Anime & Manga > Black Lagoon
Ricorda la storia  |       
Autore: ElPsyCongroo    29/05/2012    0 recensioni
Doveva essere una giornata come tante. O almeno così sembrava. Solita levataccia, soliti ordini impartiti da Dutch, un piccolo scherzo idiota a Revy, qualche insulto con condimento di botte. Tutto Normale.
Era questo che pensavano Rock e Revy, ma non era così.
Tutti sapevano che non ci sarebbero più stati giorni "pacifici", ormai erano rassegnati, ma volevano dare un'ultima speranza a quei due.
Purtroppo però nessuno può scappare da Roanapur...
[Ambientata un numero imprecisato di anni dopo il punto in cui sia anime e manga si sono fermati, quindi occhio agli spoiler. E il raiting arancione è più che altro per il linguaggio usato. Ah già, è una Revy/Rock.]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Revy, Rock, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 … Oggi è stata una giornataccia

 

«Ehi…»

«Stai zitta, non parlare, ti supplico…»

«Stai zitto tu… piantala di dirmi di non parlare… io parlo quanto voglio…»

«Ma così non fai che-»

«Shh stupido colletto bianco… taci per una volta…»

«Non… ti supplico…»

«Ora basta, mi hai proprio rotto i coglioni con ‘ste suppliche… stai zitto e ascoltami…»

«»

«Mi stai ascoltando…? »

«… sì, scusa, ti ascolto…»

«E non scusarti, non hai fatto niente….»

«O-ok, ti ascolterò e basta, non sparerò più stronzate.»

«Così è meglio… volevo chiederti una cosa… che cazzo è successo?»

«N-non ti ricordi?»

«Ho la mente un po’ confusa… è come se avessi preso una delle mie solite sbronze con Eda… Non ricordo un cazzo… E poi ho un fottuto mal di testa, non riesco a capire un cazzo… Allora, che è successo? Dove siamo? E gli altri?... Dove sono… tutti?... E tutto sto sangue di chi è?»

«È… ti prego, non parlare più, conserva le energie, devo trovare un posto dove curarti, fino ad allora riposati ma non dormire ok?»

«Rispondimi… di chi tutto sto sangue…? Ne siamo impregnati… Però tu non mi sembri ferito… Di chi è? E rispondimi sta volta se non vuoi che ti moltiplichi il buco del culo…»

«… è tuo, Revy…»

«Che cazzo dici? Questo è troppo sangue, a quest’ora sarei già morta… e poi non sento male da nessuna parte oltre che in testa… Dai, spara meno stronzata e dimmi la verità…»

«… non ti ho detto una stronzata, è davvero tuo quel sangue, hai qualche buco di troppo nello stomaco…»

«Che cazz-?-» si portò una mano alla pancia e la vide diventare immediatamente rosso sangue. La spostò e vide che attorno al suo stomaco qualcuno le aveva stretto una benda ormai zuppa. Un dolore lancinante le fece lanciare un urlo ed accasciare al suolo.

«Revy! Revy! Cazzo cazzo cazzo cazzo! Te l’avevo detto che ti stavi sforzando troppo! Sei proprio un cogliona quando ti ci metti! E adesso che faccio? Non c’è…»

«Rock…»

«Revy, taci ho detto! Hai capito adesso perché te lo sto dicendo? Vuoi morire per caso?»

«Rock…»

«Taci Revy!»

«Che cazzo è successo?»

«Non mi sembra una cosa importante al momento!»

«Ti supplico rock..»

«Non.. non supplicarmi Revy! Non far-»  lei gli afferrò la mano e la strinse con la poca forza rimastale.

«Rock.. dimmi cosa è successo…»

«Revy…»

 

Era successo tutto all’improvviso.

Quel giorno non avevano niente da fare quindi come al solito Dutch aveva pensato bene di rompere le balle a Rock e Revy per portare a termine qualche lavoro arretrato. Così Rock si era ritrovato per terra svegliato da un calcio di Dutch che l’aveva spinto giù dal letto e dopo aver ascoltato i suoi ordini ed essersi svegliato almeno un po’ era andato a svegliare Revy.

Quest’ultima come sempre dormiva senza un minimo di pudore e coscienza: porta spalancata, finestra spalancata, musica a palla sparata direttamente nelle orecchie e con addosso solo la sua solita maglietta e un paio di mutande nere. Non che gli dispiacesse o lo stupisse quella vista, era abituato ormai, dopo anni ci aveva fatto il callo, ma più passava il tempo e più provava una strana sensazione, una sorta di fastidio, ogni volta che la vedeva così abbandonata sul letto, quasi non sapesse di essere una donna, una bella donna, e in quanto tale in grado di suscitare l’attenzione di parecchi uomini. Certo, nessuno osava avvicinarsi a lei, che quest’ultima lo permettesse o meno, per la paura di finire in un lago del proprio sangue senza il proprio attributo ad accompagnarlo nella tomba, ma comunque Rock non poteva fare a meno di pensarci.

Superata la fase delle sue riflessioni interiori si avvicinò a Revy tirando qualche calcio alle numerose bottiglie di alcolici per terra e calpestando i mozziconi di sigaretta che lei ogni tanto lasciava in giro per la proprio stanza. Ecco un altro fattore che avrebbe fatto dubitare chiunque della femminilità di Two Hands: lasciava in giro per la propria stanza qualunque cosa, senza distinzione, dalle bottiglie vuote a indumenti intimi. Era inutile con lei, qualunque cosa le venisse detta il suo essere maschiaccio e rozza come pochi non sarebbe mai cambiato.

Una volta raggiunto il suo letto scostò le tende che riparavano quel tanto che bastava per non morire dal caldo la finestra appena sopra il bordo del letto e si preparò a svegliare l’addormentata con un urlo quando si accorse di non riuscire a pronunciare una sola parola o a spostarsi dalla posizione in cui era: poggiato con una gamba sul letto e con una mano contro il muro, immobile a fissarla. Il motivo era chiaro e semplice, come il cielo che si scorgeva dalla finestra quella mattina: era bellissima.

Sembrava un angelo. La pelle candida in contrasto con gli scuri capelli rossi, lasciati sciolti così da sparpagliarsi su tutto il cuscino attorno al suo viso. La bocca leggermente aperta faceva uscire i suoi piccoli respiri che si udivano all’unisolo del movimento del petto che si alzava lentamente su e giù. Il suo seno, messo in evidenza dalla sua solita maglietta nera, era in perfetta armonia con il resto del suo corpo, che quando era in tensione metteva in evidenza ogni suo muscolo ma nei momenti di calma come quello metteva in evidenza la sua perfezione, dal ventre piatto ai fianchi ben delineati, fino al suo sedere sodo che dava inizio alle sue splendide gambe che scendevano affusolate mettendo fine a quel bellissimo corpo. Esse, come le sottili braccia e le mani affusolate, erano leggermente raccolte verso il corpo, quasi a stringersi su se stessa, come se volesse proteggersi da un brutto sogno.

Rock non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, non riusciva a far niente se non spostare il suo sguardo lungo tutto il profilo del suo corpo soffermandosi in particolar modo sul suo viso così angelico in quel momento. Provava l’intenso desiderio di avvicinare il proprio volto al suo per sentire la sensazione della sua pelle sulle sue labbra, ma nel contempo aveva paura di rovinare quel momento così perfetto.

Continuò a restare così, fermo, lievemente piegato su di lei, ad ammirarla come un cieco che per la prima volta riesce ad ammirare il tramonto sull’oceano.

«Non vorrei proprio disturbare questo momento idilliaco ma se non sbaglio ti avevo detto di svegliarla e di partire il più in fretta possibile»

Rock si girò di scatto verso la fonte di disturbo e dopo essere caduto per la seconda volta nell’arco di neanche un’ora per terra fissò con rabbia Dutch, che se ne stava impalato con un sorriso ebete stampato in faccia contro lo stipite della porta affiancato da un Benny con una faccia altrettanto ebete.

«Certo che non si riesce proprio a farti togliere dalla testa tutti i teatrini mentali che sei riuscito a crearti, vero Rock? Che cosa speri, che lei si svegli all’improvviso cogliendoti in flagrante mentre la osservi con la bava alla bocca e che per ringraziarti ti salti addosso togliendosi tutti i vestiti di dosso? Non siamo mica in un film romantico Rock, le cose non funzionano così! Al massimo potresti sperare in un buco in mezzo agli occhi come abbellimento! Se vuoi qualcosa di più diglielo e basta, al massimo se si incazza saremo costretti a lavare il tuo sangue dal pavimento!»

«Siete dei rompiballe tutti e due, lo sapete vero? Non potreste lasciarmi in pace una volta ogni tanto? Non mi sembra di chiedervi molto, solo un attimo di privacy! Ma figurarsi se qui ottengo qualcosa del genere, è già tanto se la conoscete la parole privacy! E comunque sono cazzi miei se glielo dirò o meno, non è di certo affar tuo Benny! Tanto lo sapete perfettamente anche voi che non ho la minima possibilità, è inutile con lei… A sto punto tanto vale pensarci tanto, le cose non cambieranno… Lei non mi vorrà mai, mi sa che dovrò farci l’abitudine… Non mi sopporta, per lei sarebbe meglio se non ci fossi, almeno non dovrebbe sorbirsi le mie prediche ogni vola… Farei meglio a lasciar stare e a trovarmene un’altra…»

«Attenzione Benny-boy, il nostro Rock si è arrabbiato!»

«Eh già Dutch, dobbiamo fare attenzione o la sua furia si scatenerà su di noi! Ahi! Eddaih Rock, lo sai che stiamo scherzando! Rilassati!» Benny si massaggiò un po’ la fronte rossa a causa della lattina con cui Rock l’aveva centrato.

«Uscite fuori di qui, se continuate così la svegliate di colpo e poi è con me che si incazza se si è svegliata male, mica con voi, quindi sparite.»

«Va bene, va bene. Certo che un uomo innamorato è proprio da manicomio! È sempre meglio stare lontano dalle donna, soprattutto da una come lei, ma che te lo dico a fare? Tanto non ascoltati mai una parola di quello che ti dico. Su Benny-boy, andiamo, così i piccioncini possono avere un po’ di privacy.»

«Thz, figurarsi se riescono a farsi i cazzi loro ogni tanto…-» Rock si rialzò da terra e per il nervoso si mise una delle sigarette di Revy tra le labbra iniziando a fumare leggermente infastidito.

“Ma perché proprio da loro mi dovevo far scoprire? A sto punto erano meglio Balalaika o Eda, almeno loro si sarebbero fatte i cazzi loro e non mi avrebbero rotto le balle… Anzi no, probabilmente a quest’ora Eda avrebbe già spiattellato tutto a Revy… Sono stato io l’idiota a non fare più attenzione…” Rock ancora si rammaricava per aver permesso a Dutch e Benny di scoprire che lui era ormai follemente innamorato di quella pazza violenta e sadica di Revy. Eppure era riuscito a nascondere il suo segreto per parecchio tempo, mostrando il suo amore solo quelle volte che riusciva a restare solo con lei che dormiva, il che capitava quasi tutte le mattine dato che spesso era lui che doveva svegliarla. Ogni mattina restava ad osservarla per minuti interi senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.

Ma il suo grande errore era quello di esser tornato una sera a casa reggendo una Revy ubriaca marcia mentre lui era ancora relativamente sobrio ed averla messa a letto offrendole ancora qualcosa da bere. Non che non fosse mai successo, spesso si era ritrovato ad essere il più sobrio tra i due durante le loro sfide, ma quella volta lui era ancora abbastanza lucido e aveva continuato a bere insieme a Revy anche quando erano ormai a casa, quando di solito lui la lasciava lì per poi andare direttamente nella proprio stanza. Ma per qualche ragione a lui sconosciuta quella notte era rimasto con lei anche quando si era ormai addormentata vinta dalla forza soporifera dell’alcool e prima che se ne rendesse conto lui stesso si era ritrovato a pochi centimetri dal suo viso e in un attimo l’aveva baciata.

Era durato solo un istante, ma per quel breve momento lui era stato davvero felice, come non lo era da tempo.

Molto probabilmente, se Revy fosse stata sveglia, come minimo gli avrebbe staccato le labbra a morsi, ma per fortuna non fu così, perché lei era totalmente addormentata, non si era resa conto di niente. Quando Rock si accorse di quello che stava facendo non si allarmò né preoccupo, perché gli sembrava normale, una cosa naturale che da troppo tempo voleva fare ma che per motivi più che logici aveva sempre evitato di portare a termine.

Ed era stato proprio quello l’ultimo suo grande errore: era talmente perso nei suoi pensieri, talmente perso in quel momento da non accorgersi dei passi sulle scale e delle teste di Dutch e Benny che tutti curiosi spiavano quello che stava succedendo. Rock si rese conto degli intrusi solo dopo essersi allontanato lentamente dal viso di Revy e mentre era ancora intento a fissarla notò quelle due figure affacciate alla porta.

Si era subito alzato dal letto di Revy e prima che potessero dire qualunque cosa li aveva trascinati di sotto e lì si era dovuto sorbire le prese in giro e le risate di quei due, sopportando in silenzio perché in fondo sapeva di essere un coglione. Così da quel giorno non perdevano occasione per sfotterlo o per metterlo in situazioni strana ed imbarazzanti con Revy, irritandolo e facendolo pentire di non averli come minimo minacciati di qualcosa se avessero rotto le balle.

Quando i due finalmente raggiunsero il piano di sotto Rock tornò a sedersi  vicino a Revy, sul materasso sta volta, era stufo del pavimento. Normalmente ci si sarebbe stupiti del fatto che Revy stesse ancora dormendo dopo tutto il casino combinato da quei tre ma lei dormiva ancora, tranquilla e rilassata, come se non fosse successo niente.

Dopo averla guardata per qualche altro secondo Rock le tolse le cuffie e dopo averla chiamata dolcemente all’orecchio le soffiò un po’ di fumo in faccia. Revy aprì lentamente gli occhi e si mosse piano, quasi come un animale appena svegliatosi dal letargo e girandosi dall’altra parte vide Rock seduto sul suo letto tutto intento a fumarsi la sua sigaretta.

«Che michia vuoi? Vattene a fumare da un’altra parte, sto dormendo, mi disturbi così, potresti svegliarmi…»

«Perché, non sei già sveglia?»

«No, sto dormendo…»

«Allora sei sonnambula?»

«Può darsi, e ora sparisci, non lo sai che è pericoloso svegliare un sonnambulo? Non si sa mai, potrebbe impugnare una pistola e spararti addosso credendo che tu sia un cervo.»

«E io sarei un cervo? Beh dai, pensavo peggio.»

«Coglione, non era mica un complimento.»

«Come vuoi, ma ora alzati, altrimenti Dutch torna a rompere la balle.»

«»

«Revyyy»

«»

«Rebeccaaa»

«»

«Come vuoi Two Hands, poi non ti lamentare, io ci ho provato con le buone, non è colpa mia quello che sta per succedere»

«… che cazzo stai dicend- Ahhhhhhhh!!!!» Revy si alzò di scatto dal letto tutta fradicia e rivolse una sguardo assassino a Rock che tentava di nascondere un secchio che fino ad un attimo prima era colmo d’acqua gelida e che ora si era stranamente svuotato addosso a qualcuno.

«Coglione figlio di puttana!!!» Revy tentò di prendere le sue Cutlass che in genere si trovavano vicino al letto pronte all’uso ma in quel momento non c’erano: erano in mano a Rock che ormai uscito dalla stanza si era affrettato a raggiungere gli altri che nel frattempo erano scoppiati a ridere come dei pazzi.

«Io ammazzo tutti e tre brutti stronzi, poi voglio vedere se ridete ancora!»

«Guarda che io e Benny non centriamo niente!»

«Certo, come no! Si sente lontano un miglio la puzza della vostra merda in questo scherzo del cazzo!»

«Opss, era così ovvio?»

«L’unica cosa ovvia è che se non scappate in fretta dall’altra parte dell’universo arrivo io e vi spacco il culo chiaro Benny? E anche voi Dutch e Rock, non credete di passarla liscia! Soprattutto tu Rock, me la paghi per questo!»

«Eddaih Revy, era solo una scherzo, ora muoviti a prepararti, ormai sei fresca e riposata no? Muoviti che prima ci sbrighiamo meglio è, non ho intenzione di sprecare tutta la mia giornata in giro con te!»

«… certo, come se non lo sapessi…» Revy si diresse piano verso la doccia togliendosi i vestiti fradici e spargendoli per la camera. «Dovresti fare più attenzione Rock, te l’ho sempre detto… Prima di parlare di una persona assicurati che quest’ultima stia davvero dormendo e che abbia effettivamente la musica sparata nelle orecchie e non che si sia già svegliata e che abbia tolto la musica non appena si è resa conto del tuo sguardo insistente su di lei… Sei proprio un idiota…» ed una piccola lacrima si mescolò con l’acqua del getto della doccia.

 

«Ehi Revy! Revy! Ti ho detto di non addormentarti! Prima mi chiedi di raccontarti cosa è successo poi nemmeno mi ascolti?»

«Per forza… Sei di una noia mortale…»

«Ti sto solo dicendo come sono andate le cose nei dettagli visto che non ricordi niente!»

«E ti pare questo il momento di dichiararti?»

«… Non mi sto dichiarando idiota! Non mi dichiarerò mai a te!»

«E perché no?»

«Perché vorrei evitare di essere preso per il culo per il resto dei miei giorni!»



«Sta tranquillo, al massimo ti potrei prendere in giro… per un’oretta, non di più…»

«Che cazzo dici, credi di star per morire? Credo di aver sbagliato ragazza, Revy di certo non sparerebbe ‘ste stronzate!»

«Infatti l’hai detto tu… io non ho mai detto che sto morendo… e comunque-»

«E comunque niente, stai zitta ch è meglio!»

«Piantala di darmi ordini… Stavo dicendo che comunque non ti prenderei in giro…»

«Ah sì certo, come no, perché ti credo.»

«Che diffidente che sei…»

«Ah sì? E sentiamo allora, perché non dovresti prendermi per il culo? E vedi di non sparar stronzate!»

«Ehi, guarda che sono una povera ragazza ferita… non puoi parlarmi così…»

«E allora dimmi quello che devi dirmi e poi stai zitta, altrimenti perdi ancora più sangue e peggiori solo le cose…»

«Non ti prenderei in giro… perché anche tu mi piaci Rock… Sono fottutamente innamorata di te… da tempo ormai… Forse prima di te… Quindi al massimo dovresti essere tu a prendermi per il culo… e sta tranquillo, non sparo stronzate solo per renderti felice…»

«… Perché non me l’hai detto prima?»

«E tu perché non l’hai fatto?»

«… Come immaginavo non te lo ricordi…»

«Cos’è che non ricordo?»

«»


Stavano tornando dall’ultima consegna affidatagli da Dutch quando iniziarono a litigare.

In realtà non c’era un vero e proprio motivo. O meglio, c’era, ma Rock credeva che la reazione di Revy fosse un po’ troppo esagerata. Era ancora incazzata con lui per lo scherzo di quella mattina e di punto in bianco aveva iniziato ad insultarlo. Era una cosa assurda, non aveva senso incazzarsi tanto per uno stupido scherzo come quello, però Revy si era impuntata e avevano finito per insultarsi a vicenda rinfacciandosi tutto quello che avevano fatto da quando si conoscevano.

Da una parte c’era Revy che insultava Rock dandogli dello smidollato senza palle, capace solo a fare il santo della situazione, le prediche, per poi dimostrarsi per lo stronzo dalla mente marcia qual’era come era successo l’ultima volta che avevano visto Garcia.

E poi c’era Rock che insultava Revy per il suo modo di fare, per il suo essere così assurdamente fuori di testa, per il fatto che non si curasse minimamente dei sentimenti degli altri, di come spesso cadeva preda della bestia selvaggia chiusa dentro di sé iniziando ad uccidere chiunque, anche innocenti.

Revy si era sentita toccare sul vivo per quelle affermazioni e dopo aver accostato la macchina vicino ad una spiaggia aveva spinto fuori Rock con forza buttandolo per terra ed iniziò a colpirlo con calci e pugni. Ben presto anche Rock aveva iniziato ad alzare la mani su Revy e si erano ritrovati entrambi sulla spiaggia a darsele di santa ragione e ad insultarsi come cani.

«Sei uno stronzo coglione Rock! Che cazzo vuoi da me, me lo spieghi? Tu non sai un cazzo della mia vita e del perché sono così, perciò non puoi permetterti di sparare tutte le stronzate che vuoi!»

«Almeno ho il coraggio di dirti le cose in faccia! Non mi interessa un cazzo della tua vita, di quello che è successo in passato! Tu sei solo una cogliona fifona senza palle che non è in grado di trovare una scusa decente per il suo comportamento se non quella del suo passato!»

«Come cazzo ti permetti!?!? Sono cazzi miei come mi comporto, non devo render conto a nessuno, specialmente a te! Io faccio quel che cazzo voglio senza chiedere il permesso a nessuno, ti è chiaro il concetto!?!»

«Ma certo, la grande Revy se la cava da sola, non ha bisogno di nessuno! Tanto è inutile cercare di salvarla, perché la grande Revy può farcela da sola, non ha bisogno di essere salvata! La verità è molto semplice: tu credi e speri di essere forte abbastanza da ignorare tutto quello che ti è successo in passato ma non è così! Ti sei creata una barriera inaccessibile agli altri facendo la dura e l’adulta, quando invece sei solo una mocciosa del cazzo che non trova un senso alla sua vita di merda!»

«Perché tu l’hai trovato un senso!? Ti credi di essere davvero tanto più bravo e furbo di me!? Anche tu hai la mia stessa vita di merda e non dire che non è vero! La tua vita è una merda, il tuo passato è una merda e lo sarà anche il tuo futuro!»

«Io almeno ci penso al mio futuro, ho deciso io che strada prendere! È stato grazie al mio passato di merda che ho deciso di cambiare le cose e di unirmi ad una banda di pazzi criminali! Tu invece ti sei fatta trasportare dagli eventi, sei finita qui per caso, non per tua scelta! E ancora adesso ti fai guidare solo da ciò che è stata la tua vita senza fare niente per migliorarla!»

«MA CHE CAZZO VUOI DA ME!?!? ‘Sto fottuto discorso di merda l’abbiamo già fatto! Pensi davvero che io non ci abbia provato? Pensi che io non lo sappia che sono finita qui solo perché ho lasciato che fossero altri a decidere per me? Lo so perfettamente, ma cosa vuoi che ci faccia? Ero solo una mocciosetta quando dei poliziotti del cazzo mi hanno menata a sangue e violentata e nessuno mi ha aiutata! Come potevo io, senza sapere niente del mondo, trovare la strada per conto mio? Mi sono lasciata guidare dagli eventi senza reagire e sono finita qui, la città dove rischi di morire un giorno sì e l’altro pure! E anche se avevo la sorellona, Dutch, Benny ed Eda non sono comunque riuscita a cambiare qualcosa nella mia vita… Ti sembrerò una cogliona ma solo con te sono riuscita a respirare un po’ d’ aria fresca dopo tutto quel marcio, ma tu, tu…» Revy appoggiò la testa sul petto di Rock, sfinita da tutte quelle urla.

A furia di urlare e menarsi non si erano nemmeno accorti di essere finiti in mare, lui disteso sulla schiena con Revy con i capelli ormai sciolti a causa della lotta a cavalcioni su di lui che gli stringeva forte il colletto della camicia impregnata d’acqua. Rock non sapeva più cosa fare: si rendeva conto di essere stato troppo duro con lei, ma doveva dirglielo prima o poi, altrimenti come avrebbe mai potuto rivelarle la verità? L’avvolse delicatamente con le proprie braccia e la strinse piano a se. Revy non diceva più nulla, teneva solo la testa appoggiata al petto di Rock quasi a voler nascondere qualcosa, e infatti era così. Rock si accorse dei piccoli sussulti che scuotevano il corpo di Revy e dei suoi gemiti strozzati solo perché erano praticamente abbracciati.

Stava piangendo. Revy stava piangendo ed era tutta colpa di Rock. Si alzò di scatto e stringendola ancora più forte a se le mormorò parole dolci tentando di calmarla mentre lei piangeva sempre più forte facendo scorrere calde lacrime sulle proprie guance che andavano subito a confondersi con l’acqua del mare che le aveva bagnato il viso.

«Revy, dai, che stai facendo? Ti pare il caso di piangere? Abbiamo sempre litigato, perché sta volta sei così incazzata? Non dirmi che è ancora per la storia di sta mattina…»

«Ti pare? Come potrebbe essere per quello?» mormorò Revy riprendendosi dal pianto.

«E allora perché?»

«… lascia stare…»

«Assolutamente no, ora voglio saperlo, altrimenti non ce ne andiamo da qui.»

«… hai detto che non mi vuoi…»

«Cosa? Non ho sentito, parla più forte.»

«Ti ho sentito pezzo di merda sta mattina in camera mia mentre parlavi con quei due coglioni! E la cosa che mi fa incazzare è che mi avete tenuta all’oscuro di tutto, come se fossi una bambina! E poi cos’è che hai detto? “Almeno ho il coraggio di dirti le cose in faccia!”? Allora forza, dimmelo, ora sono sveglia! Dimmi quanto io sia senza speranze e cogliona, quanto sia inutile starmi dietro e quanto sarebbe meglio trovarti un’altra ragazza a cui star dietro!»

«Non lo dicevo per offenderti, e non ho usato proprio quelle parole, e poi sarebbe un’altra la cosa che dovrei dirti…»

«E sarebbe?»

«Mi piaci Rebecca. Mi piaci Revy. Mi piaci Two Hands. Mi piaci e basta, qualunque sia il tuo passato, presente e futuro. Chiunque tu sia? Ti da fastidio? Non mi vuoi? Cosa provi tu, per me?»

«… Io…» Revy non riuscì nemmeno ad aprire la bocca che un forte boato risuonò in lontananza.

Si alzarono di scatto e in lontananza, esattamente dove sorgeva Roanapur, ora si ergeva una colonna di fumo nero che sormontava enormi fiamme rosso sangue.

Restarono entrambi senza parole, con gli occhi spalancati dal terrore a fissare la loro città in fiamme.

 

«Quando siamo arrivati sembrava l’inferno. C’era ovunque sangue, cadaveri, gente che urlava, sparatorie… Abbiamo subito tentato di raggiungere la Lagoon Company ma era distrutta e non c’era nessuno, né vivo né morto… Allora siamo andati alla Chiesa della Violenza e lì abbiamo incontrato Dutch, Benny ed Eda. Ci hanno detto che un aereo era passato sopra di loro un attimo prima di sganciare una bomba sulla città. Non si sa ancora chi sia stato ma molto probabilmente qualcuno a cui sta antipatica Roanapur e la gente che ci vive, in particolare con la Triade, quindi anche con noi.»

«… chi cazzo è stato?»

«Te l’ho già detto, non lo sappiamo. Balalaika si è subito messa alla ricerca dei responsabili, ma non è facile perché sono coinvolti parecchi gruppi e-»

«Non… non intendevo quello… chi è stato a ridurmi così? Cosa è successo?»

 

Revy spalancò le porte con un calcio in preda all’ansia e al nervoso.

«Si può sapere che cazzo è successo?» Era uno tra i pochi edifici rimasti in piedi e molto probabilmente Dutch e Benny si erano radunati lì con i membri della Chiesa della Violenza. Probabilità che si era rivelata esatta: Dutch e Benny, appena li videro, iniziarono ad insultarsi con Eda.

«Che cazzo ci fanno loro qui!?! Non avevi detto che li avevi mandati via?»

«Ma è ovvio che li ho mandati via, non so che ci facciano qui! Avranno fatto prima del dovuto!»

«Avresti dovuto organizzare le cose in modo tale che almeno loro si salvassero!»

«Abbiamo ricevuto la notizia solo sta mattina, che pretendi!?! Non è di certo colpa nostra se sono arrivati prima!»

«Ehi ehi!! La smettete di urlare come coglioni? Che cazzo succede? Abbiamo visto l’esplosione e siamo corsi immediatamente qui ed è questa l’accoglienza che riceviamo!?»

«Revy, ascoltami bene ok? Ora tu e Rock ve ne andate da qui, e niente storie o polemiche, prima sparite meglio è!»

«Prima spiegami che cazzo è successo Eda, e poi deciderò io cosa fare!»

«Qualcuno ce l’ha con noi ok!?! Con tutti noi! La Triade, la Lagoon Company, la Chiesa della Violenza! Non sappiamo chi sia, l’unica cosa che sappiamo è che i responsabili ci vogliono tutti morti! Questa mattina dei miei informatori ci hanno avvisati che qualcuno voleva attaccare Roanapur e che ci conveniva scappare se non volevamo morire tutti! Ma ci conosci no? Come potevamo scappare? Qualche coglione ci minaccia e noi scappiamo? NO! Credevamo di poter fare qualcosa, e invece siamo stati inutili! Ci hanno bombardati, molti sono morti, come Mister Chang, Shenhua e molto probabilmente i suoi due compari, addirittura il proprietario del Yellow Flag… È assurdo, qualcuno ci sta decimando, e non sappiamo nemmeno chi sia… Ma in parte sapevamo che non ce la saremmo cavata, ma il nostro orgoglio ci ha impedito di scappare… Ma tu e Rock non sapevate niente, potevate salvarvi… Per questo ho subito informato Dutch e gli ho chiesto di mandarvi via, ma ovviamente è solo uno stronzo coglione che non è stato nemmeno in grado di salvare due persona! Cazzo Dutch, ti costava tanto!?!»

«Io ci ho provato suora del cazzo! Non è colpa mia se ‘sti due sono tornati prima!»

«Se la mia migliore amica e Rock moriranno io stessa ti ucciderò!»

«Credi davvero di essere l’unica a cui interessa la loro vita? Io ho praticamente cresciuto Revy, tu invece l’hai abbandonata-! Tutti giù!» fecero appena in tempo a nascondersi dietro l’altare che una bomba fece esplodere definitivamente il portone della chiesa. Un numero indecifrato di uomini entrò ed iniziò a sparare a raffica verso di loro.

«Io non l’ho abbandonata! Non potevo sapere che era successo! Non me ne sarei mai andata altrimenti!»

«Ma proprio non capite che non è quello l’importante? E vi chiedete pure perché Revy sia così incazzata? Non è ovvio? Ci stiamo comportando tutti come dei padroni nei suoi confronti, decidiamo al posto suo, le ordiniamo cosa fare! È assurdo, dovremmo pensare davvero a lei, non a quello che vogliamo noi!» Era stato Rock a urlare quelle parole. Avevano lasciato all’oscuro di tutto anche lui, ma quella che più ci aveva rimesso era stata Revy, che sicuramente si era sentita come quando era una ragazzina indifesa. In quel momento Revy, nascosta dietro una colonna della chiesa, stava trattenendo le lacrime con tutte le sue forze e si sfogava sparando come una furia.

«Noi volevamo solo proteggerla…» mormorò Benny, guardando Revy con un affetto enorme.

«Anch’io voglio proteggerla, ma non possiamo se-»

«Via di lì! Hanno un’altra bomba!» Revy, l’unica fra tutti che stava prestando davvero attenzione allo scontro, gridò con tutto il fiato che aveva in corpo nella speranza di avvisare gli altri in tempo. Appena accortisi del pericolo si affrettarono a lasciare l’altare per raggiungere le colonne e riparasi.

«Cazzo! Ma che arsenale hanno? Rock, ti conviene- Rock? Oddio, Rock! … Benny!» Dutch si era subito accorto della loro assenza, e appena si voltò verso ciò che restava dell’altare rimase senza parole: l’onda d’urto della bomba aveva distrutto l’altare ed ora un grosso pezzo di esso era conficcato nel petto di Benny, che giaceva ormai senza vita contro la parete della chiesa. Di Rock invece nessuna traccia.

«Merda, Benny! Vado ad ammazzarli tutti quei figli di puttana!»

«No Dutch, guarda lì! Dobbiamo pensare a loro prima!» Eda indicò la colonna dove prima era nascosta Revy e solo allora Dutch lo vide: Rock, mentre urlava di dolore, tentava senza risultati di togliersi la grossa scheggia di legno che gli si era conficcata in un occhio, mentre il sangue gli ricopriva il volto contratto dal dolore. Revy nel frattempo era caduta in ginocchio accanto a lui e con sguardo assente restava immobile, mormorando il suo nome di continuo, come una litania.

«Rock… Rock… Rock… Rock…»

«Merda! Revy! Revy, riprenditi, aiutalo piuttosto di restare lì impalata! Niente, non si degna di ascoltarmi! Dutch, tu coprimi, nel frattempo vedo se riesco a risolvere qualcosa.»

Eda corse veloce accanto a Rock e dopo aver scosso Revy nel tentativo di farla riprendere con un gesto rapido e un “scusa” appena mormorato strappò via la scheggia dall’occhio di Rock. Lui lanciò un urlo tremendo, ma questo almeno servì a risvegliare Revy. Lei lo guardò un attimo confusa e subito dopo guardò Eda. Solo allora si riprese del tutto, e dopo essersi assicurata che Rock stesse tutto sommato bene riprese saldamente le sue Cutlass.

«Me la paghi questa Eda, chi ti ha dato il permesso di toccarlo e fargli del male?»

«Non è mica di tua proprietà! E poi tu non ti degnavi di ascoltarmi, dovevo pur intervenire in qualche modo.»

«Certo che è di mia proprietà! Appena tutto questo finisce intervengo io in qualche modo su di te, poi vediamo se ti azzardi a farlo un’altra volta.»

«Certo certo, come vuoi, io ti aspetto! Su, ora andia…» Eda spalancò gli occhi e dopo aver sorriso leggermente a Revy  con occhi tristi si accasciò su di lei, mentre il sangue iniziava a colare dal buco che le attraversava la testa, impregnando i suoi capelli dorati di un rosso cremisi.

«E… da? Eda! Eda, cazzo! Non azzardarti! Eda! No, per favore, ti supplico, no! EDAAA!!!- » Revy era come impazzita, in preda alle lacrime, ad una tristezza lancinante e ad una rabbia cieca.

«Ti giuro che li ammazzo, li ammazzo tutti! Non lascerò quei bastardi vivi, nessuno di loro uscirà qui sulle proprie gambe!»

E fu allora che Revy decretò la morte dei bastardi che avevano ucciso Benny ed Eda. E la sua. Come poteva credere di uscire indenne da tutto quello? Riuscì, insieme a Dutch, ad uccidere tutti quelli che si erano infiltrati nella chiesa, ma a caro prezzo: troppo presa dalla rabbia e dalla sete di vendetta non aveva prestato attenzione ai colpi che la raggiungevano, così, dopo lo sterminio, si ritrovò a terra, in un lago di sangue, mentre Rock, disperato, la portava lontano da lì, in un posto più sicuro, mentre un Dutch ormai prossimo alla morte restava di guardia a quel poco che era rimasto della chiesa.

 

«… non… Ti prego, dimmi che non è vero…»

«Non posso dirtelo Revy… Lo desidero con tutto me stesso… Ma non posso… non sono in grado di fare niente…»

Rock iniziò a piangere mentre Revy, con gli occhi lucidi, lo osservava, vedendo per la prima volta la rudimentale fascia che copriva metà del volto di Rock. Allungò una mano verso di lui e gli sfiorò una guancia.

«Scusami… Rock…»

«Te lo prometto Revy, la farò pagare a tutti, nessuno escluso! Ci penserò io a vendicarli! Te lo giuro! Però prima devo curarti, stai perdendo troppo sangue, non puoi restare così…»

«Tanto è inutile… Rock… Ormai è tardi… anzi, non ho mai avuto scampo…»

«Che stai dicendo? Certo che ti salverai, non morirai qui…»

«Non ne sei convinto nemmeno tu… Sai… mi sento stanchissima, senza forze… E ho freddo… A Roanapur non fa mai freddo… »

«È perché vai in giro conciato in modo indecente che hai freddo…»

«Può darsi… ehi Rock, non è che mi faresti un ultimo favore? »

Rock, ormai rassegnato all’evidenza, acconsentì con un cenno di testa.

Revy si indicò le labbra semi-aperte, come se avesse una sigaretta tra le labbra.

«Rock… dammi da accendere.»

«Eh? Ma se non ce l’hai neanche una sigaretta, e in ogni caso non mi pare il momento di fumare…»

«Hai sbagliato battuta… Rock.. Ti concedo alcuni secondi… per pensarci…»

«Che intendi? …!»

E allora si ricordò. Il primo lavoro che lui e Revy avevano svolto insieme, la prima volta che aveva visto Eda, che aveva visto la Chiesa della Violenza, quando avevano fatto a cazzotti  e si erano insultati, per poi finire scortati in un auto della polizia. Quella volta sia lui che Revy avevano una sigaretta tra le labbra, e lei gli aveva posto quella stessa domanda. Rock si mise quasi a piangere al ricordo, ma si trattenne e recitò la sua parte.

«Ricominciamo… Rock… dammi da accendere.»

«Eh? Non ho l’accendino.»

«Ma che stai dicendo? Ne hai uno proprio in bocca.»

«Ah.»

Rock si avvicinò alle sue labbra, come quel giorno, fingendo di accenderle una sigaretta inesistente.

«Accidenti… Oggi è stata davvero una giornataccia.»

«Eh, già…»

«A ogni modo… vorrei tornarmene a casa e dormire.»

«Eh, già…»

Ed annullando completamente le distanze Rock poggiò delicatamente le sue labbra su quelle di Revy,  e dopo quell’unico, dolcissimo bacio che fossero mai riusciti a scambiarsi, Revy chiuse gli occhi per l’ultima volta.

Rock la guardò. Sembrava un angelo, con quel piccolo sorriso e il volto sereno. I capelli sciolti le circondavano il viso, come quella mattina. Solo che ora non si sarebbe più svegliata, e con questo unico pensiero le diede un altro dolce bacio sulla fronte. Prese le Cutlass che fino a quel momento erano rimaste nelle fondine di Revy e dopo averle strette al petto urlò tutta la sua rabbia al cielo, mentre calde lacrime bagnavano il suo volto e quello finalmente in pace della sua innamorata.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Black Lagoon / Vai alla pagina dell'autore: ElPsyCongroo