Videogiochi > Kingdom Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: bittersweet Mel    29/05/2012    3 recensioni
«Quello che hai descritto tu prima si chiama “sognare”, e non sempre quello che desideriamo si realizza.»
Roxas annuì, soddisfatto.
«Proprio per questo è meglio aspettare e rimanere in disparte.»
«Ed è qui che ti sbagli, imbecille.» fece Riku in risposta, scuotendo la testa. «Così non fai altro che sognare, ma se vuoi davvero una cosa allora devi agire.»
Il biondo aprì la bocca, pronto a controbattere come ogni volta, ma Riku lo interruppe subito con un’alzata di mano.
«O almeno è così che dice sempre Axel, no?»

[Riku/Roxas/Axel- ]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Riku, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Desiderare una cosa solo perché non la si può avere;  detto anche “sognare”.

 

Gli occhi attenti di Roxas seguivano i contorni sfumati della figura ritratta sulla fotografia che aveva appena scattato, cercando di distinguere da quella sagoma irregolare il volto di Axel.
Eppure quella foto a bassa definizione sul suo cellulare non rendeva affatto giustizia all’altro ragazzo, al contrario ne sfigurava le forme e non evidenziava la sua vera bellezza.
Di persona Axel era … Era perfetto, agli occhi di Roxas. Non c’era una sola cosa che non trovasse bella in lui, a partire dal modo di gesticolare, di parlare e finendo con il carattere fin troppo esagitato e sfrontato.
Da un anno a quella parte per Roxas era così: c’era Axel e poi gli altri, era diventata la sua categoria a parte e il suo cellulare pieno di foto ne era la dimostrazione.
Non che fosse uno stalker, ovvio; semplicemente tirava fuori il suo cellulare e cercava di scattare qualche foto quando ne aveva l’occasione, così da potersi tenere qualche nuovo ricordo tutto per sé.
Era da circa un’ora che Roxas  se ne stava seduto compostamente sopra la panchina del parco di Sunset Hill, mentre osservava con lieve sorriso sulle labbra Axel correre da una parte all’altra dietro un pallone da calcio.
Subito al suo seguito c’erano Sora e Riku che si spintonavano nemmeno troppo amichevolmente per riuscire a prendere la palla prima dell’altro.
L’unico che se ne stava da solo era proprio lui, Roxas.
Solitamente si sarebbe unito agli amici, rispondendo a qualche battuta velenosa di Riku e fermando poi Sora, intento a prendere la palla e fracassarla sopra al cranio dell’albino.
Eppure questa volta non andava affatto così; in quel momento il biondo aveva altro a cui pensare e quel “ qualcosa” prendeva comunemente il nome di Axel.
Quell’Axel che correva da più di un’ora e non sembrava intenzionato a fermarsi, come se avesse il fuoco dentro e non volesse mai smettere di bruciare.
E automaticamente al fuoco che il rosso aveva dentro di sé se ne accendeva un altro, proprio dentro al petto di Roxas.
No, quel giorno non sarebbe sicuramente riuscito a correre dietro ad un pallone con Axel di fianco a sé.
Come minimo si sarebbe ritrovato con il sedere per aria e il naso spiaccicato contro al terreno quasi privo d’erba.

«Sognare ad occhi aperti ti farà male al cervello, sai?»
Il biondo sobbalzò un po’, chiudendo con uno scatto veloce il cellulare con ancora sopra la foto sfocata di Axel in bella mostra.
Subito dopo alzò lo sguardo e sbuffò lievemente, provando un leggero fastidio a livello delle mani – sì, le sue mani alle volte provavano tanto fastidio e voleva scontrarsi contro la faccia del loro interlocutore.
«A te invece frigge il cervello stare sotto al sole, eppure non mi pare che io venga li a dirti nulla.»
Con un ghigno come risposta Riku avanzò di qualche passo e si lasciò cadere affianco al biondo, mentre un lieve sospiro di stanchezza fuoriusciva dalle sue labbra dischiuse.
Roxas alzò gli occhi al cielo notando il sudore che imperlava la fronte dell’altro, le gote arrossate dalla fatica e gli occhi socchiusi in cerca di un minimo di riposo.
«Se ti stanchi tanto a correre dietro un pallone perché lo fai?» la sua voce suonava molto come una critica ed era accentuata dal movimento delle sue braccia, che subito si incrociarono sopra al petto.
Riku mantenne il suo solito sorriso derisorio e osservò di sottecchi il biondo, senza voltare nemmeno la testa di lato.
«Per lo stesso motivo per cui tu fai le foto ad Axel: perché mi piace.»
Alla risposta pacata dell’altro Roxas arrossì lievemente sulle gote, mentre un piccolo broncio gli sfiorò le labbra e le fece aggrottare. 
Dannazione, perché Riku doveva sapere sempre tutto? Non poteva per una volta essere all'oscuro di quello che lo circondava?
A quanto pareva no, la sua onniscienza non doveva aver mai fine.
«Tornatene a giocare, non ho voglia di stare qui a parlare con te.» sbottò il biondo dopo qualche secondo di silenzio, mentre l’altro continuava a riprendere tranquillamente fiato al suo fianco.
Riku allungò la testa all’indietro e appoggiò il capo contro lo schienale verde scuro, lasciando ciondolare i capelli verso il basso.
Si passò una mano sulla fronte e poi tra i capelli, pettinandoseli quanto poteva verso l’indietro.
«Mi diverto di più a vedere le tue reazioni.»
«A davvero? Wow, devo ammettere che i tuoi hobby sono entusiasmanti. Fammi indovinare: tieni un diario con scritto sopra tutte le figuracce che ho fatto da quando ti conosco?»
Domandò pungente Roxas, mentre si muoveva infastidito sopra la panchina e non spostava lo sguardo dalla faccia tutta pacifica dell’altro.
Ecco, adesso le sue mani avevano ripreso a parlargli e gli chiedeva – anzi, lo pregavano- di lasciargli incontrare la faccia di Riku.
«No, ci tengo scritte tutte le volte in cui riesco a prenderti per il culo oppure a batterti in quello che fai.»
«Che gentile.» borbottò Roxas, mentre uno sbuffo infastidito gli usciva dalle labbra.
Riku non rispose più e il silenzio ritornò a crearsi intorno a loro due, mentre poco distante si riuscivano a sentire le urla di Sora e le risate di Axel.
Roxas sollevò lo sguardo e ritornò a fissare le due figure che correvano sul capo da calcio improvvisato; Sora sorrideva, come sempre, e cercava inutilmente di scartare Axel, che invece riusciva a mantenere il possesso della palla senza il minimo sforzo.
Il biondo osservò come il maggiore muoveva rapidamente le gambe, riuscendo a passarsi da un piede all’altro la palla. Poi seguì con lo sguardo l’intero corpo slanciato e atletico, proprio come mostravano le braccia scoperte e i lievi muscoli scolpiti sopra.
Si concesse qualche secondo di attesa prima di giungere alla sua parte preferita: la faccia.
Avrebbe passato ore a guardare quel volto che ora mai conosceva a memoria. Avrebbe volentieri perso tutto il tempo che aveva a disposizione per osservare le labbra sempre sorridenti, il naso adunco eppure così bello, gli occhi verdi e vivaci e i capelli infuocati.
Roxas rimase ad osservare il fulvo quasi sognante, senza rendersi conto che adesso gli occhi di Riku non erano più chiusi, ma al contrario erano fissi su di lui.
E così come Roxas guardava Axel, Riku guardava Roxas. Con la stessa intensità, con la stessa passione, solo che al contrario del biondo lui non aveva nessun cellulare a portata di mano per fare delle foto.
Ma la cosa che davvero faceva la differenza, tra loro due, era che Riku sapeva bene di non avere nessuna speranza.
«Ti piace proprio, eh?» domando l’albino in un soffio, mentre le labbra cercavano di mantenere il sorriso sghembo che le caratterizzava.
Roxas rimase fermo per qualche secondo, deglutendo e cercando di trovare la risposta più adatta.
Alla fine si voltò di qualche centimetro verso destra e inclinò un po’ il capo, imbarazzato.
Annuì e non aggiunse nient’altro, se non un morso al labbro inferiore.
Era dura ammettere che gli piaceva Axel, anche se era sicuro che ora mai tutti ne fossero a conoscenza.
Era strano soprattutto dirlo a Riku, colui che non faceva altro che infastidirlo e prenderlo in giro.
«Ma alla fine non importa, sai?» Roxas sospirò e sorrise lievemente, quasi fosse malinconico. «Axel è il mio migliore amico e io non farò nulla per cambiare la situazione.»
Il ragazzo al suo fianco ghignò appena.
«Codardo.»
Roxas ruotò gli occhi al cielo e ringhiò appena, mentre spostava il suo sguardo infastidito verso Riku.
«Affatto. Dico solo che non voglio dir-»
«Coniglio.»
«Piantala, razza di cogl-»
«Gallina impaurita.»
«Nh, smettila!» Roxas allungò una mano e diede uno spintone alla spalla di Riku, cercando di farlo tacere.
L’albino si spostò dal colpo dell’altro e si mise a ridere, mentre con un movimento veloce afferrò la mano di Roxas.
«Se ti piace dovresti dirglielo.»
Il biondo sospirò e scosse la testa, sicuro di sé.
«Ma io non voglio, è questo il punto.»
Riku sospirò, continuando a guardare l’altro incuriosito.
Infondo si vedeva lontano un miglio che Axel stravedeva per Roxas, lo sapevano tutti, quindi non riusciva davvero a capire come mai l’altro non volesse dichiararsi. Avrebbe avuto una change, un’opportunità sicura.
Aggrottò le sopracciglia grigiastre e la sua espressione si fece più enigmatica.
«Non ti capisco.»
Roxas sbuffò appena, mentre il fantasma di un sorriso solleticò le sue labbra.
«Non mi sorprende.»
«Sentiamo allora, piccolo genio: spiegami.»
Il biondo annuì appena, ritraendo la mano destra che ancora era tenuta ben stretta dalle dita dell’altro.
Si portò entrambe le mani sopra le ginocchia e si spostò appena, giusto per mettersi seduto di traverso e avere a sua disposizione tutto lo spazio che voleva per poter osservare in faccia l’altro.
Roxas sospirò quasi per incoraggiamento e socchiuse gli occhi, indeciso se dire ad alta voce i suoi pensieri oppure no.
Ma alla fine che ci perdeva? Poteva stare fuori casa per ancora qualche ora e non aveva la minima voglia di raggiungere il campetto da calcio; al contrario parlare con Riku non gli dispiaceva, non più di tanto.
Una volta fatto due più due fece la sua scelta, anche se sapeva già da subito quale fosse: lo sapeva da quando Riku gli si era avvicinato e gli si era accomodato accanto, ad essere sinceri.
«Mi piace questa situazione. Mi piace svegliarmi la mattina e pensare che ci sarà Axel nei miei pensieri, mi piace aspettarlo fuori da scuola e scambiarci qualche chiacchiera veloce  mentre mi sento completamente esplodere dentro. Mi piace osservarlo e mi piace l’idea di farlo, ma adesso pensaci un attimo: se andassi da Axel e gli dicessi che mi piace non sarebbe più così. Con l’andare del tempo mi stancherei di osservarlo e di volerlo e finirei col rovinare tutto, anche la nostra amicizia.Quindi preferisco continuare a guardarlo di nascosto e godermi queste sensazioni.»
Riku ascoltò per tutto il tempo in silenzio, concentrandosi su ogni parole e sul significato di quello che gli stava dicendo.
Alla fine sbatté le palpebre un paio di volte e disse la sua sentenza.
«Sei un idiota.»
«Perché?» domandò subito il biondo, come punto sul vivo.
«Perché rimani a guardarlo in disparte e non fai nulla. Che ne sai che ti stancherai di lui?»
Roxas sorrise appena e si passò una mano tra i capelli.
«Ho solo quindi anni, Riku. Come mai potrei non stancarmi di lui dopo qualche anno? Axel è più grande, ha interessi diversi e con il tempo tutto cambierà. Preferisco davvero provare tutte queste sensazioni e tenermele per me e poi …» mormorò a fine frase, allungando il collo verso Riku e parlottando con fare cospiratorio. «Non pensi anche te che si desidera maggiormente quello che non si può avere?»
L’albino scosse la testa e mormorò un “ idiota” a fior di labbra.
Senza aggiungere nient’altro si alzò dalla panchina e si posizionò davanti a Roxas, che lo guardava in attesa di un suo giudizio.
Riku osservò attentamente il biondo seduto davanti a lui, mentre lo guardava con il suo sguardo azzurro e liquido e le labbra lievemente imbronciate per non aver avuto una risposta subito.
Lo trovava dannatamente stupido e carino, anche se non glielo avrebbe mai detto.
E allora capì davvero quello che intendeva Roxas quando parlava di desiderio che aumentava quando si scopriva di non aver nessuna possibilità, di quella voglia che attanagliava la bocca dello stomaco e faceva girare la testa vorticosamente.
E mentre tutto intorno a te girava e non riuscivi a vedere nulla solo una cosa sembrava chiara: il volto della persona che più desideravi.
«Quello che hai descritto tu prima si chiama “sognare”, e non sempre quello che desideriamo si realizza.»
Roxas annuì, soddisfatto.
«Proprio per questo è meglio aspettare e rimanere in disparte.»
«Ed è qui che ti sbagli, imbecille.» fece Riku in risposta, scuotendo la testa. «Così non fai altro che sognare, ma se vuoi davvero una cosa allora devi agire.»
Il biondo aprì la bocca, pronto a controbattere come ogni volta, ma Riku lo interruppe subito con un’alzata di mano.
«O almeno è così che dice sempre Axel, no?»
«… Già, dice sempre così.»
 

«Hey Riku, muoviti! Vieni a giocare, oppure hai paura di perdere?» la voce allegra di Sora interruppe il loro discorso, che tanto ora mai si stava concludendo.
La figura del moretto venne incontro ai due ragazzi, subito seguita da quella del fulvo con il pallone sottomano.
«Sora ha ragione, ma questa volta non vogliamo solo Riku nel campo.» Axel sorrise e puntò gli occhi verdi su Roxas, facendogli segno con il dito indice di alzarsi e raggiungerlo.
Il biondo sbuffò infastidito ma si alzò ugualmente, raggiungendo il rosso e punzecchiando la palla con le dita.
«Parli come se avessi paura di sfidarti.»
«Non è così? Avanti Blondie, fammi vedere che sai fare!» ridacchiò Axel, gettando la palla in aria e preparandosi a partire.
Tre, due, uno … La palla scese in campo ed entrambi i ragazzi partirono all’inseguimento, subito rincorsi da Sora che urlava di voler giocare anche lui.
Riku rimase per un attimo indietro, osservando il sorriso di Roxas mentre tirava Axel da un lato e urlava “ fallo”.
Con un sospiro voltò lo sguardo verso la panchina e adocchiò il cellulare del biondo incustodito.
Con calma si piegò in avanti e allungò una mano, afferrando il piccolo oggetto tra le mani e aprendolo.
La foto sfocata di Axel era ancora presente sullo schermo e lo fissava, quasi irrisorio.
«Mh…»
Riku schiacciò il tasto delete e sollevò il cellulare verso l’altro, puntandoselo al volto.
Solo dopo un leggero suono simile ad un bip chiuse il cellulare e lo rimise nella stessa posizione di prima, appoggiandolo sopra la panchina verde scuro dove solitamente si sedeva con i suoi amici.
«Rikuuuu, muoviti!» la voce spacca timpani di Sora lo chiamò per l’ennesima volta e con un sospiro l’albino si voltò, sollevando una mano per aria e muovendola.
«Arrivo, arrivo. E tu Sora smettila di urlare come un’oca, altrimenti vengo li e te la faccio pagare.»
Riku corse verso il capo e raggiunse gli altri tre, non dimenticandosi di dare una spallata a Roxas non appena gli passò di fianco.
Sopra lo schermo del cellulare del biondo c’era una nuova foto con sopra il volto di Riku, e questa volta non era sfocata.

.

.

Mel's

Mh, ooookei.
Questa storia - mino oneshot, direi- l'ho scritto giusto un'ora fa, mentre non sapevo cosa fare e avevo voglia di scrivere qualcosa.
Doveva essere un'AkuRoku, dove Roxas aveva una cotta per il nostro prode Axel eccetera eccetera, però poi non so perché è spuntato fuori Riku e la storia si è scritta così, quasi da sola.
Non so se è malinconica o meno, però a me mette un po' di tristezza.
Sarà ch ci sono dentro un po' di pensieri che condivido, ecco.
Beh, eccoci qui e bla bla. Spero vi sia piaciuta e spero di ricevere qualche commento =W=
Mel, again.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: bittersweet Mel