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Autore: Sunny_Blue    30/05/2012    1 recensioni
Una song-fiction sulle note della canzone omonima di Pierangelo Bertoli.
Un pescatore esce sulla sua barca per una nuova battuta di pesca. La sua sposa lo attende sulla costa, a casa.
Ma sarà davvero il mare a nascondere i pericoli più grandi?
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pescatore

Nda

La canzone è “Pescatore” di Pierangelo Bertoli. Nella mia versione preferita la parte di lei la canta Fiorella Mannoia.
Adoro questa canzone - anche se forse per qualcuno sarà datata - , ogni volta che la sento ho i brividi. Ieri mi è venuto in mente di scrivere la storia che mi immagino si celi dietro le parole, quello che non viene raccontato.

Non c'è molto da dire.
Le parti in blu sono maschili, quelle in viola femminili.

Per l'ambientazione pensavo di non avere un'idea definita. Il pescatore che immagino io non ha niente di biblico – anche se qualche richiamo ci si potrebbe vedere – però scrivendo di lei, immaginando lo scenario della costa, mi sono ritrovata a descrivere e figurarmi un paesaggio stile Galilea ai tempi di Gesù – tutto polvere, povertà, fatica. In alternativa si potrebbe vederci anche l'Acitrezza de “I Malavoglia”. Questo è quello che ho immaginato io, ma penso che ognuno possa vederci quello che vuole. Anzi sono curiosa! Fatemi sapere quale scenario vi fa venire in mente la canzone, cosa vedete quando pensate a questo pescatore e alla sua sposa.



Pescatore




Getta le tue reti, buona pesca ci sarà
E canta le tue canzoni che burrasca calmerà
Pensa, pensa al tuo bambino, al saluto che ti mandò
E tua moglie sveglia di buon mattino
con Dio di te parlò
con Dio di te parlò



Li ignoro, mia moglie e mio figlio, mentre carico sulla piccola barca dalla vernice scostata le reti, il sacco con il cibo, le cime e le altre cose di cui potrei avere bisogno durante l'uscita in mare. Li ignoro finché tutto non è pronto.
Quando l'ultimo oggetto ha trovato ordinatamente posto sull'imbarcazione che è la mia vita, la nostra vita, allora mi permetto di lanciare loro un breve, intenso sguardo.
Mio figlio è in piedi a pochi passi dalla banchina. Mi somiglia nel modo strano e inaspettato in cui lo fanno i bambini. Tutti ti dicono che quello è il tuo sorriso, il taglio della tua bocca. Tu non te ne rendi conto. Poi un giorno lo vedi fare un'espressione che riconosci come tua e allora la somiglianza ti salta alla vista. Non scompare più.
Mio figlio mi somiglia, ha il mio sorriso e il colore olivastro della mia pelle.
Gli occhi no, quelli sono tutti suoi.
Mia moglie è anche lei in piedi, una figura eretta e immobile che si staglia contro il grigiore delle mura della nostra casa.
Non dice una parola.
Le rivolgo un cenno del capo e lei fa altrettanto, impercettibilmente, a malapena potresti affermare che si è mossa.
Non dice niente.




Dimmi dimmi mio Signore, dimmi che tornerà
L'uomo mio difendi dal male, dai pericoli che troverà
Troppo giovane sono io ed il nero è un triste colore
La mia pelle bianca e profumata ha bisogno di carezze ancora
ha bisogno di carezze ora



Lo vedo preparare la barca, raccogliere le sue cose per l'uscita in mare. L'ennesima.
Ho perso il conto dei giorni in cui sono uscita fuori dalla porta per guardarlo partire.
Ho perso il conto delle volte che ti ho rivolto, Signore, questa muta preghiera.
Proteggilo, dammi la forza di aspettare, riportarlo a me.
Ogni volta, queste sono le mie sole richieste.
Essere la moglie di un pescatore non è vita facile. Non è facile essere colei che custodisce il focolare mentre il marito è assente. Spesso penso che sia la peggiore tra le nostre due sorti.
I pericoli sono tutti là fuori, lo so bene, ed è il mio uomo che li fronteggerà. È lui che rischia la vita, è lui che lotta per sfamarci.
Ma stare ad aspettare, senza avere notizie, non è forse il vero inferno?
Qui in questo villaggio di uomini di mare che adesso brulica di vita, ma che con la partenza delle barche si trasforma ogni volta in un triste paesaggio di anime in pena, come me, come tutte. In un limbo grigio che sa di paura. In un limbo senza uscita e senza possibilità di fare alcunché. Con l'incertezza costante che ti rode l'anima e ti invecchia le membra anzitempo.
Eppure sono ancora una ragazza.
Nonostante il mio bambino stia già ritto sulle sue gambe e abbia imparato a parlare.
Sono ancora una ragazza, nonostante gli abiti consumati dal sole e dal lavoro nascondano il mio corpo e celino in parte la mia giovinezza e la mia bellezza.
Ma è così che ancora sono - giovane, bella.
Anche se la vita che ho scelto porta via la vitalità come le mareggiate la sabbia. Lo leggo nei volti delle donne qui intorno, mogli senza speranza che la centesima, millesima volta, vedono partire il proprio uomo senza sicurezza di ritorno.
E loro restano. Badano ai figli, alla casa. Cuciono reti, rammendano vele.
E così faccio io. Ogni giorno, ogni mese, sempre.
Non mi pento mai della mia decisione. Ho scelto col cuore mio marito, non lo rinnego.
Ma queste mattine, quando lui parte verso l'ignoto e a me non resta che stare sulla soglia di casa assorta nella mia muta preghiera mi ricordo chi sono, sento forte come mai prima il cuore che batte ancora nel mio petto, forte, vitale.
So che sono troppo giovane per morire dentro, troppo giovane per fare la vedova e bruciare in nero e lutto tutto quello che resta della mia esistenza.





Pesca forza tira pescatore, pesca e non ti fermare
Poco pesce nella rete, lunghi giorni in mezzo al mare
Mare che non ti ha mai dato tanto, mare che fa bestemmiare
Quando la sua furia diventa grande e la sua onda è un gigante
la sua onda è un gigante.



In mezzo al mare scuro mi sento a casa. La vita del pescatore non è vita facile. Ogni viaggio potrebbe essere l'ultimo. Ogni viaggio può presentare pericoli inaspettati e mortali. Ogni viaggio non è detto che porti a raccogliere quello che serve per sopravvivere.
Immagino che per la gente la mia vita si riduca a questo. Per i ricchi, per i cittadini, anche solo per i commercianti al sicuro dentro le loro piccole botteghe. Pericolo, incertezza, morte.
Per me c'è dell'altro.
Quando remo contro-corrente per spingermi al largo, quando lotto con la forza della corrente per mantenermi nella rotta giusta, non è la paura o il timore ciò che mi domina. È la meraviglia. Lo stupore di essere solo un piccolo uomo, perso in un infinito di blu. La consapevolezza della mia piccolezza, della mia insignificanza.
Sono poco più che un granello di sabbia nel vento. Agli occhi del cielo non sono niente.
Eppure lotto. Ho la forza per combattere le potenze marine, per imporre il mio sebbene piccolo e insignificante volere.
Eppure lotto. Anche quando tutto mi rema contro, anche quando intorno si addensa la tempesta. 
Non mi arrendo. Non smetto di gettare la rete in acqua e tirarla di nuovo a bordo dopo un tempo infinito di attesa e preghiera. Non smetto di sperare che il mare sia generoso. 
Non smetto.





Dimmi dimmi mio Signore, dimmi se tornerà
Quell'uomo che sento meno mio ed un altro mi sorride già
e Scaccialo dalla mia mente - non indurmi nel peccato
Un brivido sento quando mi guarda e una rosa egli mi ha dato
una rosa lui mi ha dato



Torno dal mercato con una strana sensazione sulla pelle. Mi sento quasi bruciare.
Non è successo nulla. Me lo dico, me lo ripeto, cerco di convincermene, eppure mente cammino verso casa non riesco a smettere di pensarci.
Penso a lui, quel giovane dagli abiti eleganti e dal sorriso aperto.
Penso a lui, quel ragazzo dal viso disteso, senza traccia di stanchezza sulla pelle chiara.
Penso a lui, lo sconosciuto che è venuto per rubarmi la pace.
Mi allontano dalla folla a passo svelto, cercando di mettere più distanza possibile tra me e lui. Tra me e i suoi occhi profondi. 
Per un attimo lui mi ha guardata e io mi sono sentita nuda, perduta, spaventata. Ma anche terribilmente viva. 
Allora sono fuggita. Ripetendomi che non è accaduto nulla e che probabilmente quello sguardo era rivolto alla ragazza al mio fianco. 
Qualcuno bello come solo chi non deve lavorare per sopravvivere può essere – io non lo sono.
Qualcuno sorridente come solo chi non ha mai provato la fatica che ti risucchia ogni allegria può essere – io non lo sono.
Qualcuno giovane come solo chi sa di avere una vita davanti può essere – io non lo sono.
Arrivo in vista della nostra modesta casa. Sento le risate dei bambini che giocano sulla banchina. Non lo vedo, ma so che tra loro c'è anche mio figlio.
Entro e scaccio ogni pensiero tentatore dalla mente. Il lavoro, la fatica, la preoccupazione – questi sono i miei orizzonti.
Dopo un tempo indefinito esco di nuovo all'aria aperta. Respiro la brezza che per adesso sembra solo un'arietta innocua, ma all'orizzonte si addensano nubi scure e minacciose.
Abbasso la testa per scacciare il timore.

Allora la vedo.
Una rosa, rossa, perfetta, è posata sul piano accanto alla porta.
Come in un sogno allungo una mano e la sfioro. Poi mi faccio ardita. La prendo in mano. Respiro il suo odore che sa di buono, che sa di vita.
E so senza possibilità di errore chi è che me l'ha donata.




Rosa rossa pegno di amore, rosa rossa malaspina
Nel silenzio della notte ora la mia bocca gli è vicina
No per Dio non farlo tornare, dillo tu al mare
E' troppo forte questa catena, io non la voglio spezzare
io non la voglio spezzare



Tengo la rosa tra le mani da molto tempo. La rigiro, conto i petali. Non riesco a posarla anche se dovrei; non so trovarle un posto dentro questa casa che parla di un altro uomo.
Dovrei gettarla, liberarmene. Invece la stringo come un'ancora di salvezza. Le spine mi pungono le dita, ma nemmeno me ne rendo conto. La stringo più forte.
Passo da una all'altra delle due piccole stanze che sono casa nostra. inquieta, incerta.
Non faccio nulla.
Per tutto il giorno vago da una camera all'altra, senza sosta, senza posa. Il cucito resta abbandonato sul tavolo della cucina, le vele da rammendare un mucchio di stoffa chiara in un angolo. 
Mio figlio rientra, gli do qualcosa da mangiare e poi si addormenta silenzioso nel suo lettuccio. Quando me ne rendo conto, lo copro meglio e gli sposto una ciocca di capelli ribelli dalla fronte.
Riprendo a camminare.

Sono ancora impegnata nella mia occupazione senza scopo quando lui arriva.
Prima di alzare gli occhi avverto la sua presenza.
La sento, e so che sono perduta.
La tentazione non assume solo delle sembianze amabili e invitanti come è successo altre volte in passato, ma questa volta si fa parola. La tentazione sussurra di una vita diversa, di qualcosa di migliore oltre le colline. La città, la gente, la vita. 
Un mondo che aspetta a pochi passi, che aspetta proprio me.
Sono perduta.
Ma non perdo comunque il coraggio. Alzo la testa, fiera, sicura, e lui è lì, sulla mia porta. Dove già sapevo che sarebbe stato. 
Sbuca alla fioca luce della lampada dalla notte fitta e scura.
Lo vedo e so che sono perduta.
Lo so ancora prima di sentire le sue braccia forti cingermi la vita. Lo so ancora prima di lasciarmi andare contro il suo petto saldo. 
Lo so, prima di cercare la sua bocca con la mia.





Pesca forza tira pescatore, pesca non ti fermare
Anche quando l'onda ti solleva forte e ti toglie dal tuo pensare
E ti spazza via come foglia al vento che vien voglia di lasciarsi andare
Più leggero nel suo abbraccio forte

Ma è così cattiva poi la morte?
E' così cattiva poi la morte?



La bufera mi ha travolto implacabile, con la forza di mille uomini. 
La barca sembra quasi prendere il volo. Si solleva sui flutti, poi precipita in basso. La barca, e io con lei. 
Stringo i denti. Cerco di trovare la forza per non mollare la presa, per non lasciarmi andare. Anche se dopo alcune ore di questa danza infernale la stanchezza inizia a premere sulle mie membra come una cappa di piombo. Anche se l'abbattimento rischia di sopraffarmi. 
In alto, in basso, di nuvo in alto, poi in basso. 
L'acqua salmastra mi riempie la bocca, il mare la vista. Una distesa di grigio e verde tempesta è tutto quello che vedo.
Passa un'altra ora e sono stremato. 
Anche la morte sembra attraente, da questa prospettiva. Un luogo sereno e pacifico, senza acqua, senza rumore. Un luogo dove il dolore non esiste, dove il sale non ti brucia la pelle, dove il mare non cerca di inghiottirti.
La morte sembra adesso un porto sicuro...





Dimmi dimmi mio Signore, dimmi che tornerà
Quell'uomo che sento l'uomo mio, quell'uomo che non saprà
che non saprà di me, di lui e delle sue promesse vane
Di una rosa rossa qui tra le mie dita,

di una storia nata già finita
di una storia nata già finita



Esco fuori di casa, nella bruma grigia che precede l'alba.
La tempesta di questa notte sembra finalmente placata. Tra le nubi che si diradano un pallido sole è pronto a fare capolino.
Mi stringo lo scialle intorno alle spalle e prego, ancora.
Prego per il ritorno del mio uomo, prego per la vita di ogni giorno.
Nella testa mi risuonano ancora le parole che mi ha sussurrato il ragazzo dagli abiti eleganti e dal sorriso aperto, l'altra notte. Quelle dette sulla soglia di casa, quelle dette mentre mi baciava, quelle dette mentre a uno a uno mi toglieva i vestiti.
Per un secondo gli ho creduto, ho voluto credere.
Lasciarmi alle spalle tutto questo – questa terra desolata e crudele che ti fa lottare per ogni tozzo di pane, questa quotidiana monotonia che ti strappa brano a brano ogni briciolo di vitalità e di speranza.
Trovare una vita migliore. Perché sono ancora giovane e bella, perché non sono morta.
L'ho ascoltato, gli ho ceduto, ci ho creduto.
Con l'alba del nuovo giorno tutte le parole sussurrate nella notte tempestosa da un ragazzo sorridente e spensierato venuto dalla città alla moglie infedele di un pescatore si sono rivelate per ciò che sono: bugie.
Ho aperto gli occhi e lui non era più al mio fianco. Il letto era freddo, vuoto.
Ero sola. 
Come se lui non fosse mai stato qui, come se mi fossi immaginata tutto. La rosa rossa che mi aveva donato il ragazzo giaceva calpestata sul nudo pavimento, maltrattata come le mie speranze. 
Sono rabbrividita, e ho maledetto me stessa.
Poi ho raccolto il fiore e sono uscita all'aperto.
Finalmente sono riuscita a lasciarlo andare, e ho pregato di nuovo per veder tornare l'uomo che da anni chiamo marito, e amore.




Pesca forza tira pescatore, pesca non ti fermare
poco pesce nella rete, lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non ti ha mai dato tanto, mare che fa bestemmiare
e si placa e tace senza resa
e ti aspetta per ricominciare
e ti aspetta per ricominciare




Tiro le reti sulla barca. La pesca è stata proficua.
Stavo per farmi avvolgere dai flutti, la decisione era presa. Abbandonare la lotta sembrava così dolce e sereno. 
Poi nell'ultimo istante, tra la schiuma delle onde e il fragore del mare, ho visto davanti agli occhi, come se fossero stati sulla barca con me, mio figlio, la mia donna. 
Non ho più potuto mollare la presa.
Ho lottato per un tempo indefinito, disperando quasi di rivedere la luce. Ma ora alzo gli occhi e il sole di un nuovo giorno si intravede tra le nubi, il cielo si rischiara e so che il peggio è passato.
Allora mi rimetto a lavoro, per far sì che questa uscita in mare sia stata proficua. Per rendere utile un viaggio che poteva costarmi la vita. Ma la sopravvivenza non è a sua volta la nostra scommessa giornaliera? Bisogna rischiare. Per vivere, bisogna richiare.
Dopo ventiquattro ore che sembrano durate un anno intero torno in vista della costa. 
Il mare intorno adesso è tranquillo, lo sciabordio delle onde contro lo scafo niente più che un basso borbottio bonario. Sembra quasi voler negare la furia di stanotte. Rassicurante, amico mare. Ma allo stesso tempo può risultare fatale.
Come alla partenza guardo verso casa mia. Sulla soglia di casa scorgo lei, come l'ho lasciata, come se non si fosse mai mossa. 
Le faccio un cenno con il capo, lei risponde allo stesso modo.
Non dice niente.


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