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Autore: Ce Ci    29/05/2012    6 recensioni
Incominciò tutto in un giorno di pioggia, come il giorno in cui tutto finì.
“Io ti ho già vista…”
“Scemo, vivi a casa mia, mi vedi ogni mattina!” risposi con aria sconsolata. Si aveva decisamente bevuto troppo e probabilmente non sapeva nemmeno con chi stava parlando.
“Questo lo so Rachel!” ok, mi ero sbagliata, mi aveva riconosciuta almeno “Dicevo prima. Io ti ho visto prima di vivere a casa tua. Non so mi pare come in un sogno. Mi ricordo dei tuoi capelli biondo scuro, degli occhi azzurri che mi guardano tra le lacrime, poi un nome: Rachel. Piangevi”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Everyday

E quando pensi che sia finita,
è proprio allora che comincia la salita.
Che fantastica storia è la vita.
(Che Fantastica Storia E' La Vita - Antonello Venditti)

 
Vivevo a Londra da ormai dodici anni. Mia madre ci aveva fatto trasferire qui per lavoro. All’inizio era stato difficile, però una bambina di sei anni ci mette poco a fare amicizie e a ritornare ad essere quella di un tempo.
Era un giovedì pomeriggio di una stupida giornata qualunque. Mio fratello Mike stava giocando con qualche ritardato di suo amico a qualche stupido gioco alla playstation e io ovviamente dovevo badare a loro dato che i miei non erano a casa. E fare i compiti. E riordinare la mia stanza. E se riuscivo (e non era un invito, ma un obbligo) preparare anche qualcosa per cena. Ovviamente.
“Rachel, ho fame mi porti delle patatine?” urlò mio fratello dall’altra stanza.
“Non sono mica la tua cameriera!”
“Ma la mamma ha detto che devi badare a noi!”
“E tu dall’alto dei tuoi tredici anni non riesci ad arrivare alla cucina con le tue gambe? Io sto cercando di studiare, specie di mostriciattolo”. In realtà non era proprio così, però non avevo voglia di staccarmi dal mio computer per andare a prendergli del cibo.
“Ma grazie comunque!” disse con fare ironico.
Il mio telefonino cominciò a vibrare. Sul display apparve un nome, Charlotte.
“Dimmi tutto tesoro!”
“Ho saputo che oggi ti tocca il babysitteraggio al fratellino. Quindi non esci?”
“Ah ah, negativo!”
“Allora aspettami, cinque minuti e sono da te”
Staccai la chiamata. Quanto la adoravo.
L’avevo conosciuta il giorno in cui mi ero traslocata a Londra. Era la mia vicina di casa, lei e la sua famiglia, i genitori, tre sorelle più piccole e un fratello maggiore, erano subito venuti a fare conoscenza e avevamo mangiato a casa loro. Da allora io e Charlotte eravamo diventate praticamente inseparabili. Lei sapeva tutto di me, io sapevo tutto di lei.
I suoi cinque minuti erano piuttosto teorici perché arrivare da una casa all’altra impegnava circa cinque secondi. Infatti tempo di poggiare il computer portatile sulla scrivania che il campanello suonò.
Aprii la porta e una ragazza dai capelli chiari, con indosso degli shorts bianchi e una canotta verde mi fissa con un sorriso a trentadue denti. Ha in mano un’enorme vaschetta di gelato alla menta. Il mio gusto preferito.
“Ho portato i rifornimenti!”
“Ma io ti amo!” Le dico abbracciandola e facendola entrare.
“Chi è? … oh ciao Charlotte…” disse mio fratello sbucando con la testa dalla sua stanza facendosi subito imbarazzato. Ok, a dirla così fa ridere, ma il mio fratellino ha sempre avuto una cotta per la mia migliore amica, come d’altronde quasi tutti i ragazzi. Era così bella, solare, spontanea, anche se lei non lo riconosceva.
“Ciao piccola peste Mike!” rispose lei sorridendo.
Ci sedemmo sul divano e dopo aver acceso la tv su uno dei tanti canali di musica ci mettemmo a mangiare gelato, cantando con in mano il cucchiaio come microfono.
“Sono le sette! Tra poco arrivano i miei e non ho ancora preparato niente per la cena!” esclamai nel bel mezzo di un assolo di chitarra di qualche gruppo che stava suonando,
“Non ti preoccupare, ci sono qua io” disse prontamente Charlotte. Già se c’era un’altra qualità da aggiungere a quella ragazza stupenda era anche un’enorme abilità ai fornelli.
Con il suo aiuto riuscii anche a preparare qualcosa mentre mio fratello, ormai orfano del suo compagno di giochi si era chiuso in camera e ascoltava qualche musica assolutamente terribile. Era possibile che fossimo fratelli? Il mio gusto per la musica era decisamente migliore!
“Tesoro siamo tornati!” La voce di mio padre arrivò dall’ingresso.
“Salve signori Foster!”
“Lottie quante volte ti ho detto di darci del tu?” disse mia madre che ormai era arrivata sulla soglia della cucina, perfettamente abituata a trovarsi quella ragazza in casa.
“Ti fermi a cena con noi?” disse mio padre.
La guardai con occhi supplichevoli. -Dì di sì, dì di sì!-
“Va bene, faccio solo un salto dai miei per dirglielo” disse.
 
La cena passò relativamente tranquillamente finché non si arrivò a parlare della mia imminente audizione. Si, avevo un’audizione da fare per un’importante scuola di danza moderna. Non credete che io fossi una super ballerina, ma ballare era sempre stato il mio sogno e quell’audizione era capitata a fagiolo nella mia vita.
“Sono sicuro che la mia stellina ce la farà”
“Papà finiscila con quel soprannome, me lo dicevi quando avevo tre anni!”
“Io sono d’accordo con tuo padre, anche sul soprannome!” disse Charlotte strappandomi un sorriso. Stavo cercando di fare la trattenuta da qualche giorno, ma in realtà dentro stavo per morire.
Dopo cena Charlotte venne in camera mia e parlammo a lungo della giornata che stava per arrivare. Ero talmente agitata che quando se ne andò promettendomi che mi avrebbe accompagnato il giorno seguente all’audizione, io non riuscii a chiudere occhio.




SPAZIO AUTORE:
Et voilà! Questo è un capitolo abbastanza introduttivo, perciò non succede molto. Spero che vi piaccia e che mettiate qualche recensione! :) Scusate se in questo periodo ci metterò un po' a pubblicare qualcosa, ma siamo verso la fine della scuola e c'è da impazzire. un bacio! :)

  
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