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Autore: Danetta    31/05/2012    2 recensioni
in questa storia il protagonista è un uomo che dopo un incidente si ritrova in un luogo oscuro e misterioso... chissa che posto mai sarà quel luogo maledetto? se volete scoprirlo leggete questa fic, spero che vi piaccia =)
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BENVENUTO ALL’INFERNO

 
 
 
Era notte, e la pioggia cadeva implacabile al suolo. Il cielo era pieno di nubi scure che ombreggiavano la luce della luna. I tuoni e il suono della sirena della macchina della polizia mi concedevano di sentire a mala pena il mio respiro, affannato e pesante per l’inseguimento. Stavo scappando dagli sbirri dopo avere messo a segno una rapina. Mi stavano alle costole, le gambe che cominciavano a cedere. Correvo a perdifiato, sotto la pioggia, da almeno dieci minuti e senza mai fermarmi. Neanche sapevo come avessi fatto fino a quel momento a non farmi raggiungere dalla macchina da cui stavo scappando, un motore contro un uomo a piedi…
Finalmente scorsi un vicolo poco visibile, un posto perfetto per potersi nascondere giusto il tempo necessario perché si calmassero le acque, dovevo solo continuare a correre…
E in quel preciso istante, come mai mi sarei potuto immaginare, un fulmine violento colpì la strada, dividendomi dalla macchina della polizia. Accadde tutto in un istante, un fascio di luce bianca accecò i miei occhi, e un tuono assordante per poco non mi fece perdere l’udito. Quel lampo mi fece sobbalzare, volai in aria ad almeno due metri d’altezza, per poi cadere a terra e prendere un forte colpo in testa. Non sentii più nulla e per un istante mi si appannò la vista. Strizzai gli occhi in tentativo di alleviare il dolore. I tuoni, la sirena, le gocce di pioggia che fino a un istante fa mi solcavano il viso… tutto era svanito. Una forte curiosità mi spinse ad aprire gli occhi, e con grande stupore vidi intorno a me solo alberi secchi e spaventosi immersi nel buio più totale. Mi trovavo in un sentiero stretto e cupo, e mi prese lo sconforto, il panico, la paura…
Mi alzai di botto, incredulo delle parole dei miei stessi occhi, dove diamine ero finito?!? Cominciai a correre senza una meta, in cerca di un indizio, di un qualcosa che mi facesse capire in che situazione assurda mi fossi ritrovato. Sentì a quel punto degli strani rumori, capaci di accrescere il timore del mio cuore. Cercai di scappare, anche se non sapevo dove. Mi guardai alle spalle, e non potevo crederci: tutto era sempre uguale! Per quanto  proseguissi, non cambiava mai nulla nell’ambiente. Riportai lo sguardo avanti, avevo di nuovo il fiatone. Un’ ombra nera mi apparve di fronte. Gridai, gridai con tutto il fiato che mi rimaneva, a caddi a terra. L’ombra si rivelò ai miei occhi, lasciando uscire allo scoperto uno spaventoso lupo che mostrava le fauci minacciose. Mi rimisi in piedi e cominciai a correre dal verso opposto, ma non feci neanche in tempo a realizzare che dal nulla apparse un leone, che mi serrò il passaggio ringhiandomi contro. Il terrore si insinuava sempre più forte nella mia anima, senza dare tregua né al mio cuore né alla mia mente. Le gambe avrebbero ceduto da un momento all’altro, ma la paura che sentivo in quel momento fu la fonte della mia energia, grazie alla quale riuscii a scappare ancora una volta. Tagliai la via di lato, inoltrandomi nella foresta. Ma mentre correvo iniziai a sentire un fiato pesante sul collo, e il terreno battere al contatto con qualcosa, qualcosa oltre a me. Mi voltai e vidi una terza bestia spaventosa, una possente lonza dal manto maculato stava alle mie spalle. In testa mi rimbombavano mille pensieri, che per poco non mi scoppiava. Che cavolo mi stava succedendo? Dove mi trovavo e da dove erano uscite tutte quelle bestie? Tutte domande che avevo paura sarebbero rimaste sempre senza risposta. Scappai e ancora scappai. Alla fine finalmente vidi uno spiraglio di luce, ero uscito dalla selva lasciandomi alle spalle tutti quei pericoli! In quel momento realizzai: una selva? E in più il lupo, il leone, la lontra…
Mi venne in mente un flash delle scuole medie: non sarà mica la selva oscura, “quella” selva oscura, quella di Dante?!?
No, non poteva essere, tutto ciò era impossibile… cercai un segno, qualcosa che mi facesse capire cosa fosse quel maledetto luogo in cui ero capitato. La prima ipotesi che feci fu che mi dovevo essere addormentato e che quello doveva essere un incubo, ma capii subito che non era così, era tutto troppo reale per essere un semplice incubo. Vidi un colle, illuminato dal sole che brillava alle sue spalle. Di colpo mi vennero in mente dei versi: “nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita…” e in seguito “e poi chi fui al pie d’un colle giunto, guardai in alto e vidi le sue spalle, vestite già de raggi del pianeta, che mena dritto altrui per ogne calle…”.
Ne ero sicuro, probabilmente ero diventato pazzo ma ne ero sicuro. Ero finito nella Selva Oscura.
– Qui sei giunto per osservare coloro che hanno perso il dono della ragione - sentii dire - vedrai coi tuoi occhi ciò che vivrai, se prima del tuo incontro col fato la tua anima non muterai –
Concluse la voce. Mi voltai e vidi un uomo con tonaca rossa, col volto sciupato dagli anni, la voce era calda e sapiente…
– Tu s… sei Dante? – balbettai senza pensare all’assurdità di ciò che stavo dicendo.
– Si, io sono colui che narra le disgrazie dell’Inferno. Colui che ha visto con occhio vivo ciò che affligge un anima immortale. Ma anche la luce celeste apparve ai miei occhi, e il dono divino mi ha concesso di abbandonare la via del peccato. ­–  Queste parole disse l’uomo, o meglio , il poeta. Non mi stupii, ormai nulla avrebbe più potuto stupirmi. Mi fece segno di seguirlo e io così feci. Arrivammo dinanzi a un portone, e qui trovammo un anziano in tunica bianca, Virgilio?
– Come disse il maestro al tempo del viaggio, “qui si convien lasciare ogne sospetto, ogne viltà convien che qui sia morta. Noi siam venuti al loco ov’i’ t’ho detto che tu vedrai le genti dolorose c’hanno perduto il ben de l’intelletto” – Dopo queste parole ricordai ancora ancora: –  “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore; fecemi la divina podestate, la somma sapienza e ‘l primo amore. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch’ intrate. Queste parole di colore oscuro vid’io scritte al sommo d’ una porta; per ch’io : maestro, il senso lor m’è duro…” –
Agli uomini nacque un sorriso. – Se già conosci ciò che vedrai, più facile ancora sarà la missione – disse con saggezza Virgilio. Feci un respirone, avevo capito dai loro sguardi che avevano intenzione di farmi visitare… l’ Inferno. Mi fecero segno e capii che era momento di entrare. Fu un istante. Oscurità e terrore. La paura si sentiva pesante nell’aria. Un immenso fiume di acque putride e melmose, scuro più del fango. Sapevo chi sarebbe giunto tra poco dinanzi a noi. E infatti eccolo, Caronte, in piedi su una barchetta di legno, sorretto dal remo che trainava la barca. Uscì dall’ombra, mostrando così gli occhi vermigli, un rosso intenso, quegli occhi sembravano due laghi di sangue.
– Chi portate?!? – chiese brusco a Virgilio.
– Porto colui che per primo qui da vivo fu, e dal mondo odierno un uomo che vive nel tenebroso peccato –
Caronte fece una smorfia di disapprovazione, ma poi fece salire i tre uomini sulla barca, anche se controvoglia. Il viaggio fu svelto, e brusco l’atterraggio. Così cominciò il mio viaggio di dolore e sofferenza. Visitai  anime perdute, e ascoltai le lacrime dei condannati. Persino rimasi commosso dalla storia di coloro che per mano di Gianciotto Malatesta, finirono nel turbine dei venti, simbolo della passione proibita che comporta l’Inferno. Il dolore cresceva nel mio cuore quando gli occhi assistevano al tormento. Ma arrivò l’ora di congedarsi dai maestri, perché nel mio mondo dovevo risolvere ancora troppe faccende. Dovevo cambiare strada, e anche se a malincuore, sapevo cosa dovevo fare per cominciare. Fu un secondo lampo a riportarmi al mio tempo, nel mio mondo…
Mi ritrovai disteso al suolo, in quel vicolo dove mi volevo nascondere. Aprii gli occhi piano piano. Mi faceva male tutto. Mi alzai lentamente, mentre tentavo di ricordare ciò che era successo. Mi accorsi che era mattino, e di conseguenza realizzai che… avevo passato tutta la notte all’ Inferno! Non appena ripresi completamente i sensi, mi incamminai… già sapevo cosa avrei dovuto fare. Dopo qualche minuto di cammino cominciai ad intravedere un grande edificio in cemento. Ero giunto a destinazione. La stazione di polizia. Se non fosse successo tutto ciò che invece è successo, dopo la rapina sarei fuggito, probabilmente all’estero. Ma adesso era cambiato tutto, adesso avevo fatto la scelta più giusta. Non ci volle molto, fu più facile di quanto pensassi. Mi ero costituito, mi trovavo in una cella del carcere. Fui condannato a sei mesi agli arresti. Deluso? Pentito? No, non ero ne uno ne l’altro, perché stavo bene con me stesso, dopo tanti anni  avevo finalmente capito qual’ era la mia strada…

- spazio autore -
ciao a tutti! prima di tutto mille grazie a chi ha letto questa fic! questa storia è un mio testo scolastico che mi ha fatto guadagnare uno dei miei voti più alti!^-^ ( mamma mia cm sn modesta -.-" NdMe )
comunque vi ringrazio ancora per aver letto la mia storia, e se per caso voleste anche lasciare una piccolissima recensione... è.é
vi saluto e bacioni a tutti quanti, kiss kiss by 

Danetta! 
   
 
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