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Autore: Llay Ka_chan    29/05/2012    1 recensioni
Una città umile e povera. Un Tiranno sanguinario. Un gruppo di ribelli e dei cuori intrepidi.Seguiamo un petalo di fiore di ciliegio fin dentro le mura e stiamo ad osservare... A cosa può portare tutto questo?
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Jake, un diciassettenne apparentemente sottomesso alla volontà di suo padre, è il figlio del Tiranno della Città Senza Nome, che lo ha addestrato fin da bambino a combattere contro i nemici del suo crudele sistema: I Pirati del Cielo. Cresciuto nel terrore del giudizio e della punizione paterna, si lascia quasi convincere che uccidere persone innocenti sia un bene; ma tutto cambia quando incontra una certa persona...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Questa storia, questo viaggio, questo filo invisibile... Tutto inizia...con un petalo.


Durante quella fresca mattina di primavera, un lieve venticello solleticava i rami dei ciliegi e giocava con i fiorellini rosa tenue appena sbocciati, mentre quelli nati già da qualche giorno cominciavano a cedere i loro petali a quella dolce forza. Si staccavano uno a uno, danzando nell'aria per pochi attimi, e ricadevano ai piedi del grande albero sulla riva del lago. Uno di questi invece, quasi avesse sentito un richiamo, si fece trascinare dalle correnti, lontano dai fratelli, fino alle mura della città che sorgeva lì vicino; vi entrò senza troppa difficoltà, passando sopra alla torretta in cima al portone antico, e sorvolò le strade povere e malsane di quel luogo miserabile. Eppure era una città così ricca, la Città Senza Nome. Il piccolo petalo arrivò sopra la piazza principale: tutta la popolazione era radunata lì; non un gatto in strada, non un'anima viva, perché erano tutti in quel cerchio di mattoni e pietre. Planò fin sulle teste della gente, cogliendo frammenti dei loro discorsi sommessi.
«Ancora, un altro processo»
«Dio abbia pietà delle loro anime!»
«Un giorno o l'altro ci sterminerà tutti»
«Shhh!»
Passarono due guardie armate di lancia e protette da corazze e piccoli scudi; il loro sguardo, seppur duro e impassibile, faceva trasparire una sorta di rassegnazione e di sofferenza che li accomunava al resto del popolo. Si fermarono un attimo per scrutare quei cittadini che si erano zittiti al loro passaggio, mentre il petalo svolazzava fra i loro mantelli sciupati; poi venne sollevato su, di nuovo, sugli stretti corridoi sopra le mura. Lì venne sballottato da una decina di figure che si muovevano di soppiatto, tutte avvolte in mantelli e col volto coperto.
«...»
Venne afferrato da una mano agile, che si riaprì dolcemente per studiarlo con attenzione.
«Ehi! Psss!»
Una delle altre figure bisbigliò e la mano svelta lasciò ricadere il petalo stropicciato sulla strada sottostante, permettendogli di fare il suo ultimo volo prima di appisolarsi per sempre sulla fredda pietra della via principale.

La piazza faceva davvero pena. Nel mezzo era posta una struttura di legno con quattro corde terminanti per dei cappi; giusto sotto, quattro persone con le mani legate dietro la schiena attendevano a testa bassa la loro condanna. Erano due uomini, una donna e un bambino di circa sette anni, tutti consapevoli della fine che avrebbero fatto, tutti rassegnati all'idea della morte incombente, ma nemmeno uno aveva ancora versato una lacrima. La loro forza d'animo in una circostanza simile era sorprendente: cercavano di lottare contro il sistema nascondendo il loro dolore, per non dare soddisfazione a lui... Il capo. Il giudice. Il Tiranno.
Una delle guardie, forse un comandante, salì su un palchetto vicino ai patiboli e srotolò una lunga pergamena, leggendo con tono neutro ma tremolante le accuse di ogni prigioniero e decretando, infine, la condanna.
«Pena...la morte!»
La macchina infernale venne messa in funzione, lasciando i quattro appesi per il collo a contorcersi in un attesa straziante.
Tutti, anche le guardie, distolsero lo sguardo da quel macabro spettacolo di agonia. Tutti, volgendo nuovamente gli occhi ai patiboli, rimasero di stucco: non c'era più nessuno. Né corpi che si divincolavano né morti che penzolavano. Solo le quattro funi spezzate.
Com'era possibile? Erano passati solo pochi secondi, eppure i prigionieri erano riusciti a farla franca per quell'attimo di distrazione. Dopo una breve ricerca, un gruppo di soldati, che si era sparpagliato per la città, tornò mogio al centro della piazza ancora affollata.
«Comandante!» Una delle guardie si avvicinò a quella che era sul palco.
«Comandante! Nessuna traccia di loro. Solo questo...» e gli mostrò un bigliettino azzurro tenue, così familiare per lui, con scritto sopra “La vittoria è nostra!”.
Il Comandante strinse quel pezzo di carta nella mano, con espressione infastidita.
«Sono stati loro, Comandante?»
«Sì, quei... Pirati del Cielo»
«Che facciamo?»
«Nulla... lasciateli fuggire, come al solito»
«E con Sua Altezza? Sapete che sarà furioso non appena lo saprà. Ci aveva avvertiti che in caso di fallimento...»
«Lo so» Il Comandante sorrise amaramente, poi tese una mano alla guardia.
«Vi affido il comando. Andrò di persona a parlare con Sua Signoria. Se non torno entro il tramonto... beh, domattina vedrete il mio corpo penzolare da una fune, proprio lì. Addio, soldato»
La guardia rimase muta, addolorata, con lo sguardo rivolto verso il Comandante che, a passo sicuro, si dirigeva a nord, verso il castello, dove abitava il temuto Tiranno della straziata Città Senza Nome.



Note:
Salve a tutti...Questa è la mia prima fiction che prevede la pubblicazione di più di un capitolo. Non so nemmeno se avrò tempo per continuarla...
Ah, volevo avvertire i lettori di una cosa:
 I misteriosi Pirati del Cielo (Sky Pirates)...Ho preso in prestito il termine da Final Fantasy XII: revenant wings per la mia scarsa fantasia T.T *senza speranza*
Per il momento non si sa chi siano. Boh. Mahh.
Va bene io finisco quì. Al prossimo capitolo! (forse)

Airyel_

  
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