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Autore: June_    30/05/2012    9 recensioni
"Perché migliaia di ragazzi vogliono partecipare ad una semplicissima colonia vi chiedete?
Beh, perché la CCA non è affatto una semplicissima colonia."
Immergetevi in questa avventura assieme a Jane! Non capita tutti i giorni di poter stare tre mesi con Johnny Depp & Co.
Chi sono i Co? Scopritelo voi!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Culture Colony of Artists



Fissavo lo schermo del mio computer da mezz'ora a bocca aperta, o meglio, fissavo la pagina delle mail dove una nuvoletta rossa continuava a lampeggiare come un'ossessa.
Hai un nuovo messaggio da "
Culture Colony of Artists"
Mi misi meglio sulla sedia poggiandomi allo schienale, senza togliere gli occhi da quella scritta allungai la mano per prendere il cordelss dalla scrivania e comporre un numero che conoscevo a memoria.
Tuu-Tuu-T-
« Buongiorno fiore di loto!» La voce allegra e pimpante della mia migliore amica quasi mi sfondò un timpano ma non ci badai molto, ero troppo impegnata a fissare Milo -il mio pc-. Si, tutto e dico tutto a casa mia ha sempre avuto un nome. Tranne il pesce rosso.
« Milo ha novità!» Dissi tutto d'un fiato
« Spara.»
« La CCA mi ha contattato.»
« OMMIODDIO!» Allontanai Ernesto dall'orecchio per evitare di diventare sorda nella parte sinistra della testa e poi lo riavvicinai per parlare
« Già... Non ho ancora letto niente, mi tremano le mani e fra poco mi verrà qualche attacco epilettico me lo sento!»
« Non dire stronzate! Come fai a startene li tranquilla senza leggere?!»
« Tranquilla? TRANQUILLA?! TI SEMBRO TRANQUILLA?! NON SONO TRANQUILLA! Me la sto solo facendo sotto dalla paura!»
« E il concetto che non sei tranquilla ora è chiaro e limpido in tutto il quartiere... Bene!»
« Mmm... Vado a fare colazione, appena mi riprendo dallo stato di shock in cui cadrò ti richiamo!»
« Va bene fiore di pesco, un bacio»
Riattaccai e rimasi ancora qualche secondo a fissare quella maledetta nuvoletta rossa con una smorfia sul viso, infine mi decisi a chiudere la pagina delle mail per preparami e scendere al piano di sotto

Ma fermate il mondo: non mi sono ancora presentata!
Beh, io sono Jane Emilia Madeleine Collins, ero un adolescente con dei genitori che avevano problemi sul campo "nomi". E quella era una splendida giornata d'estate ma è possibile che abbia usato la parola "splendida" solo perché al mio risveglio trovai una sorpresa che non mi aspettavo. Esatto, la mail. Mi ero anche -quasi- dimenticata dell'esistenza della CCA fino a poco prima.
Come dicevo, ero un adolescente che aveva appena finito il terzo anno al liceo e avevo tutta un'estate davanti.
Presi un paio di vestiti a caso e attraversai il lungo corridoio che mi portava al bagno. Come prima cosa feci partire la radio seguita dalla doccia, ma dovevo sempre aspettare un po' prima di infilarmici dentro se non volevo passare dall'ustione vulcanica di terzo grado all'ipotermia.
Mentre aspettavo che l'acqua diventasse di un temperatura sopportabile mi specchiai, ed eccomi qui: un insieme di capelli mossi castano chiaro che nonostante arrivino quasi al sedere coprono la maggior parte del minuscolo viso che mi ritrovo, una piccola striscia di lentiggini che passa da una guancia all'altra tramite il mio naso "alla francese" -cosa che non riesco a spiegarmi visto che tutti i membri della mia famiglia sono affetti dal nasone- e infine gli occhi verdi, che Justin, il mio primo ex ragazzo ha definito "il mio punto forte".
Non sono mai riuscita a capire se dovevo considerarlo un complimento oppure no. Bah.
Fisicamente non sono un gran che, magrolina e con una prima scarsa di reggiseno. Ormai ho rinunciato alla speranza che si tramuti in una seconda, però posso tranquillamente dormire a pancia in giù senza fastidi!
Toccai l'acqua col dito e sembrava essersi stabilizzata così mi concedei finalmente la doccia. Uscii quasi subito per sprecare meno acqua possibile e lasciarne un po' anche ai miei quattro fratelli: Derek, il mio gemello Mike Declan, Ethan Jai e il piccolo Brownie. Per quest'ultimo i miei genitori si sono giustificati dicendo che quando è nato era molto scuro e molto dolce. Ho già detto che avevano dei problemi?
Quando finii di farmi la doccia, vestirmi e asciugarmi i capelli scesi giù per le scale diretta verso la cucina, appena ci misi piede un aeroplanino di carta mi colpì in piena fronte. Mi guardai intorno per cercare il colpevole e notando che ridevano tutti tranne Mike lo guardai con sete di vendetta
« J-Jane...» Sibilò con le mani tese in avanti per cercare di non scatenare la mia furia. Invano.
Gli corsi contro urlando e gli saltai addosso finendo sulle sue spalle a tirargli i capelli.
Derek urlò « QUESTA E' GUERRA!» E si buttò anche lui sopra di noi facendoci oscillare da una parte all'altra della cucina
« Ragazzi per favore! Non vicino al tavolo! No! RAGAZZII!» Nostra madre cercò infruttuosamente di separarci e alla fine fu costretta a tirarci una spinta facendo cedere le ossute gambe di Mike e facendoci cadere con un tonfo sordo sul pavimento
« Siete peggio degli animali!» Papà scosse la testa ma è sempre stato un tipo calmo e sempre dalla nostra parte così alla fine scoppiò a ridere guardando Mike che mi mordeva il braccio, Derek con il braccio attorno al mio collo e me attaccata ai loro capelli.
Quella scena si ripeteva tutte le mattine.
Ethan era il più calmo di tutti, e tutti noi pensiavamo che avesse qualche problema. Insomma, persino Brownie ci applaudiva ridendo, mentre lui se ne stava sempre in disparte a fare i compiti
« E' scientificamente provato che NESSUNO fa i compiti estivi prima di Agosto, EJ di che malattie soffri?!» Dissi liberandomi dalla presa dei miei fratelli e rubando un Muffin dal piatto di Derek che prontamente rubò quello sul piatto di Mike lasciandolo a bocca asciutta.
« Ed è scientificamente provato che stando in compagnia di Derek e Mike non sarai mai una ragazza.» Rispose lui abbassandosi gli occhiali da nerd. Che si riferisse al mio abbigliamento da maschiaccio e ai miei modi di fare peggio di quelli di uno scaricatore di porto?
« Beh se tutto va secondo i piani, non starò con loro per tutta l'estate! Contento Einstein?»
« Di che diavolo parli?» Mamma si mise le mani sui fianchi e sapevo già che si stava facendo mille filmini mentali
« La CCA mi ha scritto.» Si stava formando un silenzio tombale in attesa che dessi più dettagli, quindi continuai a parlare
« Non so ancora la risposta e credo che andrò a scoprirla da Abbie... Quindi scusatemi -mi feci spazio tra Derek e Mike- ci si vede dopo famiglia!»
« Mi raccomando facci sapere!»
Uscita dal portone misi le ginocchiere e salii sullo skate di Mike per percorrere i pochi metri che separavano la mia casa da quella della mia migliore amica.
Adoravo il mio quartiere, era uno di quelli con tutte le case colorate e a schiera che hanno i giardini ben curati circondati da staccionate bianche, ci conoscevamo tutti chi più chi meno e ogni anno a Luglio si organizzava una piccola festa, quell'anno i responsabili sarebbero stati proprio i genitori di Abbie.
Arrivata alla porta suonai tre volte per farmi riconoscere e come sempre lei mi aprì subito
« Hola! Non mi dovevi richiamare?» Esclamò con il sopracciglio alzato mentre mi faceva entrare
« Ho preferito passare, forse mi serve più supporto morale di quanto credessi.» Risposi buttandomi sul divano del soggiorno
« Bene! Vuoi un the freddo?» Esordì lei  andando già verso il frigo
« Alla pesca! Ma i tuoi non ci sono mai a casa?» Dissi notando che il signor e la signora Marshall erano spariti di nuovo
« Sono andati in spiaggia con i Peterson!» Mi urlò dalla cucina, calcando molto la "t" per esprimere tutto il suo disgusto verso quella famiglia.
Avete presente le famiglie dove hanno tutti i capelli rossi e ricci, sia padre che figlio hanno l'apparecchio ai denti e gli occhiali da topo di biblioteca e la madre sembra che per vestirsi si sia buttata un po' di colla addosso e si sia fatta un tuffo nell'armadio? Ecco, quelli sono i Peterson.
Il forte collegame tra i Marshall e i Peterson io e Abbie non l'abbiamo mai capito.


Eravamo ancora nel soggiorno e la ascoltavo parlare di vari pettegolezzi e delle coppiette della settimana, Abbie era praticamente il mio opposto: lei andava pazza per le mini gonne, per gli abitini, per i pettegolezzi, per gli ombretti -ne metteva a quintali!-, per le scarpe con i tacchi e per i ragazzi. Ogni settimana cambiava la sua preda, non che sia mai riuscita almeno a parlare con uno di loro... però diventava una specie di stalker.
A me non interessavano molto queste cose, e io non interessavo a loro. Che fosse un ombretto metallizzato o un ragazzo. Forse Ethan aveva ragione, non ero per niente femminile.
«... che poi come fa uno come Mattew a stare con una come Victoria? Roba da pazzi.» Le ultime parole di una delle tante frasi pronunciate dalla mia logorroica amica mi riportarono sul pianeta terra
« Si hai ragione... roba da pazzi!» Annuii per dar l'idea di aver afferrato il discorso anche se in realtà non sapevo neanche chi fosse tale Victoria.
« Ma lo vedi che non mi ascolti?! Non conosciamo nessuna Victoria! Uff... sei sempre tra le nuvole tu.» Ecco appunto.
« In effetti mi sembrava un nome nuovo nella tua lista! Abbie... mm... mi faresti dare un'occhiata alla mail?» Incalzai facendole la faccia da cucciolo
« La vuoi aprire adesso?» Mi rispose con il classico tono da film horror, come se stessi per aprire un passaggio tra il mondo dei viventi e quello degli zombie.
Io annuii sbattendo le ciglia e lei mi indicò il portatile di suo padre sul bancone della cucina che era già acceso.
Stessa pagina, stessa nuvoletta rossa.
Abbie mi si avvicinò alle spalle chiedendomi se avessi intenzione di fissarla ancora per molto e io risposi che non ero pronta ad un simile trauma.
In un attimo mi prese il mouse dalla mano e prima che mi potessi coprire gli occhi riuscii a sentire un click.
Mi alzai dalla sedia e iniziai ad andare nervosamente avanti e indietro per la stanza fino a quando mi bloccai e le feci segno con la testa di leggere
« Ok. Cara signorina Collins, siamo molto lieti della sua bla bla bla e quindi bla bla bla... spesso i giovani non sono interessati bla bla bla ma quanto scrive 'sto tipo oh!»
« Vai avanti!!»
« ...mmm... oh ecco: nonostante sia rientrata oltre il numero massimo di iscritti, l'ha superato solo di uno. Quindi la Culture Colony of Artists ha deciso di ACCETARE LA SUA RICHIESTA COME ISCRITTA NUMERO CENTOUNO!! CONGRATULAZIONI! Distinti saluti bla bla bla... OMMIODDIO JANE CE L'HAI FATTA!»
« AAAAAAAAAAAAAAAAH!»
«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»
Mi ritrovai a urlare e saltare per la gioia fino ad arrivare di nuovo al soggiorno. Abbracciai forte Abbie e le parlai all'orecchio
« Non ci posso credere! La Culture mi ha accettata! Pizzicami perché starò sognando, sicuramente!»
«AHIA! Ma sei scema?!» Scoppiai a ridere un po' per tutte le emozioni che stavo provando, ero immensamente felice ma anche un po' amareggiata perché non avrei visto la mia famiglia e Abbie per i successivi tre mesi.
« Hai troppo culo tu! Sai già chi c'è quest'anno vero?» Mi chiese lei con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia
« Certo che lo so! So tutto!» Risposi con gli occhi lucidi -io son fatta così, quando raggiungo l'appice della felicità piango!-
« La Culture Colony of Artists... -sussurrai lasciandomi cadere supina sul divano- ne farò parte!» Non riuscivo davvero a crederci.
Bene. Credo sia arrivato il momento di spiegarvi cos'era la CCA.
Era una colonia che si teneva ogni due anni, una colonia dove si doveva rimanere per tutta l'estate ad imparare cose come la recitazione, la danza, ogni cosa riguardante il cinema: dalla nascita ad oggi, il saper suonare uno strumento musicale, la fotografia e la letteratura, un po' tutto quello che riguardava il concetto di "arte".
Le iscrizioni avevano un tempo cortissimo e i ragazzi che volevano partecipare erano a migliaia, per questo essere ammessi alla colonia era praticamente impossibile. Perché migliaia di ragazzi vogliono partecipare ad una semplicissima colonia vi chiedete?
Beh, perché la CCA non è affatto una semplicissima colonia.
Il suo fondatore, Frank Balteemora, ha inventato la Culture per dare un futuro ai giovani, per insegnarci tutti i trucchi di ogni mestiere artistico e per permetterci di avere una carriera, inoltre alla fine dei tre mesi si tiene un saggio sia per farci dimostrare quanto abbiamo imparato sia per raccogliere fondi di cui una minima parte servirà ad organizzare la CCA fra altri due anni e tutto il resto andrà in beneficienza.
Ma ha fatto molto di più.
Per invogliarci e -naturalmente- garantirsi che noi giovani imparassimo tutto al meglio, ci ha riservato degli insegnanti un po' speciali: per il campo della fotografia ha scelto tra i più bravi fotografi disponibili, facendo la stessa identica cosa anche per tutti gli altri campi ovvero danza, recitazione, cinema, letteratura e musica. Ovviamente tra tutti quelli scelti da F. Balteemora in pochi accettavano, ma direi che quell'anno sono stata davvero tremendamente fortunata. Non ci siete ancora arrivati?
Allora date un'occhiata al programma scritto sul mini volantino di quell'anno:

The Culture Colony of Artists.

  • For Music: J. Hetfield; R. Thal; N. Peart
  • For Dance: P. Semionova; S. Zacharova; R. Antin; S. Bautella
  • For Acting: R.Williams; J. Depp; C.Z. Jones 
  • For Cinema: J. Carpenter; T. Burton; J. Cameron; D. Boyle
  • For Photography: D. Barnes; S. McCurry
  • For Literature: C. Andrews/F.P. Wilson; J. Murray/J.K. Rowling

Quando lo vidi mi misi ad urlare. Andai subito a procurarmi il foglio dell'iscrizione ma notai che si potevano scegliere solo due campi da barrare con una crocetta, li per li, convinta di non potercela fare, ne segnai quattro su sei.
Scelsi cinema, fotografia, letteratura e recitazione, quest'ultima l'avrei scelta a priori, perché quell'anno c'era lui. Johnny Depp.
Mi convinsi ad iscrivermi a questa pazza colonia anche per questo, leggendo il suo nome nella lista mi dissi che dovevo provare o me ne sarei pentita per il resto della vita.
Avevo già provato ad entrare nella lista della CCA due volte, ma la prima volta ero troppo piccola e la seconda non andò bene, ma quell'anno, non so per quale grazia divina, nonostante avessi barrato quattro campi ed essere arrivata centounesima ce la feci!
Certo avrei dovuto frequentare ben quattro corsi e non avevo idea di come fare, ma la felicità che avevo superava ogni cosa.
Quando finalmente mi calmai e tornai a ragionare rilessi con calma la mail dove trovai anche una password associata ad un link che mi avrebbe fornito ogni tipo di informazione.
« Dai vedi un po' che devi fare» Mi incitò Abbie indicando il link.
Ci cliccai sopra e inserii la mia password nell'apposito campo bianco e quanche secondo dopo mi apparve una lunghissima lista con tutto quello che avrei dovuto portare e infine, in fondo alla pagina, c'era una scritta rossa
"Accetto."
Dovevo fare un click li sopra se accettavo di andare alla colonia per farmi inviare tutti gli eventuali biglietti per raggiungerla.
Non esitai un secondo e con un sorriso malvagio cliccai. Ovvio che accetto!
Apparve subito una finestrella con dei ringraziamenti per aver accettato e con scritto che i miei biglietti sarebbero arrivati entro poco alla mia casella di posta, assieme a dei gadget
« Quali gadget?» Feci spallucce per rispondere ad Abbie e le annunciai che sarei dovuta andare a piazzarmi ai piedi della cassetta della posta per un lasso di tempo non ancora preciso.
La mia famiglia prese piuttosto bene la mia partenza, insomma, ai miei fratelli non importava più di tanto o almeno così facevano credere, mio padre invece partì subito col suo discorso sul fatto che dovevo stare attenta e cose così, mentre mia madre scoppiò subito a piangere.
La lettera, o meglio, il pacchetto arrivò la sera stessa. Strappai la carta beige e una maglietta bianca cadde a terra assieme ad una busta per le lettere e un portachiavi celeste che si appendava al collo. Nella maglietta e nel portachiavi c'era la sigla della colonia mentre dentro la busta c'erano due biglietti, uno per l'aereo e uno del treno, mi stupii collegando quanto fosse lontano il posto che ci ospitava; guardando gli orari sui biglietti ci avrei messo quasi un giorno ad arrivare.
Posai lo sguardo sulla maglietta e decisi di provarla, infilandola sopra quella che avevo già
« Come sto?» Chiesi al resto della mia famiglia mettendomi in posa
« Da schifo...» Mike era sul divano del salotto e stava guardando la tv
« Non ti sei neanche girato!» Sbottai infastidita dalla poca importanza che mi dava il mio gemello
« Non dargli retta tesoro, è solo triste perché non avrà nessuno a cui dare fastidio durante l'estate»
« Mamma! Non è assolutamente vero, posso vivere benissimo senza una rompi palle per casa! E poi c'è Derek»
« Non ti conviene però venire a rompere le palle a me!» Rispose quest'ultimo sentitosi nominare
« E' commovente quanto mi consideriate, davvero.» Ethan come suo solito si spostò gli occhiali neri e ci guardò come fossimo degli alieni,
ma nessuno di noi gli rispose, povero.
« Scricciolo, lo sai che devi fare molta attenzione durante il viaggio vero?» Papà era già nella fase "mia figlia morirà dentro il treno strozzata da delle noccioline"
« Si... si... Tranquillo ok?» Mi sorrise ma stava seriamente pensando di abolire ogni tipo di frutta secca esistente.
« OH SANTO CIELO!» Nostra madre squittì e tutti noi -compreso Brownie- ci girammo per saperne la causa, lei alzò gli occhi su di me e sbarrandoli disse « Qui c'è scritto che la partenza è prevista per il venticinque di Giugno!»
« E allora?» Risposi allargando le braccia
« E' DOMANI!»
« OMMIODDIO!» La mia affermazione fu seguita da una serie di versi dei miei fratelli e di mio padre e dal "Uahàe-e" di Brownie.
Ovviamente si formò il caos più totale nel giro di pochi minuti e avevo già la valigia pronta grazie a mia madre che buttava dentro ogni mia cosa che trovava sparsa in giro.
Feci avanti e indietro almeno cinque volte cercando di togliere altri vestiti dalla seconda valigia, ma puntualmente mamma mi seguiva e rimetteva tutto dentro. Alla fine capì che non mi serviva tutta quella roba.
Inciampai altre tre volte sul piede di Mike, mi sbattei agli stipiti di tutte le porte cercando di non calpestare Brownie, mi schiantai su Derek, versai il caffè sul giornale di mio padre e feci in mille pezzi gli occhiali di EJ schiacciandoli in uno dei miei tentativi per non calpestare Brownie.
Dopo qualche ora era tutto pronto e dopo una rilettura veloce sul sito dove c'era scritto l'occorrente lessi che avrei dovuto indossare la maglietta il giorno dopo perché l'aereo che dovevo prendere mi avrebbe portato a un aeroporto dove si riunivano tutti i ragazzi che andavano alla colonia e così per noi sarebbe stato più semplice trovarci, o meglio, al nostro accompagnatore sarebbe stato più semplice trovarci.
Stesi la maglietta della colonia e un paio di jeans sulla sedia della mia camera e dopo essermi cambiata e aver dato la buonanotte a tutti mi lanciai sul letto per quelle che sarebbero state quattro ore di sonno. Troppo poche, decisamente troppo poche per me.



Mi svegliai la mattina seguente alle sei, dovevo essere all'aeroporto entro un'ora e fu un trauma abbandonare il mio letto.
Chiamai un taxi per non farmi accompagnare da mio padre e evitare così eventuali pianti che mi avrebbero fatto perdere il volo, salutai tutti uno ad uno e persa fra nuvole solo appena entrata nel taxi mi ricordai di non aver salutato Abbie. Feci fare subito marcia indietro per abbracciare la mia amica, che mi congedò quasi subito per averla svegliata così presto ma mi chiamò al cellulare poco dopo.
E così tra un pettegolezzo di prima mattina e qualche nocciolina killer le tre ore di volo passarono in un lampo ed ero già nella corsia "Arrivi" che aspettavo la mia valigia.
« Vedi qualcun altro con la maglietta?» Domandò la mia amica nel bel mezzo di uno sbadiglio
« Ehm... no, ma per ora devo assicurarmi che la mia valigia non sia finita in Afganistan... Ah no eccola! Oddio!»
« Cosa?»
« Non riesco a prenderla!»
La mia valigia fece altri tre giri prima che riuscissi a prenderla o meglio prima che una ragazza la prendesse e me la consegnasse
« Grazie davvero, sarei potuta stare qui a incastrarmi tra la gente tutto il giorno!» Le dissi prendendo finalmente in mano la valigia, lei mi sorrise e mi indicò il cellulare da cui una voce strillante mi chiamava
« Oh Abb! Scusa! Senti... ci sentiamo dopo ok? Adesso devo trovare gli altri» Attaccai dopo il saluto di Abbie e tornai a guardare la ragazza bionda che era rimasta davanti a me, stavo per chiederle se avesse bisogno di qualcosa ma lei parlò prima
« Vai alla Colony?» Domando indicando la mia maglietta con l'indice
« Si... in teoria ci dovrebbero essere altre cento persone, ma non ne vedo nessuna!» Ammisi disperata guardandomi intorno
« Oh beh, questo perché hai sbagliato punto -rise- proprio come me, sono già tutti fuori e noi siamo in ritardo!» Mi prese la mano e mi trascinò verso l'uscita
« A proposito, io sono Emily!» Continuò tendendomi la mano
« Jane, molto piacere» Le sorrisi e continuammo a camminare verso la scritta Exit dell'aeroporto, riuscivo già a vedere delle mini persone con la maglietta bianca tutte riunite intorno ad una donna vestita di nero.





Bene bene bene, eccomi con una nuova storia un po' surreale ma... Che ne pensate? Vi sembra un buon inizio?
Il capitolo è un po' corto lo so ma ho deciso di finirlo qui perché nel successivo ci saranno talmente tante cose da scrivere che se li avessi uniti sarebbe uscito un testamento xD
Ok, ora vorrei le vostre impressioni, che fareste se esistesse davvero una colonia del genere? Ci andreste oppure no?
Un bacione, June.
























  
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