ad arrivare a cambiare completamente la sua vita.

Appoggiò la scopa al bauletto contenente i tre diversi tipi di palla e andò ad appoggiarsi al palo che sorreggeva l’anello centrale, il suo preferito come bersaglio anche perché più difficile da perforare, e si sedette contro di esso, con ancora la mente assorta nei suoi pensieri si mise a cantilenare qualcosa di molto simile ad una serenata in perfetta sintonia con tutti i suoni provenienti dal parco e dalla foresta.

La foresta… La foresta per lei era sempre stato un luogo misterioso, quando si trovava la in alto, nel cielo, durante una partita o un più semplice allenamento, si girava sempre più spesso a rimirarla per tutta la sua estensione, li gli alberi erano cresciuti alti e intatti nella loro naturalezza, magnifiche creature si celavano agli occhi degli esseri umani, ma anche molti pericoli erano in agguato… Proprio come sul campo di quidditch… Il vento sferzante le fece ricordare la prima volta che si era ritrovata li in mezzo, tra la folla urlante, durante il suo quarto anno qui ad Hogwarts, allora aveva giocato come cercatrice per via dell’espulsione dalla squadra di Harry ad opera di quell’arpia dell’Umbridge, ma adesso lei giocava da cacciatrice, ruolo che a suo modesto parere gli si addiceva molto di più che quello di cercatore. In quel momento gli venne in mente ancora lui, come ogni volta, l’ambiguo serpeverde non lasciava mai il suo pensiero, si era ripromessa che se anche quell’anno i grifondoro avessero vinto la coppa del quidditch gliela avrebbe dedicata, nonostante serpeverde e grifondoro fossero nemici di sempre a lei non importava, il loro affetto reciproco per lei rappresentava che nulla era impossibile e che anche ciò che sembrava ovvio non potesse mai accadere poteva invece succedere, era con questa speranza nel cuore che credeva che il giorno dopo, girandosi verso gli spalti, avrebbe scorto nuovamente quegli occhi freddi ma al contempo così dolci che la guardavano giocare, che la vedevano vincere solo per lui, perché era questo che lei faceva… Vinceva solo per lui.

L’aria fredda e una lacrima che scendeva lentamente a rigarle il viso la risveglio dal sogno di quel domani ormai sempre più vicino, si alzò in piedi scuotendo la polvere dalla veste da gioco facendo in modo di far scivolare fuori dal colletto un ciondolo con un leone argentato avvolto giocosamente da un serpente dorato, un suo regalo a ricordargli che nessuno è mai come veramente appare. Raccolse la sua scopa e il bauletto e si diresse verso l’uscita del campo che dava agli spogliatoi e girandosi a rimirare, per l’ultima volta prima della grande sfida, il campo deserto disse a bassa voce –Domani vinceremo… e mentre alzerò la coppa della vittoria la dedicherò a te, Draco -

  
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