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Autore: Trich    29/05/2012    4 recensioni
Vicino alla Cornucopia c’è la dodicenne del 7 in terra. Perché si è avvicinata alla Cornucopia? Era troppo piccola per sopravvivere.
Il sangue le esce dal collo sporcando l’asfalto luccicante. La macchia si allarga sotto i miei occhi e non riesco a smettere di guardarla.
La parola
aòroi mi balza in testa. Fuori stagione, mi ha detto mio padre, in una lingua antichissima. Siamo tutti fuori stagione. Non siamo ancora maturi, per morire.
Mi riprendo solo quando vedo il ragazzo del Distretto 1 che scaglia la lancia già insanguinata verso quello del 5 che aveva avuto la mia stessa idea di fuggire nelle strade. Lo colpisce in mezzo alla schiena. Lui crolla a terra.
Avrei potuto essere io, la sua preda.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori stagione
 

 
«Signore e signori, che i Settantunesimi Hunger Games abbiano inizio!»
La voce di Claudius Templesmith, al tuo quarantacinquesimo anno da presentatore, sembra così felice. Spero che almeno lui si stia divertendo.
Potrei vomitare.
Il pensiero mi colpisce all’improvviso. Perderei quegli sponsor che Finnick, con il suo carisma, sta probabilmente riuscendo a farci ottenere. Potrei vomitare qui, sulla piattaforma, mentre i miei occhi cercando di adattarsi alla troppa luce.
Sessanta secondi.
Quando riesco a distinguere qualcosa dopo il buio, vedo un grande 34 sul muro di fronte a me. 35. 36.
I secondi passano.
Mi guardo attorno.
Sembra… sembra quasi Capitol City.
I palazzi intorno ai tributi. Voglio dire, intorno a noi.
La piazza lastricata.
Siamo attorno alla Cornucopia dorata identica in tutte le edizioni. È più grande, credo. Probabilmente per non farla sfigurare davanti al Palazzo Presidenziale che c’è dietro. O almeno, davanti alla copia del Palazzo Presidenziale.
Accanto alla mia piattaforma c’è una busta di plastica con delle mele.
41. 42.
Finnick, il mio mentore, ha detto di non partecipare alla battaglia iniziale, se non ci sentivamo pronti. È stata la prima cosa che ha detto dopo essersi presentato, come se non sapessi chi fosse. Wid, il ragazzo del mio Distretto, ha sbuffato. A Capitol City ha sempre mangiato con i ragazzi dell’1 e del 2.
Anch’io sono stata allenata. Non come quelli del 2, ma abbastanza. Sono forte, anche se non sembra.
Ma da questo ad unirsi ai Favoriti c’è un mare di differenza.
L’unica cosa che io abbia mai ucciso sono i pesci.
Mi guardo meglio attorno. C’è una via stretta, a qualche metro da me, perpendicolare a questa. Per quanto ne so, Capitol City è geometrica, organizzata. Se mi infilassi in quella via, e quella fosse una strada senza uscita, sarei morta. Così come in ogni altra via così vicina alla Cornucopia. Per le altre, posso sempre tornare indietro.
Ne avvisto una abbastanza lontana.
I miei piedi sono già in quella direzione mentre suona il gong.
Mi piego, raccolgo la busta, lancio uno sguardo alle spalle e inizio a correre.
Non so perché ho afferrato il sacchetto. Istinto, forse. Non sarà facile procurarsi del cibo in città. A meno che non ci abbiano messo dei veri commessi a vendere cose in cambio di, che so, sangue.
Come no.
Inciampo un attimo su un sanpietrino lucido mentre mi guardo indietro. Nessuno fa caso a me, per ora. Sono solo una ragazzina del 4 con un misero cinque in allenamento.
Vicino alla Cornucopia c’è la dodicenne del 7 in terra. Perché si è avvicinata alla Cornucopia? Era troppo piccola per sopravvivere.
Il sangue le esce dal collo sporcando l’asfalto luccicante. La macchia si allarga sotto i miei occhi e non riesco a smettere di guardarla.
La parola aòroi mi balza in testa. Fuori stagione, mi ha detto mio padre, in una lingua antichissima. Siamo tutti fuori stagione. Non siamo ancora maturi, per morire.
Mi riprendo solo quando vedo il ragazzo del Distretto 1 che scaglia la lancia già insanguinata verso quello del 5 che aveva avuto la mia stessa idea di fuggire nelle strade. Lo colpisce in mezzo alla schiena. Lui crolla a terra.
Avrei potuto essere io, la sua preda.
Mi volto di nuovo e ricomincio a correre.
La via che avevo visto ormai è troppo lontana. Sono stata stupida.
Raggiungo il primo incrocio che trovo e svolto. Mi brucio l’avanbraccio sfregandolo contro il muro. Continuo a correre.
E mi trovo un muro davanti.
Mi blocco. Stupida. Sto già tornando indietro quando sento dei passi pesanti che si avvicinano.
Sono in trappola.
Accanto a me c’è la porta di un palazzo. È una cosa stupida da fare. Ma morirei comunque.
Ma mi ci avvicino e provo ad aprirla. La maniglia slitta verso il basso e la porta si apre. Trattengo un’esclamazione stupita.
Mi infilo dentro e la chiudo dietro di me.
E quando mi volto verso la porta mi accorgo che non c’è.
Ho bisogno di un attimo per rendermi conto che quello che sto guardando non è la strada, ma la porta trasparente solo da questo lato. Non c’è niente che possa fare per chiudere la porta definitivamente, quindi non faccio assolutamente nulla. Vedo, con il cuore ancora che batte anche se adesso mi sento come se fossi davanti ad un televisore, il ragazzo dell’1 che entra nella via, la trova vuota, torna indietro. Non vorrà allontanarsi troppo dalla Cornucopia.
Lascia dietro di sé qualche goccia di sangue che gli cola dalla lancia.
Respiro.
Non sono al sicuro, anche se sembra. Potrei benissimo impersonarmi in un personaggio di Capitol City, se non avessi il dubbio che gli Strateghi abbiano messo qualche sorpresa per i tributi che si fossero trovati una sistemazione nell’appartamento.
Chissà come devono essere eccitati gli abitanti di questa casa, nella vera Capitol City. Saranno delle celebrità, ormai.
Vedo una porta dall’altra parte del corridoio. Pure questa trasparente, da su un’altra via.
Salgo ai piani di sopra nella speranza di trovare qualcosa dove mettere questo sacchetto di mele che sbatacchia. Ho già sete, ma a quanto pare la Capitol City dell’Arena non ha tubature. Quando tiro su la manopola del rubinetto, non esce nulla.
La dispiensa è vuota, e nelle camere non c’è nient’altro che l’arredamento base. Nessun vestito, o zaino.
Scendo di nuovo al piano di sotto, con le mele che mi sbatacchiano contro il ginocchio. Esco dal palazzo ed entro in un altro. Nelle vie ho il terrore degli altri tributi, dentro degli Strateghi.
È strano. Non ricordo un edizione degli Hunger Games ambientata in una città. C’è stata quella nelle rovine, ma a Capitol City?
Penso che sarà un’edizione degli Hunger Games molto speciale.










Corner
Alloora. Ecco, è la mia prima storia su Hunger Games.
Nello steso momento sto guardando una twitcam, quindi se scrivo quache frase senza senso è colpa di Ludwigsvoice.
Okay. Allora, è il primo capitolo di una mini-long di cui non so quando pubblicherò il secondo capitolo. Non ho il computer fisso e sono un po' discontinua.
Comunque, l'aòroi viene da una lezione di epica a scuola.
Insieme alla frase ''Una società che uccide i propri figli ha già in sé il seme della distruzione'' o una cosa del genere. Pensiero immediato a Hunger Games.
Ah, se c'è qualche errore avvertitemi, per favore! Ho riletto e tutto, ma...
Insomma, avete capito.
Okay. 
So che è corto. Lo so. Non riesco a scrivere capitoli troppo lunghi.
Bene.
Prima avevo un sacco di cose da scrivere qui, ma ora non ho più niente in mente.
Vi abbandono.
Baci,
Marti.

   
 
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