Riunione di
famiglia
-Non ne posso più.- mormorò Charlie,
trascinandosi verso l’aula di chimica.
-A chi lo dici!- esclamò la ragazza
accanto a lei, stringendosi la coda alta- -Come sto?-
-Bene, come al solito.-
-Non mi hai nemmeno guardato!-
protestò questa, tirando fuori dalla borsa a tracolla uno specchietto rotondo.
Charlie sbuffò, accelerando il passo e, entrata nell’aula prese posto in uno
dei banchi lasciati ancora vuoti. L’amica la raggiunse qualche secondo dopo e
si sedette con lei.
-Sei troppo intollerante.- le
bisbigliò, alzandosi in piedi per salutare il professore che aveva appena
varcato la soglia della classe.
-Dio, quanto è bello..- aggiunse poi,
estasiata, risedendosi e tirando fuori i libri dalla borsa.
-E’ vecchio,
Em! Quante volte te lo dovrò ripetere ancora prima
che tu riesca a rendertene conto!?- la rimproverò Charlie, facendo in modo di
essere nascosta dall’immensa schiena di Nick Johnson,
seduto proprio di fronte a lei. Emily scrollò le spalle, disinteressata,
seguendo con gli occhi la figura dell’uomo. Appoggiato alla cattedra, rivolto
verso gli alunni.
-Aprite a
pagina duecento ottanta, ragazzi.-
-Hai
sentito!? Hai sentito!? La sua voce è così sexy!-
Charlie
fissò l’amica con sguardo compassionevole. –Si, Emily. E niente che includa la
parola sexy per descriverlo.-
La ragazza
si limitò a fare un sospiro, continuando a fissare incantata l’insegnante, che
aveva iniziato a spiegare lo spettro atomico dell’idrogeno, o qualcosa del
genere. Di certo quando uno così parlava, tutte le distrazioni erano ammesse.
Dovevano essere ammesse. Quindi i suoi brutti voti era senz’altro scusati.
Charlie
scosse la testa, notando la solita espressione che campeggiava sul viso dell’amica
ogni qualvolta incrociasse Mr. Thompson. A Charlie non piacevano i cliché, e
quello lo era senz’ombra di dubbio. Innamorarsi di un prof, Emily non avrebbe
potuto trovare nulla di più originale. Charlie aveva sempre escluso la
possibilità di prendersi una cotta per un insegnante, ma aveva sempre pensato
che, se le fosse dovuto capitare per forza, avrebbe perso la testa per un uomo,
se non bello, per lo meno carino. Mr. Thompson aveva circa cinquant’anni,
portava un paio di occhialetti rotondi, maglioncini verde bottiglia e pantaloni
a righine beige o grigi. Il viso sbarbato, pallido e leggermente paffuto. I
capelli, almeno quelli, erano ancora attaccati al cranio o, se non c’erano
tutti, di sicuro non facevano intravedere la pelata. Non era né alto né basso,
nella media, piuttosto. Si poteva scorgere, quando stava di lato, un filo di
pancetta premere contro la camicia, ben nascosta sotto il maglioncino. Insomma,
non propriamente un Adone. Quindi la caratteristica sex-appeal poteva essere
tranquillamente eliminata in tronco. Rimaneva la “fascinosità”.
Charlie era convinta che si sarebbe potuta benissimo innamorare di un uomo
brutto come la morte se avesse avuto la
capacità d’incatenarla con le sue parole. L’essere affascinanti non era da
tutti, in effetti, diciamo che la materia a cui ci si dedicava contava molto.
Le probabilità che un prof risultasse affascinante salivano vertiginosamente se
quest’ultimo insegnava filosofia, storia, lettere. Non certo chimica. Insomma,
chimica e “fascinosità” non potevano stare nella
stessa frase, figurarsi nello stesso uomo. Ma, pensò Charlie, sembrava evidente
che ci fosse sempre l’eccezione che confermava la regola. In quel caso,
l’eccezione, stava giusto chiedendo di andare in bagno, sbattendo le ciglia in
maniera scandalosa.
-Attenta,
rischi di creare un turbine.- le sussurrò Charlie, beccandosi un pugno leggero
sul braccio e una linguaccia dalla ragazza, prima che uscisse, sculettando
terribilmente, si trovò a constatare Charlie, orripilata.
***
-Voglio
l’estate.- mugugnò un ragazzo, disteso a pancia in su sul prato, le braccia
incrociate dietro la testa.
-Oserei dire
che sia quasi blasfemo essere costretti ad andare a scuola con questo sole.-
aggiunse Charlie, seduta accanto all’amico, intenta a giocherellare con i fili
d’erba.
-Manca poco.-
mormorò Emily, dischiudendo pigramente un occhio.
-Lo so, ma
il tempo sembra non passare mai quando siamo qui.-
Sentirono il
suono della campanella invadere il giardino assolato. Charlie fece una smorfia.
–Ovviamente le ore buche volano in un secondo.-
I tre si
alzarono a malincuore e si diressero verso il massiccio edificio di fronte poco
distante, seguiti da altri studenti che, come loro, avevano approfittato di
quell’ora d’aria per starsene a crogiolare al sole.
-Che dite,
andiamo al parco questo pomeriggio?- propose Charlie.
-Non
possiamo, abbiamo la riunione di famiglia oggi, Cha.-
La ragazza
si diede una leggera pacca sulla fronte. –Che idiota, non mi ricordavo più.-
-Ma che
strano.- commentò Emily, roteando gli occhi.
-Significa
che mi abbandonerete? Ma io..Non posso sopravvivere senza di voi!-
-Lo sappiamo
Pat, lo sappiamo. Ed è proprio per questo che ti
regaleremo..- Emily si guardò intorno e Charlie le ficcò in mano qualcosa di
tutto stropicciato.
-Questa
carta di caramella!- proclamò, infilandola nella tasca dei jeans dell’amico.
-Così ti
ricorderai di noi.- rincarò Charlie, per poi prendere sottobraccio l’amica e
allontanarsi ridacchiando.
-Brave,
bella mossa! Trattare in questo modo barbaro uno che sta per avere economia
domestica..Usiamo i forni, là dentro!- gridò loro dietro il ragazzo. Un gruppetto
di ragazzini lo fissò con gli occhi sbarrati. Patrick scoppiò in una risatina
imbarazzata.
-Ehi, non mi
voglio certo suicidare, stavo solo scherzando!-
-Bella roba,
non ti ha mai detto nessuno che non si fa!?- rimbeccò una ragazzina più
intraprendente degli altri, stringendo con forza il quaderno rosso che teneva
tra le mani. Patrick sospirò, non aveva intenzione di litigare con dei bambini.
Sapeva benissimo che avrebbe potuto farli scappare a gambe levate semplicemente
con un piccolo, bu, perché era più che evidente che
la dose di coraggio della ragazzina era stata consumata. Ma lui non era nato
per incutere paura, insomma, lui non riusciva a terrorizzare nessuno. E nemmeno
lo voleva. Ma era un dato di fatto, gli studenti più piccoli provavano un
timore immenso nei confronti di quelli dal terzo anno in su. Ed era assurdo.
-Io..Beh, io
vado.- mormorò, non rivolgendosi a nessuno in particolare. Mentre percorreva il
corridoio sentì le voci allegre del gruppetto congratularsi con la ragazzina,
che ringraziava compiaciuta.
Un piccolo
sorriso gli increspò le labbra. Non era proprio portato a vestire i panni del
cattivo, ed era meglio così.
***
-Sono tornata!-
Charlie chiuse con uno scatto la porta d’ingresso, abbandonando zaino e scarpe
in un angolo della stanza.
-Ehi, c’è
nessuno?- domandò, dirigendosi verso la cucina. Si guardò intorno, notando una
pentola sul fornello spento. Pasta. Rosa doveva aver cucinato quella mattina.
Cercò un piatto nell’armadietto sopra il lavandino, ma era praticamente vuoto.
Cavolo, poteva significare una cosa soltanto: lavastoviglie da scaricare.
Charlie sbuffò, aprendola ed estraendone un piatto pulito. Lo riempì di pasta, afferrò
un tovagliolo e una forchetta e andò in salotto, avrebbe mangiato davanti alla
tv, tanto era sola in casa. Entrata nella stanza si accorse di un paio di Nike
che spuntavano dal bracciolo del divano. Sapeva bene a chi appartenessero, come
conosceva il proprietario di quei piedoni, sicuramente puzzolenti, che le
calzavano.
-Josh!-
esclamò, facendo sobbalzare il ragazzo, che cadde a terra con un tonfo.
-Stavo
dormendo..- biascicò questo, contrariato, mettendosi a sedere sul pavimento con
aria stordita.
-Me ne sono
accorta!- rimbrottò Charlie, guardandolo di traverso.
-Avresti
potuto svegliarmi in modo più gentile!- protestò lui, alzando gli occhi ancora
gonfi di sonno verso la sorella. –Che cosa ci fai con quella!?- chiese poi,
stralunato, indicando il piatto fumante.
-Mi nutro!?-
rispose Charlie, sarcastica, sedendosi sul parquet e ficcandosi in bocca una
forchettata di maccheroni. Josh emise un verso
disgustato.
-Non potevi
fare colazione con qualcosa di meno stomachevole? Sono sicuro che la mamma abbia
comprato latte e biscotti l’ultima volta che ha fatto la spesa!-
Charlie alzò
un sopracciglio. –Ti dai alla cannabis, fratellino?- indagò, cercando il
telecomando.
-Caso mai tu!
Uno dei sintomi dopo aver fumato una canna è avere una fame da lupi.-
Charlie
interruppe la propria ricerca per tirare uno scappellotto sulla testa del
fratello.
-Guarda un
po’, succede la stessa cosa anche dopo sei ore di scuola.-
Josh scosse
la testa con uno scatto nervoso.
-Sei..Sei
ore di scuola?- balbettò, impallidendo vistosamente. -Che ore sono, Cha?-
La ragazza,
trovato il telecomando sotto uno dei cuscini del divano, pigiò il tasto verde,
e l’apparecchio si accese con un lieve ronzio. –Ecco, quattordici e trenta.-
lesse sullo schermo.
-Cazzo..Cazzo!-
-Cosa c’è!?-
domandò Charlie, innervosita, alzando il volume del televisore.
-Ho dormito
quattro ore e mezza!-
La ragazza
cambiò canale, rivolgendo una fuggevole
occhiata al fratello.
-Sei uno
stupido, non capisco come tu riesca a stare sveglio a lezione se la notte non dormi.-
-No, Cha.
Non hai capito! Oggi non ci sono proprio andato a scuola! Mi sono
riaddormentato!-
Charlie
scoppiò in una risata fragorosa.
-Non è
divertente, cazzo, Cha! E ora chi lo dice alla mamma!?-
-Non certo io.- riuscì a bofonchiare la ragazza, cercando di tornare
seria. –Mi chiedo come fai a..-
-Stamattina
dovevamo entrare alle dieci, Rosa mi ha chiamato verso le nove e mezza, poi se
n’è andata, e io mi ricordo di essermi sdraiato qui e..Mi sono svegliato ora!-
terminò Josh, afflosciandosi contro il sofà.
-Veramente
io stavo per chiederti come puoi essere così imbecille..Ma va bene lo stesso.-
-Così non mi
aiuti affatto.- mugugnò il ragazzo, imbronciato.
-Infatti non
era quello il mio intento.-
-Bella
sorella che mi ritrovo.-
-Ti ho già
detto mille volte che non siamo consanguinei..Ti ho trovato in un cestino
dell’immondizia al parco e mamma e papà ti hanno voluto prendere. Se fosse
stato per me, saresti rimasto lì insieme alla mia carta del gelato.-
-Smettila di
dire cazzate. Non sapevi nemmeno come si facesse a buttare una cartaccia. Non
lo sai c’entrare adesso il cestino, figurarsi all’età di un anno.-
Charlie
sospirò rumorosamente, mandò giù l’ultimo maccherone e replicò:
-D’accordo,
cambierò versione. Un tizio in passamontagna ti ha lanciato dalla finestra del
salotto e sei finito dritto nella mia cesta dei giochi, io ti ho conciato come
uno spaventapasseri con i colori a dita, così i genitors
quando ti hanno visto hanno avuto pietà di te, contento?-
-Mi sembra
di capire che in qualunque caso tu la metta hai sempre avuto un ruolo
fondamentale nella faccenda. Ovvero, in realtà hai sempre desiderato un
fratellino come me.-
-Certo, come
no! Imploravo tutte le sere la mamma di sfornare un bambino puzzolente,
strillante e rompiballe. A quanto pare le mie preghiere sono state esaudite.-
finì, guardando il fratello in modo eloquente.
Josh
incrociò le braccia, visibilmente seccato. Stava per aprir bocca e dirgliene
quattro, ma si bloccò in tempo. Sarebbe stato controproducente. E avrebbe
comunque avuto altre occasioni per rifarsi.
-Allora, mi
aiuti o no?-
-Sei
pesante, Josh. Cosa vuoi che ti dica? Di’ alla mamma
che sei stato male e non hai potuto uscire di casa.-
-Mi copri
tu, vero?-
-Ovviamente,
stringeremo un patto col sangue..Anzi no, farò ancora meglio, un’incisione
nella pietra che citerà testualmente: elogio a Charlotte Cox,
unica testimone e superstite alla più grande e disgustosa vomitata del
ventunesimo secolo.-
Charlie
sorrise al vuoto, immaginandosi l’iscrizione davanti a se.
-Magari sul
porticato..O sui gradini!- continuò,
gesticolando.
-Cha, mi
serve semplicemente che tu dica di avermi sentito stare male. Non ho bisogno di
nessuna lapide o altra roba del genere.-
-Uff. Lo so.- la ragazza portò nuovamente l’attenzione al televisore:
una donna sulla trentina contemplava in estasi un detersivo rosa shocking. Non
c’era decisamente più limite al peggio.
-Mtv?-
domandò, alzandosi da terra e accoccolandosi sul divano.
-Andata.-
assentì Josh, spingendo in là la sorella e
abbandonandosi anch’esso sui morbidi cuscini blu.
-Mi piace questo video.- annunciò Charlie,
mentre le note del nuovo singolo di Beyoncé si
diffondevano nella stanza.
-Mi piace
lei.- Josh sogghignò malizioso, lo sguardo fisso
sulle labbra carnose della cantante.
-Sei sempre
il solito.-
-Proprio
così. Un maschio,per la precisione.-
-Adolescente
dagli..-
-Non dire
quel..-
-Ormoni in
subbuglio! Ecco. Fregato!- Charlie rise, compiaciuta, schivando la gomitata del
ragazzo. Sinceramente non aveva mai capito perché a certe persone desse tanto
fastidio sentire pronunciare la parola: ormoni. Che cos’avevano di strano, a
parte il fatto di sconvolgere la vita dai tredici anni in su? Insomma, a lei in
fin dei conti stavano simpatici.
-Ora tocca
ai tuoi.- lo sentì dire, sghignazzando. Charlie si girò curiosa verso lo
schermo: un furgoncino hippy arancione sfrecciava, se così si poteva definire
la sua andatura, lungo una strada rettilinea completamente deserta. Cinque
ragazzi familiari camminavano sulla spiaggia. La voce di Liam Payne le risuonò
nitida nelle orecchie.
-Merda!-
urlò la ragazza, balzando in piedi. –Dobbiamo andare!- continuò, afferrando i
resti del pranzo e portandoli di corsa in cucina. Josh
fissava quel turbine impazzito completamente impassibile. Dopo sedici anni si
era abituato anche a quello.
-Cristiano
Ronaldo, Josh, alza quel culo dal divano e datti una
mossa!-
Il ragazzo
alzò gli occhi al cielo. Già. Ultimamente si era aggiunta anche quella nuova
imprecazione al vocabolario della sorella, come se non fosse stata abbastanza
fuori per conto suo. Sbadigliò sonoramente, e raggiunse Charlie che stava
tentando di infilare le chiavi nella toppa, senza risultato. Josh oltrepassò la soglia con un salto, spostando di lato
la sorella e chiudendo lui la porta d’ingresso.
-Mi stavi
lasciando a casa, sorellina.-
-Oh. Si,
beh. Credevo fossi già uscito, diamine!- sbraitò lei, agguantando il manubrio
di una vecchia bici azzurra appoggiata al muro e inforcandola. Prese a pedalare
come una forsennata, senza curarsi delle macchine che avevano a iniziato a
strombazzarle dietro.
-Vuoi farci
investire, per caso!?- le urlò Josh, affiancandola.
-Se
arriviamo in ritardo ci uccideranno comunque loro! Dio, come posso essermi
dimenticata! L’appuntamento era alle cinque!-
-Charlie, tu
sai che sono le tre e mezza, non è vero? E a meno che il posto misterioso in
cui mi stai portando si trovi a kilometri e kilometri da qui, siamo in anticipo
di oltre due ore.-
La ragazza
frenò di colpo, inchiodando sul ciglio della strada, costringendo Josh a fare altrettanto.
-Dico, sei
impazzita!? Cazzo, Charlie, ti devi dare una calmata!-
La ragazza
proruppe in una risata allegra.
-Scusa.-
Josh alzò
le spalle, facendole segno di proseguire.
I due
ripresero a pedalare in silenzio.
-Almeno
adesso ti degneresti di spiegarmi per chi abbiamo rischiato di finire
asfaltati?- domandò dopo qualche minuto il ragazzo, un sorrisetto divertito
all’angolo della bocca.
-Riunione di
famiglia.- Charlie girò appena la testa verso il fratello, facendogli
l’occhiolino.
-E’ arrivata
l’estate.-
-Si, Josh, direi proprio di si.-
***
-Buoni
questi pop-corn.- commentò Josh a bocca piena,
sdraiato sul tappeto del salotto.
-Appunto per
questo, vedi di lasciarne un po’ anche a noi.- lo ammonì Emily, posando una
caraffa di succo d’arancia sul tavolino davanti alla tv.
-Voi potete
mangiare quei..Cosi marroni che spuntano dal vassoio.-
-Per tua
informazione “i cosi marroni”, come li hai definiti tu, sono dei muffin prelibatissimi cucinati apposta per l’occasione dalla
sottoscritta.- s’indignò la ragazza, portando le mani ai fianchi.
-E questo è
il motivo per cui non li toccherò neanche con un dito.-
spiegò Josh, un sorriso sornione stampato in volto.
-Brutto
nanetto infame!- urlò Emily, balzandogli sopra, sistemandosi in modo tale che
non si potesse liberare.
-Non-non
respiro!-
-Cavoli
tuoi, Cox. Così imparerai la prossima volta a parlar
male delle mie creazioni.-
-Anch’io
voglio giocare al cavallo!- intervenne un bambino biondo, entrando come un
turbine nella stanza.
-No! No,
Calvin, il cavallino è stanco adesso!- riuscì a dire Josh
con voce flebile, scuotendo la testa, per quanto gli fosse possibile.
-Che succede
qui?- domandò Charlie, spuntando dalla porta ad arco che collegava l’anticamera
alla sala. -Vi lascio dieci minuti da soli e non l’hai ancora scuoiato, Em? Un vero record.-
-Ci stavo
arrivando.-
-Già, per
ora si sta limitando ad eliminare le mie riserve d’ossigeno.- borbottò Josh, tentando di levarsi di dosso la ragazza.
-Non
vogliono farmi andare sul cavallo!- protestò Calvin, appellandosi a quella che
sembrava ormai essere la sua ultima ancora di salvezza.
-Adesso darò
io una lezione a questi cattivoni.- Charlie afferrò
Calvin per le ascelle e lo mise a cavalcioni sulla sorella, che esplose in un
grido acuto.
-Charlotte Cox! Come hai osato!?- sbraitò Emily, mentre il fratellino
ululava contento, muovendo con forza le gambine
contro i corpi dei due ragazzi, spiaccicati l’uno sull’altro.
Charlie
iniziò a ridere di gusto, sparendo qualche minuto, per ritornare subito dopo
tenendo una bambina per mano.
-Nicky,
perché non vai a giocare anche tu con Calvin?- propose alla sorella,
invitandola ad avanzare.
La bambina
annuì entusiasta, tentando di togliersi la cartella dalle spalle.
-Tienila,
così..puoi far finta di partire per un viaggio!- le sussurrò in un orecchio,
sospingendola lievemente.
-Nicole!
Non puoi! Sto morendo!- boccheggiò Josh, accompagnato
dai lamenti perforanti di Emily, mentre la bimba si accomodava, non troppo
delicatamente, su quel groviglio di gambe e braccia.
Era una
visione troppo comica. Troppo per poterle resistere. Charlie si lasciò cadere a
terra, tenendosi la pancia per le grandi risate.
-Sono a
casa!- una voce ben conosciuta arrivò alle orecchie di tutti e cinque,
certamente non mettendo fine a quella baraonda.
-Ma che diav..-
Charlie
prese a ridere ancora più forte notando l’espressione annichilita del ragazzo
appena apparso sulla soglia del salotto.
-Fratellone,
che ne dici di darci una mano, invece di stare lì a fissarci?- mormorò Emily,
stizzita.
Il giovane
finse di pensarci su, posandosi l’indice sul mento.
-No. Direi
proprio di no.- concluse, sorridendo, facendo per
uscire dalla stanza.
-Ma, quei
cosi marroni?- domandò, fermandosi un momento, arricciando il naso.
-Muffin!
Sono muffin! Possibile che qui nessuno lo voglia capire!?- strepitò Emily,
riuscendo a liberarsi con uno sforzo sovraumano e, slegato il grembiule
macchiato, lo lanciò violentemente contro il fratello.
-Che
famiglia assurda.- mormorò questo, scuotendo la testa.
-Ti vorrei
ricordare che ne fai parte anche tu.-
-Non ho mai
detto il contrario.- Liam sorrise, tutto risultava assurdo quando si trattava
di Payne e Cox messi
insieme. Tutto.
Spazio Autrice
Hola!
Allora, che ve ne pare? Uno schifo assurdo?
A presto, Svampi