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Autore: Cerastes    30/05/2012    1 recensioni
Sensazioni di una notte di follia e di sangue.
"...Finché non c'è più nulla, solo il silenzio del cielo e il pianto della terra..."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...Notte...

 

Senti. L'odore di terra. Bruciata. L'odore di sangue e fumo. Ti entra nei polmoni lento, in respiri controllati. Corrode. Acido.

E' l'odore ciò che più ti rimane impresso. Sempre, costantemente.

E' ciò che ti accompagna nelle tue missioni.

Ciò che impregna i tuoi vestiti, i tuoi capelli, la tua pelle.

Impossibile scordare, impossibile dimenticare, rimuovere.

Ascolti. I rumori ti giungono ovattati, deboli. Sovrastati dal battere lento del tuo cuore.

Dal rumore della terra che piange la sua lenta agonia.

Del silenzio del cielo che prega; impotente testimone dello scempio.

Osservi. Le immagini sono confuse, caotiche. Un carnevale di colori. Un caleidoscopio di figure in movimento nonostante la frenesia iniziale si sia placata.

Immagini barbare che ti si imprimono sulla retina. Incancellabili.

Avverti. Il terriccio sotto i piedi. Molle di pioggia.

I vestiti stretti addosso, bagnati.

Il metallo dei pugnali che brucia, gelido, i palmi.

Il fastidio dei capelli attaccati alla nuca, alla fronte.

I brividi gelidi che ti serpeggiano lungo la schiena, immobile.

Assaggi. Il gusto ferroso del tuo stesso sangue. Il sapore amaro della bile.

Assapori l'aria con il palato. Densa, scura, vischiosa, pesante. Buona.

Un urlo ti graffia i timpani. Come un segnale. Come un richiamo.

E divieni solo un'ombra mobile nella bruma che inizia a salire.

Un'illusione, un miraggio.

Una condanna...

Ti fermi in piedi, con decisione, sfrontatezza. Ti diverti, quasi. Li osservi, con disgusto. E lanci il tuo richiamo. Che non è un urlo perché non c'è più nulla di umano in te ora, sei un'animale che somiglia a loro. Solo più pericoloso, più letale.

E con rabbia ti rivedi nell'Arena. Sanguinante, grondante sudore, in piedi fra i cadaveri. Solo tu. Vincente. Non c'è più niente di umano in te. Non c'era allora e non c'è adesso.

Stringi le dita sull'elsa dei pugnali. Ne avverti la consistenza. E nel tuo richiamo che ancora riecheggia, ha inizio la carneficina...

E' incredibile come rimangano immobili, sconvolti, spaventati, quando chiedi loro di pagarti il pegno che ti è dovuto. Solo la voce non è costretta all'immobilità e grida il loro dolore, la loro supplica di perdono. Appellandosi all'umanità di una creatura che non conosce sentimenti umani.

E' strano come il loro sangue che ti imbratta le armi, i vestiti, le mani, sia come il tuo. Rosso, caldo, denso. Puro nonostante sia immondo.

E' innaturale la facilità con cui il pugnale penetra nelle loro carni, lacerandole. Portando solo un momentaneo sollievo alla tua anima assetata. E sangue chiama altro sangue.

Finché non c'è più nulla, solo il silenzio del cielo e il pianto della terra.

Respiri affannosi, mani insanguinate e amarezza. E' finita. Troppo breve. Il desiderio di vendetta e sangue ti ghermisce l'anima. Ingoi il boccone amaro di saliva e la nebbia si rischiara.

Ora avverti i rumori. E sai che loro ti stanno guardando. Dalle porte e dalle finestre delle loro case. Osservano lo sfacelo. La carneficina dei briganti. Una ragazza terrorizzata trema. Inerme sotto il corpo di uno di loro. Gli abiti laceri, contusa, ferita, viva. Ancora pura. Inviolata.

Senti i loro occhi scivolare su di te, come lumache che ti strisciano addosso. Viscidi sguardi senza riconoscenza. Senza gratitudine. Meschine anime umane.

Li guardi a tua volta. I tuoi occhi cattivi che sondano i loro visi. E di nuovo ti allontani, scompari.

Un'ombra nella bruma.

Solo una parola ti segue. Risuona in una notte di silenzi e preghiere.

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