COMING HOME
La
maggioranza delle volte quando ci si rende conto di aver sbagliato,
ormai è troppo tardi, troppo tardi per rimediare a quel
danno e anche lui, Dan Humphrey, dovette far i conti con questa amara
verità.
Dan aveva provato a chiamarla più volte quella mattina,
senza mai ricevere alcuna risposta.
Aveva sbagliato tutto, di nuovo, con lei.
Quella stessa mattinata era stato troppo preso a colpevolizzarsi per
non essere stato realista a sufficienza, era così furioso
con Blair e con se stesso che non poteva far altro che scagliare la sua
ira ingiustamente su di lei.
Serena Van Der Woodsen.
Serena che durante quell’anno gli aveva provato
più volte il suo amore, chiedendogli soltanto di essere
amata, senza mai pretenderlo, mentre lui non aveva fatto altro che
evitarla.
Dan si mandò al diavolo, come aveva potuto lasciarsi
scappare Serena?
La sua ragazza dei sogni, dai boccoli biondi e dal sorriso infantile.
“Non so più chi sei tu”
le mormorò quella notte, lasciandola sola, dopo averla
baciata e aver fatto l’amore con lei.
Dan si rese conto soltanto in quel momento che in realtà non
era lei quella che non riconosceva più, bensì se
stesso.
“Ehi” lo salutò Rufus, entrando nel loft
e interrompendo i suoi pensieri.
“Papà...per caso hai visto Serena?”
“No, non dopo
quello che è successo con Lily,
perché?” gli rispose suo padre con un velo di
malinconia.
“Perché ho ricevuto un messaggio da Gossip Girl e
dice che è stata lei a ricattare Serena, costringendola ad
allontanarmi da Blair in cambio dell’interruzione della
pubblicazione del diario di Blair” gli spiegò Dan,
sentendosi ancora più colpevole a dirlo ad alta voce.
“e io l’ho trattata in maniera orribile,
papà” ammise, sperando in una qualche punizione
paterna o divina.
“Serena ti vuole molto bene, figliolo, te ne ha sempre
voluto…ti sei mai chiesto se per te vale lo stesso? Insomma
quando avevi sedici anni non facevi altro che parlare di
lei!”
Rufus gli rivolse un sorriso, al quale lui rispose, ricordandosi i suoi
lunghi monologhi sulla bellezza di Serena ai quali Jenny si rinchiudeva
in camera sua, stremata della sua infinita ammirazione per quella
ragazza.
“Si, ma sono successe così tante cose e lei mi ha
ferito più volte”
“Ed per questo che scappi da lei?”
Poteva essere. Dan constatò che fu soltanto dopo
l’arrivo di Ben e l’ennesima indecisione di Serena
che si affezionò a Blair, che iniziò a vedere
quest’ultima sotto un’altra luce.
Se non fosse arrivato Ben? Lui e Serena sarebbero tornati insieme?
Se si fosse legato a Blair, soltanto per avere un po’ di
compagnia?
E se lei avesse fatto lo stesso con lui?
Se si fossero avvicinati con il solo intento di allontanarsi da chi
realmente volevano vicini?
Aveva amato realmente Blair?
“Devo trovarla papà” aggiunse infine,
convinto che una volta trovata Serena, avrebbe risposto a tutte quelle
sue domande.
“Avvista al Grand Central, Serena Van Der Woodsen
con tanto di valigie a seguito.
Vista l’ultima volta, siamo convinti che non
tornerà di certo domani.
xoxo.
Gossi Girl.”
Dan rilesse il messaggio più volte, incapace di crederci.
Serena stava lasciando di nuovo la
città e forse a causa sua. Non poteva permetterlo.
“Devo scappare” disse, rivolgendosi a Rufus, prima
di uscire di corsa dal loft.
****
Dan arrivò a Grand Central e si diede
dello stupido per aver pensato di trovare Serena.
Era impossibile.
La stazione sembrava più affollata del solito e lui non
conosceva neanche la destinazione del treno e tantomeno
l’orario.
Provò a chiedere a qualcuno fra la gente se avesse visto una
ragazza alta e bionda, ma nessuno pareva averla notata.
Impossibile, si disse fra sé, rimembrando il suo arrivo a
New York, cinque anni prima, dopo le vacanze passate da sua madre.
Lui notò Serena subito, non appena varcò
l’entrata di Grand Central.
Dan decise allora di recarsi vicino ai binari dei treni, sperando di
imbattersi in lei.
Più volte inseguì sconosciute, scambiandole per
lei, arrivando perfino ad essere preso a borsate da una ragazza poco
cordiale.
“Dan, che stai facendo?” domandò una
voce da dietro, mentre lui si stava massaggiando il capo per la botta.
“Serena” mormorò, non appena la vide
dinnanzi a sé.
“Che ci fai qui?” gli chiese con risentimento.
“Ti stavo cercando” confessò Dan.
“Non capisco, sei stato chiaro sul fatto che non vuoi
più vedermi”
“Ho sbagliato. Non partire” la pregò.
“Non ho alcun motivo per restare,
Dan”ribatté lei, stanca di essere incolpata,
esausta di non essere amata.
“E invece si. Ho bisogno di te, Serena”
Dan la guardò e comprese quanto lui ci avesse perso
quell’anno, quanti errori avesse commesso, a partire dal non
aver corrisposto il suo amore.
L’amava ancora, l’aveva sempre amata.
Il convincersi del contrario l’aveva portato soltanto a
mentire a se stesso, a perdersi.
“Perché mi dici questo ora? Perché sei
qui?” gli chiese lei con voce roca.
“Perché ho bisogno di te per ritrovare me stesso,
Serena. Ho bisogno di te, di noi” le disse, cercando di
convincerla.
“E dove diavolo eri quando ero io ad avere bisogno di te,
Dan?!” esclamò Serena, trattenendo le lacrime.
“Dov’eri quando ho perso il lavoro?
Dov’eri quando mio padre mi ha mentito di nuovo?
Dov’eri quando Cece è morta? Dov’eri
quando mi hai baciata? Dov’eri quando ti ho detto che ti
amavo? E dove diavolo eri quando abbiamo fatto l’amore,
Dan?!”
Serena scoppiò a piangere, troppo a lungo aveva conservato
quelle lacrime, quei sentimenti.
Dan rimase zitto, immobile, divorato dal senso di colpa.
Tuttavia vedere le lacrime di Serena scivolarle così
prepotentemente sul viso, era ancora più insopportabile per
lui.
Le si avvicinò lentamente, impaurito di essere scacciato da
lei e dal suo orgoglio, ma Serena non si mosse e lui riuscì
così ad abbracciarla, a stringerla a sé e si
ritrovò finalmente a casa.
Entrambi erano a casa.
“Dan, onestamente perché dovrei
restare?” gli domandò Serena d’un
tratto, allontanandosi da lui.
Il volto ancora irrigato dal pianto.
“Perché ovunque tu vada, io verrò con
te”
“Non voglio essere la tua seconda scelta,
Dan”ammise lei, tornando a pensare alla sua migliore amica.
“Non c’è mai stata alcuna scelta,
soltanto tu” provò lui, convinto dei suoi
sentimenti.
“Non lo so, Dan. Non ho neanche più un posto dove
dormire”
“Sai che non è
così”controbatté lui, rivolgendole un
sorriso sincero.
“Mi perdonerai?” le chiese poi.
“Ho bisogno di tempo per rifletterci” gli rispose
Serena, afferrando la propria valigia.
“Io non ho alcuna fretta”
Dan le prese il bagaglio dalle mani e lei si soffermò ad
osservalo.
“Che poi non dicano che la galanteria è
morta” aggiunse lui.
Serena sorrise e Dan fece altrettanto.
Stavano tornando finalmente a casa e questa volta non se ne sarebbero
andati facilmente.
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Ok, non è un granché. Me ne son resa conto.
L'ho scritta e pubblicata nel giro di un'ora quindi perdonatemi, davvero.
Ringrazio comunque chi l'ha letta dedicandoci il proprio tempo.
Chissà se la continuerò XD