«Ehi…»
«Stai
zitta, non parlare, ti
supplico…»
«Stai
zitto tu… piantala di
dirmi di non parlare… io parlo quanto voglio…»
«Ma
così non fai che-»
«Shh
stupido colletto bianco…
taci per una volta…»
«Non…
ti supplico…»
«Ora
basta, mi hai proprio
rotto i coglioni con ‘ste suppliche… stai zitto e
ascoltami…»
«…»
«Mi
stai ascoltando…? »
«…
sì, scusa, ti ascolto…»
«E
non scusarti, non hai
fatto niente….»
«O-ok,
ti ascolterò e basta,
non sparerò più stronzate.»
«Così
è meglio… volevo
chiederti una cosa… che cazzo è successo?»
«N-non
ti ricordi?»
«Ho
la mente un po’ confusa…
è come se avessi preso una delle mie solite sbronze con
Eda… Non ricordo un
cazzo… E poi ho un fottuto mal di testa, non riesco a capire
un cazzo… Allora,
che è successo? Dove siamo? E gli altri?... Dove
sono… tutti?... E tutto sto
sangue di chi è?»
«È…
ti prego, non parlare
più, conserva le energie, devo trovare un posto dove
curarti, fino ad allora
riposati ma non dormire ok?»
«Rispondimi…
di chi tutto sto
sangue…? Ne siamo impregnati… Però tu
non mi sembri ferito… Di chi è? E
rispondimi sta volta se non vuoi che ti moltiplichi il buco del
culo…»
«…
è tuo, Revy…»
«Che
cazzo dici? Questo è
troppo sangue, a quest’ora sarei già
morta… e poi non sento male da nessuna
parte oltre che in testa… Dai, spara meno stronzata e dimmi
la verità…»
«…
non ti ho detto una
stronzata, è davvero tuo quel sangue, hai qualche buco di
troppo nello stomaco…»
«Che
cazz-?-»
si portò una mano alla
pancia e la vide diventare immediatamente rosso sangue. La
spostò e vide che
attorno al suo stomaco qualcuno le aveva stretto una benda ormai zuppa.
Un
dolore lancinante le fece lanciare un urlo ed accasciare al suolo.
«Revy!
Revy! Cazzo cazzo
cazzo cazzo! Te l’avevo detto che ti stavi sforzando troppo!
Sei proprio un
cogliona quando ti ci metti! E adesso che faccio? Non
c’è…»
«Rock…»
«Revy,
taci ho detto! Hai
capito adesso perché te lo sto dicendo? Vuoi morire per caso?»
«Rock…»
«Taci
Revy!»
«Che
cazzo è successo?»
«Non
mi sembra una cosa
importante al momento!»
«Ti
supplico rock..»
«Non..
non supplicarmi Revy!
Non far-» lei gli afferrò
la mano e la strinse con la
poca forza rimastale.
«Rock..
dimmi cosa è
successo…»
«Revy…»
Era
successo tutto all’improvviso.
Quel
giorno non avevano
niente da fare quindi come al solito Dutch aveva pensato bene di
rompere le
balle a Rock e Revy per portare a termine qualche lavoro arretrato.
Così Rock
si era ritrovato per terra svegliato da un calcio di Dutch che
l’aveva spinto
giù dal letto e dopo aver ascoltato i suoi ordini ed essersi
svegliato almeno
un po’ era andato a svegliare Revy.
Quest’ultima
come sempre
dormiva senza un minimo di pudore e coscienza: porta spalancata,
finestra
spalancata, musica a palla sparata direttamente nelle orecchie e con
addosso
solo la sua solita maglietta e un paio di mutande nere. Non che gli
dispiacesse
o lo stupisse quella vista, era abituato ormai, dopo anni ci aveva
fatto il
callo, ma più passava il tempo e più provava una
strana sensazione, una sorta
di fastidio, ogni volta che la vedeva così abbandonata sul
letto, quasi non
sapesse di essere una donna, una bella donna, e in quanto tale in grado
di
suscitare l’attenzione di parecchi uomini. Certo, nessuno
osava avvicinarsi a
lei, che quest’ultima lo permettesse o meno, per la paura di
finire in un lago
del proprio sangue senza il proprio attributo ad accompagnarlo nella
tomba, ma
comunque Rock non poteva fare a meno di pensarci.
Superata
la fase delle sue
riflessioni interiori si avvicinò a Revy tirando qualche
calcio alle numerose
bottiglie di alcolici per terra e calpestando i mozziconi di sigaretta
che lei
ogni tanto lasciava in giro per la proprio stanza. Ecco un altro
fattore che
avrebbe fatto dubitare chiunque della femminilità di Two
Hands: lasciava in giro
per la propria stanza qualunque cosa, senza distinzione, dalle
bottiglie vuote
a indumenti intimi. Era inutile con lei, qualunque cosa le venisse
detta il suo
essere maschiaccio e rozza come pochi non sarebbe mai cambiato.
Una
volta raggiunto il suo
letto scostò le tende che riparavano quel tanto che bastava
per non morire dal
caldo la finestra appena sopra il bordo del letto e si
preparò a svegliare
l’addormentata con un urlo quando si accorse di non riuscire
a pronunciare una
sola parola o a spostarsi dalla posizione in cui era: poggiato con una
gamba
sul letto e con una mano contro il muro, immobile a fissarla. Il motivo
era
chiaro e semplice, come il cielo che si scorgeva dalla finestra quella
mattina:
era bellissima.
Sembrava
un angelo. La pelle
candida in contrasto con gli scuri capelli rossi, lasciati sciolti
così da
sparpagliarsi su tutto il cuscino attorno al suo viso. La bocca
leggermente
aperta faceva uscire i suoi piccoli respiri che si udivano
all’unisolo del
movimento del petto che si alzava lentamente su e giù. Il
suo seno, messo in
evidenza dalla sua solita maglietta nera, era in perfetta armonia con
il resto
del suo corpo, che quando era in tensione metteva in evidenza ogni suo
muscolo
ma nei momenti di calma come quello metteva in evidenza la sua
perfezione, dal
ventre piatto ai fianchi ben delineati, fino al suo sedere sodo che
dava inizio
alle sue splendide gambe che scendevano affusolate mettendo fine a quel
bellissimo corpo. Esse, come le sottili braccia e le mani affusolate,
erano
leggermente raccolte verso il corpo, quasi a stringersi su se stessa,
come se
volesse proteggersi da un brutto sogno.
Rock
non riusciva a
staccarle gli occhi di dosso, non riusciva a far niente se non spostare
il suo
sguardo lungo tutto il profilo del suo corpo soffermandosi in
particolar modo
sul suo viso così angelico in quel momento. Provava
l’intenso desiderio di
avvicinare il proprio volto al suo per sentire la sensazione della sua
pelle
sulle sue labbra, ma nel contempo aveva paura di rovinare quel momento
così
perfetto.
Continuò
a restare così,
fermo, lievemente piegato su di lei, ad ammirarla come un cieco che per
la
prima volta riesce ad ammirare il tramonto sull’oceano.
«Non
vorrei proprio
disturbare questo momento idilliaco ma se non sbaglio ti avevo detto di
svegliarla e di partire il più in fretta possibile»
Rock
si girò di scatto verso
la fonte di disturbo e dopo essere caduto per la seconda volta
nell’arco di
neanche un’ora per terra fissò con rabbia Dutch,
che se ne stava impalato con
un sorriso ebete stampato in faccia contro lo stipite della porta
affiancato da
un Benny con una faccia altrettanto ebete.
«Certo
che non si riesce
proprio a farti togliere dalla testa tutti i teatrini mentali che sei
riuscito
a crearti, vero Rock? Che cosa speri, che lei si svegli
all’improvviso
cogliendoti in flagrante mentre la osservi con la bava alla bocca e che
per
ringraziarti ti salti addosso togliendosi tutti i vestiti di dosso? Non
siamo
mica in un film romantico Rock, le cose non funzionano così!
Al massimo
potresti sperare in un buco in mezzo agli occhi come abbellimento! Se
vuoi
qualcosa di più diglielo e basta, al massimo se si incazza
saremo costretti a
lavare il tuo sangue dal pavimento!»
«Siete
dei rompiballe tutti e
due, lo sapete vero? Non potreste lasciarmi in pace una volta ogni
tanto? Non
mi sembra di chiedervi molto, solo un attimo di privacy! Ma figurarsi
se qui
ottengo qualcosa del genere, è già tanto se la
conoscete la parole privacy! E
comunque sono cazzi miei se glielo dirò o meno, non
è di certo affar tuo Benny!
Tanto lo sapete perfettamente anche voi che non ho la minima
possibilità, è
inutile con lei… A sto punto tanto vale pensarci tanto, le
cose non
cambieranno… Lei non mi vorrà mai, mi sa che
dovrò farci l’abitudine… Non mi
sopporta, per lei sarebbe meglio se non ci fossi, almeno non dovrebbe
sorbirsi
le mie prediche ogni vola… Farei meglio a lasciar stare e a
trovarmene
un’altra…»
«Attenzione
Benny-boy, il
nostro Rock si è arrabbiato!»
«Eh
già Dutch, dobbiamo fare
attenzione o la sua furia si scatenerà su di noi! Ahi!
Eddaih Rock, lo sai che
stiamo scherzando! Rilassati!»
Benny
si massaggiò un po’ la fronte rossa a causa della
lattina con cui Rock l’aveva
centrato.
«Uscite
fuori di qui, se
continuate così la svegliate di colpo e poi è con
me che si incazza se si è
svegliata male, mica con voi, quindi sparite.»
«Va
bene, va bene. Certo che
un uomo innamorato è proprio da manicomio! È
sempre meglio stare lontano dalle
donna, soprattutto da una come lei, ma che te lo dico a fare? Tanto non
ascoltati mai una parola di quello che ti dico. Su Benny-boy, andiamo,
così i
piccioncini possono avere un po’ di privacy.»
«Thz,
figurarsi se riescono a
farsi i cazzi loro ogni tanto…-»
Rock si rialzò da terra e per il nervoso si mise una delle
sigarette di Revy
tra le labbra iniziando a fumare leggermente infastidito.
“Ma
perché proprio da loro
mi dovevo far scoprire? A sto punto erano meglio Balalaika o Eda,
almeno loro
si sarebbero fatte i cazzi loro e non mi avrebbero rotto le
balle… Anzi no,
probabilmente a quest’ora Eda avrebbe già
spiattellato tutto a Revy… Sono stato
io l’idiota a non fare più
attenzione…” Rock ancora si rammaricava per aver
permesso a Dutch e Benny di scoprire che lui era ormai follemente
innamorato di
quella pazza violenta e sadica di Revy. Eppure era riuscito a
nascondere il suo
segreto per parecchio tempo, mostrando il suo amore solo quelle volte
che
riusciva a restare solo con lei che dormiva, il che capitava quasi
tutte le
mattine dato che spesso era lui che doveva svegliarla. Ogni mattina
restava ad
osservarla per minuti interi senza riuscire a staccarle gli occhi di
dosso.
Ma
il suo grande errore era
quello di esser tornato una sera a casa reggendo una Revy ubriaca
marcia mentre
lui era ancora relativamente sobrio ed averla messa a letto offrendole
ancora
qualcosa da bere. Non che non fosse mai successo, spesso si era
ritrovato ad
essere il più sobrio tra i due durante le loro sfide, ma
quella volta lui era ancora
abbastanza lucido e aveva continuato a bere insieme a Revy anche quando
erano
ormai a casa, quando di solito lui la lasciava lì per poi
andare direttamente
nella proprio stanza. Ma per qualche ragione a lui sconosciuta quella
notte era
rimasto con lei anche quando si era ormai addormentata vinta dalla
forza
soporifera dell’alcool e prima che se ne rendesse conto lui
stesso si era
ritrovato a pochi centimetri dal suo viso e in un attimo
l’aveva baciata.
Era
durato solo un istante,
ma per quel breve momento lui era stato davvero felice, come non lo era
da
tempo.
Molto
probabilmente, se Revy
fosse stata sveglia, come minimo gli avrebbe staccato le labbra a
morsi, ma per
fortuna non fu così, perché lei era totalmente
addormentata, non si era resa
conto di niente. Quando Rock si accorse di quello che stava facendo non
si
allarmò né preoccupo, perché gli
sembrava normale, una cosa naturale che da
troppo tempo voleva fare ma che per motivi più che logici
aveva sempre evitato
di portare a termine.
Ed
era stato proprio quello
l’ultimo suo grande errore: era talmente perso nei suoi
pensieri, talmente
perso in quel momento da non accorgersi dei passi sulle scale e delle
teste di
Dutch e Benny che tutti curiosi spiavano quello che stava succedendo.
Rock si
rese conto degli intrusi solo dopo essersi allontanato lentamente dal
viso di
Revy e mentre era ancora intento a fissarla notò quelle due
figure affacciate
alla porta.
Si
era subito alzato dal
letto di Revy e prima che potessero dire qualunque cosa li aveva
trascinati di
sotto e lì si era dovuto sorbire le prese in giro e le
risate di quei due,
sopportando in silenzio perché in fondo sapeva di essere un
coglione. Così da
quel giorno non perdevano occasione per sfotterlo o per metterlo in
situazioni
strana ed imbarazzanti con Revy, irritandolo e facendolo pentire di non
averli
come minimo minacciati di qualcosa se avessero rotto le balle.
Quando
i due finalmente
raggiunsero il piano di sotto Rock tornò a sedersi vicino a Revy, sul
materasso sta volta, era
stufo del pavimento. Normalmente ci si sarebbe stupiti del fatto che
Revy
stesse ancora dormendo dopo tutto il casino combinato da quei tre ma
lei
dormiva ancora, tranquilla e rilassata, come se non fosse successo
niente.
Dopo
averla guardata per
qualche altro secondo Rock le tolse le cuffie e dopo averla chiamata
dolcemente
all’orecchio le soffiò un po’ di fumo in
faccia. Revy aprì lentamente gli occhi
e si mosse piano, quasi come un animale appena svegliatosi dal letargo
e
girandosi dall’altra parte vide Rock seduto sul suo letto
tutto intento a
fumarsi la sua sigaretta.
«Che
michia vuoi? Vattene a
fumare da un’altra parte, sto dormendo, mi disturbi
così, potresti svegliarmi…»
«Perché,
non sei già sveglia?»
«No,
sto dormendo…»
«Allora
sei sonnambula?»
«Può
darsi, e ora sparisci,
non lo sai che è pericoloso svegliare un sonnambulo? Non si
sa mai, potrebbe
impugnare una pistola e spararti addosso credendo che tu sia un cervo.»
«E
io sarei un cervo? Beh
dai, pensavo peggio.»
«Coglione,
non era mica un
complimento.»
«Come
vuoi, ma ora alzati,
altrimenti Dutch torna a rompere la balle.»
«…»
«Revyyy»
«…»
«Rebeccaaa»
«…»
«Come
vuoi Two Hands, poi non
ti lamentare, io ci ho provato con le buone, non è colpa mia
quello che sta per
succedere»
«…
che cazzo stai dicend-
Ahhhhhhhh!!!!»
Revy si alzò di scatto dal
letto tutta fradicia e rivolse una sguardo assassino a Rock che tentava
di
nascondere un secchio che fino ad un attimo prima era colmo
d’acqua gelida e
che ora si era stranamente svuotato addosso a qualcuno.
«Coglione
figlio di
puttana!!!»
Revy tentò di prendere le
sue Cutlass che in genere si trovavano vicino al letto pronte
all’uso ma in
quel momento non c’erano: erano in mano a Rock che ormai
uscito dalla stanza si
era affrettato a raggiungere gli altri che nel frattempo erano
scoppiati a
ridere come dei pazzi.
«Io
ammazzo tutti e tre
brutti stronzi, poi voglio vedere se ridete ancora!»
«Guarda
che io e Benny non
centriamo niente!»
«Certo,
come no! Si sente
lontano un miglio la puzza della vostra merda in questo scherzo del
cazzo!»
«Opss,
era così ovvio?»
«L’unica
cosa ovvia è che se
non scappate in fretta dall’altra parte
dell’universo arrivo io e vi spacco il
culo chiaro Benny? E anche voi Dutch e Rock, non credete di passarla
liscia!
Soprattutto tu Rock, me la paghi per questo!»
«Eddaih
Revy, era solo una
scherzo, ora muoviti a prepararti, ormai sei fresca e riposata no?
Muoviti che
prima ci sbrighiamo meglio è, non ho intenzione di sprecare
tutta la mia
giornata in giro con te!»
«…
certo, come se non lo
sapessi…»
Revy si diresse piano verso
la doccia togliendosi i vestiti fradici e spargendoli per la camera. «Dovresti
fare più attenzione
Rock, te l’ho sempre detto… Prima di parlare di
una persona assicurati che
quest’ultima stia davvero dormendo e che abbia effettivamente
la musica sparata
nelle orecchie e non che si sia già svegliata e che abbia
tolto la musica non
appena si è resa conto del tuo sguardo insistente su di
lei… Sei proprio un
idiota…»
ed una piccola lacrima si
mescolò con l’acqua del getto della doccia.
«Ehi
Revy! Revy! Ti ho detto
di non addormentarti! Prima mi chiedi di raccontarti cosa è
successo poi
nemmeno mi ascolti?»
«Per
forza… Sei di una noia
mortale…»
«Ti
sto solo dicendo come
sono andate le cose nei dettagli visto che non ricordi niente!»
«E
ti pare questo il momento
di dichiararti?»
«…
Non mi sto dichiarando
idiota! Non mi dichiarerò mai a te!»
«E
perché no?»
«Perché
vorrei evitare di
essere preso per il culo per il resto dei miei giorni!»
«Sta
tranquillo, al massimo
ti potrei prendere in giro… per un’oretta, non di
più…»
«Che
cazzo dici, credi di star
per morire? Credo di aver sbagliato ragazza, Revy di certo non
sparerebbe ‘ste
stronzate!»
«Infatti
l’hai detto tu… io
non ho mai detto che sto morendo… e comunque-»
«E
comunque niente, stai
zitta ch è meglio!»
«Piantala
di darmi ordini…
Stavo dicendo che comunque non ti prenderei in giro…»
«Ah
sì certo, come no, perché
ti credo.»
«Che
diffidente che sei…»
«Ah
sì? E sentiamo allora,
perché non dovresti prendermi per il culo? E vedi di non
sparar stronzate!»
«Ehi,
guarda che sono una
povera ragazza ferita… non puoi parlarmi
così…»
«E
allora dimmi quello che devi
dirmi e poi stai zitta, altrimenti perdi ancora più sangue e
peggiori solo le
cose…»
«Non
ti prenderei in giro…
perché anche tu mi piaci Rock… Sono fottutamente
innamorata di te… da tempo
ormai… Forse prima di te… Quindi al massimo
dovresti essere tu a prendermi per
il culo… e sta tranquillo, non sparo stronzate solo per
renderti felice…»
«…
Perché non me l’hai detto
prima?»
«E
tu perché non l’hai fatto?»
«…
Come immaginavo non te lo
ricordi…»
«Cos’è
che non ricordo?»
«…»
Stavano
tornando dall’ultima consegna affidatagli da Dutch quando
iniziarono a
litigare.
In
realtà non c’era un vero
e proprio motivo. O meglio, c’era, ma Rock credeva che la
reazione di Revy
fosse un po’ troppo esagerata. Era ancora incazzata con lui
per lo scherzo di
quella mattina e di punto in bianco aveva iniziato ad insultarlo. Era
una cosa
assurda, non aveva senso incazzarsi tanto per uno stupido scherzo come
quello,
però Revy si era impuntata e avevano finito per insultarsi a
vicenda
rinfacciandosi tutto quello che avevano fatto da quando si conoscevano.
Da
una parte c’era Revy che
insultava Rock dandogli dello smidollato senza palle, capace solo a
fare il
santo della situazione, le prediche, per poi dimostrarsi per lo stronzo
dalla
mente marcia qual’era come era successo l’ultima
volta che avevano visto
Garcia.
E
poi c’era Rock che
insultava Revy per il suo modo di fare, per il suo essere
così assurdamente
fuori di testa, per il fatto che non si curasse minimamente dei
sentimenti
degli altri, di come spesso cadeva preda della bestia selvaggia chiusa
dentro
di sé iniziando ad uccidere chiunque, anche innocenti.
Revy
si era sentita toccare
sul vivo per quelle affermazioni e dopo aver accostato la macchina
vicino ad
una spiaggia aveva spinto fuori Rock con forza buttandolo per terra ed
iniziò a
colpirlo con calci e pugni. Ben presto anche Rock aveva iniziato ad
alzare la
mani su Revy e si erano ritrovati entrambi sulla spiaggia a darsele di
santa
ragione e ad insultarsi come cani.
«Sei
uno stronzo coglione
Rock! Che cazzo vuoi da me, me lo spieghi? Tu non sai un cazzo della
mia vita e
del perché sono così, perciò non puoi
permetterti di sparare tutte le stronzate
che vuoi!»
«Almeno
ho il coraggio di
dirti le cose in faccia! Non mi interessa un cazzo della tua vita, di
quello
che è successo in passato! Tu sei solo una cogliona fifona
senza palle che non
è in grado di trovare una scusa decente per il suo
comportamento se non quella
del suo passato!»
«Come
cazzo ti permetti!?!?
Sono cazzi miei come mi comporto, non devo render conto a nessuno,
specialmente
a te! Io faccio quel che cazzo voglio senza chiedere il permesso a
nessuno, ti
è chiaro il concetto!?!»
«Ma
certo, la grande Revy se
la cava da sola, non ha bisogno di nessuno! Tanto è inutile
cercare di
salvarla, perché la grande Revy può farcela da
sola, non ha bisogno di essere
salvata! La verità è molto semplice: tu credi e
speri di essere forte
abbastanza da ignorare tutto quello che ti è successo in
passato ma non è così!
Ti sei creata una barriera inaccessibile agli altri facendo la dura e
l’adulta,
quando invece sei solo una mocciosa del cazzo che non trova un senso
alla sua
vita di merda!»
«Perché
tu l’hai trovato un
senso!? Ti credi di essere davvero tanto più bravo e furbo
di me!? Anche tu hai
la mia stessa vita di merda e non dire che non è vero! La
tua vita è una merda,
il tuo passato è una merda e lo sarà anche il tuo
futuro!»
«Io
almeno ci penso al mio
futuro, ho deciso io che strada prendere! È stato grazie al
mio passato di
merda che ho deciso di cambiare le cose e di unirmi ad una banda di
pazzi
criminali! Tu invece ti sei fatta trasportare dagli eventi, sei finita
qui per
caso, non per tua scelta! E ancora adesso ti fai guidare solo da
ciò che è
stata la tua vita senza fare niente per migliorarla!»
«MA
CHE CAZZO VUOI DA ME!?!? ‘Sto
fottuto discorso di merda l’abbiamo già fatto!
Pensi davvero che io non ci
abbia provato? Pensi che io non lo sappia che sono finita qui solo
perché ho
lasciato che fossero altri a decidere per me? Lo so perfettamente, ma
cosa vuoi
che ci faccia? Ero solo una mocciosetta quando dei poliziotti del cazzo
mi
hanno menata a sangue e violentata e nessuno mi ha aiutata! Come potevo
io,
senza sapere niente del mondo, trovare la strada per conto mio? Mi sono
lasciata guidare dagli eventi senza reagire e sono finita qui, la
città dove
rischi di morire un giorno sì e l’altro pure! E
anche se avevo la sorellona,
Dutch, Benny ed Eda non sono comunque riuscita a cambiare qualcosa
nella mia
vita… Ti sembrerò una cogliona ma solo con te
sono riuscita a respirare un po’
d’ aria fresca dopo tutto quel marcio, ma tu, tu…»
Revy appoggiò la testa sul
petto di Rock, sfinita da tutte quelle urla.
A
furia di urlare e menarsi
non si erano nemmeno accorti di essere finiti in mare, lui disteso
sulla
schiena con Revy con i capelli ormai sciolti a causa della lotta a
cavalcioni
su di lui che gli stringeva forte il colletto della camicia impregnata
d’acqua.
Rock non sapeva più cosa fare: si rendeva conto di essere
stato troppo duro con
lei, ma doveva dirglielo prima o poi, altrimenti come avrebbe mai
potuto
rivelarle la verità? L’avvolse delicatamente con
le proprie braccia e la
strinse piano a se. Revy non diceva più nulla, teneva solo
la testa appoggiata
al petto di Rock quasi a voler nascondere qualcosa, e infatti era
così. Rock si
accorse dei piccoli sussulti che scuotevano il corpo di Revy e dei suoi
gemiti
strozzati solo perché erano praticamente abbracciati.
Stava
piangendo. Revy stava
piangendo ed era tutta colpa di Rock. Si alzò di scatto e
stringendola ancora
più forte a se le mormorò parole dolci tentando
di calmarla mentre lei piangeva
sempre più forte facendo scorrere calde lacrime sulle
proprie guance che
andavano subito a confondersi con l’acqua del mare che le
aveva bagnato il
viso.
«Revy,
dai, che stai facendo?
Ti pare il caso di piangere? Abbiamo sempre litigato, perché
sta volta sei così
incazzata? Non dirmi che è ancora per la storia di sta
mattina…»
«Ti
pare? Come potrebbe
essere per quello?»
mormorò Revy riprendendosi
dal pianto.
«E
allora perché?»
«…
lascia stare…»
«Assolutamente
no, ora voglio
saperlo, altrimenti non ce ne andiamo da qui.»
«…
hai detto che non mi vuoi…»
«Cosa?
Non ho sentito, parla
più forte.»
«Ti
ho sentito pezzo di merda
sta mattina in camera mia mentre parlavi con quei due coglioni! E la
cosa che mi
fa incazzare è che mi avete tenuta all’oscuro di
tutto, come se fossi una
bambina! E poi cos’è che hai detto?
“Almeno ho il coraggio di dirti le cose in
faccia!”? Allora forza, dimmelo, ora sono sveglia! Dimmi
quanto io sia senza
speranze e cogliona, quanto sia inutile starmi dietro e quanto sarebbe
meglio
trovarti un’altra ragazza a cui star dietro!»
«Non
lo dicevo per offenderti,
e non ho usato proprio quelle parole, e poi sarebbe un’altra
la cosa che dovrei
dirti…»
«E
sarebbe?»
«Mi
piaci Rebecca. Mi piaci
Revy. Mi piaci Two Hands. Mi piaci e basta, qualunque sia il tuo
passato,
presente e futuro. Chiunque tu sia? Ti da fastidio? Non mi vuoi? Cosa
provi tu,
per me?»
«…
Io…»
Revy non riuscì nemmeno ad
aprire la bocca che un forte boato risuonò in lontananza.
Si
alzarono di scatto e in
lontananza, esattamente dove sorgeva Roanapur, ora si ergeva una
colonna di
fumo nero che sormontava enormi fiamme rosso sangue.
Restarono
entrambi senza
parole, con gli occhi spalancati dal terrore a fissare la loro
città in fiamme.
«Quando
siamo arrivati
sembrava l’inferno. C’era ovunque sangue, cadaveri,
gente che urlava,
sparatorie… Abbiamo subito tentato di raggiungere la Lagoon
Company ma era
distrutta e non c’era nessuno, né vivo
né morto… Allora siamo andati alla
Chiesa della Violenza e lì abbiamo incontrato Dutch, Benny
ed Eda. Ci hanno
detto che un aereo era passato sopra di loro un attimo prima di
sganciare una
bomba sulla città. Non si sa ancora chi sia stato ma molto
probabilmente qualcuno
a cui sta antipatica Roanapur e la gente che ci vive, in particolare
con la
Triade, quindi anche con noi.»
«…
chi cazzo è stato?»
«Te
l’ho già detto, non lo
sappiamo. Balalaika si è subito messa alla ricerca dei
responsabili, ma non è
facile perché sono coinvolti parecchi gruppi e-»
«Non…
non intendevo quello…
chi è stato a ridurmi così? Cosa è
successo?»
Revy
spalancò le porte con un calcio in preda all’ansia
e al nervoso.
«Si
può sapere che cazzo è
successo?»
Era uno tra i pochi edifici
rimasti in piedi e molto probabilmente Dutch e Benny si erano radunati
lì con i
membri della Chiesa della Violenza. Probabilità che si era
rivelata esatta:
Dutch e Benny, appena li videro, iniziarono ad insultarsi con Eda.
«Che
cazzo ci fanno loro
qui!?! Non avevi detto che li avevi mandati via?»
«Ma
è ovvio che li ho mandati
via, non so che ci facciano qui! Avranno fatto prima del dovuto!»
«Avresti
dovuto organizzare
le cose in modo tale che almeno loro si salvassero!»
«Abbiamo
ricevuto la notizia
solo sta mattina, che pretendi!?! Non è di certo colpa
nostra se sono arrivati
prima!»
«Ehi
ehi!! La smettete di
urlare come coglioni? Che cazzo succede? Abbiamo visto
l’esplosione e siamo
corsi immediatamente qui ed è questa l’accoglienza
che riceviamo!?»
«Revy,
ascoltami bene ok? Ora
tu e Rock ve ne andate da qui, e niente storie o polemiche, prima
sparite
meglio è!»
«Prima
spiegami che cazzo è
successo Eda, e poi deciderò io cosa fare!»
«Qualcuno
ce l’ha con noi
ok!?! Con tutti noi! La Triade, la Lagoon Company, la Chiesa della
Violenza!
Non sappiamo chi sia, l’unica cosa che sappiamo è
che i responsabili ci
vogliono tutti morti! Questa mattina dei miei informatori ci hanno
avvisati che
qualcuno voleva attaccare Roanapur e che ci conveniva scappare se non
volevamo
morire tutti! Ma ci conosci no? Come potevamo scappare? Qualche
coglione ci
minaccia e noi scappiamo? NO! Credevamo di poter fare qualcosa, e
invece siamo
stati inutili! Ci hanno bombardati, molti sono morti, come Mister
Chang, Shenhua
e molto probabilmente i suoi due compari, addirittura il proprietario
del
Yellow Flag… È assurdo, qualcuno ci sta
decimando, e non sappiamo nemmeno chi
sia… Ma in parte sapevamo che non ce la saremmo cavata, ma
il nostro orgoglio
ci ha impedito di scappare… Ma tu e Rock non sapevate
niente, potevate
salvarvi… Per questo ho subito informato Dutch e gli ho
chiesto di mandarvi
via, ma ovviamente è solo uno stronzo coglione che non
è stato nemmeno in grado
di salvare due persona! Cazzo Dutch, ti costava tanto!?!»
«Io
ci ho provato suora del
cazzo! Non è colpa mia se ‘sti due sono tornati
prima!»
«Se
la mia migliore amica e
Rock moriranno io stessa ti ucciderò!»
«Credi
davvero di essere
l’unica a cui interessa la loro vita? Io ho praticamente
cresciuto Revy, tu
invece l’hai abbandonata-! Tutti giù!»
fecero appena in tempo a nascondersi dietro l’altare che una
bomba fece
esplodere definitivamente il portone della chiesa. Un numero
indecifrato di
uomini entrò ed iniziò a sparare a raffica verso
di loro.
«Io
non l’ho abbandonata! Non
potevo sapere che era successo! Non me ne sarei mai andata altrimenti!»
«Ma
proprio non capite che
non è quello l’importante? E vi chiedete pure
perché Revy sia così incazzata?
Non è ovvio? Ci stiamo comportando tutti come dei padroni
nei suoi confronti,
decidiamo al posto suo, le ordiniamo cosa fare! È assurdo,
dovremmo pensare
davvero a lei, non a quello che vogliamo noi!»
Era stato Rock a urlare
quelle parole. Avevano lasciato all’oscuro di tutto anche
lui, ma quella che
più ci aveva rimesso era stata Revy, che sicuramente si era
sentita come quando
era una ragazzina indifesa. In quel momento Revy, nascosta dietro una
colonna
della chiesa, stava trattenendo le lacrime con tutte le sue forze e si
sfogava
sparando come una furia.
«Noi
volevamo solo
proteggerla…»
mormorò
Benny, guardando Revy con un affetto enorme.
«Anch’io
voglio proteggerla,
ma non possiamo se-»
«Via
di lì! Hanno un’altra
bomba!»
Revy, l’unica fra tutti che
stava prestando davvero attenzione allo scontro, gridò con
tutto il fiato che
aveva in corpo nella speranza di avvisare gli altri in tempo. Appena
accortisi
del pericolo si affrettarono a lasciare l’altare per
raggiungere le colonne e
riparasi.
«Cazzo!
Ma che arsenale
hanno? Rock, ti conviene- Rock? Oddio, Rock! … Benny!»
Dutch si era subito accorto
della loro assenza, e appena si voltò verso ciò
che restava dell’altare rimase
senza parole: l’onda d’urto della bomba aveva
distrutto l’altare ed ora un
grosso pezzo di esso era conficcato nel petto di Benny, che giaceva
ormai senza
vita contro la parete della chiesa. Di Rock invece nessuna traccia.
«Merda,
Benny! Vado ad
ammazzarli tutti quei figli di puttana!»
«No
Dutch, guarda lì!
Dobbiamo pensare a loro prima!»
Eda
indicò la colonna dove prima era nascosta Revy e solo allora
Dutch lo vide:
Rock, mentre urlava di dolore, tentava senza risultati di togliersi la
grossa
scheggia di legno che gli si era conficcata in un occhio, mentre il
sangue gli
ricopriva il volto contratto dal dolore. Revy nel frattempo era caduta
in
ginocchio accanto a lui e con sguardo assente restava immobile,
mormorando il
suo nome di continuo, come una litania.
«Rock…
Rock… Rock… Rock…»
«Merda!
Revy!
Revy, riprenditi, aiutalo piuttosto di restare lì impalata!
Niente, non si
degna di ascoltarmi! Dutch, tu coprimi, nel frattempo vedo se riesco a
risolvere qualcosa.»
Eda
corse veloce accanto a
Rock e dopo aver scosso Revy nel tentativo di farla riprendere con un
gesto
rapido e un “scusa” appena mormorato
strappò via la scheggia dall’occhio di
Rock. Lui lanciò un urlo tremendo, ma questo almeno
servì a risvegliare Revy.
Lei lo guardò un attimo confusa e subito dopo
guardò Eda. Solo allora si
riprese del tutto, e dopo essersi assicurata che Rock stesse tutto
sommato bene
riprese saldamente le sue Cutlass.
«Me
la paghi questa Eda, chi ti
ha dato il permesso di toccarlo e fargli del male?»
«Non
è mica di tua proprietà!
E poi tu non ti degnavi di ascoltarmi, dovevo pur intervenire in
qualche modo.»
«Certo
che è di mia
proprietà! Appena tutto questo finisce intervengo io in
qualche modo su di te,
poi vediamo se ti azzardi a farlo un’altra volta.»
«Certo
certo, come vuoi, io
ti aspetto! Su, ora andia…»
Eda
spalancò gli occhi e dopo aver sorriso leggermente a Revy con occhi tristi si
accasciò su di lei, mentre
il sangue iniziava a colare dal buco che le attraversava la testa,
impregnando
i suoi capelli dorati di un rosso cremisi.
«E…
da? Eda! Eda, cazzo! Non
azzardarti! Eda! No, per favore, ti supplico, no! EDAAA!!!-
» Revy era come impazzita, in
preda alle lacrime, ad una tristezza lancinante e ad una rabbia cieca.
«Ti
giuro che li ammazzo, li
ammazzo tutti! Non lascerò quei bastardi vivi, nessuno di
loro uscirà qui sulle
proprie gambe!»
E
fu allora che Revy decretò
la morte dei bastardi che avevano ucciso Benny ed Eda. E la sua. Come
poteva
credere di uscire indenne da tutto quello? Riuscì, insieme a
Dutch, ad uccidere
tutti quelli che si erano infiltrati nella chiesa, ma a caro prezzo:
troppo
presa dalla rabbia e dalla sete di vendetta non aveva prestato
attenzione ai
colpi che la raggiungevano, così, dopo lo sterminio, si
ritrovò a terra, in un
lago di sangue, mentre Rock, disperato, la portava lontano da
lì, in un posto
più sicuro, mentre un Dutch ormai prossimo alla morte
restava di guardia a quel
poco che era rimasto della chiesa.
«…
non… Ti prego, dimmi che
non è vero…»
«Non
posso dirtelo Revy… Lo
desidero con tutto me stesso… Ma non posso… non
sono in grado di fare niente…»
Rock
iniziò a piangere
mentre Revy, con gli occhi lucidi, lo osservava, vedendo per la prima
volta la
rudimentale fascia che copriva metà del volto di Rock.
Allungò una mano verso
di lui e gli sfiorò una guancia.
«Scusami…
Rock…»
«Te
lo prometto Revy, la farò
pagare a tutti, nessuno escluso! Ci penserò io a vendicarli!
Te lo giuro! Però
prima devo curarti, stai perdendo troppo sangue, non puoi restare
così…»
«Tanto
è inutile… Rock… Ormai
è tardi… anzi, non ho mai avuto scampo…»
«Che
stai dicendo? Certo che
ti salverai, non morirai qui…»
«Non
ne sei convinto nemmeno
tu… Sai… mi sento stanchissima, senza
forze… E ho freddo… A Roanapur non fa mai
freddo… »
«È
perché vai in giro
conciato in modo indecente che hai freddo…»
«Può
darsi… ehi Rock, non è
che mi faresti un ultimo favore?
»
Rock,
ormai rassegnato
all’evidenza, acconsentì con un cenno di testa.
Revy
si indicò le labbra
semi-aperte, come se avesse una sigaretta tra le labbra.
«Rock…
dammi da accendere.»
«Eh?
Ma se non ce l’hai
neanche una sigaretta, e in ogni caso non mi pare il momento di
fumare…»
«Hai
sbagliato battuta…
Rock.. Ti concedo alcuni secondi… per pensarci…»
«Che
intendi? …!»
E
allora si ricordò. Il
primo lavoro che lui e Revy avevano svolto insieme, la prima volta che
aveva
visto Eda, che aveva visto la Chiesa della Violenza, quando avevano
fatto a
cazzotti e si erano
insultati, per poi
finire scortati in un auto della polizia. Quella volta sia lui che Revy
avevano
una sigaretta tra le labbra, e lei gli aveva posto quella stessa
domanda. Rock
si mise quasi a piangere al ricordo, ma si trattenne e
recitò la sua parte.
«Ricominciamo…
Rock… dammi da
accendere.»
«Eh?
Non ho l’accendino.»
«Ma
che stai dicendo? Ne hai
uno proprio in bocca.»
«Ah.»
Rock
si avvicinò alle sue
labbra, come quel giorno, fingendo di accenderle una sigaretta
inesistente.
«Accidenti…
Oggi è stata
davvero una giornataccia.»
«Eh,
già…»
«A
ogni modo… vorrei
tornarmene a casa e dormire.»
«Eh,
già…»
Ed
annullando completamente
le distanze Rock poggiò delicatamente le sue labbra su
quelle di Revy, e
dopo quell’unico, dolcissimo bacio che
fossero mai riusciti a scambiarsi, Revy chiuse gli occhi per
l’ultima volta.
Rock la
guardò. Sembrava un
angelo, con quel piccolo sorriso e il volto sereno. I capelli sciolti
le
circondavano il viso, come quella mattina. Solo che ora non si sarebbe
più
svegliata, e con questo unico pensiero le diede un altro dolce bacio
sulla
fronte. Prese le Cutlass che fino a quel momento erano rimaste nelle
fondine di
Revy e dopo averle strette al petto urlò tutta la sua rabbia
al cielo, mentre
calde lacrime bagnavano il suo volto e quello finalmente in pace della sua innamorata.