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Autore: ScarletQuinjet    30/05/2012    2 recensioni
"Phil Coulson si stava domandando come fosse potuto finire in una situazione del genere.
Sì, gli era sembrata una buona idea fare una piccola festa per il suo rientro al lavoro.
E sì, aveva anche apprezzato che si facesse alla Stark Tower.
E sì, ancora, era stato grato a Tony Stark quando questi si era proposto per organizzare la cosa.
E sì, di nuovo, aveva accettato che la serata fosse animata da giochi di squadra.
Ma no, non gli piaceva la situazione attuale."
All'agente Phil Coulson era piaciuta particolarmente l'idea di un piccolo party per festeggiare il suo rientro in servizio: solo non immaginava così.
One-Shot, Phil Coulson/Maria Hill
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Agente Maria Hill, Agente Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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≈ Twister Time ≈



Phil Coulson si stava domandando come fosse potuto finire in una situazione del genere.


Sì, gli era sembrata una buona idea fare una piccola festa per il suo rientro al lavoro.


E sì, aveva anche apprezzato che si facesse alla Stark Tower: il suo elegante loft, per quanto spazioso, era da single e non poteva contenere i Vendicatori, un paio di agenti dello S.H.I.E.L.D. e Pepper Potts tutti in una volta. Né il suo conto in banca, per quanto sostanzioso, poteva permettersi di pagare eventuali - sicuri - danni causati dagli eroi. Né poteva permettersi che Stark vedesse tutti i suo memorabilia di Capitan America: buon Dio, le battutine che non avrebbe fatto...


E sì, ancora, era stato grato a Tony Stark quando questi si era proposto per organizzare la cosa: lui era ancora convalescente e sotto sotto gli piaceva vedere che, per una volta, non era lui da fare da baby-sitter agli altri, ma erano gli altri a preoccuparsi per lui.


E sì, di nuovo, aveva accettato che la serata fosse animata da giochi di squadra, gli sembrava una buona idea: monopoli, le sciarade, scarabeo, erano tutti giochi che amava e si immaginava già una serata divertente a basa di Vendicatori in crisi grazie a dei semplici giochi di scatola.


Ma no, non gli piaceva la situazione attuale.


No, non gli piaceva il disordine che imperversava nel salotto, né la quantita di alcohol che stava girando, buon Dio, qualcuno avrebbe dovuto mettere in ordine tutto la mattina dopo e indovina un po’ a chi sarebbe toccato farlo?


No, non gli piaceva che per qualche strana ragione tutti, tutti, tranne lui stesso e l’agente Hill, si fossero trovati d’accordo nel trasformare la serata in un assurdo pigiama party: vedere il suo stesso capo con addosso un pigiama giallo canarino ridicolmente stretto sui fianchi che Stark gli aveva prestato o il vice-direttore strizzata controvoglia dentro un completino che lasciava ben poco all’immaginazione era una cosa che non avrebbe mai pensato, né voluto, affrontare.


E no, assolutamente NO, non gli piaceva vedere i Vendicatori e l’agente Hill impegnati a giocare a Twister giusto sotto il suo naso.


“Coulson, partecipi anche lei” gli aveva detto Stark, con un poderosa manata sulla schiena e indicandogli il tappetino bianco con i cerchi colorati steso sul pavimento di uno dei salotti della Stark Tower “Si diverta! Anche lei, agente Hill, avanti!”


Entrambi aveva cercato di declinare l’offerta di Stark e, per la prima, ed unica, volta nella sua vita, Coulson si era ritrovato a ringraziare Loki tra sé e sé per la ferita che gli aveva inferto  e che ora sembrava regalargli una comoda via di fuga da quell’imbarazzante proposta di gioco “Non posso, Stark, lo sa” s’indicò il petto “Niente sforzi”


“Ha ragione” il sorrisetto che Stark gli aveva rivolto non gli era piaciuto per niente “Ma l’agente Hill può divertirsi, se non sbaglio”


“Ma io non--”


“Suvvia, agente” per sua sfortuna, Maria Hill non era stata altrettanto rapida nel trovare una scusa, credibile o meno che fosse: Stark l’aveva presa per un gomito senza troppe cerimonie e l’aveva trascinata verso il tappetino del Twister, ignorando lo sguardo assassino di lei “Non vorrà mica fare da balia a Coulson per tutta la serata!”

Dall’occhiata che Maria gli aveva rivolto, a Coulson era parso d’intendere che lei l’avrebbe sicuramente preferito; e aveva anche scoperto che lui stesso l’avrebbe preferito. Enormemente.


Sì, avrebbe decisamente preferito avere l’agente Hill al suo fianco, magari entrambi in perfetto silenzio ed ignorandosi a vicenda, piuttosto che vederla su quel dannato tappetino da Twister, a dir poco incastrata in una posizione assurda tra Bruce Banner e Steve Rogers.


Santo cielo, pensò Coulson, lui non si riteneva un uomo bigotto o dalla morale particolarmente rigida, ma quei tre erano davvero troppo avvinghiati. Per non parlare del sorrisetto malizioso di Stark o dello sguardo divertito che il miliardario continuava a spostare da lui all’agente Hill, avanti ed indietro, aventi ed indietro, avanti ed indietro. No, la cosa non gli piaceva affatto.


Come piccola consolazione personale poteva dire che la stessa agente Hill non sembrava gradire la cosa: se gli sguardi avessero potuto uccidere, ora come ora in quella stanza sarebbero stati tutti cadaveri.


A cominciare da Fury, che sembrava ritenere particolarmente divertente vedere il suo diretto vice indossare un pigiama evidentemente non suo - andiamo, Maria Hill indossare della lingerie così stretta e piena di pizzo? A quanto pareva a Pepper Potts piaceva quello stile, ma all’agente Hill no. Anche se Coulson doveva ammettere che le donava; era una donna estremamente bella e quel completo le stava d’incanto... e a giudicare dall’occhiataccia assassina che Hill gli aveva appena rivolto, anche lui doveva aver assunto un’espressione da ebete fissandola. Si ricompose in fretta, fissando un punto a caso davanti a sé e continuando ad elencare mentalmente le vittime dello sguardo truce di Maria Hill.


Alla lista aggiungeva Pepper Potts, senza dubbio, appunto per il completo da notte che le aveva prestato e che continuava a distrarre Coulson.


E Tony Stark, che aveva proposto di giocare a Twister e che l’aveva trascinata in quella scomoda situazione - che continuava a distrarre Coulson.


E Steve Rogers, altrettanto indubbiamente, già per il semplice fatto che le era praticamente appiccicato addosso, e Phil sapeva quanto l’agente Hill detestasse il semplice contatto umano. E il completo che lei indossava facilitava enormemente il contatto umano. Coulson fissò con maggiore convinzione il muro davanti a lui.


Chi altri... Bruce Banner, visto che era il terzo partecipante di quel giro di Twister e, se possibile, era ancora più vicino a lei di quanto fosse Rogers, per riuscire a mantenere la posizione - mano sinistra sul giallo, destra sul rosso, piede sinistro sul giallo, destro sul blu, ma come accidenti faceva - aveva praticamente abbracciato l’agente Hill, cosa che contribuiva a distrarre Coulson. E a causargli dei fastidiosi crampi allo stomaco, a dirla tutta.


E lui stesso. Incrociando gli occhi dell’agente Hill, si rese conto che era finito di diritto sulla lista dei morti per il fatto che non l’aveva ancora tirata fuori da quella situazione e che non stava partecipando anche lui a quell’umiliazione pubblica: se l’orgoglio dell’agente Hill era anche solo metà del suo, Coulson poteva perfettamente capire il suo imbarazzo e la sua voglia di prenderlo a schiaffi visto che si limitava a fare l’osservatore non partecipe.


Si costrinse ancora una volta a distogliere lo sguardo dalla scena davanti a lui: indubbiamente era una cosa spiritosa e senza malizia - tranne, forse, nella mente di Stark, dove la malizia abbondava - ma non riusciva proprio a sopportarlo. Capiva l’imbarazzo dell’agente Hill ed il suo senso di mortificazione, perché lui stesso l’avrebbe provato, ma soprattutto a dargli fastidio era la vicinanza di Rogers e Banner all’agente in questione, una vicinanza che si rendeva ora conto di non poter avere a sua volta, un po’ perché non stava partecipando, un po’, soprattutto, per le loro posizioni al lavoro: per la prima volta da quando la conosceva, si ritrovò a pensare a lei non come all’agente Hill, ma come a Maria Hill, una donna molto bella che aveva l’onore ed il piacere di poter definire una sua amica, oltre che un’ottima collega.

Per la miseria, checcé ne pensassero gli altri anche lui era umano, riusciva a riconoscere una bella donna quando la incontrava! Una bella donna con le gambe lunghe e ben tornite, il fisico tonico e asciutto, la vita sottile, il tutto sottolineato dall’abbigliamento, se non succinto, quantomeno molto più ridotto del solito...


“Coulson!”
 

Una bella donna che stava cadendo giusto davanti a lui.


La prese al volo e il corpo sottile dell’agente Hill, che fino a qualche istante prima stava ammirando - sperava senza un’espressione troppo idiota, gli atterrò con leggerezza tra le braccia: d’istinto, se la strinse contro e se la ritrovò seduta in grembo: il vice-direttore dello S.H.I.E.L.D. in canotta e pantaloncini in braccio all’agente speciale di maggiore grado della stessa agenzia, l’unico che ancora aveva una parvenza di decenza con la camicia ed i jeans addosso. Si guardarono, basiti: era una situazione da foto.


Che Stark prontamentè scattò con la sua sofisticata macchinetta digitale.


“Siete bellissimi!”


“Stark, muori” il basso ringhio gutturale dell’agente Hill risuonò particolarmente vicino all’orecchio di Coulson, che rabbrividì appena: cosa gli stava succedendo? “Cancella quella maledetta foto”


Nonostante un po’ gli dispiacesse, Coulson doveva ammettere di essere d’accordo con il vice-direttore “Stark... falla sparire”


“No” l’interessato per tutta risposta, scattò loto un altro paio di foto, sorridendo divertito insieme agli altri “Direi di no. Ehi, Fury, questa l’usiamo per la festa di pensionamento di Coulson, quando sarà” Fury annuì, divertito e Stark tornò a rivolgere loro tutta la sua attenzione “E comunque non mi sembra che la cosa le dispiaccia, Coulson. Tenere in braccio l’agente Hill, dico. Nè dispiace a lei, vice-direttore, a giudicare da come si è avvinghiata al suo collo”


In un istante furono entrambi in piedi, l’agente Hill con un pungo già alzato per colpire in faccia Stark, e Coulson subito dietro di lei che le bloccava la vita ed il braccio per impedirle di portare a buon fine la cosa: per quanto apprezzasse l’idea di cancellare quel sorrisetto snervante dal volto del miliardario con in bel cazzotto, l’idea non era poi così geniale e Coulson conosceva bene l’agente Hill e sapeva quanto facilmente perdesse la pazienza se colpita sul personale. Soprattutto con il miliardario davanti a loro.


“Ma non riuscite proprio a staccarvi l’uno dall’altra!” alle parole di Stark, Coulson dovette ammettere che aveva ragione: dopo averla vista sul tappetino del Twister e dopo averla tenuta in grembo per qualche secondo, doveva ammettere a sé stesso che la tanto invidiata vicinanza dell’agente Hill lo rendeva euforico. Fu di nuovo la voce di Stark a distrarlo “Sorridete! Foto!”


“Stark, maledizione!” ancora l’agente Hill cercò di saltare al collo di Stark per strangolarlo, ma Coulson riuscì a sua volta a bloccarla, con il solo risultato di trovarsela contro il suo petto, il volto arrossato a pochi centrimetri dal suo.


“Ma allora è proprio un’abitudine!” le parole di Rogers vennero parzialmente coperte dalla rombante risata di Fury, entrambi avvolti in pigiami ben troppo piccoli per la loro stazza e ridicolmente stretti “Foto, foto, foto!”


Il click anticato della moderna macchinetta di Stark risuonò minimo altre tre volte prima che Coulson o la Hill potessero impedirlo: da parte sua, Coulson doveva ammettere di essere rimasto come un ebete a fissare la donna tra le sue braccia, mentre il rossore dell’umiliazione e della rabbia andavano pian piano a diffondersi sul volto pallido di lei.


“Foto!”


Maria lo spinse via, infuriata ed imbarazzata. Senza degnarli di uno sguardo, voltò loro le spalle e uscì dal salotto disordinato, lasciando dietro di se una scia di risate divertite.


Coulson guardò Fury, Stark e Rogers davanti a lui, gli ultimi tre rimasti nella sala: Pepper si era già ritirata da qualche tempo e Bruce si era appisolato sul tappeto, mentre Clint e Natasha erano stati i primi a dileguarsi. Ovviamente in coppia.

Ora, capiva che il trio davanti a lui fosse decisamente alticcio, ma li considerava tre persone per bene e gli causava un certo fastidio vederli ridotti così per qualche bicchierino di troppo. Senza contare che quei bicchierini di troppo avevano portato al comportamento che aveva messo in imbarazzo l’agente Hill e la cosa lo urtava in maniera curiosamente forte: si sentiva molto protettivo nei suoi confronti quella sera.


“Che branco di idioti”


Presa la giacca, Coulson lasciò a sua volta il salotto, seguito dai risolini alticci dei tre: poteva solo sperare che la mattina dopo il mal di testa li avrebbe mandati lunghi distesi tutti e tre.


***


Coulson la trovò esattamente dove si aspettava di trovarla. Conosceva bene l’agente Hill e conosceva bene la Stark Tower, ne aveva studiato la planimetria piano per piano, stanza per stanza e scala per scala, senza neanche saperne il perché: forse per soddisfare il suo desiderio di essere sempre a conoscenza del luogo in cui si trovava o, meglio, di vie di fughe-passaggi-nascondigli del luogo in cui si trovava. L’addestramente S.H.I.E.L.D. si faceva sempre sentire.


Maria Hill era una persona estremamente riservata, che amava stare sola per pensare e sfogarsi.

La Stark Tower, di contro, abbondava di terrazzi fioriti dove una persona risevata poteva ritirarsi.

Quartultimo piano, lato che dava a est, la portafinestra sulla sinistra dopo quattro porte partendo dal soppalco della zona notte dell’appartamento privato di Stark e Pepper.

Sì, quando sei un agente S.H.I.E.L.D. lo sei in ogni occasione: può sempre fare comodo.


Era un terrazzino elegante - linee sobrie, marmo, molto vetro, moltissimi soldi - con delle piante rigogliose e fin troppo profumate come decorazione. Per un secondo si domandò perché alla Stark Tower tutto dovesse essere semplicemente troppo “troppo”, poi si ricordò del suo troppo “troppo tutto” proprietario e si spiegò molte cose.

Il quesito gli passò di testa definitivamente quando vide che Maria era davvero lì: gli dava le spalle pesantemente appoggiata alla balaustra, la figura sottile era illuminata dai raggi della luna...


Stai diventando romantico, Phil - il suo cervello sembrava ritenere la cosa assai divertente: lui, romantico? Bel sedere - la piccola parte di lui orrendamente simile a Tony Stark ritenne di dare una sua opinione alla scena davanti a lui -  Coulson datti un contegno - l’agente S.H.I.E.L.D. aveva ripreso il controllo dei suoi pensieri.


“Coulson, non c’è bisogno che ti nascondi” la voce tagliante del vice-direttore Hill gli ripulì in fretta il cervello da pensieri poco consoni “So che sei lì. E piantala di fissarmi il sedere!”


Lui le si avvicinò lentamente “Non volevo disturbarti. E non sono Stark, non ti stavo fissando il --”


“Sei qui, hai già disturbato, lo stavi fissando” replicò Maria, abbastanza bruscamente “Cosa vuoi?”


“Chiederti scusa. Quello che è successo--”


Maria sbuffò, sollevando il ciuffo di capelli scuri che le ricadeva sul volto “Non è stata colpa tua”


“Dovevo intervenire” Coulson si appoggiò a sua volta al parapetto in marmo chiaro - Carrara? - e vetro del terrazzo “La cosa ti metteva a disagio, avrei dovuto fare qualcosa, metterli a tacere, fare la voce grossa, dovevo intervenire e --”


“Non dovevi” Maria lo interruppe ancora, ma il tono brusco di poco prima era sparito per lasciare spazio a note più dolci “So arrangiarmi, Phil, lo sai”


“Sì, lo so, ma --”


“Ma ti ringrazio”


“Ma avrei dovuto farlo, Maria” Coulson alzò una mano come a fermare la protesta che stava sorgendo dalle labbra - incredibilmente belle, delicate e sensuali, notava - dell’agente Hill “É quello che fa un cavaliere”


“E tu saresti il mio cavaliere?” un sorriso sottile si disegnò sulle labbre sensuali di cui sopra.


Coulson si sentì improvvisamente un po’ più spigliato, allegro, osava quasi dire coraggioso “Mi piace pensarlo, Maria”


Lei rimase in silenzio qualche istante, poi allungò una mano e strinse la sua in una morsa ferrea ma delicata, senza guardarlo “Piace anche a me” fece un’altra lunga pausa, come se stesse pensando, e quando parlò la sua voce era sottile e forse timida “Mi sei mancato”


“Uhm?”


“Quando... quando eri... ferito, quando ti ho creduto morto, tu... beh, mi sei mancato. Davvero” Coulson poteva facilmente immaginarsela arrossire al buio, abbassare lo sguardo sulla città sotto di loro, sentiva la stretta di Maria farsi sempre più forte e lui stessa la ricambiava con la stessa forza. In realtà, ricambiava anche tutto quello che lei stava dicendo “Ho avuto paura”


“Tu... davvero?” non poteva negare che la cosa l’avesse colto di sorpresa, ma gli faceva piacere: poteva forse aver sperato che un po’ le sarebbe mancato se le cose fossero andate nel peggiore dei modi, ma... provare paura? Per cosa? “Hai avuto paura?”


“Se ti fosse successo qualcosa di brutto, se tu fossi --” Maria s’interruppe bruscamente: la sua morsa sulla mano di Coulson si era fatta dolorosa, e lui sentiva la sottile mano dentro la sua tremare “Io... non avrei potuto... come avrei... il lavoro... non ce l’avrei fatta...”


Con un sospiro, Coulson la prese tra le braccia e la strinse a sé, baciandole con delicatezza la fronte. Gli sembrava la cosa più giusta da fare, stare lì sul terrazzino buio ad abbracciarla mentre lei gli piangeva sul petto, stringendogli in maniera spasmodica la camicia nei pugni; forse non era corretto nei confronti dell’agente Hill che conosceva bene, ma vederla così fragile e spaventata in un qual modo gli faceva piacere: poteva difenderla, poteva davvero essere il suo cavaliere. Se l’agente Hill sapeva arrangiarsi in tutto, allora lui avrebbe protetto la semplice Maria.


“Ho avuto paura anch’io” le sue parole interruppero i pesanti singhiozzi di Maria e lei rimase in silenzio ad ascoltarlo “Non di morire, non di soffrire... ho avuto paura per te” Sempre stringedola a sè, le prese il mento tra le dita e la guardò intensamente, cercando di farle capire tutte le emozioni che sentiva dentro di se “Ho temuto che succedesse a te quello che stava succedendo a me, e avere la consapevolezza di non poter impedirlo...”


Maria annuì in silenzio e gli si strinse di più contro: non servivano parole, non a loro, da bravi agenti SHIELD erano in grado di capire quando le parole erano di troppo... perché il loro lavoro doveva venirgli in mente proprio in un momento simile? Loro erano il loro lavoro, era parte della loro identità... nella sua mente affiorò un ricordo strano: un granchio rosso che cantava. Un cartone animato. Ma che diavolo...? Non ricordava nulla, se non un granchio parlante che cantava sopra delle ninfee, con una voce fastidiosissima, per di più.


Tra le sue braccia, Maria continuava a piangere piano e Coulson continuava a baciarla con delicatezza la fronte e i capelli, cercando di calmarla: sorrise al buio e si allontanò appena da lei, guardandola un po’ serio, un po’ divertito, con quel mezzo sorrisetto che sapeva dare sui nervi a Stark, ma che non sapeva piacere moltissimo all’agente Hill.


“Mi sarebbe piaciuto fare un giro di Twister con te” vide il lampo indefinito che passò negli occhi di Maria e si corresse rapidamente “Non fraintendermi!”


“Fraitendo” Maria abbassò per un istante gli occhi e si mordicchiò il labbro inferiore prima di risollevare il volto verso di lui con un bel sorriso gentile “Sarebbe piaciuto anche a me”


Coulson la guardò negli occhi chiari per qualche interminabile secondo, e quello che vi vide dentro gli fece perdere un paio di battiti cardiaci.

Un istante dopo la stava baciando, si stavano baciando, come se quella fosse l’unica cosa degna di essere fatta in tutto il Creato.


Quell’accidenti di granchio aveva perfettamente ragione: “Allora baciala...


***


Quando finalmente tornò sull’Elivelivolo dopo essersi goduto gli ultimi giorni di congedo in compagnia di un vice-direttore che, ufficialmente, si era presa una brutta laringo-faringite e aveva bisogno di assoluto riposo fuoribordo, Coulson portava con sé il ricordo delle labbra delicate di Maria schiacciate contro le sue, e non solo quel ricordo.


Digitando il codice della porta del suo appartamente allo SHIELD, Coulson sorrise: certo, sarebbe stato indubbiamente complicato mantenere una certa professionalità al lavoro, ma il gioco valeva la candela. Durante la giornata sarebbero stati seri e professionali, ma alla fine del turno erano liberi di fare quello che volevano. Canticchiando distrattamente tra sé e sé, Coulson aprì la porta ed entrò nel suo salottino.


Rischiò l’infarto.


Appese ai muri dalla piccola, elegante stanza ottagonale, tra cartine, mensole e librerie, erano appesi svariati ingrandimenti delle foto che Stark aveva scattato loro quella sera alla Stark Tower: delle versioni quasi a grandezza naturale di sé stesso e Maria campeggiavano davanti ai suoi occhi, a riprova del fatto che Stark non era poi così sbronzo quella notte, ma che, a quanto pare, aveva capito più del previsto. A conferma della cosa, sul tavolo al centro della stanza faceva bella mostra di sé un enorme cesto pieno di roba: champagne, fragole, quelle che sembravano delle ostriche sott’olio, mandorle e avocadi. Ugh, cibo afrodisiaco.


Coulson gemette debolmente e si passò una mano sul volto.

Non sarebbe stato complicato vivere la loro storia.

Sarebbe stato un inferno.


≈ FIN ≈



Semplicemente non potevo sopportare l’idea che Phil Coulson fosse morto [NON-É-MORTO!].

Né che non avesse - o avrà - una storia con Maria Hill. Oh, andiamo. É palese!
Per te, Moni. E anche per il mio Phil Coulson personale <3

  
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