Desiderare
una cosa solo perché non la si può avere;
detto anche “sognare”.
Gli occhi attenti di Roxas
seguivano i contorni sfumati
della figura ritratta sulla fotografia che aveva appena scattato,
cercando di
distinguere da quella sagoma irregolare il volto di Axel.
Eppure quella foto a bassa definizione sul suo cellulare non rendeva
affatto
giustizia all’altro ragazzo, al contrario ne sfigurava le
forme e non
evidenziava la sua vera bellezza.
Di persona Axel era … Era perfetto, agli occhi di Roxas. Non
c’era una sola
cosa che non trovasse bella in lui, a partire dal modo di gesticolare,
di
parlare e finendo con il carattere fin troppo esagitato e sfrontato.
Da un anno a quella parte per Roxas era così:
c’era Axel
e poi gli altri, era diventata la sua categoria a parte e il suo
cellulare
pieno di foto ne era la dimostrazione.
Non che fosse uno stalker, ovvio; semplicemente tirava fuori il suo
cellulare e
cercava di scattare qualche foto quando ne aveva l’occasione,
così da potersi tenere
qualche nuovo ricordo tutto per sé.
Era da circa un’ora che Roxas se
ne stava seduto compostamente sopra la
panchina del parco di Sunset
Hill, mentre osservava con lieve sorriso sulle
labbra Axel correre da una parte all’altra dietro un pallone
da calcio.
Subito al suo seguito c’erano Sora e Riku che si
spintonavano nemmeno troppo amichevolmente per riuscire a prendere la
palla
prima dell’altro.
L’unico che se ne stava da solo era proprio lui, Roxas.
Solitamente si sarebbe unito agli amici, rispondendo a qualche
battuta velenosa di Riku e fermando poi Sora, intento a prendere la
palla e
fracassarla sopra al cranio dell’albino.
Eppure questa volta non andava affatto così; in quel momento
il biondo aveva
altro a cui pensare e quel “ qualcosa” prendeva
comunemente il nome di Axel.
Quell’Axel che correva da più di un’ora
e non sembrava intenzionato a fermarsi,
come se avesse il fuoco dentro e non volesse mai smettere di bruciare.
E automaticamente al fuoco che il rosso aveva dentro di sé
se ne accendeva un
altro, proprio dentro al petto di Roxas.
No, quel giorno non sarebbe sicuramente riuscito a correre dietro ad un
pallone
con Axel di fianco a sé.
Come minimo si sarebbe ritrovato con il sedere per aria e il naso
spiaccicato contro
al terreno quasi privo d’erba.
«Sognare
ad occhi aperti ti farà male al cervello,
sai?»
Il biondo sobbalzò un po’, chiudendo con
uno scatto veloce il cellulare con ancora sopra la foto sfocata di Axel
in
bella mostra.
Subito dopo alzò lo sguardo e sbuffò lievemente,
provando un leggero fastidio a
livello delle mani – sì, le sue mani alle volte
provavano tanto fastidio e
voleva scontrarsi contro la faccia del loro interlocutore.
«A te invece frigge il cervello stare
sotto al sole, eppure non mi pare che io venga li a dirti
nulla.»
Con un ghigno come risposta Riku avanzò
di qualche passo e si lasciò cadere affianco al biondo,
mentre un lieve sospiro
di stanchezza fuoriusciva dalle sue labbra dischiuse.
Roxas alzò gli occhi al cielo notando il sudore che
imperlava la fronte dell’altro,
le gote arrossate dalla fatica e gli occhi socchiusi in cerca di un
minimo di
riposo.
«Se ti stanchi tanto a correre dietro un
pallone perché lo fai?» la sua voce suonava molto
come una critica ed era
accentuata dal movimento delle sue braccia, che subito si incrociarono
sopra al
petto.
Riku mantenne il suo solito sorriso
derisorio e osservò di sottecchi il biondo, senza voltare
nemmeno la testa di
lato.
«Per lo stesso motivo per cui tu fai le
foto ad Axel: perché mi piace.»
Alla risposta pacata dell’altro Roxas
arrossì lievemente sulle gote, mentre un piccolo broncio gli
sfiorò le labbra e
le fece aggrottare.
Dannazione, perché Riku doveva sapere sempre tutto? Non
poteva per una volta essere
all'oscuro di quello che lo circondava?
A quanto pareva no, la sua onniscienza non doveva aver mai fine.
«Tornatene a giocare, non ho voglia di
stare qui a parlare con te.» sbottò il biondo dopo
qualche secondo di silenzio,
mentre l’altro continuava a riprendere tranquillamente fiato
al suo fianco.
Riku allungò la testa all’indietro e
appoggiò il capo contro lo schienale verde
scuro, lasciando ciondolare i capelli verso il basso.
Si passò una mano sulla fronte e poi tra i capelli,
pettinandoseli quanto
poteva verso l’indietro.
«Mi diverto di più a vedere le tue
reazioni.»
«A davvero? Wow, devo ammettere che i
tuoi hobby sono entusiasmanti. Fammi indovinare: tieni un diario con
scritto
sopra tutte le figuracce che ho fatto da quando ti conosco?»
Domandò pungente Roxas, mentre si muoveva
infastidito sopra la panchina e non spostava lo sguardo dalla faccia
tutta
pacifica dell’altro.
Ecco, adesso le sue mani avevano ripreso a parlargli e gli chiedeva
– anzi, lo
pregavano- di lasciargli incontrare la faccia di Riku.
«No, ci tengo scritte tutte le volte in
cui riesco a prenderti per il culo oppure a batterti in quello che
fai.»
«Che gentile.» borbottò Roxas, mentre
uno
sbuffo infastidito gli usciva dalle labbra.
Riku non rispose più e il silenzio ritornò a
crearsi intorno a loro due, mentre
poco distante si riuscivano a sentire le urla di Sora e le risate di
Axel.
Roxas sollevò lo sguardo e ritornò a fissare le
due figure che correvano sul
capo da calcio improvvisato; Sora sorrideva, come sempre, e cercava
inutilmente
di scartare Axel, che invece riusciva a mantenere il possesso della
palla senza
il minimo sforzo.
Il biondo osservò come il maggiore muoveva rapidamente le
gambe, riuscendo a
passarsi da un piede all’altro la palla. Poi seguì
con lo sguardo l’intero corpo
slanciato e atletico, proprio come mostravano le braccia scoperte e i
lievi
muscoli scolpiti sopra.
Si concesse qualche secondo di attesa prima di giungere alla sua parte
preferita: la faccia.
Avrebbe passato ore a guardare quel volto che ora mai conosceva a
memoria.
Avrebbe volentieri perso tutto il tempo che aveva a disposizione per
osservare
le labbra sempre sorridenti, il naso adunco eppure così
bello, gli occhi verdi
e vivaci e i capelli infuocati.
Roxas rimase ad osservare il fulvo quasi sognante, senza rendersi conto
che
adesso gli occhi di Riku non erano più chiusi, ma al
contrario erano fissi su
di lui.
E così come Roxas guardava Axel, Riku guardava Roxas. Con la
stessa intensità,
con la stessa passione, solo che al contrario del biondo lui non aveva
nessun
cellulare a portata di mano per fare delle foto.
Ma la cosa che davvero faceva la
differenza, tra loro due, era che Riku sapeva bene di non avere nessuna
speranza.
«Ti piace proprio, eh?» domando l’albino
in
un soffio, mentre le labbra cercavano di mantenere il sorriso sghembo
che le
caratterizzava.
Roxas rimase fermo per qualche secondo, deglutendo e cercando di
trovare la
risposta più adatta.
Alla fine si voltò di qualche centimetro verso destra e
inclinò un po’ il capo,
imbarazzato.
Annuì e non aggiunse nient’altro, se non un morso
al labbro inferiore.
Era dura ammettere che gli piaceva Axel, anche se era sicuro che ora
mai tutti
ne fossero a conoscenza.
Era strano soprattutto dirlo a Riku, colui che non faceva altro che
infastidirlo e prenderlo in giro.
«Ma alla fine non importa, sai?» Roxas
sospirò e sorrise lievemente, quasi fosse malinconico.
«Axel è il mio migliore
amico e io non farò nulla per cambiare la
situazione.»
Il ragazzo al suo fianco ghignò appena.
«Codardo.»
Roxas ruotò gli occhi al cielo e ringhiò
appena, mentre spostava il suo sguardo infastidito verso Riku.
«Affatto. Dico solo che non voglio dir-»
«Coniglio.»
«Piantala, razza di cogl-»
«Gallina impaurita.»
«Nh, smettila!» Roxas allungò una mano e
diede uno spintone alla spalla di Riku, cercando di farlo tacere.
L’albino si spostò dal colpo dell’altro
e si mise a ridere, mentre con un
movimento veloce afferrò la mano di Roxas.
«Se ti piace dovresti dirglielo.»
Il biondo sospirò e scosse la testa,
sicuro di sé.
«Ma io non voglio, è questo il punto.»
Riku sospirò, continuando a guardare l’altro
incuriosito.
Infondo si vedeva lontano un miglio che Axel stravedeva per Roxas, lo
sapevano
tutti, quindi non riusciva davvero a capire come mai l’altro
non volesse
dichiararsi. Avrebbe avuto una change,
un’opportunità sicura.
Aggrottò le sopracciglia grigiastre e la sua espressione si
fece più
enigmatica.
«Non ti capisco.»
Roxas sbuffò appena, mentre il fantasma di un sorriso
solleticò le sue labbra.
«Non mi sorprende.»
«Sentiamo allora, piccolo genio:
spiegami.»
Il biondo annuì appena, ritraendo la mano
destra che ancora era tenuta ben stretta dalle dita
dell’altro.
Si portò entrambe le mani sopra le ginocchia e si
spostò appena, giusto per
mettersi seduto di traverso e avere a sua disposizione tutto lo spazio
che
voleva per poter osservare in faccia l’altro.
Roxas sospirò quasi per incoraggiamento e socchiuse gli
occhi, indeciso se dire
ad alta voce i suoi pensieri oppure no.
Ma alla fine che ci perdeva? Poteva stare
fuori casa per ancora qualche ora e non aveva la minima voglia di
raggiungere
il campetto da calcio; al contrario parlare con Riku non gli
dispiaceva, non
più di tanto.
Una volta fatto due più due fece la sua scelta, anche se
sapeva già da subito
quale fosse: lo sapeva da quando Riku gli si era avvicinato e gli si
era
accomodato accanto, ad essere sinceri.
«Mi piace questa situazione. Mi piace
svegliarmi la mattina e pensare che ci sarà Axel nei miei
pensieri, mi piace
aspettarlo fuori da scuola e scambiarci qualche chiacchiera veloce mentre mi sento
completamente esplodere
dentro. Mi piace osservarlo e mi piace l’idea di farlo, ma
adesso pensaci un
attimo: se andassi da Axel e gli dicessi che mi piace non sarebbe
più così. Con
l’andare del tempo mi stancherei di osservarlo e di volerlo e
finirei col
rovinare tutto, anche la nostra amicizia.Quindi preferisco continuare a
guardarlo di nascosto e godermi queste
sensazioni.»
Riku ascoltò per tutto il tempo in
silenzio, concentrandosi su ogni parole e sul significato di quello che
gli
stava dicendo.
Alla fine sbatté le palpebre un paio di volte e disse la sua
sentenza.
«Sei un idiota.»
«Perché?» domandò subito il
biondo, come
punto sul vivo.
«Perché rimani a guardarlo in disparte e non fai
nulla. Che ne sai che ti
stancherai di lui?»
Roxas sorrise appena e si passò una mano
tra i capelli.
«Ho solo quindi anni, Riku. Come mai
potrei non stancarmi di lui dopo qualche anno? Axel è
più grande, ha interessi
diversi e con il tempo tutto cambierà. Preferisco davvero
provare tutte queste
sensazioni e tenermele per me e poi …»
mormorò a fine frase, allungando il
collo verso Riku e parlottando con fare cospiratorio. «Non
pensi anche te che
si desidera maggiormente quello che non si può
avere?»
L’albino scosse la testa e mormorò un “
idiota” a fior di labbra.
Senza aggiungere nient’altro si alzò dalla
panchina e si posizionò davanti a
Roxas, che lo guardava in attesa di un suo giudizio.
Riku osservò attentamente il biondo seduto davanti a lui,
mentre lo guardava
con il suo sguardo azzurro e liquido e le labbra lievemente imbronciate
per non
aver avuto una risposta subito.
Lo trovava dannatamente stupido e carino, anche se non glielo avrebbe
mai
detto.
E allora capì davvero quello che
intendeva Roxas quando parlava di desiderio che aumentava quando si
scopriva
di non aver nessuna possibilità, di quella voglia che
attanagliava la bocca
dello stomaco e faceva girare la testa vorticosamente.
E mentre tutto intorno a te girava e non riuscivi a vedere nulla solo
una cosa
sembrava chiara: il volto della persona che più desideravi.
«Quello che hai descritto tu prima si
chiama “sognare”, e non sempre quello che
desideriamo si realizza.»
Roxas annuì, soddisfatto.
«Proprio per questo è meglio aspettare e
rimanere in disparte.»
«Ed è qui che ti sbagli, imbecille.»
fece
Riku in risposta, scuotendo la testa. «Così non
fai altro che sognare, ma se
vuoi davvero una cosa allora devi agire.»
Il biondo aprì la bocca, pronto a
controbattere come ogni volta, ma Riku lo interruppe subito con
un’alzata di
mano.
«O almeno è così che dice sempre Axel,
no?»
«… Già, dice sempre
così.»
«Hey
Riku, muoviti! Vieni a giocare,
oppure hai paura di perdere?» la voce allegra di Sora
interruppe il loro
discorso, che tanto ora mai si stava concludendo.
La figura del moretto venne incontro ai due ragazzi, subito seguita da
quella
del fulvo con il pallone sottomano.
«Sora ha ragione, ma questa volta non
vogliamo solo Riku nel campo.» Axel sorrise e
puntò gli occhi verdi su Roxas,
facendogli segno con il dito indice di alzarsi e raggiungerlo.
Il biondo sbuffò infastidito ma si alzò
ugualmente, raggiungendo il rosso e punzecchiando la palla con le dita.
«Parli come se avessi paura di sfidarti.»
«Non è così? Avanti Blondie,
fammi vedere che sai fare!» ridacchiò Axel,
gettando la
palla in aria e preparandosi a partire.
Tre, due, uno … La palla scese in campo ed entrambi i
ragazzi partirono all’inseguimento,
subito rincorsi da Sora che urlava di voler giocare anche lui.
Riku rimase per un attimo indietro, osservando il sorriso di Roxas
mentre
tirava Axel da un lato e urlava “ fallo”.
Con un sospiro voltò lo sguardo verso la panchina e
adocchiò il cellulare del
biondo incustodito.
Con calma si piegò in avanti e allungò una mano,
afferrando il piccolo oggetto
tra le mani e aprendolo.
La foto sfocata di Axel era ancora presente sullo schermo e lo fissava,
quasi
irrisorio.
«Mh…»
Riku schiacciò il tasto delete e
sollevò il cellulare verso l’altro,
puntandoselo al volto.
Solo dopo un leggero suono simile ad un bip chiuse il cellulare e lo
rimise
nella stessa posizione di prima, appoggiandolo sopra la panchina verde
scuro
dove solitamente si sedeva con i suoi amici.
«Rikuuuu, muoviti!» la voce spacca
timpani di Sora lo chiamò per l’ennesima volta e
con un sospiro l’albino si
voltò, sollevando una mano per aria e muovendola.
«Arrivo, arrivo. E tu Sora smettila di
urlare come un’oca, altrimenti vengo li e te la faccio
pagare.»
Riku corse verso il capo e raggiunse gli altri tre, non dimenticandosi
di dare
una spallata a Roxas non appena gli passò di fianco.
Sopra lo schermo del cellulare del biondo c’era una nuova
foto con sopra il
volto di Riku, e questa volta non era sfocata.
.
.
Mel's
Mh, ooookei.
Questa storia - mino oneshot, direi- l'ho scritto giusto un'ora fa,
mentre non sapevo cosa fare e avevo voglia di scrivere qualcosa.
Doveva essere un'AkuRoku, dove Roxas aveva una cotta per il nostro
prode Axel eccetera eccetera, però poi non so
perché è spuntato fuori Riku e la storia si
è scritta così, quasi da sola.
Non so se è malinconica o meno, però a me mette
un po' di tristezza.
Sarà ch ci sono dentro un po' di pensieri che condivido,
ecco.
Beh, eccoci qui e bla bla. Spero vi sia piaciuta e spero di ricevere
qualche commento =W=
Mel, again.