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Autore: LilithJae    31/05/2012    10 recensioni
Punito per il suo tentativo di conquista di Midgard, Loki viene imprigionato a tempo indeterminato tra i ghiacci perenni, la bocca cucita per non poter più mentire, fino all'inaspettata fine della sua tortura.
Accenni ThorxLoki.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Waiting 4 you

Salve gente :) Premetto che pur essendo l'account diviso in due, questa fanfiction l'ha partorita solamente la mia mente malata, Jae non c'entra niente e si priva di ogni responsabilità xD
La storia è nata nella mia mente da questa immagine trovata per internet e poi opportunamente modificata con le mie, ahimè, scarse capacità. (Chiedo scusa all'autore/autrice per la mancanza di credit, ma non sono riuscita a trovarli. Sono ovviamente disposta a metterli).
Che altro dire? Spero vi piaccia :)
Lilith


http://i.imgur.com/W3N1g.jpg

Waiting for you

Freddo, dolore, fame, sete, disperazione, rabbia…
Sembrava che ormai da tempo avesse smesso di provare qualunque sensazione, qualunque emozione.
Quanti anni, secoli forse, erano trascorsi? È difficile rendersi conto dello scorrere del tempo quando il corpo non invecchia e, imprigionato tra ghiacci perenni, l’occhio non scorge mai mutamenti di luce o paesaggio.
Credeva di essere diventato pazzo, anzi, ne era sicuro.
La sua unica attività era divenuta, da tempo, chiedersi cosa sarebbe successo, cosa, se avesse continuato a vivere all’ombra del fratello se, arresosi all’evidenza, avesse accettato il suo destino, avesse passivamente accolto la sconvolgente realtà sulle sue origini. Se non fosse stato se stesso.
Spesso si riscopriva sulle labbra un lieve sorriso, ombra del ghigno che lo aveva sempre caratterizzato, a pensare che Thor, oh Thor, con il suo stupido senso di giustizia e la sua compassione umana, sarebbe venuto, sarebbe arrivato a salvarlo. Ma, rapidamente come appariva, il sorriso si spegneva al rendersi conto del trascorrere del tempo.
Nessuno sarebbe mai giunto, non suo fratello, né nessun altro lo avrebbe mai risparmiato da quella tortura destinata a durare sino alla fine del mondo.
Avrebbe dovuto ringraziare di essere parzialmente immune a quel gelo straziante grazie alle sue vere origini? Non ne era sicuro.
Ogni tanto la bocca gli doleva, i punti che gli trafiggevano la carne bruciavano, come dotati di vita propria. Non avrebbe più potuto mentire, non avrebbe più potuto direi niente di malvagio, creare il caos con il suono della sua voce vellutata e con le sue parole scelte con ingegno malefico, non avrebbe potuto chiamare aiuto neanche se il suo orgoglio glielo avesse permesso, mettendo da parte la sciocca convinzione di essere superiore, per invocare il nome di Thor.
Thor.
Alla fine pensava sempre a lui, in un modo o nell’altro. Infondo era sempre stato la sua ossessione.
Quando passi umani risuonarono chiaramente sul ghiaccio della grotta che ospitava il suo corpo ormai stremato, pensò di essere sprofondato ad un nuovo livello di follia. Sognava? Chissà, magari invece era la Morte, venuta finalmente a reclamarlo, a sottrarlo al suo crudo e, forse, meritato destino.
Davanti a lui comparve un uomo che, alto, possente e biondo, sussurrò a fior di labbra il suo nome.
Rise internamente di se stesso, chiudendo gli occhi: era davvero giunto sino a quel punto? Si era ridotto ad avere visioni del fratello? Era così stupido da credere ancora che si ricordasse di lui?
Eppure le mani che lo sfiorarono, che toccarono, bollenti, i suoi polsi martoriati, liberandoli dalle catene, erano reali. Il corpo esausto, incapace di reggersi in piedi da solo, cadde pesantemente a terra, uno sforzo immane per mantenersi almeno in ginocchio e non prostrarsi sul ghiaccio, mentre la pelle perdeva il colore blu e tornava gradualmente al pallore che aveva sempre conosciuto ad Asgard.
Era davvero lì, era davvero venuto.
Presto il fratello fu davanti a lui, chino a terra, lo sguardo pieno di una snervante pietà. Gli avrebbe urlando contro, se avesse potuto, ma la sua bocca era ancora inutilizzabile e Thor sembrò accorgersene solo in quel momento, fissando stordito i punti, chiedendosi come toglierli se non si era portato dietro niente che potesse aiutarlo.
Gli drappeggiò addosso il grande mantello rosso, tentando di scaldarlo almeno in parte, mentre si chinava verso la sua guancia, il respiro incandescente contro la pelle gelata, tanto da asciugare una lacrima di sollievo che, solitaria e traditrice, era sfuggita agli occhi del moro.
Il filo che zittiva il dio del Caos, venne strappato con l’aiuto dei denti, i punti tolti rudemente, mentre le ferite si riaprivano e lasciavano stillare lentamente gocce di sangue: la solita grazia di Thor. Tuttavia, Loki non poteva fare a meno di essere grato di quel dolore, del sapore ferroso del suo stesso sangue: era vivo!
Troppo provato per parlare, un ulteriore sforzo lo portò a guardare nuovamente il fratello, a chiedergli come mai fosse lì, cosa stesse facendo, perché ci avesse messo così tanto.
<< Nostro padre…. >> il biondo si interruppe un secondo sotto lo sguardo dell’altro, che sembrava dire, nonostante la spossatezza, “TUO padre”. Lo ignorò. << …è scivolato nuovamente nel “sonno di Odino” >> spiegò, sinteticamente, senza precisare che la prima decisione del suo temporaneo regno era stata liberare il fratello, la cui tortura non aveva mai approvato.
Lo Jotun, considerando soddisfatta la propria curiosità, si abbandonò pesantemente contro il corpo del dio, lasciando che lo reggesse, mentre le forze e l’orgoglio rimasti non bastavano più neanche a tenerlo in una posizione abbastanza eretta.
Imprecò mentalmente quando Thor lo scostò nuovamente da sé, lievemente, con una delicatezza che non era abituato ad associare a lui: non brillava per intelligenza, ok, ma era tanto stupido da non capire che non era il momento più adatto per parlare o per qualunque convenevole? Voleva solo tornare a casa.
Gli occhi si sgranarono in un’espressione incredula quando un paio di labbra morbide si posarono sulle sue, screpolate dal gelo, il corpo che accoglieva piacevolmente quel contatto, mentre, traditore, non opponeva nessuna resistenza alla calda lingua che leccava via il sangue per poi violare la sua bocca.
Non voleva pensare alle implicazioni di quel gesto, non ne aveva la forza, voleva abbandonarsi a quel tepore, alle braccia forti e rassicuranti che lo cingevano, alla mano tra i suoi capelli e a quella che, salda sulla schiena, gli impediva di finire a terra. Era un calore piacevole e, al momento, tanto gli bastava. Avrebbe avuto davanti l’eternità per far pagare caro al fratello quel gesto avventato, se mai avesse voluto.
Quando sentì nuovamente il peso dell’altro completamente addosso a sé, il dio si scostò da Loki, constatando che sembrava aver perso conoscenza o essersi addormentato, non avrebbe saputo dirlo con certezza. Cercando di essere quanto più delicato possibile, lo sollevò da terra, stringendolo protettivo a sé.
<< Torniamo a casa, fratello. >> si limitò a dire, come se l’altro lo potesse sentire.


****

Ricordate che ogni storia che leggete e non recensite, è un povero Loki smashato (?) da un Hulk incazzoso. Salva un Loki, lascia una recensione.

http://i.imgur.com/FcanE.jpg

  
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