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Autore: Svampi    29/05/2012    4 recensioni
tratto dal secondo capitolo :
-Tesoro, calmati. Capisco che tu ti senta..-
-No! No, mamma, tu non capisci affatto! Non ti rendi conto di quello che mi stai facendo!? Non potete andarvene proprio ora! Abbiamo i tour da organizzare, è tutto nuovo per noi!Avevamo programmato l'intera estate, e ora voi in un attimo avete rovinato ogni cosa!Pensavo t'importasse!-
-Ma certo che m'importa. Ora non fare il bambino, potrete incontrarvi ugualmente, non sarai segregato qui. E..- la donna rivolse un sorriso rassicurante al ragazzo in piedi accanto al letto.
-Guarda un po',potreste anche divertirvi..-
Non lo vide neanche voltarsi e uscire dalla stanza. Sentì solo la porta chiudersi, sbattuta con forza.
Gli sarebbe passata, prima o poi.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riunione di famiglia

 

-Non ne posso più.- mormorò Charlie, trascinandosi verso l’aula di chimica.

-A chi lo dici!- esclamò la ragazza accanto a lei, stringendosi la coda alta- -Come sto?-

-Bene, come al solito.-

-Non mi hai nemmeno guardato!- protestò questa, tirando fuori dalla borsa a tracolla uno specchietto rotondo. Charlie sbuffò, accelerando il passo e, entrata nell’aula prese posto in uno dei banchi lasciati ancora vuoti. L’amica la raggiunse qualche secondo dopo e si sedette con lei.

-Sei troppo intollerante.- le bisbigliò, alzandosi in piedi per salutare il professore che aveva appena varcato la soglia della classe.

-Dio, quanto è bello..- aggiunse poi, estasiata, risedendosi e tirando fuori i libri dalla borsa.

-E’ vecchio, Em! Quante volte te lo dovrò ripetere ancora prima che tu riesca a rendertene conto!?- la rimproverò Charlie, facendo in modo di essere nascosta dall’immensa schiena di Nick Johnson, seduto proprio di fronte a lei. Emily scrollò le spalle, disinteressata, seguendo con gli occhi la figura dell’uomo. Appoggiato alla cattedra, rivolto verso gli alunni.

-Aprite a pagina duecento ottanta, ragazzi.-

-Hai sentito!? Hai sentito!? La sua voce è così sexy!-

Charlie fissò l’amica con sguardo compassionevole. –Si, Emily. E niente che includa la parola sexy per descriverlo.-

La ragazza si limitò a fare un sospiro, continuando a fissare incantata l’insegnante, che aveva iniziato a spiegare lo spettro atomico dell’idrogeno, o qualcosa del genere. Di certo quando uno così parlava, tutte le distrazioni erano ammesse. Dovevano essere ammesse. Quindi i suoi brutti voti era senz’altro scusati.

Charlie scosse la testa, notando la solita espressione che campeggiava sul viso dell’amica ogni qualvolta incrociasse Mr. Thompson. A Charlie non piacevano i cliché, e quello lo era senz’ombra di dubbio. Innamorarsi di un prof, Emily non avrebbe potuto trovare nulla di più originale. Charlie aveva sempre escluso la possibilità di prendersi una cotta per un insegnante, ma aveva sempre pensato che, se le fosse dovuto capitare per forza, avrebbe perso la testa per un uomo, se non bello, per lo meno carino. Mr. Thompson aveva circa cinquant’anni, portava un paio di occhialetti rotondi, maglioncini verde bottiglia e pantaloni a righine beige o grigi. Il viso sbarbato, pallido e leggermente paffuto. I capelli, almeno quelli, erano ancora attaccati al cranio o, se non c’erano tutti, di sicuro non facevano intravedere la pelata. Non era né alto né basso, nella media, piuttosto. Si poteva scorgere, quando stava di lato, un filo di pancetta premere contro la camicia, ben nascosta sotto il maglioncino. Insomma, non propriamente un Adone. Quindi la caratteristica sex-appeal poteva essere tranquillamente eliminata in tronco. Rimaneva la “fascinosità”. Charlie era convinta che si sarebbe potuta benissimo innamorare di un uomo brutto come la morte  se avesse avuto la capacità d’incatenarla con le sue parole. L’essere affascinanti non era da tutti, in effetti, diciamo che la materia a cui ci si dedicava contava molto. Le probabilità che un prof risultasse affascinante salivano vertiginosamente se quest’ultimo insegnava filosofia, storia, lettere. Non certo chimica. Insomma, chimica e “fascinosità” non potevano stare nella stessa frase, figurarsi nello stesso uomo. Ma, pensò Charlie, sembrava evidente che ci fosse sempre l’eccezione che confermava la regola. In quel caso, l’eccezione, stava giusto chiedendo di andare in bagno, sbattendo le ciglia in maniera scandalosa.

-Attenta, rischi di creare un turbine.- le sussurrò Charlie, beccandosi un pugno leggero sul braccio e una linguaccia dalla ragazza, prima che uscisse, sculettando terribilmente, si trovò a constatare Charlie, orripilata.

 

***

-Voglio l’estate.- mugugnò un ragazzo, disteso a pancia in su sul prato, le braccia incrociate dietro la testa.

-Oserei dire che sia quasi blasfemo essere costretti ad andare a scuola con questo sole.- aggiunse Charlie, seduta accanto all’amico, intenta a giocherellare con i fili d’erba.

-Manca poco.- mormorò Emily, dischiudendo pigramente un occhio.

-Lo so, ma il tempo sembra non passare mai quando siamo qui.-

Sentirono il suono della campanella invadere il giardino assolato. Charlie fece una smorfia. –Ovviamente le ore buche volano in un secondo.-

I tre si alzarono a malincuore e si diressero verso il massiccio edificio di fronte poco distante, seguiti da altri studenti che, come loro, avevano approfittato di quell’ora d’aria per starsene a crogiolare al sole.

-Che dite, andiamo al parco questo pomeriggio?- propose Charlie.

-Non possiamo, abbiamo la riunione di famiglia oggi, Cha.-

La ragazza si diede una leggera pacca sulla fronte. –Che idiota, non mi ricordavo più.-

-Ma che strano.- commentò Emily, roteando gli occhi.

-Significa che mi abbandonerete? Ma io..Non posso sopravvivere senza di voi!-

-Lo sappiamo Pat, lo sappiamo. Ed è proprio per questo che ti regaleremo..- Emily si guardò intorno e Charlie le ficcò in mano qualcosa di tutto stropicciato.

-Questa carta di caramella!- proclamò, infilandola nella tasca dei jeans dell’amico.

-Così ti ricorderai di noi.- rincarò Charlie, per poi prendere sottobraccio l’amica e allontanarsi ridacchiando.

-Brave, bella mossa! Trattare in questo modo barbaro uno che sta per avere economia domestica..Usiamo i forni, là dentro!- gridò loro dietro il ragazzo. Un gruppetto di ragazzini lo fissò con gli occhi sbarrati. Patrick scoppiò in una risatina imbarazzata.

-Ehi, non mi voglio certo suicidare, stavo solo scherzando!-

-Bella roba, non ti ha mai detto nessuno che non si fa!?- rimbeccò una ragazzina più intraprendente degli altri, stringendo con forza il quaderno rosso che teneva tra le mani. Patrick sospirò, non aveva intenzione di litigare con dei bambini. Sapeva benissimo che avrebbe potuto farli scappare a gambe levate semplicemente con un piccolo, bu, perché era più che evidente che la dose di coraggio della ragazzina era stata consumata. Ma lui non era nato per incutere paura, insomma, lui non riusciva a terrorizzare nessuno. E nemmeno lo voleva. Ma era un dato di fatto, gli studenti più piccoli provavano un timore immenso nei confronti di quelli dal terzo anno in su. Ed era assurdo.

-Io..Beh, io vado.- mormorò, non rivolgendosi a nessuno in particolare. Mentre percorreva il corridoio sentì le voci allegre del gruppetto congratularsi con la ragazzina, che ringraziava compiaciuta.

Un piccolo sorriso gli increspò le labbra. Non era proprio portato a vestire i panni del cattivo, ed era meglio così.

***

-Sono tornata!- Charlie chiuse con uno scatto la porta d’ingresso, abbandonando zaino e scarpe in un angolo della stanza.

-Ehi, c’è nessuno?- domandò, dirigendosi verso la cucina. Si guardò intorno, notando una pentola sul fornello spento. Pasta. Rosa doveva aver cucinato quella mattina. Cercò un piatto nell’armadietto sopra il lavandino, ma era praticamente vuoto. Cavolo, poteva significare una cosa soltanto: lavastoviglie da scaricare. Charlie sbuffò, aprendola ed estraendone un piatto pulito. Lo riempì di pasta, afferrò un tovagliolo e una forchetta e andò in salotto, avrebbe mangiato davanti alla tv, tanto era sola in casa. Entrata nella stanza si accorse di un paio di Nike che spuntavano dal bracciolo del divano. Sapeva bene a chi appartenessero, come conosceva il proprietario di quei piedoni, sicuramente puzzolenti, che le calzavano.

-Josh!- esclamò, facendo sobbalzare il ragazzo, che cadde a terra con un tonfo.

-Stavo dormendo..- biascicò questo, contrariato, mettendosi a sedere sul pavimento con aria stordita.

-Me ne sono accorta!- rimbrottò Charlie, guardandolo di traverso.

-Avresti potuto svegliarmi in modo più gentile!- protestò lui, alzando gli occhi ancora gonfi di sonno verso la sorella. –Che cosa ci fai con quella!?- chiese poi, stralunato, indicando il piatto fumante.

-Mi nutro!?- rispose Charlie, sarcastica, sedendosi sul parquet e ficcandosi in bocca una forchettata di maccheroni. Josh emise un verso disgustato.

-Non potevi fare colazione con qualcosa di meno stomachevole? Sono sicuro che la mamma abbia comprato latte e biscotti l’ultima volta che ha fatto la spesa!-

Charlie alzò un sopracciglio. –Ti dai alla cannabis, fratellino?- indagò, cercando il telecomando.

-Caso mai tu! Uno dei sintomi dopo aver fumato una canna è avere una fame da lupi.-

Charlie interruppe la propria ricerca per tirare uno scappellotto sulla testa del fratello.

-Guarda un po’, succede la stessa cosa anche dopo sei ore di scuola.-

Josh scosse la testa con uno scatto nervoso.

-Sei..Sei ore di scuola?- balbettò, impallidendo vistosamente. -Che ore sono, Cha?-

La ragazza, trovato il telecomando sotto uno dei cuscini del divano, pigiò il tasto verde, e l’apparecchio si accese con un lieve ronzio. –Ecco, quattordici e trenta.- lesse sullo schermo.

-Cazzo..Cazzo!-

-Cosa c’è!?- domandò Charlie, innervosita, alzando il volume del televisore.

-Ho dormito quattro ore e mezza!-

La ragazza cambiò  canale, rivolgendo una fuggevole occhiata al fratello.

-Sei uno stupido, non capisco come tu riesca a stare sveglio a lezione se la notte non dormi.-

-No, Cha. Non hai capito! Oggi non ci sono proprio andato a scuola! Mi sono riaddormentato!-

Charlie scoppiò in una risata fragorosa.

-Non è divertente, cazzo, Cha! E ora chi lo dice alla mamma!?-

-Non certo io.- riuscì a bofonchiare la ragazza, cercando di tornare seria. –Mi chiedo come fai a..-

-Stamattina dovevamo entrare alle dieci, Rosa mi ha chiamato verso le nove e mezza, poi se n’è andata, e io mi ricordo di essermi sdraiato qui e..Mi sono svegliato ora!- terminò Josh, afflosciandosi contro il sofà.

-Veramente io stavo per chiederti come puoi essere così imbecille..Ma va bene lo stesso.-

-Così non mi aiuti affatto.- mugugnò il ragazzo, imbronciato.

-Infatti non era quello il mio intento.-

-Bella sorella che mi ritrovo.-

-Ti ho già detto mille volte che non siamo consanguinei..Ti ho trovato in un cestino dell’immondizia al parco e mamma e papà ti hanno voluto prendere. Se fosse stato per me, saresti rimasto lì insieme alla mia carta del gelato.-

-Smettila di dire cazzate. Non sapevi nemmeno come si facesse a buttare una cartaccia. Non lo sai c’entrare adesso il cestino, figurarsi all’età di un anno.-

Charlie sospirò rumorosamente, mandò giù l’ultimo maccherone e replicò:

-D’accordo, cambierò versione. Un tizio in passamontagna ti ha lanciato dalla finestra del salotto e sei finito dritto nella mia cesta dei giochi, io ti ho conciato come uno spaventapasseri con i colori a dita, così i genitors quando ti hanno visto hanno avuto pietà di te, contento?-

-Mi sembra di capire che in qualunque caso tu la metta hai sempre avuto un ruolo fondamentale nella faccenda. Ovvero, in realtà hai sempre desiderato un fratellino come me.-

-Certo, come no! Imploravo tutte le sere la mamma di sfornare un bambino puzzolente, strillante e rompiballe. A quanto pare le mie preghiere sono state esaudite.- finì, guardando il fratello in modo eloquente.

Josh incrociò le braccia, visibilmente seccato. Stava per aprir bocca e dirgliene quattro, ma si bloccò in tempo. Sarebbe stato controproducente. E avrebbe comunque avuto altre occasioni per rifarsi.

-Allora, mi aiuti o no?-

-Sei pesante, Josh. Cosa vuoi che ti dica? Di’ alla mamma che sei stato male e non hai potuto uscire di casa.-

-Mi copri tu, vero?-

-Ovviamente, stringeremo un patto col sangue..Anzi no, farò ancora meglio, un’incisione nella pietra che citerà testualmente: elogio a Charlotte Cox, unica testimone e superstite alla più grande e disgustosa vomitata del ventunesimo secolo.-

Charlie sorrise al vuoto, immaginandosi l’iscrizione davanti a se.

-Magari sul porticato..O sui gradini!-  continuò, gesticolando.

-Cha, mi serve semplicemente che tu dica di avermi sentito stare male. Non ho bisogno di nessuna lapide o altra roba del genere.-

-Uff. Lo so.- la ragazza portò nuovamente l’attenzione al televisore: una donna sulla trentina contemplava in estasi un detersivo rosa shocking. Non c’era decisamente più limite al peggio.

-Mtv?- domandò, alzandosi da terra e accoccolandosi sul divano.

-Andata.- assentì Josh, spingendo in là la sorella e abbandonandosi anch’esso sui morbidi cuscini blu.

 -Mi piace questo video.- annunciò Charlie, mentre le note del nuovo singolo di Beyoncé si diffondevano nella stanza.

-Mi piace lei.- Josh sogghignò malizioso, lo sguardo fisso sulle labbra carnose della cantante.

-Sei sempre il solito.-

-Proprio così. Un maschio,per la precisione.-

-Adolescente dagli..-

-Non dire quel..-

-Ormoni in subbuglio! Ecco. Fregato!- Charlie rise, compiaciuta, schivando la gomitata del ragazzo. Sinceramente non aveva mai capito perché a certe persone desse tanto fastidio sentire pronunciare la parola: ormoni. Che cos’avevano di strano, a parte il fatto di sconvolgere la vita dai tredici anni in su? Insomma, a lei in fin dei conti stavano simpatici.

-Ora tocca ai tuoi.- lo sentì dire, sghignazzando. Charlie si girò curiosa verso lo schermo: un furgoncino hippy arancione sfrecciava, se così si poteva definire la sua andatura, lungo una strada rettilinea completamente deserta. Cinque ragazzi familiari camminavano sulla spiaggia. La voce di Liam Payne  le risuonò nitida nelle orecchie.

-Merda!- urlò la ragazza, balzando in piedi. –Dobbiamo andare!- continuò, afferrando i resti del pranzo e portandoli di corsa in cucina. Josh fissava quel turbine impazzito completamente impassibile. Dopo sedici anni si era abituato anche a quello.

-Cristiano Ronaldo, Josh, alza quel culo dal divano e datti una mossa!-

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. Già. Ultimamente si era aggiunta anche quella nuova imprecazione al vocabolario della sorella, come se non fosse stata abbastanza fuori per conto suo. Sbadigliò sonoramente, e raggiunse Charlie che stava tentando di infilare le chiavi nella toppa, senza risultato. Josh oltrepassò la soglia con un salto, spostando di lato la sorella e chiudendo lui la porta d’ingresso.

-Mi stavi lasciando a casa, sorellina.-

-Oh. Si, beh. Credevo fossi già uscito, diamine!- sbraitò lei, agguantando il manubrio di una vecchia bici azzurra appoggiata al muro e inforcandola. Prese a pedalare come una forsennata, senza curarsi delle macchine che avevano a iniziato a strombazzarle dietro.

-Vuoi farci investire, per caso!?- le urlò Josh, affiancandola.

-Se arriviamo in ritardo ci uccideranno comunque loro! Dio, come posso essermi dimenticata! L’appuntamento era alle cinque!-

-Charlie, tu sai che sono le tre e mezza, non è vero? E a meno che il posto misterioso in cui mi stai portando si trovi a kilometri e kilometri da qui, siamo in anticipo di oltre due ore.-

La ragazza frenò di colpo, inchiodando sul ciglio della strada, costringendo Josh a fare altrettanto.

-Dico, sei impazzita!? Cazzo, Charlie, ti devi dare una calmata!-

La ragazza proruppe in una risata allegra.

-Scusa.-

Josh alzò le spalle, facendole segno di proseguire.

I due ripresero a pedalare in silenzio.

-Almeno adesso ti degneresti di spiegarmi per chi abbiamo rischiato di finire asfaltati?- domandò dopo qualche minuto il ragazzo, un sorrisetto divertito all’angolo della bocca.

-Riunione di famiglia.- Charlie girò appena la testa verso il fratello, facendogli l’occhiolino.

-E’ arrivata l’estate.-

-Si, Josh, direi proprio di si.-

***

-Buoni questi pop-corn.- commentò Josh a bocca piena, sdraiato sul tappeto del salotto.

-Appunto per questo, vedi di lasciarne un po’ anche a noi.- lo ammonì Emily, posando una caraffa di succo d’arancia sul tavolino davanti alla tv.

-Voi potete mangiare quei..Cosi marroni che spuntano dal vassoio.-

-Per tua informazione “i cosi marroni”, come li hai definiti tu, sono dei muffin prelibatissimi cucinati apposta per l’occasione dalla sottoscritta.- s’indignò la ragazza, portando le mani ai fianchi.

-E questo è il motivo per cui non li toccherò neanche con un dito.- spiegò Josh, un sorriso sornione stampato in volto.

-Brutto nanetto infame!- urlò Emily, balzandogli sopra, sistemandosi in modo tale che non si potesse liberare.

-Non-non respiro!-

-Cavoli tuoi, Cox. Così imparerai la prossima volta a parlar male delle mie creazioni.-

-Anch’io voglio giocare al cavallo!- intervenne un bambino biondo, entrando come un turbine nella stanza.

-No! No, Calvin, il cavallino è stanco adesso!- riuscì a dire Josh con voce flebile, scuotendo la testa, per quanto gli fosse possibile.

-Che succede qui?- domandò Charlie, spuntando dalla porta ad arco che collegava l’anticamera alla sala. -Vi lascio dieci minuti da soli e non l’hai ancora scuoiato, Em? Un vero record.-

-Ci stavo arrivando.-

-Già, per ora si sta limitando ad eliminare le mie riserve d’ossigeno.- borbottò Josh, tentando di levarsi di dosso la ragazza.

-Non vogliono farmi andare sul cavallo!- protestò Calvin, appellandosi a quella che sembrava ormai essere la sua ultima ancora di salvezza.

-Adesso darò io una lezione a questi cattivoni.- Charlie afferrò Calvin per le ascelle e lo mise a cavalcioni sulla sorella, che esplose in un grido acuto.

-Charlotte Cox! Come hai osato!?- sbraitò Emily, mentre il fratellino ululava contento, muovendo con forza le gambine contro i corpi dei due ragazzi, spiaccicati l’uno sull’altro.

Charlie iniziò a ridere di gusto, sparendo qualche minuto, per ritornare subito dopo tenendo una bambina per mano.

-Nicky, perché non vai a giocare anche tu con Calvin?- propose alla sorella, invitandola ad avanzare.

La bambina annuì entusiasta, tentando di togliersi la cartella dalle spalle.

-Tienila, così..puoi far finta di partire per un viaggio!- le sussurrò in un orecchio, sospingendola lievemente.

-Nicole! Non puoi! Sto morendo!- boccheggiò Josh, accompagnato dai lamenti perforanti di Emily, mentre la bimba si accomodava, non troppo delicatamente, su quel groviglio di gambe e braccia.

Era una visione troppo comica. Troppo per poterle resistere. Charlie si lasciò cadere a terra, tenendosi la pancia per le grandi risate.

-Sono a casa!- una voce ben conosciuta arrivò alle orecchie di tutti e cinque, certamente non mettendo fine a quella baraonda.

-Ma che diav..-

Charlie prese a ridere ancora più forte notando l’espressione annichilita del ragazzo appena apparso sulla soglia del salotto.

-Fratellone, che ne dici di darci una mano, invece di stare lì a fissarci?- mormorò Emily, stizzita.

Il giovane finse di pensarci su, posandosi l’indice sul mento.

-No. Direi proprio di no.- concluse, sorridendo, facendo per uscire dalla stanza.

-Ma, quei cosi marroni?- domandò, fermandosi un momento, arricciando il naso.

-Muffin! Sono muffin! Possibile che qui nessuno lo voglia capire!?- strepitò Emily, riuscendo a liberarsi con uno sforzo sovraumano e, slegato il grembiule macchiato, lo lanciò violentemente contro il fratello.

-Che famiglia assurda.- mormorò questo, scuotendo la testa.

-Ti vorrei ricordare che ne fai parte anche tu.-

-Non ho mai detto il contrario.- Liam sorrise, tutto risultava assurdo quando si trattava di Payne e Cox messi insieme. Tutto.

 

 

Spazio Autrice

Hola! Allora, che ve ne pare? Uno schifo assurdo?

A presto, Svampi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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