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Autore: Beapot    29/05/2012    3 recensioni
Dal testo: “Non voleva essere ricordato in questo modo, credo che chi di voi lo conoscesse davvero lo sapesse già, senza bisogno delle mie parole. [...] non è un eroe per aver combattuto una guerra e per averla vinta, non è un eroe per la divisa nella quale è morto, o per la spilla brillante che portava sul petto. Era un Auror, certo, era un guerriero, ma qualunque mercenario sarebbe stato in grado di combattere una guerra e di rimanere vittima di una maledizione. Era molto più di questo, ed è giusto che ognuno di noi lo ricordi ogni giorno.”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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Persino la pioggia si era fermata, quel giorno.
Il cielo sarebbe dovuto essere scuro, le nuvole gonfie e minacciose, l'acqua si sarebbe dovuta rovesciare insistentemente sugli ombrelli ampi e resistenti di ognuno di loro.
Pioggia, umidità, e buio. È quello che ci si aspetterebbe da una comunissima giornata di metà Aprile a Londra, per questo il pallido sole che quella mattina si affacciava sulla città, e il cielo azzurro, chiaro e sereno, rendevano quel giorno diverso da tutti gli altri.
Sarebbe potuto essere un piacevole cambiamento; faceva venir voglia di ridere e festeggiare, di uscire per la strada asciutta e regalare sorrisi agli sconosciuti, di lasciarsi accarezzare da quei timidi raggi prima che sparissero di nuovo dietro qualche nuvola.
Era così irreale, quel giorno, che quasi ci si sarebbe potuti dimenticare di piangere; sì, perché nonostante il cielo sereno, il sole, e la luce, sui volti di ognuno di loro c'era l'ombra del dolore e c'erano lacrime, e sui loro cuori un vuoto opprimente.
Bastava quell'accozzaglia di parole senza significato per descrivere quella giornata? Forse no, forse niente sarebbe stato adatto a farlo, in realtà, e cercare una definizione sembrava inutile; superfluo, impossibile.
Nessuno riusciva a spiegare quel dolore, quel vuoto, quelle lacrime, che si portava dentro, ma provare a farlo a volte era meglio che tenerselo dentro, meglio che cercare una spiegazione.
Dolore, lacrime, e vuoto, insomma; alcuni più di altri, increduli e sconfitti.

Hermione Granger se ne stava in disparte, in piedi e con lo sguardo fisso davanti a sé, lontano dalla folla e dai singhiozzi sommessi di gente sconosciuta, che non poteva sapere, che forse non avrebbe mai compreso davvero. Le scarpe nere e lucide spiccavano sul prato brillante, illuminato da quel sole inopportuno che sembrava quasi prendersi gioco di lei. Si teneva a distanza anche dai suoi figli, che preferivano lasciarsi stringere dalle braccia forti e sicure di chi provava a sostenerli.
C'era poi un uomo, davanti a tutti loro, che li guardava uno per uno, pretendendo di comprendere il dolore sui loro volti e di lenirlo con parole di circostanza. Hermione sbuffò in maniera quasi impercettibile quando lo sconosciuto riprese a parlare, pensando che se lui fosse stato ancora lì avrebbe sicuramente alzato gli occhi al cielo e cominciato a pensare a qualcosa che lo distraesse da quel monologo inutile e superficiale. Lei lo aveva sempre rimproverato per quel suo comportamento, aveva sempre voluto che, in segno di rispetto, facesse lo sforzo di prestare attenzione, eppure adesso, per la prima volta, si trovava ad essere d'accordo con lui.
“Fammi un favore, non permettere che succeda anche al mio funerale.” aveva detto una volta, guadagnandosi un'occhiata di rimprovero e un buffetto infastidito: Hermione odiava che si parlasse di morte, e la leggerezza con cui lui affrontava il discorso non le piaceva affatto. Aveva visto troppa morte troppo presto per poterne parlare in quel modo, ne aveva vista troppa per non averne paura.
Comunque, in qualche strano modo, un giorno lui riuscì a strapparle quella promessa sfinita, e adesso tutto quello che Hermione poteva fare era mantenerla. Si sarebbe voluta muovere da lì, avrebbe voluto estrarre i tacchi delle scarpe dal terreno molle e umido per avvicinarsi a quell'uomo e chiedergli di allontanarsi, di smettere di blaterare, ma non ne aveva la forza.
Sapeva di dover essere lei a dover parlare di lui, a doverlo ricordare come avrebbe meritato, non uno sconosciuto. Lei, l'unico vero amore della sua vita, compagna, moglie, era lei che avrebbe dovuto farlo. E voleva farlo, davvero. Ma le sue gambe sembravano non essere in grado di muoversi.
Avrebbe solo dovuto mantenere una promessa, una stupida promessa. Era il minimo, in fondo, che potesse fare dopo una vita passata al suo fianco, ma non riusciva a muoversi da lì.
Per fortuna, qualcun altro era a conoscenza di quel suo desiderio: il loro migliore amico la raggiunse lentamente, lasciando la mano della moglie per sfiorare la sua e darle una forza che non aveva, su quel volto distrutto e rigato di lacrime. Hermione alzò lo sguardo a quel tocco, e incontrò un paio di occhi lucidi e stanchi, ma rassicuranti. Harry Potter accennò un sorriso, prima di allontanarsi di nuovo da lei per raggiungere lo sconosciuto che non accennava a smettere di parlare.
Nessuno dei presenti lo stava ascoltando, comunque, perché quando si interruppe dietro richiesta di Harry non ci furono mormorii o sguardi di sorpresa. La piccola folla, avvolta in mantelli scuri e troppo pesanti per quella giornata improvvisamente calda e serena, sembrava assorta in chissà quali pensieri e ricordi lontani, e sollevò la testa solo quando Harry cominciò a parlare.

“Non voleva essere ricordato in questo modo, credo che chi di voi lo conoscesse davvero lo sapesse già, senza bisogno delle mie parole.” alcuni volti si aprirono in un sorriso sincero, e lui continuò: “ma mi preme ugualmente metterlo in chiaro.
Ron Weasley non è un eroe per aver combattuto una guerra e per averla vinta, non è un eroe per la divisa nella quale è morto, o per la spilla brillante che portava sul petto. Era un Auror, certo, era un guerriero, ma qualunque mercenario sarebbe stato in grado di combattere una guerra e di rimanere vittima di una maledizione. Ron Weasley era molto più di questo, ed è giusto che ognuno di noi lo ricordi ogni giorno.”

Hermione gli rivolse un timido sorriso di gratitudine, prima di abbassare di nuovo lo sguardo umido sul prato.

“È stata la prima persona che ho potuto chiamare amico, e dal quel primo settembre di tanti anni fa non ho mai smesso di considerarlo come un fratello.
Ron è un eroe perché a soli dodici anni era disposto a sacrificarsi in sella ad un cavallo di pietra per impedire che Lord Voldemort risorgesse; è un eroe perché ha affrontato la sua paura più grande, appena un anno dopo, camminando nella tana di un'Acromantula solo per provare l'innocenza di un amico.
È un eroe perché ha affrontato i suoi limiti ogni giorno, perché non ha avuto paura di avere paura e di nascondere i suoi difetti, perché ha avuto la forza di tornare sui suoi passi e di ammettere i suoi errori, quando sarebbe stato più facile tacere e far vincere l'orgoglio. È un eroe perché non si è mai tirato indietro, perché si è sempre fidato di chi aveva bisogno di lui.
Ron Weasley è un eroe perché ha vissuto ogni giorno da uomo, da amico leale, padre amorevole, e marito premuroso.
È un eroe, e lo resterà sempre, e odiava i discorsi ai funerali. Probabilmente mi starà guardando con una smorfia schifata per nascondere l'imbarazzo, perché Ron era anche una delle persone più umili che io abbia mai conosciuto, ma non mi importa, perché so che domani mi perdonerà e magari mi offrirà una Burrobirra, e sarà tutto come prima.”

Harry cercò di nuovo lo sguardo di Hermione, e lo trovò sereno per la prima volta quel giorno, mentre un applauso rispettoso si levava dalla folla raccolta intorno alla lapide di marmo.

La pioggia iniziò a cadere fitta dal cielo scuro, e il vento tagliente muoveva gli orli dei mantelli.
Era finalmente una giornata come tutte le altre, non c'era niente di strano; perché il sorriso di Ron poteva anche essersi spento, ma lui in fondo era ancora lì, negli occhi di Rose e nella bocca di Hugo, nel cuore di chi l'aveva amato per una vita e di chi avrebbe continuato a ricordarlo per sempre.


 




NdA: che cos'è? Boh, una sorta di elogio di Ron, suppongo, perché in fondo tra i personaggi principali è quello a cui viene data troppa poca importanza, quello rimasto infantile e immaturo, e viene sempre un po' bistrattato. Per elogiarlo e rendergli giustizia l'ho fatto morire, ma questo è un altro discorso XD
Ai posteri l'ardua sentenza, comunque ^^

   
 
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