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Autore: Disorientated Writer    30/05/2012    4 recensioni
Fanfiction dedicata alle mie muse ispiratrici, Denise e Khyhan
I love you.

E' passato un anno da quando Thor e Loki sono tornati su Asgard, i supereroi sono tornati alle loro normali abitudini  e lo S.H.I.E.L.D. ha rallentato i ritmi.
Ma ora non è più tempo per distrarsi.
Un nuovo potente nemico vuole conquistare la Terra, spazzare via i suoi abitanti e fare di questo meraviglioso posto la sua personale colonia. 
A complicare le cose, misteriose sparizioni. 
Chi si nasconde dietro queste ultime? E perché? 
Nuovi alleati, amori, amicizie e soprattutto tanta avventura aspettano i nostri supereroi preferiti.
-
E' la prima volta che scrivo di questo Fandom, spero non mi tirerete le uova dietro D: (le ciambelle però vanno bene *-*)
E che la forza sia con v- ... ehm, volevo dire ... Buona lettura! 
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo:      “Sparizione” o “Il ritorno dello S.H.I.E.L.D.” 

 











 
Bronx, 21 luglio 2013. Verso le 10.30 di sera.
 
 
 
Due ragazzi camminavano lentamente per le strade strette e afose del distretto criminale più famoso dello stato di New York.
Uno dietro l’altro, si guardavano intorno, circospetti.
Il più grande dei due alzò gli occhi verde smeraldo al cielo, stringendo un coltellino a serramanico. Non un granché utile, ma sempre meglio di niente. Jake Hope sapeva che a quell’ora girare senza armi sarebbe equivalso a girare con un tutù di pailettes e un raggio segnalatore che diceva “sono miliardario, venite a uccidermi!”.
Peccato che sua sorella Jackie non fosse così accorta.
« Jackie, per l’amor del cielo, non camminare così avanti! Stai uscendo dal mio raggio d’azione. » sibilò, prendendola per il polso.
La sua rossa sorella si limitò a scrollare le spalle.
« Mancano dieci metri. Questa strada è piena di lampioni. Tu sei armato. Cosa dovrei temere, esattamente? » domandò, disinteressata.
Jake si limitò a scuotere la testa con disapprovazione. La ragazza aveva sedici anni. Era ora che crescesse.
A confermare le sue paure, sentì un fruscio.
Subito la sua mano scattò sul coltello.
« Stai dietro di me. » intimò alla sorella, che obbedì immediatamente.
Si guardò intorno, circospetto. Forse si era solo immaginato di sentire qualcosa, ma l’esperienza gli diceva che non era così.
Jake Hope aveva vent’anni, e viveva nel Bronx da quando era poco più che un neonato. Ormai aveva imparato a vivere in quel posto malfamato.
« JeJe … cos’hai sentito? » chiese impaurita Jackie, spostandosi una ciocca di capelli rosso fuoco dietro l’orecchio.
Il fratello scosse la testa. Niente. Si era immaginato tutto.
« Mi sono sbagliato. Andiamo, Jackie. » borbottò, incamminandosi verso la porta di casa, per poi fermarsi di colpo. Di nuovo quel fruscio.  
Si girò per chiamare la sorella …
Ma Jackie Hope era sparita nel nulla.
 
 
-
 
Nick Fury tamburellò le dita sulla superficie fredda della scrivania.
Era appena terminata una stressante conversazione con i capi dello S.H.I.E.L.D., e le notizie che gli avevano riferito non erano certo delle migliori.
Ancora sparizioni.
L’ultima era stata di una certa Jackie Hope, nel Bronx.
Niente di troppo anormale, se non fosse che l’ultima volta che lui era stato avvistato era accaduto proprio nei pressi del distretto di New York.
E lo stesso valeva per i due ragazzi del Minnesota, la signora del West Virginia e la ragazza di Malibù.  
Lui  era sempre nelle vicinanze, ogni volta che la gente svaniva.
E questo, a Nick Fury non piaceva per niente.
« Ricostituisci la Squadra Avengers, Fury. Abbiamo bisogno di loro. » ecco cosa gli aveva ordinato Victoria Hand. Come se fosse facile.
Era passato poco più di un anno da quando Thor e Loki avevano lasciato la terra, e gli altri Avengers si erano allontanati dalla comunità.
E se rintracciarli sarebbe stato facile, convincerli era tutto un altro paio di maniche.
« Agente Hill. » chiamò, incrociando le braccia. Serviva un buon piano d’azione.
Un piano davvero molto buono.
 
-
 
Tony Stark era comodamente sdraiato sul divano, con il telecomando in una mano e una bottiglia di birra nell’altra. In poche parole, il paradiso versione Iron Man.
Pepper Potts, in abito da sera, lo guardava impaziente.
« Tony! Dobbiamo sbrigarci, l’appuntamento con la BBC è tra un’ora, e tu sei ancora in pigiama! » gridò, pestando il piede a terra, irritata.
Pepper era una donna con una pazienza sconfinata.
Peccato che il supereroe in questione riuscisse a farla arrabbiare ugualmente.
« Tesoro, avanti! Sto guardando la partita. Vai tu alla BBC, dì loro che sto male. Molto male. Molto, molto, molto … »
« Molto male, ho capito. » Pepper sospirò. Tony non sarebbe mai cambiato.
Aprì la bocca per rifilargli l’ennesima ramanzina, quando un colpo alla porta la fece sobbalzare.
Stark inarcò il sopracciglio. Aveva ordinato a Jarvis di non far entrare nessuno …
Ma non dovette aspettare troppo per scoprire chi fosse riuscito a bypassare le difese del suo fidato aiutante elettronico.
La porta si aprì con uno scatto, e l’esile figura di una ragazza si disegnò nella penombra.
Iron Man si alzò lentamente dal divano, posando con cura sul tavolino lì accanto bottiglia e telecomando. Sarebbe tornato da loro più tardi.
La ragazza avanzò lentamente, guardando sia lui che Pepper in modo corrucciato. E quello avrebbe dovuto salvare il mondo?
« Signor Stark, signorina … » iniziò la ragazza, piazzandosi davanti alla porta con le braccia incrociate. Quella era la sua prima missione diplomatica, e non si era preparata neanche mezzo discorso.
Tony Stark la squadrò dall’alto in basso. Non poteva avere più di ventidue anni, eppure aveva uno sguardo fin troppo serio per i suoi gusti.
« Sono qui, ehm, per ordine di Nick Fury. » disse la giovane spia, aspettando la reazione del supereroe.
Che si limitò a scoppiare a ridere.
« Il caro vecchio Fury mi vuole, eh? Che è successo, stavolta? Si è perso i boxer con gli unicorni? »
La ragazza lo guardò incredula. Era così che Tony Stark, il grande Iron Man, veniva incontro ai suoi doveri di supereroe? Prendendo in giro il capo?
« No, signor Stark, i boxer sono al loro posto. Ma alcune persone non lo sono più. Nel giro di quattro giorni sono svanite cinque persone, due nel Minnesota, una nel West Virginia, una a Malibù e una nel Bronx. E ogni volta che loro svanivano, gli agenti dello S.H.I.E.L.D. segnalavano la presenza di un alieno, signor Stark. » rispose, glaciale.
Pepper si coprì la bocca con una mano. Lo sapeva. Un’altra missione dello S.H.I.E.L.D. … l’ultima era quasi costata la vita di Tony.
Lo stesso Tony che guardava la ragazza con un misto d’interesse e indifferenza, come solo lui sapeva fare.
« E quindi cosa mi ordina il supercapo … com’è che ti chiami, ragazzina? »
« Gillian De Winter, spia di nono livello. Ma può chiamarmi Gil, signore.  » si presentò rigidamente la ragazza, per poi continuare: « Vuole che si presenti al più presto nel Quartier Generale … in compagnia di tutti gli altri supereroi, possibilmente. » precisò, scostandosi un ciuffo di capelli rosso fuoco dagli occhi.
Tony Stark si trattenne dallo scoppiarle a ridere nuovamente in faccia.
Quella ragazza era veramente un’illusa, se sperava di poter riunire gli Avengers in un batter d’occhio.
« D’accordo. Vediamo se i Super Vendicatori riusciranno anche stavolta a salvare il mondo. » acconsentì, per puro spirito di competizione.
Gillian De Winter sembrò incredibilmente sollevata.
Cosa si aspettava? Uno scoppio d’ira? Insulti a più non posso?
Probabile.
« Ottimo, Signor Stark. Vuol dire che partiremo … » diede un’occhiata fugace al suo orologio « … adesso. »
Tony Stark lanciò un’occhiata immensamente triste verso il telecomando e la bottiglia.
Aveva l’impressione che non sarebbe tornato poi così presto dai suoi bambini.
 
Sette ore e diciotto viaggi dopo, Gil sedeva scomposta sulla poltrona in pelle del Comando, la sala riunioni del Quartier Generale dello S.H.I.E.L.D.
Mai, mai avrebbe pensato che convincere dei supereroi a salvare il mondo sarebbe stato così difficile.
E nemmeno che le sarebbe costato così tante birre.
Occhio di Falco e Natasha Romanoff si erano lasciati convincere solo dopo che aveva detto loro che forse c’era Loki dietro tutto questo, mentre per persuadere il Dottor Banner aveva dovuto offrirgli ventitré birre e la solenne promessa che non sarebbe stato imprigionato da nessuna parte.
Thor era ancora su Asgard, e il suo eventuale ritorno sarebbe stato piuttosto improbabile.
In quanto a Capitan America, si era lasciato convincere solo dopo aver parlato privatamente con Iron Man.
Gillian sospirò, distrutta. Aveva girato tutti i continenti in sole sette ore, non dormiva da tre giorni e il suo ultimo pasto risaliva alla colazione del giorno prima.
E, come se non bastasse, nel giro di dieci minuti sarebbe iniziata la prima e con ogni probabilità snervante riunione tra lo Shield e gli Avengers.
La giovane spia chiuse gli occhi, affranta. Sarebbe stata una lunga settimana, quella.
« Agente De Winter, cambio di programma. »
La voce di Maria Hill la fece sussultare.
« Cambio di programma? Niente riunione? » domandò la ragazza con occhi sgranati. Forse c’era ancora una speranza …
« Niente riunione. Fury ha fatto venire qui i parenti della giovane Jackie Hope, la ragazza svanita nel Bronx. »
Speranza andata in fumo.
L’incontro con i familiari di una persona rapita dagli alieni non è mai una cosa semplice. Soprattutto per quanto riguarda la parte degli alieni.
Si alzò lentamente e con un cenno del capo seguì l’agente Hill.
 
« Mi state dicendo che mia sorella è stata rapita dagli alieni? Ma stiamo scherzando?! » Jake Hope urlava come un pazzo, stringendo in una presa ferrea il polso della madre.
E come dargli torto, pensò Fury, guardandolo.
Già era difficile pensare alla scomparsa di una sorella, senza che una strana organizzazione si presentasse di punto in bianco e rivelasse che è stata rapita niente meno che dagli extraterrestri.
« Mi piacerebbe che fosse uno scherzo, ragazzo, ma non è così. Jackie Hope è stata rapita da un essere fuori dal normale. » evitò con cura di pronunciarne il nome. Gli Avengers non dovevano saperlo. Non ancora.
La Vedova Nera cercava di confortare inutilmente Sally, la madre della ragazza. La donna sembrava voler dare sfogo a tutte le sue lacrime.
« L-la mia ba-ba-bambina! » balbettò, mentre si asciugava gli occhi con l’ennesimo fazzoletto.
Natasha le diede alcune pacche sulla spalla.
« Non si preoccupi, la riporteremo indietro. » disse Capitan America, in piedi dietro di loro.
La donna annuì, poggiando la testa sulla spalla di Natasha.
Gil si passò una mano sul volto, stremata. Vedere una famiglia distrutta le riportava a galla troppi vecchi ricordi. Vecchi e dolorosi, soprattutto.
Se Sally sembrava aver accettato di buon grado la scomparsa della figlia –meglio rapita dagli alieni che morta, furono le sue testuali parole- Jake sembrava covare ancora parecchi dubbi.
« E come farete a riportarla indietro? È stata rapita dagli alieni, non hanno, non so, una base su Marte? » borbottò infatti, torturandosi le mani.
Banner, che fino a quel momento era stato zitto, si sedette davanti al ragazzo.
« Sai, forse dovremmo aggiornarti su parecchie cose … »
 
« COSA?! » una stizzita Gil stava facendo avanti e indietro per lo stanzino appartato in cui Nick Fury l’aveva convocata.
« Io. Fare squadra con quelli? Permetta, signore, ma sono tutti completamente pazzi! Uno va in giro con una tuta color evidenziatore, un altro si trasforma in un grosso mostro verde … non posso rimanere qui a coordinare l’operazione? » domandò per l’ennesima volta al suo capo.
Niente da fare, Fury era stato incrollabile.
Gillian doveva accompagnare gli Avengers. E questo era quanto.
« Ci servono spie qualificate, agente De Winter. »
« E non può mandare l’agente Hill? » domandò Gillian. Aveva sempre provato un profondo ribrezzo verso i supereroi.
« Maria Hill è necessaria qui. Tu sei più esperta nel campo dello spionaggio. Voglio sapere ogni loro spostamento, respiro, parola o pensiero. Dovrai essere i miei occhi e le mie orecchie. » le ordinò Fury. E Fury non ammette no ai suoi ordini.
Gil si arrese, rabbuiandosi.
Sarebbe stato un lungo, lungo, lunghissimo viaggio.  

 
 

















Angolo Autrice:
OH, MOTHER OF GODS. Non credevo di avere il coraggio di pubblicarla D:
Scusate per le ristrette dimensioni del capitolo, ma questa roba funge più che altro da "prologo". 
Le vere avventure(?) iniziano dal prossimo, che non ho la più pallida idea di quando pubblicherò :D
Un grazie speciale alla mia Khyhan, che mi supporta e sopporta senza sosta :3
Alla prossima,
Madamoiselle Nina. 
   
 
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